Il rischio che l’agricoltura sociale (A.S.) diventi un insieme indistinto di esperienze e progetti estemporanei che si richiamano genericamente al sociale e alla campagna è molto elevato. Come è stato per il volontariato agli inizi degli anni novanta, l’A.S. può diventare un ombrello sotto il quale azioni diverse e scollegate trovano riparo, rischiando dopo poco tempo di dissolversi perché non radicate ed in balia delle mode passeggere.
Bisogna innanzitutto chiarire che l’agricoltura sociale in Italia non va assimilata semplicisticamente alle attività meritorie di responsabilità sociale dell’impresa (finanziamento di acquisti verdi, sostegno finanziario a organizzazioni no profit) né ad iniziative che rimandano in maniera estemporanea ad attività di socializzazione e svago in ambito rurale.
Gli obiettivi dell’agricoltura sociale sono, in via prioritaria, l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo, i programmi riabilitativi e abilitativi con le piante (ortoterapia) e con gli animali (IAA), i programmi di educazione ambientale e alimentare, i servizi per lo sviluppo della comunità locale.
Non è un caso che la legge quadro n. 141/2025 all’art. 2 indichi con un preciso ordine gerarchico le principali funzioni dell’agricoltura sociale individuando nell’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità o svantaggiati una delle azioni prioritarie. Con questo riferimento normativo la legge quadro si collega al movimento che ha lottato per la chiusura delle istituzioni totali (manicomi, istituti per minori, etc.) in Italia fin dagli anni sessanta e per la costruzione di un welfare di comunità centrato sui diritti e sul lavoro di soggetti socialmente vulnerabili.
Esiste quindi un forte collegamento tra l’agricoltura sociale e le esperienze di innovazione dei servizi sanitari e sociali. Sempre di più viene usato il riferimento ad welfare generativo, in grado di coniugare i diritti di cura e di servizi sanitarie sociali di tutti i cittadini, e più correttamente di tutti gli essere umani che vivono in un territorio, con i processi di mutualità e di auto-organizzazione “dal basso” e con una rinnovata collaborazione con i servizi socio-sanitari, educativi e scolastici.
I soci dell’Associazione Nazionale di BioAgricoltura Sociale (BioAS) sono impegnati in vari progetti di innovazione sociale ed economica quali i budget di salute, lo sviluppo di un’agricoltura biologica e dell’agro-ecologia, la promozione dei biodistretti sociali e delle comunità energetiche rurali.
Sosteniamo e pratichiamo nelle nostre aziende agricole e nelle cooperative sociali tutte le forme di economia solidale e trasformativa che si stanno diffondendo nel nostro Paese: gruppi di acquisto solidale, co-housing sociale, le filiere a corto raggio, il consumo critico.
Ovviamente, non è sufficiente “la scelta della ruralità”. Al contesto agricolo bisogna associare una progettualità diffusa ed integrata finalizzata all’inclusione. Il ruolo di promotori e/o di facilitatori che gli operatori dei servizi sanitarie sociali hanno esercitato nella nascita di nuove fattorie sociali si spiega perché hanno intuito percorsi di benessere ed inserimento sociale proprio nell’azienda agricola sociale.
Ci sono diversi motivi perché l’agricoltura sociale sia un contesto facilitante dei percorsi di ri/abilitazione e di capacitazione e può risultare una scelta particolarmente efficace se inserita organicamente nelle politiche sociali e sanitari locali.
Come per il volontariato sociale, l’A.S. viene fortemente influenzata dal sistema di welfare locale e regionale. La solidità e l’efficienza delle reti di collaborazione tra pubblico (comuni e UUSSLL) e terzo settore garantiscono i risultati più significativi delle pratiche di agricoltura sociale.
Infine, la comunità di pratiche dell’agricoltura sociale, va sempre di più rappresentata al plurale, perché varie sono le sensibilità che si esprimono e diversi sono i metodi utilizzati. Per queste ragioni è necessario costruire e condividere un lessico dell’agricoltura sociale, fatto di pratiche, di metodi e di scelte strategiche. BioAS sta sperimentando un linguaggio comune e aggrega esperienze molteplici accomunate da valori e principi quali: la tutela dell’ambiente e l’agricoltura biologica, l’agroecologia e un modello di welfare generativo e di comunità. Non ci basta fare un assistenzialismo con qualche ritocco contadino, siamo interessati a rinnovare il sistema dei servizi e di costruire nei territori spazi per un’economia solidale e trasformativa.
CHI E’ BioAS
L’Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale è nata nel maggio del 2018 ed tra i soci fondatori c’è l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB), la Rete Fattorie Sociali Sicilia, il Biodistretto sociale di Bergamo, l’Associazione Focus – Casa dei Diritti Sociali di Roma e circa 500 tra aziende biologiche, associazioni e soggetti del terzo settore.
BioAS aggrega quella parte di aziende agricole e di cooperative sociali che coniugano l’agricoltura biologica con i programmi di inclusione sociale. BioAS è presente in 11 regioni e ha attive cinque sezioni regionali (Sicilia, Sardegna, Lazio, Lombardia e Puglia).
L’Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale si è fatta promotrice di diversi convegni e seminari di studio.
Il 19 e 20 giugno 2018, in collaborazione con l’Università di Catania, il CREA e la Rete Rurale nazionale, si è svolto a Catania il convegno dal titolo “Bioagricoltura sociale e comunità locali sostenibili: centralità dell’azienda agricola per promuovere inclusione sociale e reti di economia civile”.
Il 9, 10 e 11 novembre 2018, nell’ambito delle Giornate europee dell’economia sociale e solidale del comitato “Fa la cosa giusta Sicilia” ha promosso un convegno nazionale, sul tema: Bioagricoltura sociale – Economia Civile e Sviluppo locale sostenibile.
L’associazione da alcuni anni ha promosso un confronto tra studiosi laici e cattolici che in vario modo si sono occupati di economia solidale e di tutela dell’ambiente, con un esplicito riferimento alle novità dell’Enciclica Laudato si. Nel giugno del 2019 l’associazione ha organizzato ad Assisi il seminario nazionale sul tema: la Spiritualità della terra: la vita comune, la cura dell’ambiente e le relazioni tra persone per costruire un’economia solidale. Questa riflessione è proseguita con il seminario che si è svolto a Padova nel febbraio del 2020, nell’ambito degli eventi di “Padova Capitale Europea del Volontariato” organizzato dal Centro Servizi del Volontariato con il seminario sul tema: La spiritualità della Terra: La cura dell’ambiente e la costruzione di un’ecologia sociale.
L’associazione partecipa a diversi comitati scientifici sull’agricoltura sociale (Università di Catania). I soci fondatori sostengono alcuni cartelli nazionali e associazioni no profit impegnate nella difesa dei diritti sociali e della legalità quali: la rete dei numeri pari, coltiviamo i diritti, Libera, Fa la cosa giusta, Cartelli nazionali “Cambiamo Agricoltura” e “Per un nuovo welfare”.
Salvatore Cacciola è il presidente dell’Associazione Nazionale di Bioagricoltura Sociale – BioAS
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