Domenica scorsa sono andata all’iniziativa degli Stati popolari a piazza San Giovanni, e ho pure dato un piccolo contributo per la sua realizzazione.
Non vado spesso in piazza, ma qui ho trovato tutte insieme le situazioni di precarietà e di ingiustizia sociale che sono emerse con più forza a causa della crisi Covid-19, oltre che le istanze più importanti e più emergenti, a partire dalla crisi climatica.
Mi convince il Manifesto degli Stati popolari, che si trova qui:
1. Piano nazionale emergenza lavoro per:
- assorbire tutte quelle e tutti quelli che hanno perso lavoro o che rischiano di perdere lavoro;
- tutelare le lavoratrici e i lavoratori sfruttati e precari (tra cui le partite IVA sfruttate attraverso forme mascherate di rapporti di lavoro subordinati), che negli anni hanno visto smantellare ogni diritto conquistato attraverso lo Statuto dei Lavoratori.
- sostenere e valorizzare il lavoro svolto (per lo più dalle donne) da chi è costretta ad abbandonare la propria occupazione per prendersi cura dei propri cari sopperendo al Welfare State;
- consentire, attraverso un reddito universale, alle persone di non vivere sotto la soglia di povertà e che consenta di non essere ricattabili e costrette/costretti ad accettare lo sfruttamento e condizioni di lavoro degradanti che ledano alla dignità dell’essere umano;
- fornire uno strumento di emancipazione che rende tutte e tutti liberi di vivere una vita dignitosa;
2. Piano nazionale edilizia popolare e per l’emergenza abitativa per dare una soluzione alle persone senza casa e per sostenere chi ha difficoltà a pagare l’affitto o le rate del mutuo.
3. Riforma della filiera del cibo con l’introduzione della “patente del cibo” per garantire alle cittadine e ai cittadini un cibo eticamente sano e per tutelare i contadini/agricoltori e lavoratori lungo la filiera del cibo (braccianti, riders, magazzinieri, cassieri) dallo strapotere dei giganti del cibo che favoriscono i fenomeni del caporalato in tutte le sue articolazioni (digitali e dei colletti bianchi).
4. Riforma delle politiche migratorie:
4.1. Emigrazione
- Istituire un Ente di Tutela per le emigranti e gli emigranti italiani spesso costretti a partire all’estero alla ricerca di un futuro migliore. Quest’Ente dovrebbe: (i) accompagnare e tutelare le nostre concittadine e nostri concittadini nel loro percorso migratorio; (ii) favorire processi e condizioni di rientro dignitoso per chi desidera tornare in Italia.
4.2. Immigrazione:
- Rompere con la politica razzializzante che tende a collegare la migrazione a fenomeni di legalità e sicurezza invece di interpretarli come processi sociali. Quindi la competenza delle Politiche migratorie va assegnato al Ministero delle Politiche Sociale e non al Ministero dell’Interno;
- Abolire la Bossi-Fini e i decreti (in)sicurezza;
- Regolarizzare tutti gli invisibili con un permesso di soggiorno straordinario per l’emergenza sanitaria convertibile per attività lavorativa;
- Riformare il sistema dell’accoglienza dividendo in accoglienza materiale e accoglienza immateriale;
- Concedere la cittadinanza a chi è nato o cresciuto qui.
5. Piano nazionale per la tutela dell’ambiente e dei nostri territori per una riqualificazione urbana di tutta l’Italia in una prospettiva di giustizia sociale e climatica.
6. Piano nazionale per l’applicazione dell’ art. 3 costituzione che:
- rimuova ogni ostacolo all’uguaglianza formale e sostanziale delle cittadine e dei cittadini sul piano economico e sociale rendendoli tutte e tutti veramente uguali;
- riconosca e valorizzi come fonte di ricchezza ogni la diversità della provenienza geografica, dell’orientamento sessuale e religioso, delle diverse forme di abilità fisica e mentale;
- preveda percorsi di inserimento sociale, sanitario (se necessario) e lavorativo per tutte e tutti coloro che abbiano necessità di essere accompagnati nel proprio percorso di emancipazione.
7. Piano nazionale per la cultura per crea, veicola e custodire i valori sociali e i principi fondamentali su cui si basa la nostra Repubblica, al fine di consentire:
- il diritto allo studio per tutte e tutti per rendere le cittadine e i cittadini e le cittadine di domani liberi e consapevoli;
- la valorizzazione del prezioso lavoro svolto dalle operatrici e dagli operatori dello spettacolo, dell’arte in ogni sua forma, della musica ecc.
Mi piace il coraggio di chi è andato ad occupare piazza San Giovanni in un pomeriggio afoso di una domenica a luglio, quando di solito si va in vacanza. E lo ha fatto partendo dai luoghi più “sfigati”, come il ghetto di San Ferdinando.
Non ho letto le analisi che sono state condotte sui media, molte delle quali critiche e sospettose. Ho sentito: “Se la politica non darà seguito a queste proposte abbiamo la responsabilità di camminare insieme per realizzarle: perché possiamo, perché dobbiamo, perché possiamo, perché dobbiamo, perché possiamo, perché dobbiamo”.