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Una bruttissima vecchia storia: casacca di deportato

Una bruttissima vecchia storia

di Roberto
Musacchio

di Roberto Musacchio

Il neo ministro degli interni Salvini è stato a lungo Parlamentare europeo. Colgo l’occasione delle sue “esternazioni sui Rom” che giustamente tanto sdegno hanno provocato per ricordare altri momenti in cui altri “protagonisti” si sono manifestati su questo terreno e hanno trovato, per fortuna, una risposta dal Parlamento Europeo. Oltre a scavare nella mia memoria (ndr sono stato Parlamentare europeo del Gue) il sito pubblica anche materiali di stampa e di aula la cui lettura risulta utile anche oggi. Ricordo che ci si trovava negli anni 2007/2008. La Romania era entrata nella UE e c’era molta “grancassa” sui “Romeni in giro per l’Europa”.

Poi accadde un fatto orribile a Roma con un cittadino Rom che uccise una cittadina italiana. Un uomo che uccideva una donna. Un femminicidio. Purtroppo invece si alzarono i toni sui pericoli della presenza romena. “Allarme” lanciato anche dall’allora sindaco di Roma Veltroni e ripreso dal Presidente del Consiglio Prodi con l’idea di un decreto. Poi si degenero’ con dichiarazioni del Commissario Europeo Frattini che parlò di espulsioni. Fu il Parlamento Europeo a prendere in mano la situazione e ad approvare una risoluzione che metteva in chiaro le cose. Arrivando a censurare le dichiarazioni di Frattini. Ma ribadendo l’impegno contro ogni stigma, soprattutto verso chi viene da persecuzioni inaudite. E  ricordando il diritto di cittadinanza alla mobilità  e al soggiorno, la responsabilità individuale, il divieto di allontanamenti collettivi e le cause di pericolosità estrema per quelli individuali.

Un testo impegnativo che vale ancora per l’oggi. E a cui ci richiamammo quando qualche mese dopo il ministro Maroni propose un censimento con raccolta di impronte digitali. Ricordo che raccogliemmo come parlamentari del Gue in aula le impronte nostre e di molti colleghi che mandammo a Berlusconi. D’altronde c’eravamo mossi quando c’era il governo dell’Unione e dunque eravamo assolutamente credibili a farlo con quello Berlusconi. Poi ci si mobilito’ contro Sarkozy e le sue espulsioni collettive di Rom con l’alibi della accettazione volontaria e incentivata. E sempre quella risoluzione ci aiutò.

Censura a Franco Frattini

dal Corriere della Sera 15 novembre 2007 (ultima modifica: 16 novembre 2007)

Ue approva la risoluzione contro Frattini

A Strasburgo passa la mozione della sinistra europea sulla libera circolazione delle persone in Europa

Nell’aula di Strasburgo è stata votata oggi la «coda» europea delle vicende che hanno seguito il drammatico assassinio a Roma di Giovanna Reggiani il 30 ottobre scorso. Il Parlamento europeo ha approvato con 306 sì, 86 no e 37 astenuti la risoluzione comune di Pse, Liberaldemocratici, Verdi e Sinistra europea sulla libera circolazione delle persone nellaUe, contenente la critica al vicepresidente della commissione Ue Franco Frattini per alcune sue dichiarazioni alla stampa. Il paragrafo riguardante Frattini è stato approvato con 290 sì, 220 no e 21 astenuti. Prima del voto Antonio Tajani (Fi) ha chiesto al presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering di giudicare irricevibile il paragrafo riguardante il commissario Ue.

SCONTRO IN AULA – Il voto è arrivato dopo una giornata di scontro al Parlamento europeo sulle dichiarazioni che Frattini ha rilasciato al quotidiano «Il Messaggero», a seguito dell’assassinio di Giovanna Reggiani, l’adozione del decreto espulsioni da parte del governo e l’aggressione squadristica di alcuni cittadini rumeni a Roma.

LE PAROLE DI FRATTINI – Nell’intervista pubblicata il 2 novembre Frattini sottolineava che per rispondere al problema sicurezza quello che «si deve fare è semplice: si va in un campo nomadi a Roma, ad esempio sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta lì si chiede “tu di che vivi?”. Se quello risponde “non lo so”, lo si prende e lo si rimanda in Romania. Così funziona la direttiva europea. Semplice e senza scampo». Oggi Strasburgo ha deciso che le affermazioni rilasciate alla stampa da Frattini «sono contrarie allo spirito della direttiva» Ue sulla libera circolazione dei cittadini. Contrari il Partito popolare europeo (Ppe) e l’Unione per l’Europa delle Nazioni (Uen), che avevano presentato un progetto alternativo di risoluzione che puntava il dito contro il governo Prodi e il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Nel testo si criticava indirettamente Veltroni, definendo «favelas» da paese in via di sviluppo i campi rom alla periferia della capitale. Critiche anche al governo Prodi, accusato insieme a esponenti della maggioranza, di avere contribuito ad «aumentare la tensione già esistente» fra la comunità rom e quella italiana. A dividere le due mozioni c’è anche l’impostazione di fondo. Quella del centrosinistra, ad esempio, sottolinea che la direttiva, all’articolo 27, stabilisce che gli Stati «non possono limitare la libertà di circolazione, che per motivi di ordine pubblico, sicurezza o salute pubblica e che queste e ragioni non possono essere invocate per motivi economici». La mozione del centrodestra insiste sull’articolo 7 che stabilisce le condizioni per il diritto di residenza per più di tre mesi.

La risoluzione

Risoluzione del Parlamento europeo sull’applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri

censura a Roberto Maroni

dal Corriere della Sera

MILANO –Mentre in Italia non si placa la polemica politica, anche la Commissione Ue prende la parola sulla proposta del ministro dell’Interno Roberto Maroni di prendere le impronte digitali ai bambini rom. E lo fa per contestare il provvedimento sottolineando come la schedatura dei piccoli nomadi violi le norme comunitarie in materia.

LE REGOLE COMUNITARIE – Quella che arriva da Bruxelles non è una presa di posizione ufficiale, perché la Commissione europea – ha spiegato un portavoce – non commenta quello che al momento sono ancora «dichiarazioni e controdichiarazioni» di politici sulle impronte digitali per i rom. Tuttavia, replicando alle domande dei giornalisti, lo stesso portavoce rileva che la schedatura non è comunque possibile secondo le regole Ue. «Abbiamo visto la dichiarazione del Consiglio d’Europa e la Commissione come le altre istituzioni europee è legata ai diritti fondamentali e alla lotta contro le discriminazioni» ha precisato il portavoce. Tuttavia nessun commento ufficiale sarà possibile prima dell’adozione da parte delle autorità italiane di un testo legislativo e di una sua eventuale notifica alla Commissione. Ai giornalisti che insistevano per avere una posizione della Commissione Ue su questo argomento, al di là della questione italiana, il portavoce ha tuttavia replicato in un primo momento che una simile evenienza «non si è ancora verificata». A chi ha quindi chiesto se in base alle regole Ue questa ipotesi sia possibile, il portavoce ha replicato: «La risposta è no. Pensavo fosse chiaro implicitamente».

IL VIMINALE –Il Viminale, dal canto suo, fa notare che «la decisione di eseguire rilievi fotodattiloscopici con modalità informatiche nei riguardi di cittadini stranieri, è stata presa anche sulla base del regolamento del Consiglio dell’Unione Europea, n. 380 del 18 aprile 2008, che prevede l’obbligo di rilevare le impronte digitali ai cittadini dei paesi terzi (per i permessi di soggiorno) a partire dall’età di sei anni». Ma la contestazione della Ue potrebbe essere legata non tanto al fatto che vengano rilevate le impronte ai bambini, bensì che questa pratica riguardi solamente quelli di una particolare etnia. Di qui il dubbio che possano crearsi discriminazioni.

IL CONSIGLIO D’EUROPA – Il Consiglio d’Europa – che non è un organo istituzionale della Ue ma un’organizzazione per la promozione della democrazia, dello spirto europeo e dei diritti umani a cui aderiscono diverse nazioni (tra cui l’Italia) e che dà pareri non vincolanti – ha già preso una posizione netta sull’ipotesi di introdurre la schedatura. «Sono molto preoccupato – ha fatto sapere Thomas Hammarberg, che del Consiglio è il commissario ai Diritti umani -, questi sono metodi che richiamano misure prese nel passato e che hanno portato alla repressione dei Rom». «Non vedo – ha sottolineato Hammarberg – perchè queste misure debbano essere adottate solo per i Rom. E sono ancor più preoccupato perchè le misure colpiranno giovani e bambini, con potenziali effetti traumatici per loro. Il governo italiano dovrebbe trovare dei metodi più umani, non repressivi e non discriminatori per identificare queste persone».

MARONI E L’UNICEF – Il capo del Viminale era tornato a ribadire la bontà del provvedimento e in un’intervista al Tg1 di giovedì sera aveva spiegato che si tratta di «una misura giusta, a tutela dei minori, usati per l’accattonaggio» e che per questo «andiamo avanti». Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, aveva dato il suo assenso preventivo al provvedimento, che non piace invece al comitato italiano dell’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, che lo vede come provvedimento discriminatorio. E al ministro Maroni che aveva anche detto che chi protesta forse è d’accordo sul fatto che i piccoli rom vivano tra i topi, il presidente dell’organizzazione, Vincenzo Spadafora, replica che sono da considerare «inaccettabili le condizioni di vita attuali di molti dei bambini rom in Italia» ma che «non si può, per “proteggere” i bambini, violare i loro diritti fondamentali. Non dobbiamo criminalizzare le vittime. Dobbiamo invece colpire chi abusa e sfrutta i bambini».

SCONTRO POLITICO –Tutto il centrosinistra si schiera contro l’eventuale introduzione della schedatura (secondo Marco Minniti, del Pd, «Maroni ci porta fuori dall’Europa» e il leader dello stesso Pd, Walter Veltroni, ha manifestato preoccupazione nel corso di un incontro con il leader della Anti-defamation league, Abraham Foxman). E l’Udc, per bocca di Maurizio Ronconi, ha parlato di una decisione che «richiama le leggi razziali», sottolineando che «l’accattonaggio minorile ma ancor più la pedofilia e lo sfruttamento minorile non sono esclusiva dei rom molti dei quali per altro cittadini italiani». Compatto in difesa del provvedimento è invece il centrodestra, che ha parlato di accuse pretestuose, che se la prende con gli altolà della Ue (Isabella Bertolini) e che ha definito le rimostranze dell’opposizione una «cagnara indegna» (Gabriella Carlucci). Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha poi spiegato che la (eventuale) norma sulle impronte «non è finalizzata a discriminare, ma a identificare se si perde un bambino chi sono i suoi genitori, ad avere alcuni dati di riferimento chiari». L’europarlamentare radicale Marco Cappato, insieme alla collega Viktoria Mohacsi, deputata ungherese di etnia rom), ha intanto proposto al gruppo liberaldemocratico all’eurocamera (Alde) di chiedere un dibattito urgente sulla questione delle impronte. Se la richiesta verrà accettata dalla conferenza dei capigruppo la prossima settimana, il tema sarà discusso durante la sessione plenaria di Strasburgo del 7-10 luglio.

IL PREFETTO DI ROMA: «NON PRENDEREMO LE IMPRONTE AI BAMBINI»– Di certo non saranno prese le impronte ai bambini rom nel censimento che sarà fatto nei campi di Roma. Lo ha annunciato Carlo Mosca, commissario governativo per i nomadi per il Lazio davanti ad un gruppo di studenti della facoltà di giurisprudenza dell’università Roma Tre in una lezione su «I cittadini e il prefetto». «Così come non si prendono le impronte digitali per il passaporto ai minori italiani così non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini rom», ha detto il prefetto rispondendo ad un giornalista che, al termine dell’incontro, si è alzato in piedi nell’aula e gli ha fatto una domanda sulla schedatura ai bambini rom. Mosca ha detto che nei confronti dei nomadi non si farà un’attività di «schedatura» ma di «ricognizione» con l’obiettivo di conoscere diverse realtà fermo restando, nel caso si troveranno persone con problemi di giustizia, che si agirà di conseguenza.