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Un Fioramonti bifronte

di Loredana
Fraleone

di Loredana Fraleone Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE –

Non finisce di stupire il ministro Fioramonti. Vuole far sperimentare direttamente al suo staff le prove INVALSI, per verificarne la validità o meglio la sospetta difficoltà dovuta “all’ambiguità delle domande”. Torna poi sulla dignità dei docenti, denunciandone la condizione economica deprivata e la scarsa considerazione sociale, al punto da essere considerati “sfigati” nell’opinione pubblica.

Considerazioni che non sembrano espresse dal responsabile del ministero dell’istruzione e dunque membro di un governo che dovrebbe mettere mano ai quei problemi, ma da un membro dell’opposizione preoccupato delle sorti della scuola e dei docenti.

Si tratta di un nuovo modo di stare al governo, presentandosi contemporaneamente come maggioranza e opposizione, uno stile avviato dall’ex ministro dell’interno, che evidentemente, avendo marcato un significativo successo, si cerca disperatamente di imitare.

Per chi assume un incarico così importante, come la guida del ministero dell’istruzione, dovrebbe essere un dovere “studiare” una questione come quella della valutazione, che incide pesantemente sulla modalità di fare didattica, dal momento che le prove INVALSI non solo contengono ambiguità che disorientano chi ci si deve misurare e persino errori, ma espropriano gli insegnanti di una facoltà centrale nel processo formativo, come quella della valutazione. L’obiettivo di preparare gli allievi a quelle prove modifica i percorsi educativi, sempre più adattati al nero o bianco della logica dei quiz e sempre meno rivolti alla complessità degli infiniti colori che rappresentano la realtà.

La scuola delle ”competenze”, sostenuta dall’INVALSI, segmenta le conoscenze acquisite dagli studenti, ostacolando quell’integrazione tra le diverse discipline che fornisce la capacità critica necessaria per capire ciò che ci circonda.

Forse il ministro Fioramonti ne ha contezza, ma si limita a mettere in discussione la qualità delle prove e non la natura del sistema, avendo persino reintrodotto le prove come condizione per superare l’esame di maturità.

Quanto alle risorse per scuola e docenti, ormai si limita a segnalarne la necessità, senza minacciare più le dimissioni. La componente “renziana” del governo fa la sentinella alla “buona scuola” e si permette persino di rilanciare sull’alternanza scuola/lavoro.

I 5stelle avevano promesso molto al mondo della scuola, dell’Università e della Ricerca e non solo rispetto alle risorse. La cancellazione della 107 è di là da venire, gli aspetti più invisi, come la chiamata diretta, sono stati ridimensionati dal governo precedente, la realtà è che con l’attuale governo le promesse dei 5stelle sono ancora più lontane dalla loro realizzazione e si scontrano, perdendo, persino con un recupero degli aspetti della “buona scuola” caldeggiati da sempre da Confindustria.

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