Nelle stesse ore in cui la UE assiste passivamente al massacro dei Curdi da parte del governo turco si può notare un altro silenzio complice, quello verso le durissime condanne inflitte ai dirigenti catalani.
Rispetto ai “conflitti” e ai rapporti “geopolitici” e nonostante le tante declamazioni “valoriali” il comportamento storico della UE si può riassumere con una parola, cinismo.
Il “pelo sullo stomaco” di questo mix tra liberismo e nazionalismi che è la UE è consolidato nel tempo.
Appoggio ai secessionismi balcanici che servivano agli appetiti di nazioni forti come la Germania.
Appoggi ai secessionismi antirussi, sia pure mitigati dagli interessi comuni come quelli di Gazprom.
Appoggi alle repressioni nei vari Paesi di fronte a questioni come quelle irlandesi, basche o catalane.
E poi intreccio con la Nato che un po’ precede e un po’ accompagna l'”evoluzione” geopolitica della UE.
E infatti mentre ora a parole la UE prende le distanze dalla mattanza di Erdogan nei fatti le sue Nazioni sono sul terreno al suo fianco in quanto suoi partner nella storica alleanza.
Dove, non a caso, la Turchia sta dal 1952, dopo aver appoggiato la vittoria degli alleati solo all’ultimo respiro nel 1945.
Sta dunque nella Nato da quasi sempre la Turchia. Ma nella UE non la si è fatta entrare. Un processo lunghissimo in cui bisognava porre una condizione che invece non è mai stata realmente posta e cioè il riconoscimento dei diritti del popolo curdo. Cioè il carattere di Stato multinazionale che la Turchia dovrebbe avere. Difficile farlo quando non si riconoscono baschi, irlandesi e catalani.
Ma il processo di allargamento alla Turchia non si bloccò per questo. Dopo che si era creata una aspettativa nella società turca tutto fu bloccato non per difendere i curdi ma per un cambio di interesse geopolitico della Germania, a partire dagli oleodotti che presero un’altra strada.
Le conseguenze nella società turca furono nefaste e favorirono l’involuzione autoritaria di quella realtà. Ed è solo una tragica conferma di questo cinismo che l’interlocuzione si “riapre” con l’immondo mercimonio fatto pagando Erdogan per “trattenere” i migranti.
Per non parlare di quanti “interessi” europei stiano in Turchia a partire dalla produzione oltre che dalla vendita di armi.
D’altronde, guardando ai passaggi storici, l’idea, che era di Berlinguer, Brandt, Palme, ma anche dei movimenti pacifisti, di un’Europa “dall’Atlantico agli Urali”, fu dismessa, o meglio fu fatta dismettere, ma non semplicemente perché “la Russia è troppo grande”, come disse l’allora presidente della Commissione Prodi, ma perché significava un’altra idea dell’Europa da fare, autonoma dalla globalizzazione liberista e finanziaria ma anche dalla Nato.
Da cui quello che consegue è questo mix di Nazioni liberiste funzionali al liberismo globalizzato e guerrafondaio in cui viviamo.
Una UE che assiste cinicamente ai massacri ed alle repressioni.
Ma intanto lo scenario della Siria mostra che molto sta cambiando.
Gli USA sembrano lasciare il campo europeo e medio orientale e la Russia sembra occuparlo.
Quasi che si rimaterializzasse una versione di quella Europa di cui parlavo ma questa volta dagli Urali all’Atlantico.
Starei però attento a dare per disimpegnati gli USA, imbelle la UE e per desueta la Nato (come in parte scrive Alberto Negri sul Manifesto).
Questo Capitalismo globale finanziarizzato a me pare come un’idra con tante tese ma un solo grande corpo. Teste che si mordono anche tra di loro ma che poi colpiscono insieme chi si oppone al Sistema.
A 30 anni dall’89 sarà bene occuparsi di cosa è successo del Mondo dopo il muro. Transform ha già parlato di quello che è successo in Europa riprendendo da Le Monde Diplomatique le analisi che ci fanno pensare ad una sorta di guerra dei 30 anni: la guerra del liberismo al modello sociale europeo.
Nei prossimi giorni rovesceremo lo sguardo dall’Europa al Mondo.