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Turchia: cronaca di un abbandono annunciato

Intervista con Yakin Ertürk, ex  Relatrice Speciale dell’ONU sulla violenza contro le donne (In inglese con sottotitoli in italiano)

La scorsa settimana, il ritiro della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, ha causato indignazione nazionale e internazionale.  Parliamo di questo sviluppo e del suo contesto con Yakin Ertürk, docente emerita di sociologia all’Università Tecnica del Medio Oriente di Ankara, ex Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, nonché commissaria per la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Repubblica Araba Siriana.

La Convenzione di Istanbul è considerata lo standard aureo legale per contrastare un fenomeno che, in media, colpisce circa il 30% delle donne in Europa e oltre. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 38% delle donne turche abbia subito violenza almeno una volta, mentre secondo i dati del 2014 diffusi dal governo turco quattro donne su 10 hanno subito abusi fisici o sessuali, tre su 10 si sposano ancora minorenni, il 33% delle ragazze non può frequentare la scuola.

Ankara sostiene che la Convenzione è superflua poiché, nelle parole della ministra della Famiglia, Zehra Zumrut:  “La Turchia ha leggi nazionali per proteggere le donne a partire dalla nostra Costituzione. Il nostro sistema giudiziario è abbastanza dinamico e forte per attuare nuove leggi”.

Migliaia di donne turche sono scese in piazza perche’ non sono d’accordo con questa valutazione.

Con Yakin Ertürk ricordiamo come 10 anni fa la Turchia sia stato il primo paese a ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, un processo che è culminato a Istanbul. Erdogan era al potere all’epoca. Le chiediamo cosa è cambiato nel periodo successivo.

Ertürk esamina i denomitari comuni tra la Polonia, l’Ungheria e  la Turchia, tutti paesi membri del Consiglio d’Europa, che sono anche alla radice degli attacchi contro l’autodeterminazione e i diritti delle donne.  Si sofferma sul fenomeno del populismo e dell’affermazione delle destre religiose.

Discutiamo la crescente intolleranza per le opposizioni e l’affermarsi dell’autoritarismo in Turchia, orientamenti che hanno avuto al loro centro l’attacco ai diritti delle donne e della minoranza curda. Ertürk mette in luce le tensioni sociali che sono seguite alla crisi finanziaria ed economica del 2008 e la progressiva de-laicizzazione di una repubblica che nella laicita’ aveva trovato fondamento.

Esaminiamo la crisi del multilateralismo e, con essa, dei principii democratici, dei diritti umani e dello stato di diritto.

L’intervista si conclude con una riflessione sulla necessità della solidarietà internazionale e su come attivarla.

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