Trump, l’Europa e noi: quale conflitto sociale, quale programma, quale organizzazione?
Come abbiamo scritto la linea di condotta, benché ondivaga, adottata dalla seconda presidenza Trump mira a far saltare il banco di una situazione globale le cui dinamiche avevano ormai perso ogni punto di equilibrio, attrattore delle traiettorie possibili, una dinamica caotica nella quale l’orizzonte di imprevedibilità è sempre più prossimo.
“Se molte mosse appaiono azzardate o addirittura del tutto inattuabili come lo sfollamento di tutta la popolazione di Gaza, se al personaggio vengono da alcuni attribuiti caratteri psicotici, una condotta strategica può essere individuata ed è quella secondo cui gli attuali assetti globali hanno ormai superato una soglia per cui sono in uno spazio che è lontano da ogni posizione di equilibrio, dinamicamente inteso come processo di trasformazione continuo e coerente, ragione per cui non varrebbe la pena cercare di conservarne alcun assetto parziale. Un atteggiamento strategico che si può riconoscere al di sotto di uno strato di pregiudizi ideologici, di esaltazione del liberismo contro ogni regolazione statuale, di qualità discutibile e azioni dilettantesche dell’entourage di cui si circonda ed a cui viene affidata la realizzazione dei suoi comandi, compreso lo staff del DOGE di Elon Musk a cui è affidato il compito di demolire una parte consistente dell’amministrazione federale, delle politiche antidiscriminatorie e delle agenzie internazionali.”1.
Che poi dal caos possa emergere una nuova configurazione stabile del sistema complesso della formazione sociale globale, un nuovo ordine per usare un termine tradizionale, è del tutto da verificare. Si tratta di capire se la linea strategica di fondo sia in grado di reggere sia nella tenuta della stessa economia USA che nella relativa coesione sociale interna ovvero quanto l’attuale amministrazione sia in grado di dirigere le trasformazioni profonde che sta inducendo, sia in grado di comporre un cervello collettivo fondando la selezione del quadro dirigente sul criterio della fedeltà. È ancora del tutto da comprendere l’effetto della politica di elevamento dei dazi sulle importazioni che ha dato inizio ad una guerra commerciale globale i cui esiti sono imprevedibili.
L’offensiva interna ha preso di mira le università e i grandi studi legali con l’arma della stretta sui finanziamenti verso le università, fondamentali per la loro stessa esistenza ed i vincoli in termini di autorizzazione agli studi legali, negazione della cosiddetta ‘security clearance’2 , nulla osta legale che permette di partecipare a cause nelle quali quel nulla osta sia richiesto3. In particolare l’amministrazione tende a togliere questa autorizzazione a quegli studi e avvocati che sostengono cause nei confronti dell’amministrazione federali, considerate da questa irragionevoli, il che di per sé mostra l’arbitrarietà di questo tipo di decisioni.
Lo scontro con il sistema giudiziario appare travalicare la divisione dei poteri, in particolare tra l’esecutivo ed il giudiziario, vedi il caso del confronto col giudice che aveva bloccato la deportazione di un gruppo di venezuelani nel Salvador. Vale la pena ascoltare il podcast della trasmissione di Radio Popolare di Milano, ‘A come America’ del 25 marzo4, assieme alle puntate delle tre settimane precedenti. L’offensiva contro le diverse agenzie dell’amministrazione federale da parte del DOGE di Elon Musk, che a sua volta non ha lo statuto di una agenzia per avendo un potere spropositato, produce effetti di disarticolazione della stessa amministrazione federale i cui effetti economici e sociali cominciano ad essere e si prospettano sempre più rilevanti; così come sul piano degli aiuti internazionali lo smantellamento di fatto dell’USAID ha immediatamente effetti su strati popolazione, come gli ammalati di AIDS nei paesi poveri.
Un punto fondamentale della strategia globale dell’amministrazione Trump, che si sta man mano definendo, è evidentemente la svolta a 180 gradi nei confronti della Russia e del guerra russo -ucraina e a scendere nei confronti dei rapporti con l’Europa, paesi NATO e Unione Europea in termini di investimenti militari a cui ha fatto seguito la svolta bellicista della Commissione UE, la proposta degli 800 miliardi di investimento in investimenti per la difesa, l’apertura della procedura per il ‘Libro Bianco sulla Difesa’ e -in una reazione a catena- gli incontri a geometria variabile tra i paesi europei, al di fuori delle alle alleanze formali.
La rottura dei fragili e instabili equilibri globali da parte dell’amministrazione americana interviene entro una transizione in corso, determinata dal processo di innovazione tecnologico-digitale che sta conoscendo una nuova straordinaria accelerazione con l’irruzione delle nuove tecnologie di Intelligenza Artificiale5, un ecosistema tecnologico che sta trasformando pervasivamente tutte le filiere tecnologico-produttive e sta entrando potentemente nel gioco dei rapporti di forza a livello globale.
L’atteggiamento negazionista dell’amministrazione Trump nei confronti del cambiamento climatico -con le scelte conseguenti sul piano delle agenzie federali e della spinta all’estrazione degli idrocarburi- ha risuonato nell’unione Europea dove il Green Deal, l’i dei provvedimenti a favore della transizione energetica, sono chiaramente passati in secondo piano di fronte alla dichiarata necessità di operare un salto di qualità e quantità negli investimenti nella produzione bellica e nell’incremento degli apparati militari.
Peraltro l’andamento delle trattative aperte tra Stati Uniti, Russia e Ucraina -bilaterali e trilaterali- non stano certo avendo esiti immediati e rilevanti sull’andamento della guerra, sviluppandosi su diversi livelli tra i quali gli interessi economici non sono certo trascurabili. L’incertezza sui futuri assetti, l’attesa di una lunga fase di regolazione e cessazione del conflitto -quando mai questa si realizzerà- non fa che alimentare le spinte militariste. In questo quadro ben lontano da ogni possibilità di assetto stabile a livello globale ed in Europa in particolare, il drastico cambio di rotta della Germania(( https://transform-italia.it/dallannessione-coloniale-della-rdt-al-riarmo-tedesco/ ) -retta dalla nuova amministrazione uscita dalle elezioni, cambio di rotta deciso e votato nel vecchio parlamento prima che entri in carico quello uscito dalle elezioni -costituisce un ulteriore elemento di rottura rispetto alla situazione cui eravamo abituati ormai da oltre un decennio. Un cambio di rotta che riguarda tanto la corsa agli armamenti, quanto i vincoli al deficit e debito pubblico e gli investimenti nella rete delle infrastrutture, estremamente arretrate e precarie risetto alle necessità attuali, condizione prodotta dai vincoli sino a ieri vigenti all’indebitamento pubblico.
Se questo è il quadro globale, cosa accade a casa nostra? Come arriva il nostro paese a questa rottura drammatica dell’andamento delle cose a cui eravamo assuefatti?
I dati sulla condizione economica e sociale del nostro paese confermano ciò che già si sapeva, in particolare il crollo dei salari reali, la stagnazione sostanziale dell’economia, la posizione subordinata nella divisione internazionale del lavoro, nonostante il ruolo delle esportazioni nella sua tenuta. La precarietà del lavoro e la riduzione dei salari reali sono il prodotto di un sistema produttivo che si fonda su queste due leve in luogo di un reinvestimento dei profitti a favore di incremento della produttività attraverso l’innovazione tecnologica.
Il contesto globale da diversi anni è definito sinteticamente con il neologismo della policrisi, dei processi interrelati di crisi e transizione sul piano strategico, tecnologico, sociale, finanziario e climatico. Gli avvenimenti appena descritti che hanno avuto luogo negli ultimi mesi non hanno fatto altro che rendere ancora più instabile le situazioni globali e regionali e rendere più imprevedibili -è bene sottolinearlo- gli esiti dei processi di crisi/transizione.
Non solo, la gestione di questo passaggio in termini di regime politico in generale svolta verso caratteri di autoritarismo e prevalenza del potere esecutivo su ogni altro potere.
È del tutto evidente -salvo poi approfondire l’analisi e seguire accuratamente lo svolgersi dei processi- come l’una cosa sia legata all’altra, come il processo di militarizzazione ed esecutivizzazione sia la forma che assume la gestione delle crisi/transizioni atto. Non è possibile affrontare quindi ciò che definiamo come tendenza alla guerra e crisi della democrazia senza rovesciare l’ordine assunto dai rapporti socio-economici, consapevoli della straordinaria complessità che si è prodotta nelle relazioni tra i diversi livelli e stratificazione della società, tra i diversi poteri, tra le diverse forme di regolazione dei conflitti e di raccolta del consenso.
Precarietà e crollo dei salari reali, assieme ad altri indici come il livello di scolarizzazione o la composizione organica e tecnologica delle diverse filiere produttive ed economiche, sono il frutto di una riduzione ai minimi termini del conflitto sociale che ha permesso alle classi dirigenti, ai diversi strati del mondo imprenditoriale -cosiddetto- di rendere sempre di più simile a una rendita il processo di accumulazione, salvo essere poi falcidiati, come attività non come ricchezze accumulate, da fasi di crisi.
Una ripresa del conflitto –che non sia semplicemente l’insieme delle lotte di resistenza nei confronti delle delocalizzazioni e chiusure, che oggi certo non mancano, o lotte contrattuali che si trascinano spesso per anni con sbocchi del tutto inadeguati– è quindi necessario, ma non può alimentarsi e durare se non si dota di un programma di medio periodo che miri ad incidere su tutti gli assetti del nostro paese, dove la lotta per il salario e le condizioni di lavoro -facciamo mente locale al numero di morti sul lavoro- si salda alle lotte ambientali che oggi riguardano le condizioni di vita delle popolazioni di intere regioni e aree metropolitane del nostro paese, messe a rischio dal dissesto idrogeologico e dagli effetti del cambiamento climatico.
Il conflitto sociale preme sul complesso degli assetti produttivi, territoriali, ambientali si scontra necessariamente con le forme di governo dal livello municipale a quello governativo. Le lotte territoriali e ambientali, ma anche quelle in difesa del posto di lavoro si scontrano quotidianamente con la mancanza di partecipazione popolare ai processi decisionali, la riduzione drastica delle forme di democrazia, esiste da questo punto di vista una coscienza diffusa sui limiti della democrazia nel nostro paese che tuttavia non si aggrega, non si salda in un rivendicazione di spazi di partecipazione, certo non facile dopo trent’anni e più di esecutivizzazione del potere politico a tutti i livelli.
Il processo iù recente di militarizzazione e quello di più lungo periodo di esecutivizzazione si saldano e si alimentano a vicenda, si pone allora il problema di cosa possa essere oggi un processo di democratizzazione di istituzioni e corpi sempre più separati da qualsia forma di controllo democratico, di democrazia interna. Dobbiamo tornare ai tempi del movimento dei Proletari in divisa (PID) e della nascita del sindacato di polizia per trovare esempi positivi.
Siamo di fronte ad una separazione degli apparati e dei centri decisionali della vita democratica che si propaga verticalmente ed orizzontalmente; in termini generale è in discussione la forma dello stato, degli stati dei poteri interstatali ed il limite al monopolio della forza, del suo uso internamente ed esternamente ai confini degli stati. Questo punto è ineludibile nella formazione di un programma di medio periodo cui si accenna alla fine di questo scritto.
Si danno forme di resistenza in tutte le forme possibili di conflitto sociale, in tutti i campi, tuttavia in una composizione sociale frammentata, dove le forme tradizionali di organizzazione e rappresentanza del conflitto e delle rivendicazioni sociali ed economiche, delle richieste di partecipazione ai processi decisionali, hanno perso la propria capacità di alimentare il conflitto, di dargli continuità e durata di integrarne forme ed obiettivi. Hanno perso e forse rinunciato. La rappresentanza politica, il livello di partecipazione alle scadenze elettorali, sono la semplice fotografia di questa capacità di autonomia e autodeterminazione delle classi subordinate ovvero di quella stratificazione sociale tremendamente articolata non ricomposta nel conflitto e tanto meno organizzata attraverso di esso in nuove forme politiche.
Non possiamo confondere le forme di resistenza immediata con la capacità di dare forza e contenuto ad un conflitto di medio periodo o addirittura con un orizzonte di trasformazione radicale della società di liberazione. La tripartizione e fortemente schematica tuttavia la formazione di quello che un tempo si chiamava blocco sociale che lotti perla trasformazione dello stato di cose presenti è ineludibile, attraverso l’azione e il confronto di minoranze agenti e pensanti -con ambedue i caratteri presenti- che a questo lavorino.
Le forme di organizzazione presenti, non ostante a più riprese denuncino questo stato di cose, sono in modo del tutto evidente inadeguate, legate a decenni di pratiche inadeguate se non rinunciatarie sul piano della lotta, della rivendicazione spesso settarie sul piano politico. Non esiste alcun ruolo taumaturgico che sani e trasformi questa situazione a tutti e richiesto di essere protagonisti a tutti sono rivolti gli interrogativi e le osservazioni di cui sopra.
Roberto Rosso
- https://transform-italia.it/lavvento-della-grande-singolarita-o-del-caos-globale/ [↩]
- A security clearance is a status granted to individuals allowing them access to classified information (state or organizational secrets) or to restricted areas, after completion of a thorough background check. The term “security clearance” is also sometimes used in private organizations that have a formal process to vet employees for access to sensitive information. A clearance by itself is normally not sufficient to gain access; the organization must also determine that the cleared individual needs to know specific information. No individual is supposed to be granted automatic access to classified information solely because of rank, position, or a security clearance[↩]
- https://www.wsj.com/us-news/law/law-firm-sues-trump-administration-over-retaliation-e6c48aeb?mod=Searchresults_pos9&page=1 “Trump has taken an aggressive posture toward law firms in recent weeks, frustrated with the more than 100 legal challenges his administration has faced in court. He has accused law firms of the “weaponization” of the justice system and said litigation is slowing the functioning of the federal government. Trump has said other firms would be targeted.”[↩]
- https://www.radiopopolare.it/trasmissione/a-come-america/ [↩]
- https://transform-italia.it/corsa-agli-armamenti-e-allintelligenza-artificiale/ [↩]