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Trieste magica

di Marino
Calcinari

Anche se non sembra, ma è acclarato, il capoluogo della Regione Friuli Venezia Giulia è considerato quello al vertice di un triangolo “magico” che comprende Praga e Torino, la cui immaginifica rappresentazione si riconnette alla cabala , all’ esoterismo ed alla magia. La presenza di altrettante sinagoghe (tale era la Mole Antonelliana eretta nel 1889, ben sette a Praga, quella di Trieste è del 1912) attesta il fatto e si unisce ad altri fattori, di interessante curiosità..

Il museo egizio di Torino, ad esempio , è speculare a quello di Trieste e la sua istituzione può essere datata al momento dell’ arrivo dei primi reperti nella città sabauda nel 1630. La “Mensa Isiaca”, una tavoletta bronzea “illustrata” del I° sec.d.C.,acquistata da Carlo Emanuele I° di Savoia nel 1628 inaugurava quella fondazione che col tempo si sarebbe vieppiù arricchita. A Trieste l’egittologia si sostanzia attraverso la fiigura e l’ opera di due donne, Medea Norsa e Caudia Dolzani. Quella discilpina aveva acquisito spazio ed importanza dopo l’ apertura del canale di Suez, ma anche prima del 1869 le navi che attraccavano al Molo San Carlo erano solite portarsi appresso qualche souvenir.. Nel 1874 prendeva infine forma il Museo Egizio di Trieste che oggi , all’ interno della quattrocentesca cinta muraria della città espone tanti piccolissimi tesori che poco o nulla hanno da invidiare al Museo di Torino: il sarcofago con involucro e mummia del sacerdote Pa-sen-en-Hor , incensatore del Tempio di Amon e vissuto ai tempi della XXI-XXII dinastia(circa 1070-1040 a.C.) era giunto a Trieste nel 1867 , portatovi dai fratelli Vardakis e da Zisinia Stamatis, della comunità greca; e molti triestini donarono gli oggetti da loro acquistati. Le teche espongono una miriade di statuine funerarie (“usciabti”)che già allora venivano utilizzati non solo come oggetti di devozione ma di collezione e facevano parte , in tempi a noi più vicini , di raccolte di “stranezze”, esposti nelle case della borghesia triestina per destare la meraviglia dei propri ospiti ed amici, e che, in un secondo tempo contribuirono ad aumentare un interesse molto più venale , quello del mercato, per cui il collezionismo si perfezionò tramutandosi in segmento di mercato esclusivo e di nicchia. Ferdinando Massimiliano , futuro e sfortunato Imperatore del Messico aveva in una stanza del suo castello di Miramare quasi 300 pezzi di miniature e statuine egiziane , ma quella passione era generalizzata. Giovanni Ianesich, giardiniere e Giuseppe de Pollo, meccanico , che avevano lavorato in diverse località d’Egitto, proposero al Museo di acquistare i loro piccoli “tesori” (rispettivamente nel 1874 e negli anni 1885 e 1887).

Questi esempi che accennano il formarsi dei musei di Trieste e Torino attestano poi altri fatti: la “ polvere” della mummia era terapeutica, era utilizzata come placebo contro la gotta e le malattie respiratorie ed era anche impiegata nella cura di numerosi disturbi oltre che in caso di ferite, contusioni, fratture. La passione per l’ archeologia inclinò quindi all’ esoterismo ed alla fine del XIX secolo anche Trieste divenne luogo di narrazioni fantastiche , che andavano dallo spiritismo , all’ occultismo , alla teosofia, alla metapsichica , che occupavano – ad esempio- le pagine della rivista “Adriatico” , il cui nume tutelare era Francesco Zingaropoli (1860-1946) , collaboratore della Rivista “Luce e Ombra” di Milano nonchè direttore della Rivista “Mondo Occulto” di Napoli e scrittore, forse mediocre ma studioso al limite della maniacalità di magia, occultismo e ricercatore di fenomeni medianici.

L’ anno 1875 va ricordato per due avvenimenti che solo indirettamente ci riguardano , il primo è la fondazione della società teosofica a New York , giudata da una donna russa , spiritista e medium, Elena Petrovna Blavatsky, il secondo la morte di Eliphas Levi alter ego di Alphonse Louis Constant , autore de” Il dogma e il rituale dell’ Alta Magia”. Ma ritorniamo alle due donne che abbiamo citato all’ inizio e che sapevano leggere i papiri ed in virtù delle quali oggi conosciamo qualche dettaglio in più sull’ ultramillenaria storia dell’ Egitto dinastico. Medea era nata a Trieste il 26 agosto 1877, aveva frequentato la facoltà di lettere all’ Università di Trieste e si era formata alla scuola del grande grecista Girolamo Vitelli e solo casualmente abbandonò quel ramo del sapere classico per andare.. piu’ indietro nel tempo , quando si aggregò ai soci della Papirologica fiorentina che compiva ricerche archeologiche in Egitto. La sua presenza fu determinante nello scoprire opere a torto pensate perdute: opere di Eschilo, e Cratino , di Menandro e Callimaco, e soprattutto il “ Perì Figies” (Esilio) di Favorino , un’ opera completa ma allora completamente dimenticata e nell’ ultimo viaggio che compì in Egitto aveva ritrovato, in fondo ad una cassetta acquistata presso un mercante antiquario del Cairo nuovi frammenti ignorati di Bacchilide. Mori’ a Firenze il 28 luglio 1952.

Claudia Dolzani, docente di materie letterarie al Liceo Classico Francesco Petrarca di Trieste dagli anni 50 agli anni 80 del secolo scorso , esaurito il periodo di docenza in greco e latino dopo gli anni di cattedra passò a dirigere il Museo Egizio che sorge nella parte vecchia della Città poco distante dal castello veneto sul Colle di San Giusto.

E qui si apre un’ altra storia.
Che a Trieste ci fosse sempre stata una inclinazione allo spiritismo , alla magia , all’ occulto è un fatto risaputo , che cio’ derivi o abbia le radici nel commercio con l’ Egitto e il disvelamento del suo mondo ultraterreno è più di una ipotesi. Le mummie venivano usate a scopo terapeutico, venivano tagliate o bollite in giganteschi paioli, , si distaccavano le carni, si raccoglieva l’olio salito in sospensione dopo il processo di bollitura, si tramutava in farmaco e lo si usava , o in altro modo si riduceva la mummia in polvere da assumere per via orale. La piazza di Trieste lavorava , come Porto dell’ Impero , per un mercato quanto mai vasto. Ma questo è solo un aspetto che parzialmente spiega , come antefatto , lo sviluppo a Trieste di gruppi eccentrici che si dilettavano di magia , esoterismo, teosofia. Soprattutto ebbe eco il movimento teosofico che , organizzato nel 1875 da Elena Blavatskij a New York giunse in Europa. La “ Società teosofica “ che si sviluppò anche grazie alle capacità manageriali d un’ altra donna, Annie Besant, donna volitiva, socialista ed atea trovò estimatori ed adepti anche a Trieste. Magia , mesmerismo, astrologia , cristallomanzia non potevano non avere adepti in una città cosmopolita come Trieste , porto dell’ Impero ma qui oltre alla magia da tempo attecchiva anche la massoneria. Alla loggia di Trieste , forse divisa in piu’ rami aderivano uomini d’affare , ricchi e potenti. Carlo Bak vicedirettore negli anni ‘30 del secolo scorso alle Assicurazioni Generali era un affiliato tra i piu’ attivi e famosi , essendo stato affiliato come membro effettivo alla Real Loggia “Delano Roosevelt” di Milano e poi componente del Supremo Consiglio dei 33 del Territorio Libero di Trieste “(9/7/1953). La sua imponente biblioteca comprendeva molte opere di pregio tra cui “Il sepolcro di Winckelmann in Trieste”di Domenico Rossetti (1823) e..”Il dogma e il rituale dell’ Alta Magia” (1921) di Elifas Levi; egli stesso , uomo di cultura e di potere apparteneva ad un club , “il Cenacolo letterario” frequentato da esponenti della borghesia liberale , la classe dominante per antonomasia ed esclusivamente “italiana”, tenendovi spesso conferenze e scrivendo sul mensile dell Rotary articoli sui più disparati argomenti.. Che poi in questo entourage allignasse anche qualche presenza della P2 , Loggia massonica “coperta” appartenente in origine al Grande Oriente d’Italia che negli anni Settanta era controllata dal Gran Maestro Licio Gelli, non deve stupire.. A Trieste infine per parlare di “stranezze” o stravaganze iniziò la sua carriera di scrittore dell’ occulto e del’ inverosimile Peter Kolosimo che attinse alle edizioni ATMAN che avevano pubblicato alcune opere dell’inglese William Scott- Elliot su Atlantide e Lemuria. Ed altri curiosi scritti apparvero allorquando , un mio caro amico, qualche anno fa mi chiamò per catalogare i libri della zia, morta centenaria e qui nel classico baule coperto di polvere ritrovammo , oltre a testi religiosi e di Patristica un manoscritto appartenuto ad un suo parente , Ermanno Salvador che dissertava su “Le strofe arcaiche e i quattro continenti preistorici” cioè 1) l’imperitura “Terra Sacra”, 2) il Continente Iperboreale, 3) Lemuria , 4) Atlantide. Un quaderno molto ostico , non solo a causa della calligrafia -che ancora adesso cerco di comprendere – ma per il contenuto..

Sì , Trieste aveva ed ha questo retroterra culturale , forse poco indagato ma interessante, e non è un caso se qui oltre all’ egittologia moderna sorse l’ idea del Festival della Fantascienza, ma questa è un’ altra storia.

Marino Calcinari

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