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Transizione e Costituzione

di Roberto
Rosso

L’autonomia differenziata è appena diventata legge, mentre le regioni a guida centro-destra cominciano a definire le materie su cui richiedere la piena sovranità, il paese è spaccato in due da andamenti climatici e fenomeni metereologici estremi.
Precipitazioni improvvise e concentrate ad alta quota devastano a Velle d’Aosta le valli del Piemonte, la Sicilia è afflitta da una mancanza di precipitazioni che prosciuga laghi e corsi d’acqua, mette in ginocchio coltivazioni ed allevamenti, accelerando il processo di desertificazione di parti del territorio; la situazione è di poco meno grave in Puglia e soprattutto in Sardegna. Sulle Alpi le precipitazioni nevose hanno ricostituito abbondanti riserve mentre in Veneto il Brenta e l’Adige conoscono un incremento straordinario della loro portata, nel centro sud invece si è arrivati all’estate con una scarsità di precipitazioni.

Sono due facce della stessa medaglia che mostrano un andamento erratico ed estremizzato dell’andamento climatico. La storia degli ultimi anni ci insegna che l’eccessivo riscaldamento dei mari costituisce una riserva di energia che nella stagione autunnale, con l’incrocio con le prime correnti fredde, produce precipitazioni concentrate nel tempo; si moltiplicano i cosiddetti ‘medicane’ MEDiterranean hurriCANE, cicloni mediterranei1 che si possono verificare non solo tra agosto e settembre, ma anche tra luglio e gennaio a latitudini più alte.
La nostra penisola per l’ampio intervallo di latitudine su cui si distende, per la sua conformazione orografica, collocata al centro del mar Mediterraneo vero e proprio Hotspot del riscaldamento globale, subisce in modo accentuato le conseguenze del cambiamento climatico, in eventi catastrofici su ampie parti del suo territorio, che si prolungano e si accumulano nel tempo, nel degrado progressivo dell’equilibrio idrogeologico.

Il confronto di questo progressivo inasprirsi degli effetti del cambiamento climatico nel nostro paese con le trasformazioni costituzionali, evidenzia la tensione, il livello di contraddizione tra i processi reali, le trasformazioni corso nella formazione sociale, e le forme di governo, gli assetti istituzionali e costituzionali.
Il contesto in cui si continua a ragionare in modo particolare negli ultimi anni -partendo dalla pandemia e passando per la guerra in Ucraina- è quello dell’intreccio delle diverse crisi globali -sintesi sinergica di diverse crisi regionali- definita col neologismo della policrisi, contesto strutturato da processi di transizione epocale della formazione sociale globale e delle singole formazioni regionali, tra loro intimamente intrecciati, la transizione energetico-climatica e quella tecnologico-digitale.  In questo contesto nessuno degli assetti globali, dei rapporti di forza in termini economici, finanziari, tecnologici e militari dà garanzie di stabilità. Come abbiamo già avuto modo di evidenziare nessuno dei rapporti di fatto, delle istituzioni, dei patti delle regole formalmente definite a livello internazionale è in grado di garantire un qualsiasi duraturo ordine internazionale.
Allo stesso modo e per le stesse ragioni gli equilibri e le configurazioni politiche ed istituzionali, i fondamenti costituzionali vigenti, non reggono all’urto delle trasformazioni profonde che sconquassano le formazioni sociali. A livello costituzionale entrano in  tensione tra loro, in contraddizione costituzione formale e costituzione materiale2. Rispetto alla evoluzione storica del senso della distinzione tra Costituzione Formale e Costituzione Materiale qui lo si usa nel senso della configurazione dei poteri reali, i soggetti che li detengono, non solo a livello politico istituzionale -quindi forze politiche, partiti e istituzioni- ma a livello economico, sociale e culturale, legale e illegale, quest’ultimo aspetto  particolarmente rilevante nel nostro paese e sottaciuto per decenni, finché non è esploso per l’azione di un parte della magistratura e la reazione violenta delle organizzazioni mafiose. Parti del dettato costituzionale sono rimaste inapplicate per decenni come è stato per l’assetto regionale o le forme di autogoverno della magistratura, il CSM previsto dalla Costituzione fu creato con la legge 195 del 1958. D’altra parte il conflitto sociale, i rapporti di forze complessi tra le diverse classi sociali, hanno portato ad un inveramento del dettato costituzionale. Senza modifiche formali il processo di privatizzazione dei primi anni novanta, risposta alla crisi fiscale, monetaria e finanziaria dello Stato italiano, hanno profondamente modificato gli assetti economici del nostro paese, i rapporti tra potere economico e potere politico. Il rapporto con le istituzioni internazionali, nello specifico con l’Unione Europea, la perdita di sovranità monetaria, con l’adesione all’Euro e la subordinazione quindi alla BCE, hanno di fatto modificato radicalmente l’autonomia delle istituzioni nazionali, il concetto stesso di sovranità; la materia è complessa e senza alcuna pretesa di approfondirne i caratteri fondanti il riferimento communente accettato è l’articolo 11 della costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

La legge costituzionale 1/2012 ha introdotto il principio del pareggio di bilancio e della sostenibilità del debito in costituzione3.
I poteri reali, la effettiva sovranità sono straordinariamente mutati dall’inizio degli anni ’90 nella fase della globalizzazione neoliberista trionfante, sino alla grande crisi del 2008-2011 che ha segnato un passaggio cruciale con il manifestarsi non solo delle contraddizioni insite nel processo di finanziarizzazione, ma anche del mutare dei rapporti di forza, della divisione internazionale del lavoro.
Il nostro paese è stato caratterizzato nel nuovo secolo da una stagnazione di fatto dell’economia, dal peggioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice, con la stagnazione e riduzione dei salari reali e quindi l’aumentò crescente delle disuguaglianze, questo processo si è tradotto anche in un aumento delle diseguaglianze a livello territoriale.
L’impoverimento progressivo di ampie fasce della popolazione, la riduzione dei servizi sociali essenziali a disposizione delle fasce più disagiate, la condizione di precarietà di gran parte delle nuove generazioni, hanno prodotto – lo abbiamo rimarcato più volte-  il crollo delle nascite, un vero e proprio inverno demografico che si sta accentuando, l’esodo della parte più qualificata dei giovani verso impieghi all’estero, quindi un divario crescente tra generazioni, classi sociali e territori che si è tradotto in una crescita del sentimento di rancore sociale, di chiusura in sé stessi, di ricerca quindi del capro espiatorio ed a livello politico nel fenomeno crescente dell’astensione e nel voto a destra, come verificato nelle elezioni europee.

Nel quadro di questa trasformazione progressiva del nostro paese che- come dimostrano gli andamenti degli ultimi anni- produce equilibri e orientamenti politici soggetti a bruschi cambiamenti, le forze attualmente al governo -caratterizzate peraltro da forti differenze e progressivi ricollocamenti anche sul piano internazionale- cercano di dare stabilità e prospettiva al loro ruolo di governo ed agli equilibri interni, con le riforme costituzionali dell’autonomia differenziata, del premierato e della distinzione delle carriere in magistratura. Siamo in presenza di una azione -soprattutto con le prime due ‘riforme’- che gioca nel breve respiro del presente con mutamenti costituzionali che avranno profondi effetti di lungo periodo se non verranno sconfessati dai referendum. Un gioco politico che opera nella crisi di fatto della costituzione formale a fronte di una situazione reale di una costituzione materiale profondamente mutata, che nega i diritti fondamentali su cui si basa il dettato costituzionale nella sua prima arte ed in tutto l’articolato delle sue sezioni e dei suoi articoli.
Ciò avviene in un paese in cui la crisi climatica sconvolge in modo sempre più radicali gli assetti ambientali e sociali mentre il processo di innovazione digitale-tecnologica è destinato a sconvolgere la composizione sociale, la struttura del mercato del lavoro, le filiere produttive dei servizi senza che sia alle viste alcuna strategia per guidarla; una totale assenza a livello nazionale ed una contraddizione profonda tra i diversi  interventi normativi, le direttive che dovrebbero guidare tutta l’UE nella doppia transizione. Si è visto come tutta la strategia del Green Deal si stia arenando di fronte alle specifiche rivendicazioni di governi e settori economici; del resto la transizione climatico-energetica ha un carattere globale o non è, essa richiede l’utilizzo di tutto la strumentazione che l’innovazione tecnologico-digitale mette a disposizione operando profondamente nel mondo della riproduzione della vita, degli ecosistemi e delle dinamiche del cambiamento climatico. Il fallimento di fatto delle varie conferenze sul clima, rispetto agli obiettivi che erano emersi dalla conferenza di Parigi, non sono stati certo un buon viatico per l’elaborazione di una strategia di contrasto al cambiamento climatico nell’UE e nei singoli paesi che la compongono.
Del resto una configurazione istituzionale, strategica e politica che salta la competizione ben difficilmente riuscirà a livello globale e a livello europeo a produrre un cambiamento radicale nei rapporti sociali di produzione orientato a contrastare il cambiamento climatico laddove questa azione richiede il massimo di cooperazione e solidarietà di condivisione di costi e benefici. È questo un contesto nel quale nascono necessariamente sentimenti di rancore ed egoismo sociale, i migranti il cui numero le trasformazioni e le crisi globali in atto faranno crescere costantemente, diventano il punto focale del rancore, dell’egoismo, delle paure che si trasformano in odio in assenza di un conflitto sociale alimentato da una volontà di liberazione di cui sono destinati ad essere protagonisti  e non più semplici vittime.

La costituzione materiale del nostro paese risulta e risulterà sempre di più sconvolta dai processi di transizione globale in corso, altrettanto accade a livello europeo dove peraltro la costituzione formale e gli assetti istituzionali, con il loro carattere tripartito, quadripartito con la BCE, hanno un carattere fondante ben diverso, benché abbiano dimostrato un carattere cogente. Nel nuovo secolo, negli ultimi due-tre anni con le tecnologie dell’Intelligenza Artificiale trasformativa,  l’innovazione digitale ha trasformato radicalmente le modalità di produrre e condividere conoscenza, quindi l’organizzazione del lavoro, la composizione sociale, le modalità con si produce consenso, orientamenti culturali e visione del mondo; un mutamento che mette in crisi il funzionamento dei regimi politici e la vigenza dei principi costituzionali, il rispetto dei diritti da essi affermati nei regimi formalmente democratici. Quale forza allora dei principi costituzionali, del dettato delle carte vigenti, della costituzione del nostro paese in particolare?

Siamo di fronte ad una crisi attualmente non arginata e non arginabile, nonostante il valore dei principi fondamentali affermati nella parte prima della nostra costituzione, lo scontro politico e sociale che ci attende, data la crisi-transizione in cui siamo immersi, non riguarda quindi semplicemente programmi di breve medio periodo, ma gli assetti fondamentali delle nostre società materiali e formali, istituzionali e costituzionali, nazionali e globali. Nel frattempo la guerra si presenta come orizzonte ed esito concreto della rottura di ogni equilibrio esistente scorciatoia nella ridefinizione degli assetti di governo e di potere.

Roberto Rosso

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclone_tropicale_mediterraneo.
    Il periodo dell’anno in cui si possono verificare è quello in cui la temperatura superficiale del mar Mediterraneo è più alta (intorno ai 26 °C), condizione che si verifica normalmente tra agosto e settembre sullo Ionio, sul basso Tirreno, sul canale di Sicilia, sul mar Libico, sul mar di Sardegna e sull’Adriatico centrale, ma possono formarsi comunque tra luglio e gennaio se ci sono altre condizioni favorevoli[3]. Insoliti cicloni tropicali nati in mesi inusuali, a latitudini relativamente alte e su temperature marine ben al di sotto dei 26 °C, come Arlene nell’aprile 2010, Alex nel gennaio 2016, Grace nell’ottobre 2009 e Vince nell’ottobre 2005 sono esempi equivalenti ai rari cicloni tropicali sul Mediterraneo. Tutti questi sistemi tropicali hanno avuto un’origine inizialmente non-tropicale (extratropicale), e solo in un secondo momento sono transitati in cicloni tropicali, proprio come la maggior parte dei cicloni mediterranei. Condizione necessaria per la loro nascita è la presenza di aria molto calda e prossima alla saturazione nei bassi strati sopra la superficie del mare.[]
  2. https://www.treccani.it/enciclopedia/costituzione-formale-costituzione-materiale_%28Dizionario-di-Storia%29/. []
  3. https://leg16.camera.it/465?area=1&tema=496&Il+pareggio+di+bilancio+in+Costituzione.[]
costituzione, Crisi Climatica, guerra, Intelligenza artificiale
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