Ormai chi mi legge sa che mi sto orientando politicamente a partire dalla fantascienza cinese. Mettendo insieme i due termini, perché stiamo vivendo un’epoca in cui tra guerre, cambio climatico, fascismi, disastri sociali, la distopia è realtà e i cinesi mostrano una capacità di misurarsi con la complessità che qui da noi appare persa.
Vedi fb e tutti cercano la semplificazione. Neanche fossero editorialisti dei giornali che stanno gestendo il mondo orwelliano da una parte e dall’altra del cosiddetto multipolarismo.
Nella lunga prima parte del Problema dei tre corpi (la trilogia cinese), nel gioco fatto con l’I.A. nessuno trova la soluzione al problema che deve affrontare il pianeta Trisolaris e cioè come evitare le conseguenze catastrofiche (climatiche e sociali) derivanti dall’esistenza di tre soli. Tutti gli schemi usati per prevedere e prevenire falliscono. E dunque non resta che la guerra imperialista.
Ecco, noi dobbiamo risolvere tre problemi insieme. La guerra, il fascismo, il neoliberismo.
Gli schemi che trovi sui mass media, ma anche su fb, mi fanno l’effetto di ricordarmi i fallimenti della trilogia cinese. Tutti insieme contro i fascisti. Quelli che ci stanno ci stanno contro il liberismo. Contro la guerra anche con i fascisti. Io mi affido allora alla mia esperienza politica e culturale e cerco di orientarmi. Prendo a base due concetti. Tra complessità e riduzionismo sto con la prima, diciamo con Habermas e non con Luhmann, e qui attingo al dibattito degli anni ‘80. Penso che occorra guardare ai paradigmi per una critica globale di sistema. Poi mi avvalgo anche di Popper, chiedo perdono, usando la falsificazione. Cioè la verifica di ciò che funziona. Questo riguarda gli insegnamenti della Storia e la verifica sul campo. Tutti uniti contro le destre? Da Berlusconi in poi in Italia ad esempio non ha funzionato molto. E infatti Rifondazione comunista provò a lungo una lotta su due fronti articolandone però la lettura e l’azione. Sperimentando anche “tattiche” come la desistenza (e la non belligeranza) che ora troviamo rieditare in Francia. Il neoliberismo si combatte con chi ci sta? Francamente mi pare abbondantemente falsificato dal trentennale arretramento sociale conseguente all’incapacità di articolare le fasi che pure Gramsci aveva ben descritto tra guerre di movimento e posizione, spirito di scissione e egemonia, casematte. Che i fascisti combattano contro la guerra mi pare negato da tutta la Storia contemporanea. Il fascismo nasce certo dalla guerra ma la riproduce a livelli superiori. Magari Trump farà la pace con Putin ma può attaccare la Cina.
Poi c’è il fare i conti con la realtà per come si manifesta, con la situazione reale in termini reali, si diceva un tempo. Quando Tsipras lotta e vince in Grecia puoi si prevedere che iproblemi ci saranno ma se ti defili dallo stare con lui ti defili dalla Storia. Il problema non è che ha vinto. Il problema è che noi tutti non abbiamo cambiato l’Europa. Adesso in Francia c’è una memoria storica antifascista e una pratica sociale recente ad esempio sulle pensioni che porta al Fronte. Puoi vedere e dire che sulla guerra e le sue conseguenze c’è un problema serissimo. Ma se pensi che Le Pen porterà la pace multipolare francamente vedi un’altra Storia. Naturalmente “stare con” non è “fare come”. Diciamo che il tanto dileggiato PCI questa cosa l’aveva imparata e l’insegnava. Naturalmente oggi l’Europa e il Mondo chiedono ancora più internazionalismo. Ma avere idee in proprio serve. Allora, l’Italia. Non è la Francia, perché non si è lottato per le pensioni, si è stati al governo con Meloni ecc. Il corpo a corpo col centrosinistra si è provato anche con importanti passaggi storici. Ma anche la “fuoriuscita” dal corpo a corpo deve fare un bilancio ormai quasi ventennale. E non è certo positivo né socialmente né politicamente. Allora? Allora io starei alla analisi reale della situazione reale. C’è una situazione in movimento. Meloni non è Berlusconi e si riconnette ad una brutta Storia. La UE sta scivolando sempre più verso un neo feudalesimo guerresco con crisi sociale, ambientale e democratica che si intrecciano. Un’alternativa non si è costruita e prendersela con limiti organizzativi o etici mi pare poco marxista. Diciamo che la Rivoluzione non è un pranzo di gala e bisogna sporcarsi le mani. Io parto da ciò che si muove. I referendum contro l’autonomia differenziata e poi il premierato sono contro la destra ma vanno in direzione opposta a ciò che ha fatto il PD prima. Idem quelli sul Job Act e il lavoro che firma Schlein ma non il PD. A dimostrare che Schlein non è Renzi, e neanche tutti gli altri segretari di prima, ma che il PD è ancora segnato dalla Storia del PD. Si chiamava analisi articolata e si studiava a Frattocchie. Sulla guerra c’è stata una lista che ha fatto una bella campagna ma non ha eletto. Altri hanno fatto altro. Per me ha ragione chi ha fatto la lista ma ora occorre che accada sulla guerra quello che è successo su riforme istituzionali e Job Act. Che si crei un fronte ampio. Impossibile perché è l’essenza dell’atlantismo? Vedremo, ma intanto non bisogna dimenticare che le lotte si fanno per vincerle non per giustificare se stessi. E questo per la guerra è fondamentale. Ma anche su istituzioni e lavoro non basta “vincere” sul PD. Bisogna vincere i referendum. Su questo nasceva il Comunismo. Non per esistere per sé stesso, tantomeno come terzo o quarto polo. Ma per vincere e fare la Rivoluzione. E le elezioni sono solo passaggi di cui è bene parlare a tempo debito per vedere come usarle in modo utile e non autoreferenziale.
Roberto Musacchio