Un terremoto politico, in piena pandemia e campagna vaccinale, ha colpito la Spagna. Prima scossa il 10 Aprile: la Comunità di Madrid, regione nelle mani della destra dal 1995, è stata chiamata, dalla sua presidente Isabel Ayuso del PP, anticipatamente al voto il prossimo 4 Maggio. A questa prima ne è seguita una seconda altrettante forte: il vicepresidente del consiglio del governo progressista spagnolo, nonché leader indiscusso di Podemos, Pablo Iglesias, ha deciso di lasciare entrambi gli incarichi, per partecipare a queste elezioni regionali. Basterebbero queste due notizie per dare l’idea di quanto sia elevata la posta in gioco il 4 maggio. La drammaticità della posta in palio di questo voto non sfugge a nessuno. In gioco evidentemente non c’è solo quale presidente e quale governo avrà la più importante regione di Spagna, ma è destinato a scuotere tutti gli equilibri politici nazionali. Una decisione che punta a radicalizzare lo scontro sociale e attraverso questo quello fra le destre e le sinistre, già ampiamente durissimo prima e della pandemia. Una conferma della presidenza della Ayuso, può sicuramente destabilizzare l’eterogenea maggioranza su cui si regge il governo progresista di Pedro Sanchez. Insomma il 4 maggio si giocherà una partita politica di dimensioni nazionali e forse anche con qualche riflesso sui già complessi equilibri europei. Sicuramente è per questo che Isabel Diaz Ayuso, giovane astro nascente del Partito Popolare, ha preso la decisione di anticipare il voto, mettendo in crisi l’alleanza con Ciudadanos. Dire che questa scelta è irresponsabile, giustificandola con la giovane età della Ayuso, oltre che una fesseria, nasconde anche quanto sia ancora radicato il machismo nella Spagna post franchista, sebbene proprio su questo territorio opera uno straordinario movimento di massa femminista, sicuramente il più importante dell’intera Europa. In realtà si tratta di una scelta non solo è lucida, ma che si fonda su una precisa analisi, soprattutto ha un obiettivo politico preciso: rilanciare le destre cavalcando la rabbia sociale. In poche parole spingere sempre più a destra il Partito Popolare. Non a caso lo slogan con cui la Ayuso ha chiamato al voto è “comunismo o libertà”. Nessuna leggerezza, ma la consapevolezza della irreversibilità dell’agonia di Ciudadanos, cioè di una destra moderata e centrista, il cui crescente declino elettorale, recentemente confermato dal voto in Catalogna, sta spingendolo verso una inesorabile estinzione. La convocazione di elezioni anticipate nella comunità di Madrid è un vero e proprio certificato di morte dell’operazione politica tentata nel 2014 dai poteri forti spagnoli, ma anche europei di dar vita a un partito moderato e di centro come Ciudadanos, dopo la fondazione e i successi di Podemos. Il segretario nazionale del PP, Casado, pur spostando a destra le scelte del principale partito conservatore spagnolo, fino ad ora aveva mantenuto una certa ambiguità verso Ciudadanos, non rinunciando all’idea che avendolo al proprio fianco fosse possibile far cadere il governo progressista, rompendo l’alleanza fra il nuovo PSOE di Pedro Sanchez e Unidas Podemos. Insomma la durezza dei toni della sua opposizione a Sanchez ha sempre convissuto con il tentativo di far cadere il suo governo, favorendo quel pezzo del PSOE che ha sempre osteggiato l’alleanza con Podemos, preferendogli i governi di unità nazionale. Questa ambiguità è stata spazzata via dalla decisione della Ayuso. Se le urne la premieranno dovrà governare con Vox, che imporrà al PP una radicalizzazione dello scontro con il governo progressista.
La Spagna è l’unico paese europeo con un governo delle sinistre e, per questo, è un banco di prova di questa nuova destra, ma è indubbio che si tratta di una tendenza che percorre l’intera europa se non l’intero occidente capitalista. La crisi globale, ambientale, economica e sociale che la pandemia ha solo fatto precipitare, ha via via ristretto gli spazi sociali, prima che elettorali, di una destra liberal e moderata. Il messaggio che da Madrid viene lanciato dalla Ayuso al suo partito è netto: per rompere l’alleanza fra PSOE e Unidas Podemos e riconquistare il governo nazionale è neceario radicalizzare lo scontro sociale e cavalcare la crescente rabbia popolare che mesi di confinamento hanno seminato. Più prosaicamente la radicalizzazione dello scontro è la sola strada che può permettere alle destre spagnole e alla borghesia che le ispira, di mettere le mani sui 140 miliardi di euro del NextGenerationUE destinati alla Spagna. Se vincerà non si fermerà alla Spagna, ma metterà in moto un processo più vasto
Comunque la si giudichi la scelta di Pablo Iglesias di abbandonare gli incarichi di governo e col tempo la guida di Podemos, nasce dalla comprensione di ciò che è veramente in gioco nel voto del 4 Maggio. Lo spazio politico conquistato con la nascita di Podemos non lo si difende vivacchiando, ma stando al centro dello scontro sociale e politico. Certo, dopo la scissione provocato da Errejon, con la fondazione di Mas Madrid c’era anche il rischio per Podemos di non raggiungere il 5% e quindi disperdere molti voti, consegnando di fatto la vittoria a queste destre. La presenza di Iglesias scongiura questa possibilità, anche se è fallito il suo tentativo di costruire con Mas Madrid una lista unica alla sinistra del PSOE. Però anche presentandosi divise entrambe le forze raggiuneranno il 5% e questo apre una possibilità di vittoria per la sinistra. Solo un primo passo perché per battere le destre è necessario farne molti altri e il tempo è poco. Uno in particolare: motivare e portare al voto i quartieri poveri non solo di Madrid, ma dell’intera regione. Questo è il vero problema.
In quei territori ben prima della pandemia si è diffusa tanta delusione nell’elettorato popolare e di sinistra che può tradursi in una forte astensione. In questi mesi di emergenza sanitaria al contrario i quartieri ricchi di Madrid si sono mobilitati contro le restrizioni e le destre sono state alla testa di tutte le manifestazioni. L’elettorato delle destre non solo andrà a votare, ma è motivato a farlo dalla scelta di radicalizzare lo scontro compiuta dal PP di Isabel Ayuso. Il contrario di ciò che avviene per le sinistre.
I suoi elettori ed elettrici sono demotivati da anni di sconfitte e nei loro quartieri vivono il precariato, lo smantellamento della sanità e scuola pubbliche, anni in cui la possibilità di procurarsi un reddito era garantita solo dai lavori a tempo e senza diritti offertti da un turismo straccione, che per giunta li espelleva dalle loro case per rimpirle di un turismo devastatore mordi e fuggi. Questa diffusa frustazione è stata aggravata dalla pandemia. Per vincere bisogna rimuovere questo macigno che facilità l’indifferenza. Forse la presenza di Iglesias, la qualità della lista che Podemos ha saputo costruire, ma anche la forza di Mas Madrid e della donna che ne è alla guida, Monica Garcia, operatrice sanitaria sempre in prima linea durante la pandemia, possono da qui al 4 Maggio colmare il deficit con le destre, della cui esistenza bisogna essere consapevoli e non sotovalutarlo. Pensare di mobilitare solo parlando del pericolo fascista non è sufficiente, né può bastare la scelta coraggiosa di Pablo Iglesias. Certo serve anche un partito socialista consapevole della posta in gioco e della destra che ha di fronte, soprattutto convinto che solo un governo delle sinistre può mettere in difficoltà le destre. La partecipazione al voto ci dirà, molto meglio dei sondaggi, se il lavoro delle sinistre sarà riuscito a ribaltare i rapporti di forza e a portarle dopo oltre 20 anni al governo della comunità. Sarebbe una bella boccata d’ossigeno anche per il governo progressista e di sinistra di Pedro Sanchez e per l’intero schieramento progressista europeo.
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Non voglio essere guasta entusiasmo compagni, ma davvero possiamo parlare di “terremoto” per questioni elettorali per un… comune? Iglesias si è ritirato dal governo perché non sa più dove infilarsi. Sta perdendo consensi ovunque…
Il dibattito tv era imbarazzante, come vergognoso è Iglesias, ormai l’ombra di se stesso… la madama del PP e quella neofascista di vox hanno ribaltato i socialdem come calzini… ma quando usciremo da questa ingenuità elettoral-centrica e da questa idealizzazione costante della Spagna? Spagna che in mesi di governo ha fatto zero virgola niente per il mondo del lavoro, se non buttar briciole di elemosina con frasi grandiloquenti e ossessioni simbolico-semantiche tipo “miglior ministra del lavoro di tutti i tempi” o “governo con più donne della storia spagnola” ma poi, inchini al Re e alla NATO… di cosa stiamo parlando?
Ma poi : “uno straordinario movimento di massa femminista” (?!?! Con i franchisti che ancora hanno potete e simboli, associazioni nominate a Franco tra i militari..?)
I “poteri forti spagnoli” come se fossero tutti pro PP… il governo spagnolo sta elargendo miliardi al Gruppo Volkswagen e a imprese che fanno profitti miliardari, per citare solo uno dei tanti capitoli imbarazzanti per quanti reazionari : privatizzazione di Bankia con migliaia di licenziamenti in questi giorni, tutto appoggiato dal governo spagnolo con qualche “dispiacere” di Podemos…