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Verso la Festa della Liberazione, per la libertà di stampa

di Tommaso
Chiti

Si avvicina il 76° anniversario della Festa della Liberazione dal nazifascismo in Italia, data storica di quel 25 aprile 1945, che vide le formazioni partigiane riscattare dall’oppressione della dittatura anche la città di Milano.

Eppure la Resistenza non è mai stata soltanto un fenomeno nazionale, anzi proprio la composizione multietnica delle brigate, i collegamenti con eserciti alleati ed un movimento che investiva molti altri paesi occupati dalle forze dell’Asse – come Francia, Iugoslavia, paesi scandinavi ed Europa centro-orientale – sono aspetti che contribuiscono a definire il carattere internazionalista.

La condivisione di pace, libertà e giustizia sociale come bisogni essenziali, fondativi di quel riscatto armato e popolare attraverso la più ampia solidarietà sono le espressioni valoriali maggiori di quell’internazionalismo.

Sul piano politico la Liberazione ha permesso di rifondare l’assetto istituzionale in molti paesi, ricostituendo quei diritti in precedenza rimossi o repressi dalle dittature.

A molti anni di distanza perciò, oltre alla celebrazione della Memoria di vicende e persone che si impegnarono nella Resistenza, è fondamentale mettere in prospettiva quelle conquiste anche rispetto alla situazione attuale.

Tanto più in un’Unione Europea nella quale diversi governi tornano mestamente ad ispirarsi a derive liberticide, intolleranti ed autoritarie, dove anche le istituzioni più rappresentative del consenso democratico, come il Parlamento Europeo, arrivano ad un’equiparazione fra vittime e carnefici, come per la risoluzione sui totalitarismi del settembre 2019.

A proposito, uno degli ambiti fra i più significativi della discontinuità fra regimi nazifascisti e quelli democratici riguarda la stampa, prima organo irreggimentato delle dittature, poi voce critica ed auspicabilmente indipendente della vita pubblica.

Il recente indice sulla libertà di stampa 2021 nel mondo elaborato da Reporter Senza Frontiere (RSF) vede molti paesi europei al vertice del rispetto, ma con una crescente eterogeneità e casi preoccupanti proprio all’interno dell’Unione.

Dei 180 paesi presi in esame circa il 73% denota una situazione di restrizione o blocco della libertà di stampa; mentre appena il 7% – ovvero 12 paesi in tutto – offrono un contesto favorevole al giornalismo, con un calo anche rispetto all’anno precedente.

Per l’UE i paesi scandinavi aprono la classifica, che passa poi per i Paesi Bassi al quarto posto, il Portogallo al sesto posto, scorrendo giù fino a Malta (81°), Ungheria (92°) e Bulgaria (112°).

A Sofia infatti i giornalisti sono spesso minacciati ed aggrediti, oggetto di intimidazioni e violenze anche da parte delle autorità, in un contesto sociale del tutto indifferente a questa deriva.

Poco sopra nella classifica si trova la Grecia (70°), con la capitale di recente teatro dell’omicidio a sangue freddo, in stile mafioso, del reporter Giorgos Karaivaz, noto per le inchieste sulla corruzione ed in particolare sulle malversazioni della polizia.

Un agguato che ha riportato alla memoria un fatto analogo nel 2010, con l’uccisione di Socrates Giolias sempre ad Atene; o ancor più di recente di Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kusnirova nel 2018 in Slovacchia; oppure a Malta nel 2017 di Daphne Caruana Galizia.

Di fronte a questa escalation di violenza, la Commissione Europea ha di recente lanciato un dialogo con i principali attori proprio sulla protezione dei giornalisti, con la Vicepresidente Jourová , che mette in guardia sul numero crescente di attacchi, come minaccia all’intera democrazia.

Una relazione del Consiglio d’Europa dello scorso anno aveva già registrato circa 150 minacce gravi, fra cui 33 aggressioni a giornalisti, così come 17 nuovi casi di detenzione ed oltre 40 di intimidazioni.

Secondo Media Freedom Rapid Response soltanto nei primi quattro mesi del 2020 si sono concentrati decine di tentativi di censura, non solo in regimi autocratici o “dittatoriali” – come ormai vengono apertamente definiti – ma anche in democrazie sempre più illiberali, come Polonia, Slovenia o Serbia.

In tempi di incertezza come questi, l’accesso a informazioni affidabili e comprovate, libere da interferenze e influenze, è cruciale e contribuisce a una società più resistente.

Eppure la crisi sanitaria e le restrizioni imposte come misure anti-contagio sono state spesso un valido pretesto per imbavagliare la stampa, un controllo dei media di tipo politico statale oppure oligarchico e privatistico, che passa per nuovi ostacoli all’accreditamento dei professionisti, crescente autoreferenzialità con dichiarazioni ufficiali affidate a social network e soprattutto preoccupanti concentrazioni di proprietà delle testate editrici.

Questo scenario in particolare è evidente in Italia dove l’editoria è ormai appannaggio di una manciata di magnati e gruppi, consolidatisi con integrazioni verticali di comparti – quali la letteratura, pubblicazioni periodiche, poi quotidiani ed infine canali web e televisivi -, fino alla fusione con il potere politico, emblematico nell’ascesa al potere dell’imprenditore Silvio Berlusconi.

Quello stesso potere che diventa anche apparato e finisce per utilizzare impropriamente prerogative istituzionali, come la propria autorità giudiziaria, per intercettare giornaliste e giornalisti impegnati proprio a tutela dei diritti umani, nella denuncia di maltrattamenti e traffico di profughi.

E’ il caso della reporter dalla Libia Nancy Porzia, vittima di dossieraggio nell’inchiesta della Procura di Trapani contro le ONG, così come Francesca Mannocchi, Fausto Biroslavo, Claudia di Pasquale e Sergio Scandura ed Antonio Massari, intercettati in evidente abuso di potere, con il conseguente rischio di mettere a repentaglio l’incolumità personale e delle proprie fonti.

 

E mentre la Federazione Nazionale della Stampa Italiana chiede al Ministero della Giustizia di fare chiarezza a garanzia delle prerogative costituzionali, un’Italia ammorbata da malversazioni estenuanti prova a commemorare la Liberazione con ancora qualche anticorpo resistente, per fortuna.

E allora auguri, ora e sempre Resistenza!

 

INFO:

 

https://rsf.org/en/2021-world-press-freedom-index-journalism-vaccine-against-disinformation-blocked-more-130-countries

 

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2020-0320_IT.html

 

 

 

25 aprile, libertà di stampa, Resistenza
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