donne
“Se vuoi pranzare con il diavolo devi avere un cucchiaio molto lungo” ovvero femministe nelle istituzioni
Meena e le altre
Non c’è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo
La vita al lavoro, il senso dei lavori: pensieri e pratiche femministe
The women’s platform
“Another brick in the wall”?
Cambiamo il futuro
Dialoghi rubati tra giovani studenti sulle differenze di genere
di Patrizia Sentinelli –
Nella sala dove svolgiamo un laboratorio di lettura abbiamo appeso il manifesto di convocazione del corteo a Roma per l’8 marzo.
Mentre si lavora una prima ragazzina (prima media) dice fissando il manifesto: “Bene, anche io vado insieme a mia madre”.
A quel punto altre due o tre all’unisono dicono: “Vengo anch’io. Ci vediamo lì”. Un ragazzino (sempre prima media) guarda il manifesto e chiede, leggendo la scritta Transfemminista…
AltraMente
All’interno dell’associazione AltraMente locata nel quartiere di Torpignattara in Roma sono state realizzate delle interviste ad alcune donne, prevalentemente di origine bengalese, e ad alcune operatrici della suddetta associazione. Queste donne sono accomunate dalla ricerca e dalla volontà di impiegarsi all’interno del mondo del lavoro con l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza economica che possa permettere loro una stabilità. Difatti, nessuna di loro ha la possibilità di ritenersi del tutto autonoma…
Per non dimenticare: 30 anni fa alle Vallette
Trent’anni anni fa, il 3 giugno 1989, un incendio uccise undici donne nell’allora nuovo carcere delle Vallette.
Erano Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, Morsula Dragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute, e Maria Grazia Casazza e Rosetta Sisca, agenti.
Sono morte per incuria e inefficienza…
Fuoco a Manhattan
di Maria Rosa Cutrufelli
Caterina Prestifilippo
Ero ancora fresca di nave…
Insomma quel giorno ero un po’ così, ancora sbalordita dalle novità. Non erano passati otto mesi da quando ero sbarcata a New York assieme a mia madre e la parlata, soprattutto quella, mi riusciva difficile. Good morning. Thank you. E qui mi fermavo: la verità è che non ce la facevo a spiccicare una frase per intero. In ogni modo mi reputavo una ragazza fortunata, perché mia sorella Maria stava in America già da cinque anni…