articoli

Storia del complottismo (prima parte)

di Franco
Ferrari

La pandemia di Covid19 ha favorito la circolazione di spiegazioni che rimandano a varie e contrastanti ipotesi di complotto, da quelle che mantengono un certo livello di verosimiglianza ad altre del tutto improbabili se non apertamente farneticanti. E’ piuttosto scontato che i grandi eventi che sconvolgono la vita delle persone, soprattutto se imprevisti e di portata globale come può essere la diffusione di un virus, fanno emergere reazioni che costituiscono il brodo di cultura nel quale più facilmente si alimentano le teorie cospirazioniste, come la necessità di esorcizzare la paura e il desiderio di trovare spiegazioni comprensibili per ciò che sta avvenendo.

Tendenzialmente si tratta di spiegazioni monocausali (anche se a volte richiedono una lunga catena di connessioni tra coincidenze e fatti tra loro del tutto indipendenti) nelle quali diventa centrale attribuire la responsabilità di quanto accade a entità o soggetti variamente individuati.  Nel corso della storia e in particolare negli ultimi due secoli, questo desiderio di trovare un colpevole ha condotto settori politici o intellettuali ad attribuire i cambiamenti considerati negativi o le potenziali minacce all’azione di un nemico reale o immaginario. Un’entità, a volte misteriosa, mossa da avidità o da un desiderio di potere fine a sé stesso.

La presenza di questo nemico, la cui attività tende a svolgersi nell’ombra e attraverso la dissimulazione dei veri obbiettivi, può diventare, paradossalmente, più rassicurante di quanto non sia riconoscere che determinati eventi siano conseguenza di problemi e contraddizioni strutturali.  Tra un agente malvagio e un sistema che non riesce a riprodurre le condizioni della propria esistenza, è preferibile concentrarsi sulla prima eventualità. Un cambiamento sistemico richiede un’azione razionale e consapevole, assai più complessa della rimozione di un nemico.

Il più delle volte la denuncia di grandi cospirazioni e dell’azione di poteri occulti è maturata in ambienti conservatori o apertamente reazionari. Lo status quo, in quanto tale identificato come la condizione ottimale dell’umanità, non può che essere minacciato da forze oscure e moralmente riprovevoli, piuttosto che dalle proprie interne contraddizioni. Il “complottismo” tende quindi a trovare consensi e anche “imprenditori” politici che lo utilizzano consapevolmente come strumento di agitazione politica soprattutto a destra. Anche se non mancano eccezioni a questa regola e in qualche caso un passaggio di tematiche cospirazioniste dalla destra alla sinistra.

Esiste certamente anche un uso strumentale dell’accusa di “complottismo” per marginalizzare punti di vista critici, ma questo fatto, che pure va tenuto presente, non cancella l’esistenza di una mentalità che tende a spiegare i fatti politici e sociali come frutto dell’azione occulta di gruppi più o meno grandi di persone, motivate da obbiettivi moralmente spregevoli.

L’obbiettivo di questa serie di quattro articoli che pubblicheremo a partire da questa settimana su Transform! Italia è di ricostruire alcuni passaggi chiave della storia del complottismo, come forma di pensiero e mentalità, così come si è sviluppato nell’arco di più di due secoli. Tre articoli seguiranno l’evoluzione di alcuni teorie cospirazioniste che hanno avuto un ruolo politico. Il primo pone l’attenzione alle teorie, introdotte subito dopo la rivoluzione francese, che hanno per oggetto le azioni di una setta segreta, gli “Illuminati di Baviera”, attorno alla quale si sono costruite complesse mitologie. Il secondo riguarderà un testo classico e notoriamente falso che è servito ad alimentare l’antisemitismo: i “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Il terzo avrà per oggetto un mito meno noto, quello della “Sinarchia”, una presunta associazione segreta che avrebbe avuto molto potere nella Francia degli anni ’30 e ’40. L’ultimo articolo avrà per oggetto alcune teorie complottistiche recenti che hanno avuto un notevole successo politico: quelle attribuite ad un fantomatico QAnon, che sono largamente circolate nel mondo trumpiano; il sedicente Piano Kalergi e la tesi della “grande sostituzione” (messa in relazione ai fenomeni di immigrazione di massa) diffusa nella destra europea.

Gli Illuminati di Baviera nella storia

Un’organizzazione nota come “Illuminati di Baviera” o “Ordine degli Illuminati” è effettivamente esistita. Si tratta una delle tante società segrete attive nel ‘700 in Europa. E’ relativamente conosciuta perché disponiamo (o per meglio dire disponevamo perché gran parte è andata distrutta nei conflitti mondiali)  di un’ampia documentazione resa pubblica dal Governo bavarese con lo scopo di gettare discredito sugli Illuminati dopo il loro scioglimento forzato. Un ricercatore francese, esperto di massoneria, René Le Forestier, ha potuto esaminare minuziosamente tutte le carte allora disponibili negli archivi tedeschi e nel 1914 ha pubblicato una tesi di dottorato di ben 700 pagine.

La Baviera del ‘700 era caratterizzata da un’opprimente presenza della Chiesa cattolica che controllava in larga misura tutto lo spazio culturale ed educativo pubblico. A questo soffocante ruolo del clero, solo parzialmente attenuato dallo scioglimento dei Gesuiti, avvenuto nel 1773, si oppose Adam Weishaupt. Nato nel 1748, a soli 25 anni diventò professore di diritto canonico nell’Università di Ingolstadt, attestazione delle sue capacità ma anche dell’aiuto che ricevette dal Rettore che sosteneva le idee riformatrici. Weishaupt fece proprie le idee illuministe che si stavano diffondendo anche in Germania e accolse con favore la soppressione dei Gesuiti, di cui pure era stato allievo.

Il 1° maggio 1776, Weishaupt si riunì nel suo studio con un altro docente e tre suoi studenti e diede vita agli Illuminati (che inizialmente pensò di chiamare Perfettibilisti). Un inizio piuttosto modesto, ma in ogni caso l’organizzazione venne suddivisa tra un aeropago, al quale partecipavano coloro che conoscevano i fini ultimi dell’associazione, ed i novizi, ai quali si fece credere che gli Illuminati avessero una lunga storia. I principali esponenti del gruppo si adornarono di pseudonimi e Weishaupt scelse quello di Spartacus, il capo della rivolta degli schiavi contro Roma.

Gli illuminati erano critici della massoneria ma attribuirono al loro gruppo caratteristiche organizzative del tutto simili, con il ricorso a cerimonie di iniziazione e la divisione in tre gradi. Lo scopo principale che si diede il gruppo di Weishaupt era di diffondere le idee dell’Illuminismo francese in Baviera e più in generale in Germania. Importarono le opere di d’Holbac e Helvetius, scritti per il possesso dei quali in Baviera si rischiava il carcere.

L’inizio dell’organizzazione segreta fu piuttosto stentato (nei primi due anni gli aderenti non furono mai più di 12)  ma grazie soprattutto all’adesione di studenti e di notabili di provincia iniziò a formare logge in diverse città. Secondo Introvigne gli adepti ritenevano di partecipare ad un’organizzazione di tipo massonico ma erano tenuti all’oscuro delle tendenze anticattoliche nelle quali si riconoscevano Weishaupt e il nucleo più ristretto dei suoi collaboratori.

Per arricchire l’ideologia del gruppo, il suo fondatore rielaborò tesi derivanti dalla religione zoroastriana che in quegli anni iniziava ad essere ampiamente conosciuta per effetto di nuove ricerche storiche ed archeologiche.

Un ruolo importante per il successo degli Illuminati lo svolse il barone Adolf Franz Friedrich Ludwig von Knigge, attivo da tempo nel mondo massonico tedesco, un ambiente che era frammentato in vari gruppi e tendenze rivali.

Knigge, grazie alla sua conoscenza delle forme organizzative della massoneria tedesca, contribuì a completare l’aspetto rituale della società segreta ed a rendere più credibile l’alone di mistero che iniziava a circondare gli Illuminati. Ai tre gradi di novizio, minervale e minervale illuminato, già introdotti da Weishaupt, venero aggiunti quelli di apprendista, compagno e maestro, presenti in tutte le logge massoniche, nonché quelli di novizio scozzese e cavaliere scozzese ed infine, per la cerchia interna, i gradi di sacerdote, reggente, mago e re.

Nella massoneria questa elaborazione dei gradi era servita a trasformarla da organizzazione corporativa e di mestiere a società pseudocavalleresca che dichiarava di ricollegarsi ai Templari medievali o ancora più in là nel tempo. L’adesione alle organizzazioni massoniche iniziò a diffondersi tra i ceti sociali medio-alti.

Nella costruzione mitologica di Knigge, la storia degli Illuminati veniva fatta risalire a Giovanni evangelista. La Chiesa primitiva sarebbe coincisa con l’Ordine, prima che i pontefici romani con la loro corruzione l deviassero dall’insegnamento e dalla missione originari. Knigge avrebbe cercato di ricomporre in modo unitario, negli Illuminati, le due tendenze presenti nella massoneria del suo tempo, quella tendente alle conoscenze occulte riservate solo agli iniziati e quella invece che metteva al centro la filosofia razionalista dei Lumi (alla quale era maggiormente interessato Weishaupt).

L’idea degli lluminati era sicuramente quella di favorire un cambiamento politico e culturale della società, ma questo non doveva essere realizzato per via rivoluzionaria bensì infiltrando i propri adepti nei diversi posti, se non di potere, quantomeno di influenza verso il potere. Nelle idee di Weishaupt, che erano egualitariste, c’era anche una la critica della proprietà privata e alla formazione delle nazioni, viste come causa di guerre e conflitti. Forte era l’influenza di Rousseau e della sua visione della stato di natura dell’umanità

Nel 1784, otto anni dopo la fondazione, l’Ordine raggiunse il punto di maggiore influenza, con un numero di membri che (anche nelle valutazioni più ottimiste) non superavano i 2.500, tra i quali si potevano contare anche figure di rilievo come il duca Carlo Augusto di Sassonia-Weimar, il duca Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick, ministri e dignitari vari, nonché intellettuali prestigiosi come Goethe e Herder.

Le logge degli Illuminati erano presenti principalmente in Germania ma ne venero aperte anche in altri Paesi: Svizzera, Polonia, Paesi baltici, Impero Austro-Ungarico e Italia. A Milano operò per un certo periodo una loggia degli Illuminati denominata “Concordia”.

Nel 1782 si tenne a Wilhelmsbad un Convento (ovvero Congresso) massonico, nel quale prevalsero gli orientamenti mistico-esoterici a discapito di quelli illuministi e razionalisti. Vi parteciparono anche gli Illuminati, che in teoria erano più vicini alla seconda corrente, ma che uscirono comunque dall’incontro come un’organizzazione accettata dal mondo massonico. In questo modo potevano cercare di arruolare adepti all’interno delle altre logge.

Il successo degli Illuminati attirò simpatie ma anche attenzioni ostili e strali polemici da parte di altri gruppi segreti come quello dei Rosa-Croce (gruppi che avevano assunto la denominazione di una presunta organizzazione seicentesca in realtà mai esistita). Alcune di queste controversie si trasformarono in denunce contro gli Illuminati inviate al duca-elettore di Baviera che esercitava il massimo potere dello Stato. Insospettito dal numero crescente di adesioni alla società di Weishaupt, il duca-elettore decise nel giugno del 1784 di vietare le società segrete con un atto formulato però in modo generico. L’anno successivo chiarì definitivamente che questo divieto si rivolgeva esplicitamente alla massoneria e agli Illuminati.

Alcuni fuoriusciti del gruppo iniziarono a diffondere notizie vere mescolate ad esagerazioni sulla realtà interna e sulle pratiche degli Illuminati che vennero accusati di aver seguito comportamenti immorali e, soprattutto, di aver messo in dubbio la legittimità della monarchia e della religione.

Nel luglio del 1785 iniziarono i primi arresti, mentre Weishaupt riuscì a fuggire a Ratisbona dove la polizia bavarese non poteva arrestarlo (la Germania era ancora divisa tra stati indipendenti). Parte del materiale sequestrato servì a creare un alone di pericolosità e di dissolutezza morale intorno agli Illuminati, anche se le istruzioni di Weishaupt sul piano dei comportamenti personali erano sempre state indirizzate semmai verso il rigore morale.

La pressione giudiziaria e la diffusione di tutti i documenti degli Illuminati, insieme a notizie tese a metterli in cattiva luce tra la popolazione, portarono in pratica alla dissoluzione della società segreta. Le logge fuori Baviera si misero “in sonno” (ovvero diventarono inattive anche senza sciogliersi formalmente) mentre operò per un breve periodo attorno al massone Bode un gruppo detto degli Illuminati di Sassonia.

Il fondatore degli Illuminati, Weishaupt, da Ratisbona si trasferì a Gotha, dove si sentiva più sicuro e dove poteva godere dell’amicizia della moglie del duca Ernesto II, Charlotte Amalie, ribattezzata la “duchessa rossa” per le sue dichiarate simpatie rivoluzionarie. Weishaupt continuò a pubblicare opere filosofiche che non suscitarono particolare interesse e nel 1808 venne anche invitato a far parte dell’Accademia delle Scienze bavarese. Da anziano si riconciliò con la Chiesa Cattolica.

Sul piano storico, l’influenza degli Illuminati di Baviera non fu irrilevante, ma non può nemmeno essere sopravvalutata. Le idee di cui si fecero portatori circolavano ampiamente nell’Europa di quegli anni e non erano particolarmente originale. Fecero scandalo perché venivano riprese in un contesto culturale particolarmente conservatore. Per certi aspetti essi si collocavano all’estrema sinistra del mondo massonico, ma i suoi componenti erano per lo più rappresentanti del mondo nobiliare e della borghesia commerciale.

Vi è anche chi, da posizioni di sinistra, ne valuta positivamente la visione egualitarista e laica, per certi aspetti “libertaria”, come lo storico Carlo Francovich, nella sua storia della massoneria nel ‘700. Questo autore, egli stesso massone e contemporaneamente resistente antifascista e militante del Partito d’Azione nell’immediato dopoguerra, la collocava in una certa misura “all’estrema sinistra” della massoneria del tempo.

Gli Illuminati e le origini del pensiero rivoluzionario

Alcuni studiosi hanno collegato la setta degli Illuminati alle origini del pensiero rivoluzionario, sulla base di una influenza culturale ma anche di legami diretti seppure, a dire il vero, piuttosto esili. Il ricercatore americano James H. Billing l’ha messa in relazione con la “Cospirazione degli eguali”, animata da Gracco Baeuf e ricostruita dal suo seguace Filippo Buonarroti. Billington scrive che “si può cogliere un’influenza occultista – forse di derivazione illuminata – in Babeuf, nella prima, esaustiva dichiarazione dei suoi obbiettivi comunisti, all’inizio del 1795. (…) L’organizzazione gerarchica, segreta, di Babeuf assomigliava a quella degli Illuminati (…). La singolare mancanza di riferimenti espliciti, da parte di Babeuf e di altri, all’uomo che formulò i loro obbiettivi finali, Sylvain Maréchal, potrebbe essere spiegata dall’esistenza di un segreto di tipo illuminato circa l’operato di un cenacolo centrale.” Quando si porta come possibile prova dell’esistenza di legami tra il gruppo di Babeuf e gli Illuminati il fatto che non vi siano riferimenti a tali legami è evidente che siamo molto vicini a scivolare nel metodo dei teorici delle cospirazioni.

Il seguace di Babeuf, Buonarroti “fu attratto dall’illuminismo bavarese prima ancora della rivoluzione: infatti, già nel 1787, fece proprie idee di Mirabeau sostenendo la lotta dell’illuminismo contro il cattolicesimo in Baviera”. Ad ulteriore sostegno del legame che comunque definisce come “sospetto”, Billington porta una pubblicazione di un gruppo di giovani italiani che alla fine del 1789 pubblicarono a Sondrio un giornale che “può essere considerato il primo organo ideologico rivoluzionario dei tempi moderni: ‘L’Appendice politica a tutte le gazzette e altri foglietti di novità’.” Il giornale sosteneva le idee di Mirabeau, che a sua volta sembrava riferirsi favorevolmente alla battaglia degli Illuminati di Baviera e contestualmente citava in modo elogiativo il ‘cavalier Buonarrori’ come ‘uomo di spirito’. Il colleganento effettuato da Billington è interessante ma non privo di evidenti forzature.

Anche un altro autore non riconducibile al mondo complottista che si è occupato di mitologia delle società segrete, il britannico John M. Roberts, individua dei possibili legami tra Buonarroti e gli Illuminati. Nella cospirazione di Babeuf intravede un certo sapere di massoneria e ipotizza che Marechal sia stato un massone e che il gruppo a cui apparteneva fosse direttamente legato agli Illuminati di Baviera. Anche in questo caso si avanzano ipotesi e supposizioni ma nessun fatto certo.

Un terzo autore, di tutt’altro orientamento, che ipotizza un collegamento diretto tra il movimento babeuvista con gli Illuminati di Weishaupt, è lo storico anarchico Arthur Lehning che ha studiato le varie associazioni segrete organizzate da Filippo Buonarroti dopo il fallimento della Congiura di Babeuf. Il tipo di struttura basata su rituali segreti, giuramenti, vari gradi di affiliazione e diversi livelli di conoscenza delle finalità dell’associazione sono ricondotti al modello introdotto da Weishaupt (ma ampiamente diffuso nel mondo massonico). Secondo Lehning, Buonarroti avrebbe fatto parte di una loggia degli Illuminati attiva a Firenze.

Dalla storia al mito

La costruzione del mito degli Illuminati e il loro inserimento nel contesto di vaste teorie cospirazioniste iniziò qualche anno dopo la loro effettiva scomparsa. Nel 1795 uno scienziato e professore di fisica dell’Università di Edinburgo, John Robison, pubblicò il testo “Proofs of Conspiracy”. Pur scarsamente attendibile, ottenne un notevole successo in Gran Bretagna e soprattutto, con effetti importanti come vedremo, negli Stati Uniti. L’elemento nuovo che Robison introdusse nel dibattito contemporaneo era la tesi secondo cui gli Illuminati sarebbe stati i veri promotori della Rivoluzione francese, come parte di un piano più vasto finalizzato ad abbattere tutte le monarchie d’Europa.

Ma fu soprattutto l’opera di Augustin Barruel ad avviare una lunga serie, mai terminata, di pubblicazioni che individuano nell’organizzazione di Weishaupt una potente, misteriosa e malvagia organizzazione segreta. Barruel era un gesuita francese costretto ad emigrare in Inghilterra dopo lo scioglimento dell’ordine a cui apparteneva. Il suo testo fondamentale è rappresentato dai “Memoires pour servire à l’histoire du Jacobinisme”. La sua opera si colloca all’interno del filone cattolico controrivoluzionario, violentemente ostile alla Rivoluzione francese e ai suoi esiti.

Il primo volume dei Memoires venne pubblicato nel 1796. Tutta l’opera doveva servire a spiegare e giustificare la Rivoluzione francese dal punto di vista degli oppositori monarchici e clericali. Uno dei volumi è dedicato in particolare ad una dettagliata disamina degli Illuminati, dei quali si ricostruisce soprattutto la struttura interna (con i vari gradi) sulla base della documentazione pubblicata qualche anno prima in Germania.

Per Barruel la rivoluzione era stata il frutto di un piano che aveva avuto tre protagonisti: 1) i filosofi illuministi; 2) la massoneria; 3) gli Illuminati che erano riusciti a manipolare le logge massoniche. E sarebbe stata soprattutto l’organizzazione segreta di Weishaupt a svolgere il ruolo di direzione del movimento rivoluzionario.

Quali prove potevano portare Robison e Barruel del ruolo svolto dagli Illuminati nello scatenare la rivoluzione? Introvigne ne sintetizza tre:

1) Cagliostro, figura reale ammantata da molte leggende letterarie ma fondamentalmente un ciarlatano, dichiarò, nel processo a cui venne sottoposto nel 1790 dallo Stato papale, di aver fatto parte degli Illuminati e di essere stato informato della preparazione di due rivoluzioni, la prima in Francia (effettivamente avvenuta) e la seconda a Roma;

2) Honoré-Gabriel Riquetì de Mirabeau, figura di rivoluzionario francese, si era recato per tre volte a Berlino, tra il 1786 e il 1787, in missione ufficiosa per conto del Governo francese. Mirabeau nel corso dei suoi viaggi aveva avuto alcuni incontri con adepti degli Illuminati. Che ciò lo abbia realmente messo in contatto con la società segreta, che ne abbia fatto parte e che abbia successivamente preso parte alla rivoluzione per dirigerla a nome degli Illuminati, è una tesi del tutto priva di riscontri storici;

3) Nel 1787 un delegato degli Illuminati avrebbe partecipato al secondo Convento (ovvero congresso) dei Filareti o Amici della Verità, tenutosi a Parigi. Anche in questo caso non ci sono ragioni credibili per far discendere da questa presenza un ruolo di direzione della massoneria da parte degli Illuminati durante la rivoluzione francese. Per altro, se è vero che ci furono massoni schierati dalla parte dei rivoluzionari, è altrettanto certo che altri la avversarono.

Si può affermare con certezza, che la tesi di Barruel e Robison, secondo la quale gli Illuminati avrebbero avuto un ruolo determinante nello scoppio della rivoluzione francese, non ha fondamento. Questo però non ha affatto impedito, come vedremo, che essa abbia continuato a circolare in Europa, soprattutto tra autori della destra radicale. Molti di questi autori, hanno sostenuto che, in forme diverse, la setta abbia continuato ad esistere e ad operare per portare avanti i propri piani.

La psicosi si diffonde nel New England

Il mito della cospirazione degli Illuminati ha trovato un acceso interesse negli Stati Uniti, benché apparentemente non vi fossero particolari ragioni affinché una setta nata in Baviera e rimasta in pratica un fenomeno tedesco diventasse oggetto di una vera e propria psicosi durata alcuni anni. Negli Stati Uniti si erano registrate altre ondate di paura nei confronti di presunte forze cospirative considerate estranee ed ostili ad un Paese ancora in formazione.

Fra i complotti che venivano più diffusamente denunciati vi erano quelli che avevano come protagonisti i massoni, visti come una realtà inglese o comunque europea. La polemica anti-massonica aveva due tipi di protagonisti, i fondamentalisti protestanti che vi vedevano un complotto anti-cristiano, e i cosiddetti “nativisti”, coloro che guardavano con sospetto tutto ciò che ritenevano venisse dall’estero e quindi mettesse in pericolo la presunta omogeneità della nazione americana.

Nel 1798-99, un pastore calvinista “congregazionalista”, Jedediah Morse pronunciò degli accesi sermoni contro la setta degli Illuminati. Secondo Morse questi si sarebbero impadroniti delle logge massoniche americane ed avrebbero avuto l’obbiettivo sarebbe di tradire gli Stati Uniti a favore della Francia (secondo altri per conto della Gran Bretagna.

La campagna di Morse, che trovò sostegno in altre figure intellettuali influenti nel New England trovò sostegni sul piano politico e informativo tra i Federalisti (il partito della destra) che cavalcò la campagna per colpire i Democratici, tra i quali anche Thomas Jefferson poi diventato Presidente degli Stati Uniti. Possiamo registrare un fenomeno che non resterà isolato, l’utilizzo di tesi cospirazioniste largamente diffuse quale strumento di lotta politica e di influenza nell’opinione pubblica.

La minaccia, puramente immaginaria, di una penetrazione degli Illuminati negli Stati Uniti veniva cavalcata anche da coloro che erano ostili alla Francia e cercavano di introdurre una breccia tra i due Paesi. La Francia, ancora monarchica, aveva sostenuto in vari modi i ribelli che avevano scelto la secessione dalla Gran Bretagna. In generale le forze conservatrici guardavano con molto sospetto alla direzione assunta dalla Francia con la Rivoluzione e temevano che questo potesse condizionare lo sviluppo degli Stati Uniti ancora in fase di formazione e stabilizzazione.

A complicare ulteriormente la situazione e a favorire la diffusione della psicosi intervenne anche un’epidemia di febbre gialla che colpì soprattutto i porti della costa orientale. Si riteneva allora che i morti fossero stati almeno diecimila (le analisi storiche ritengono però che fossero circa la metà) e molti quartieri, anche a New York, vennero sottoposti ad una rigida quarantena. La responsabilità dell’epidemia fu addossata soprattutto agli immigrati recenti, ma non mancò chi cercò di inserire questo evento drammatico nel piano della società segreta.

Nel giro di qualche anno la campagna si sgonfiò, anche perché alcuni organi di informazione misero in luce come le tesi di Robison e Barruel fossero state ormai ampiamente discreditate. La stessa campagna politica dei Federalisti non ebbe l’effetto che si sperava e non arrestò l’ascesa dei Democratici di Jefferson alla Presidenza.

Nesta Webster e la “rivoluzione mondiale”

Lo svanire della psicosi nel “New England” non mise fine alle teorie complottiste che vedevano al centro l’azione degli Illuminati e soprattutto un loro diretto collegamento con l’emergere dei movimenti di sinistra. La rivoluzione russa fornì nuovo alimento a queste teorie soprattutto in ambienti di estrema destra.  Nel mondo anglosassone un ruolo importante per rilanciare il mito del complotto lo svolse l’inglese Nesta Webster.

Appartenente ad una famiglia agiata, naturalmente conservatrice, iniziò ad interessarsi alla Rivoluzione francese pubblicando due libri: una ricostruzione storica che la allineava con le posizioni controrivoluzionarie e un romanzo che attribuiva il ruolo di protagonista positivo ad un aristocratico. Si era a tal punto identificata con l’Ancien regime da ritenersi la reincarnazione di una nobildonna finita sulla ghigliottina. Nella sua carriera di storica dilettante pubblicò sette libri e collaborò regolarmente a giornali di estrema destra ed antisemiti come il Morning Post e il Patriot. Per qualche anno, dal 1924 al 1927, aderì al partito fascista britannico.

Come scrive Lindsay Porter, il suo libro sulla Rivoluzione francese, pubblicato nel 1919, definì la sua visione del mondo. Se il mondo moderno aveva preso la direzione sbagliata ciò era dovuto all’esecuzione di Luigi XVI. Con la Rivoluzione francese era entrato in crisi l’ordine sociale tradizionale e questo aveva rappresentato una disgrazia non solo le classi superiori ma per l’intera umanità. Interessata nell’occultismo e con una forte propensione all’antisemitismo, incorporava nelle sue teorie cospirative vecchie e nuove società segrete, costruendo così una mitologia storico ancora più ampia e inclusiva di tutto quanto era considerato detestabile.

Con la pubblicazione del suo libro storico, gli Illuminati tornavano a fare la loro comparsa dopo essere finito nel dimenticatoio per qualche decennio. “Le logge dei frammassoni tedeschi e degli Illuminati – scrive in “French Revolution” – furono così la fonte dalla quale emanavano tutti quegli schemi anarchici che culminarono nel Terrore, e fu la grande riunione dei framassoni a Francoforte sul Meno, tre anni prima che la Rivoluzione Francese avesse inizio, che le morti di Luigi XVI e di Gustavo di Svezia vennero pianificate per la prima volta”.

Con i libri successivi, “World Revolution: the Plot Against Civilization”, “Secret Societies and Subversive Movements”, “The Socialist Network”, la Webster arricchì ulteriormente le sue teorie “tracciando una linea ininterrotta che collegava ogni rilevante evento mondiale e sconvolgimento all’eredità degli Illuminati” (Porter). Anche la Rivoluzione bolscevica veniva inserita in questa ricostruzione unilineare. In World Revolution scrive che sarebbe un errore vedere in questi eventi delle ragioni sociali che pure possono aver influito sul loro sviluppo e tacere dell’azione consapevole, per quanto nascosta, di organizzazioni segrete capaci di orientare la realtà secondo i propri desideri.

La Webster collega il ruolo degli Illuminati a quello degli ebrei, sottolineando le presunte affinità tra quanto contenuto nei “Protocolli” (di cui parleremo nel prossimo articolo) e le idee di Weishaupt. Queste sovrapposizioni di schemi complottisti adattati a diversi attori della cospirazione (gli Illuminati senza gli ebrei, gli Illuminati con gli ebrei, gli ebrei senza gli Illuminati, oppure la logica delle bambole russe, per la quale in cospiratore ne nasconde un altro, quello vero) è ampiamente diffusa nel mondo cospirazionista.

Le tesi della Webster non ebbero un impatto immediato molto significativo, ma le sue ricostruzioni sono entrate in circolazione e si ritrovano utilizzate da molti altri autori, in genere appartenenti alla destra estrema, per i quali i suoi libri rappresentazione una fonte storica credibile.

La John Birch Society contro gli Illuminati

Nel panorama dell’estrema destra americana, la John Birch Society (JBS) è una delle organizzazioni più attive da tempo. Dal punto di vista dello spazio politico si colloca tra la destra repubblicana ed i gruppi più estremisti: suprematisti, razzisti, anti-semiti, neo-nazisti, ecc.

E’ stata fondata nel dicembre 1958 da Robert Welch. Un piccolo industriale produttore di dolci, per esprimere la sua contrarietà a quella che riteneva essere un’eccessiva moderazione dei leader del Partito Repubblicano. La sua opinione era che fosse in atto negli Stati Uniti una cospirazione comunista pronta a rovesciare il governo e mettere fine al capitalismo. La John Birch Society prende il nome da un missionario, poi diventato capitano dell’esercito degli Stati Uniti, che sarebbe stato ucciso dai comunisti cinesi pochi giorni dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Dalla fondazione fino alla prima metà degli anni ’60, la JBS è diventata uno dei principali e meglio organizzati gruppi della destra oltranzista degli Stati Uniti. Non è noto con certezza il numero dei suoi aderenti, ma alcuni storici lo stimavano all’incirca in 60.000 nel 1962.

La visione del mondo di Robert Welch e dei “birchers”, come vengono definiti i suoi seguaci, è molto semplice. Il comunismo è espressione di una grande cospirazione di carattere mondiale che si propone di rendere schiava l’umanità e per raggiungere questo fine è disposto ad utilizzare tutti i mezzi anche i più immorali.

Secondo Welch, nei circoli più elevati della cospirazione non vi è la minima traccia di obbiettivi nobili o dell’idealismo mal diretto con il quale i membri dei livelli più bassi sono spesso ingannati. I cospiratori sono mossi solo dal sordido interesse personale. Per due secoli criminali ambiziosi e senza scrupoli, che Welch chiama a volte gli “Insiders”, si sono aiutati reciprocamente per conquistare potere e ricchezza.

Welch riporta numerosi esempi che dimostrerebbero l’esistenza della cospirazione: 1) la preparazione di una terza guerra mondiale controllata da entrambe le parti dai comunisti: 2) la promozione del malcontento razziale; 3) il deliberato indebolimento del dollaro; 4) la creazione di una mentalità “hippie” nei campus americani; 5) la diffusione della pornografia; 6) l’incoraggiamento del crimine e la protezione dei criminali da parte della Corte Suprema americana; 7) l’accettazione di noti “pervertiti” sessuali come leader di importanti organizzazioni; 8) l’affermazione che il governo può mentire all’opinione pubblica quando lo ritiene utile; 9) la promozione dell’argomento blasfemo secondo il quale “Dio è morto”; 10) l’indebolimento della famiglia come unità basilare ed indispensabile della struttura sociale; 11) l’aperto sostegno a mezzi stupidi per raggiungere obbiettivi ritenuti desiderabili.

Definita la cospirazione, il principale problema era individuare un gruppo credibile di cospiratori. Il fondatore della JBS, Rober Welch, ha difeso e diffuso la dottrina secondo la quale la principale fonte della cospirazione erano gli Illuminati. Probabilmente degli Illuminati si è parlato per la prima volta pubblicamente, da parte della Society, in un articolo di Revilo P. Oliver su “American Opinion” nel giugno 1962. Welch riprese il tema in un discorso del giugno 1964 a Chicago, nel quale illustrava in dettaglio le attività degli Illuminati in Europa alla fine del diciottesimo secolo. Welch suggerì che Marx avesse redatto il Manifesto del Partito Comunista nella qualità di agente di una branca degli Illuminati.

La conclusione di Welch era che non solo Marx, ma anche Lenin, Trotsky, Stalin, Malenkov, De Gaulle, Castro, Nehru e centinaia di altri dirigenti di sinistra e non abbiano lavorato per questo gruppo segreto o in certi casi ne siano stati membri essi stessi. Nel 1967, la JBS ripubblicava l’opera di John Robison “Proofs of a Conspiracy”, uscita per la prima volta nel 1797. Nell’introduzione del libro, redatta da un anonimo esponente della JBS, si afferma che esso descrive accuratamente l’origine storica della più diabolica e duratura cospirazione esistente.

Agli Illuminati è attribuita la responsabilità di essere i fondatori della cospirazione comunista. Il comunismo è solo uno strumento della cospirazione globale. Gli Illuminati, o Insiders, sono considerati responsabili di tutti i provvedimenti finalizzati a ridurre le responsabilità e i diritti dei singoli cittadini e ad accrescere la potenziale tirannia dei governi.

Per conquistare il potere dividono l’umanità sulla base di conflitti religiosi, razziali, etnici e nazionali. Gli Illuminati, secondo la JBS, sarebbero coloro che hanno scatenato le due guerre mondiali, la rivoluzione russa, favorito l’espansione del comunismo dopo la seconda guerra mondiale e la rottura degli imperi coloniali, la formazione delle Nazioni Unite e così via.

Siccome la cospirazione degli Illuminati è tanto segreta, il loro obbiettivo è innanzitutto impedire che si sappia della loro esistenza e del loro potere. Coloro che cercano di denunciare il loro programma “satanico” vengono ridicolizzati come credenti in una “teoria della cospirazione”.

A seguito della sconfitta di Goldwater, esponente dell’estrema destra del Partito Repubblicano, nelle elezioni presidenziali del 1964 ed ancora di più per effetto di queste teorizzazioni paranoiche e pseudostoriche, la John Birch Society iniziò a perdere membri e venne messa ai margini dalle principali tendenze del Partito. Nel 1965 avvenne la rottura con la “National Review”, la principale pubblicazione conservatrice. L’influente American Conservative Union (ACU) dopo la sconfitta di Goldwater decise di sbarrare la strada alla partecipazione di membri della JBS ai propri organismi dirigenti. Anche leader conservatori come il futuro presidente Ronald Reagan presero le distanze dalle idee dei “birchers”.

Nonostante questo declino, l’azione politica e culturale condotta dalla JBS nella provincia americana, è stata considerata importante nel creare le condizioni per la costruzione dell’egemonia conservatrice concretizzatasi con l’elezione di Reagan.

Dato che il comunismo era solo una delle espressioni di una cospirazione più grande, la caduta dei regimi socialisti non ha portato la John Birch Society a rinunciare alla propria azione, alimentando le proprie idee cospirazioniste con l’individuazione di nuovi nemici. Anche oggi la JBS pensa che la cospirazione sia in atto e che essa abbia dichiarato guerra a Dio e alla cristianità e voglia mettere in discussione le basi giudeo-cristiane delle società occidentali. Molti americani, secondo i “birchers”, non si rendono conto che il problema è sempre stato molto più esteso e profondo di quanto pensassero. Il ruolo della JBS è oggi molto più marginale di quanto non fosse a cavallo degli anni ’50 e ’60 ma la sua impostazione cospirazionista, (come vedremo parlando di QAnon) è oggi molto più vicina al mainstream repubblicano.

Gli Illuminati e gli apocalittici

All’inizio degli anni ’80 hanno cominciato a far presa su una parte dell’opinione pubblica degli Stati Uniti i cosiddetti “telepredicatori”. Per lo più si trattava di fondamentalisti protestanti che utilizzavano il mezzo televisivo per diffondere un messaggio che non si limitava più ai contenuti religiosi ma si ampliava a tematiche sociali e culturali. Iniziava in particolare la guerra contro i “liberali” (intendendo con questo termine tutte le sfumature della sinistra, anche quella più moderata) accusati di mettere in pericolo i “valori” fondamentali americani.

Il successo mediatico e la notevole capacità di raccogliere fondi a proprio sostegno, rese questi personaggi politicamente influenti, tali da condizionare il Partito Repubblicano. Pat Robertson fu uno dei più attivi nel tentativo di svolgere anche direttamente un ruolo politico. Nel 1987 provò a candidarsi alle primarie presidenziali repubblicane ma, nonostante disponesse di ingenti risorse superiori a quelle di ogni altro competitore, venne sonoramente sconfitto.

Ciò nonostante Robertson proseguì la sua azione politica dando vita alla Christian Coalition che poteva contare su oltre un milione di membri, perseguendo l’obbiettivo di condizionare in senso conservatore il Partito Repubblicano. Nonostante sia stato indebolito da qualche scandalo, non ha abbandonato la presa, mescolando puritanesimo morale, difesa di politiche economiche liberiste, rifiuto di qualsiasi subordinazione degli Stati Uniti a strutture “globaliste” come le Nazioni Unite. Questa agenda politica veniva sostenuta dall’assorbimento di tesi complottiste.

Nel 1991 Robertson pubblicava un paperback a larga diffusione intitolato “New World Order”. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la denuncia della costruzione di un “Nuovo ordine mondiale”, è diventato una delle parole d’ordine di molti ambienti cospirazionisti di destra (con qualche seguito anche in frange della sinistra). La prova della volontà delle élite di dar vita a questo nuovo “Ordine” era manifesta dall’uso di questa formula in un discorso pubblico di Bush padre, nel quale delineava le prospettive globali dopo la caduta del blocco socialista nell’est Europa.

Il “Nuovo Ordine Mondiale” diventava così il deposito di tutte le fobie e le paure della destra, anche se mescolate più o meno consapevolmente ai reali effetti negativi del processo di interconnessione delle economie capitaliste vecchie e nuove.

Robertson attribuiva la volontà di costruire questo “nuovo ordine” ad una “cabala” (nel senso di “cricca”) segreta le cui origini risalgono all’inizio dei tempi. Più concretamente essa si incarna negli Illuminati che vengono riportati in auge, riprendendo il filo delle tesi cospirazioniste di Barruel, Robison, Nesta Webster (esplicitamente citata), Welch. Gli Illuminati avrebbero fondato il comunismo, come dimostrerebbe il fatto che la setta venne fondata, il 1° maggio 1776, una data che viene festeggiata dai comunisti in tutto il mondo.

Obbiettivo degli Illuminati è di rovesciare i governi, sopprimere le Chiese, abolire la proprietà privata e in questo modo creare un “unico governo” mondiale controllato da pochi individui. Sono le accuse che vengono rivolte sin dai tempi della loro costituzione. Di suo Robertson aggiunge uno sfondo apocalittico (una dimensione fortemente presente nel mondo cristiano protestante americano fin dall’arrivo dei Padri Pellegrini) che “rafforza l’idea degli Illuminati come satanici e agenti del demonio” (Porter). Il ruolo degli Illuminati viene inserito in un contesto di lettura letterale della Bibbia, tipica dei fondamentalisti, e conseguentemente parte della lotta eterna fra il bene e il male, destinata ad aggravarsi con l’avvicinarsi del periodo delle “tribolazioni”, propedeutico al ritorno del Regno di Cristo in terra.

Conclusioni

Percorrendo il lungo tragitto che va dall’Abate Barruel e dal Prof. Robison alle più recenti elucubrazioni del telepredicatore Pat Robertson, abbiamo visto come il mito degli Illuminati, ben al di là dell’effettivo contenuto storico dell’azione di questo piccolo gruppo di tipo massonico, sia servito a coagulare idee reazionarie, che si sono andate consolidando nel tempo a partire dalla rottura storica dell’89. Dalla letteratura controrivoluzionaria della Rivoluzione francese il mito è stato trasferito all’anticomunismo più rigido per finire, dopo la caduta del blocco socialista, ad integrare nuovi temi e nuove ossessioni.

Abbiamo estrapolato il tema delle teorie cospirative che si basavano su un presunto ruolo degli Illuminati, separandolo dalle interpretazioni complottiste dell’antisemitismo (con cui a volte si mescola), anche per rilevare come lo schema mentale della grande cospirazione sia in realtà antecedente alla diffusione dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Alle vicende politiche e letterarie che hanno accompagnato la diffusione di questo falso sarà dedicato il prossimo articolo.

Riferimenti bibliografici

Barruel, Augustin, 2004, Gli Illuminati di Baviera, Oscar Mondadori, Milano

Billington, James, H. 1986, Con il fuoco e con la mente, Il Mulino, Bologna

Carriere, H. M., 2003, John Birch Society, in Knight, P. Conspiracy Theories in American History: An Encyclopedia, ABC-Clio, Santa Barbara, California

Ferrari, Franco, 2015, Il dossier “Bilderberg”, Youcanprint, Tricase (LE)

Francovich, Carlo, 1974, Storia della Massoneria in Italia, La Nuova Italia, Firenze

Introvigne, Massimo, 2005, Gli Illuminati e il Priorato di Sion, Piemme, Casale Monferrato (AL)

Lehning, Arthur, 1956, Buonarroti and his international secret societies, International Review of Social History, vol. 1, n. 1, pp. 112-140

Lipset, Seymur Martin – Raab, Earl, 1970 (2nd ed.), The Politics of Unreason, The University of Chicago Press, Chicago

Porter, Lindsay, 2005, Who are the Illuminati, Collins & Brown, London

Roberts, John M. 1974, The Mithology of the Secret Societies, Paladin, Frogmore St. Albans

Robertson, Pat, 1992, The New World Order, World Publishing, Milton Keynes, England

Stauffer, Vernon, 1918, New England and the Bavarian Illuminati, The Columbia University Press, New York

complottismo
Articolo precedente
La leadership del “mondo libero” e l’attacco al diritto di voto negli Stati Uniti
Articolo successivo
Se il vaccino serve lo prescriva a tutt* una legge

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.