Il presidente del consiglio, nonostante le critiche ricevute in sede costituzionale ma anche politica, da parte anche di esponenti della maggioranza di governo, ripropone la proroga fino al 31 ottobre dello “stato di emergenza”. Non sono affatto d’accordo. E’ stata già tesa molto in senso pervasivo durante i tre mesi più drammatici della pandemia l’interpretazione dell’articolo 16 della Costituzione. Abbiamo visto, attraverso l’uso sistematico dei DPCM, affievolirsi il ruolo del Parlamento. Ma anche quello del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale. Siamo stati perfino costretti ad invocare , da parte del governo, l’utilizzo dei decreti legge, che pure vanno utilizzati con parsimonia.
Non possiamo lasciare a forze di destra fascista e razzista l’ipocrita e fraudolenta difesa delle libertà. Deve essere espressa una critica da sinistra, attenta, sobria. Guardando anche ad altri importanti paesi europei, come la Francia ad esempio, che hanno ritenuto concluso lo “stato di emergenza”. Sono preoccupato che, da parte del governo italiano, si faccia vivere una tendenza verso uno “stato etico”, che finisce non solo per reprimere libertà individuali ma che ostacola anche libertà di organizzazione e manifestazione.
Vi sono stati, nelle ultime settimane, episodi deplorevoli di repressione del conflitto. Parlerei di “repressione preventiva”, che fa parte dello “stato di emergenza”. Mi hanno, ad esempio, preoccupato recenti interviste della ministra Lamorgese e del capo della polizia Gabrielli. ” In autunno vi potrà essere una inevitabile ricaduta in termini di tensioni sociali. Temo sbocchi di piazza non sempre ragionevoli. Passato il periodo estivo, tutta quella componente di società che faceva grande affidamento sul turismo vivrà veramente situazioni disperate”. Mi congratulo per l’acume dell’analisi sociale del dott. Gabrielli, ma temo che gli stessi poteri militari si stiano preparando a sistemi di prevenzione e dissuasione del conflitto. A forme, cioè, in definitiva, di autoritarismo.Occorrono, allora, parole chiare.Non sussistono condizioni che possano giustificare una misura estrema come la proroga dello “stato di emergenza”.
L’alibi della possibile ripresa del contagio ha gambe fragili. Con le normative approvate e sperimentate, il nostro ordinamento ha disposizioni in grado di intervenire immediatamente in caso di emergenze sanitarie , prevedendo singoli poteri eccezionali di intervento del Ministero della Salute e della Protezione Civile limitati caso per caso con controllo parlamentare. Sono anche previsti, in Costituzione, poteri sostitutivi del governo per evitare iniziative demagogiche, estemporanee, spesso controproducenti, di Presidenti di Regione e di Sindaci. E’, allora, inammissibile correre il pericolo politico e culturale (e sociale) di rendere perpetuo lo “stato di emergenza”. Il governo non può pretendere di governare oggi con poteri eccezionali per paura del virus e domani per paura del conflitto e di tensioni sociali. Le libertà sono indivisibili.