A pochi giorni dal voto negli USA scelgo di parlarne con la recensione di Megalopolis, il film di Coppola, che ho visto in questi giorni. C’entra? Direi di sì. Il cuore del film è l’analogia tra imperi, quello romano e quello a stelle strisce, chiamato appunto la New Roma, in crisi e a rischio di crollo. L’impero cade perché chi ci vive non guarda più al futuro. C’è tutta la decadenza e la corruzione di corte e un populismo fascistoide agito da una parte della stessa corte che si rivolge ai tanti reietti di una realtà economica e sociale che non dà più risposte o, come l’establishment più consolidato rappresentato dal sindaco, ne cerca di vecchie. Chi ne propone di nuove è l’architetto geniale, ambientalista e utopista ma anche ferito e compromesso. Ci sono tutti i poteri principali, finanziari, massmediatici e politici. C’è anche un satellite messo in orbita dalla vecchia URSS e che si sta per abbattere chissà dove è sembra dire che la caduta del vecchio socialismo è del bipolarismo ha lasciato l’impero alle prese con i propri limiti e i propri demoni. Non c’è la guerra e mi ha colpito perché Coppola ci ha regalato con Apocalypse Now forse il film più bello contro la guerra, capace di guardare in faccia l’orrore. Ma poi c’è un film psichedelico in cui Coppola fa scorrere tutto ciò che sta immagazzinato nella sua mente e nella memoria del cinema. Concedendosi anche di attingere alla letteratura. E misurandosi col tempo, il Tempo in cui si fluisce, il tempo in cui si vive. Per me film coraggioso, che si può fare a 20 anni o a 85. Il film non sta andando bene ai botteghini USA dopo che per altro Coppola non avendo trovato finanziatori si è prodotto in proprio sborsando di tasca sua 150 milioni di dollari (altri super ricchi dominanti nei loro settori massmediatici li stanno spendendo per sostenere la campagna elettorale di uno e dell’altra). Film troppo difficile, caotico, pretenzioso, comunque troppo? Difficoltà per la società americana di guardarsi allo specchio? Debolezza della prospettiva di futuro affidata all’archistar? A vederlo, io, oltre a piacermi, ho trovato molte attinenza con il dibattito elettorale. A partire dal tema del fascismo che sta diventando centrale e su cui bisogna chiedersi più precisamente come si possa manifestare e catalogare oggi, come inquadrarlo rispetto alle pratiche dominanti generalizzate di restrizione democratica e con quali capacità alternative. Però che torni il fascismo come tema prioritario dei rischi che corriamo pure dice che quella lotta contro il nazifascismo da cui era nata un’epoca nuova e che ora in troppi vogliono fare a pezzi qualcosa di profondo ha lasciato ancora. Vedremo come voteranno gli USA tra pochi giorni.
Roberto Musacchio