Il 29 aprile, il Parlamento europeo ha definito la sua Posizione, in prima lettura, sul Certificato COVID-19 UE, il documento, che ha la finalità di favorire viaggi sicuri durante la pandemia, mostrerebbe se una persona è stata vaccinata, ha avuto un recente risultato negativo del test o è guarita dal coronavirus. Dopo la decisione di adottare la Procedura d’urgenza, le due Proposte di Regolamento (una per i cittadini UE, l’atra per i cittadini dei Paesi terzi) adottate dalla Commissione erano state discusse nella Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni del Parlamento.
La votazione sul testo della Posizione è stata preceduta da un dibattito aperto dagli interventi dei rappresentanti del Consiglio UE e della Commissione Europea. La Segretaria di Stato portoghese, Ana Paula Zacarias, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio UE, ha confermato il consenso del Consiglio alla proposta della Commissione Europea ma anche la sua disponibilità a prendere in considerazione le preoccupazioni già manifestate dal Parlamento nei precedenti dibattiti, a cominciare dalle “questioni fondamentali della protezione dei dati personali, tenendo conto del parere congiunto del Comitato europeo per la protezione dei dati e del Garante europeo della protezione dei dati”. Ha anche annunciato l’accordo tra gli Stati membri sulle specifiche tecniche per l’attuazione del Certificato. Il Consiglio si è espresso per la gratuità dei Certificati e, con una Raccomandazione, per un quadro comune per l’uso di test antigenici e il riconoscimento reciproco dei test. Ha infine ribadito l’auspicio/invito a concludere l’iter legislativo prima dell’estate.
Didier Reynders, Commissario europeo alla Giustizia, ha ribadito gli obiettivi e le caratteristiche della Proposta della Commissione. Ha assicurato, anch’egli, apertura sulla questione della protezione dei dati. Per evitare di rimanere impastoiati su questioni che ancora non sono asseverate a livello epidemiologico, “la Commissione propone di tenere separato, per il momento, il Certificato Verde Digitale – lo strumento che ci proponiamo di istituire con questo Regolamento -dalle sue possibili utilizzazioni.” “Riguardo al possibile uso dei certificati oltre la libera circolazione, la nostra proposta non crea una base giuridica per tale uso negli Stati membri. Se gli Stati membri desiderano utilizzare i certificati per altri scopi, necessitano di una base giuridica a livello nazionale”. Anche da lui, l’invito pressante a fare presto.
Il primo a intervenire è stato il relatore della Posizione del Parlamento in prima lettura, Juan Fernando López Aguilar (Gruppo Socialisti e Democratici-S&D). Nell’illustrare il documento che verrà posto in votazione, ha, soprattutto, focalizzato due questioni. Protezione dei dati: i dati non debbono essere conservati da nessuna banca dati centrale europea ma solo dall’amministrazione sanitaria che rilascia il Certificato. Finalità del Certificato limitata solo alla libera circolazione: i dati non possono essere utilizzati all’interno degli Stati membri per altri scopi, come, per esempio per andare al ristorante. Altri punti evocati negli interventi dei rappresentanti dei Gruppi politici: debbono essere coperte solo le vaccinazioni approvate dall’EMA o dall’OMS, il nome va cambiato: non più Certificato Verde Vaccinale ma Certificato UE Covid-19 (PPE); il Certificato dovrebbe rappresentare solo un punto di partenza per una vera soluzione europea del problema della vaccinazione (S&D); vietare restrizioni nazionali, regolamentare il mercato dei test (Renew); soddisfazione perché le linee rosse indicate dai Verdi/ALE (non discriminazione e privacy) sono state rispettate nel documento in votazione. Nell’intervento pronunciato a nome del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL, Cornelia Ernst ha affermato: Il certificato COVID-19 non è un pass di vaccinazione, non è un biglietto di ingresso o un visto sostitutivo. Quello che può fare è facilitare la libera circolazione nelle circostanze attuali. Ma il problema principale oggi è l’accesso alle vaccinazioni. Per questo il rilascio dei brevetti è un passaggio ineludibile. Anziché istituire il Fondo Europeo per la Difesa, sarebbe stato meglio creare un Fondo Sanitario Europeo, per una Silicon Valley pubblica per la ricerca sanitaria.
Si sono poi svolte le votazioni sui due testi contenenti gli emendamenti (Posizione in prima lettura) da apportare alle due Proposte della Commissione. Sono stati approvati entrambi. Quello riguardante i cittadini UE, con 540 voti favorevoli, 119 contrari e 31 astensioni. I voti dei deputati della Sinistra si sono così distribuiti: 14 a favore (Arvanitis, Barrena Arza, Flanagan, Georgoulis, Kokkalis, Kouloglou, Kountoura, MacManus, Omarjee, Papadimoulis, Pineda, Rego, Rodríguez Palop, Villanueva Ruiz ), 14 contrari (Aubry, Bompard, Botenga, Chaibi, Daly, Ferreira, Gusmão, Hazekamp, Konečná, Matias, Pelletier, Pereira Sandra, Urbán Crespo, Wallace) e 11 astenuti (Björk, Demirel, Ernst, Georgiou, Kizilyürek, Maurel, Michels, Modig, Schirdewan, Scholz, Villumsen). Va considerato che il Gruppo della Sinistra aveva presentato alcuni emendamenti sui vaccini e le vaccinazioni; alcuni sono stati approvati, altri, soprattutto quelli sul rilascio dei brevetti e sulla sospensione dei relativi diritti di proprietà, sono stati respinti1. La Posizione in prima lettura relativa alla Proposta riguardante i cittadini dei Paesi Terzi è stata approvata con 540 voti a favore, 80 contrari e 70 astensioni.
Il Parlamento ha poi votato il rinvio di ambedue i documenti alla Commissione parlamentare competente per adire al negoziato interistituzionale.
- A questo riguardo, vedi l’articolo di Roberto Musacchio, Se mi metti il Passaporto e non mi dai ivaccini, che faccio?[↩]