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Più salario più diritti

Redazione

Il varo da parte delle istituzioni europee della direttiva sul salario minimo è un fatto importante. Noi di Transform ci abbiamo lavorato da tempo arrivando anche ad una raccolta di firme che riguardava anche la direttiva sui lavoratori delle piattaforme che è ancora da fare (ne scrivono oggi Andrea Allamprese e Giuseppe Bronzini). Riportiamo qui un primo giudizio di Marc Botenga deputato del gruppo the Left: “L’accordo (provvisorio) sul salario minimo europeo è una buona notizia. È anche meglio della proposta della Commissione europea. Questo testo è un segnale e il risultato di anni di lotta. Con il 10% dei lavoratori in povertà e un salario minimo di soli 332 euro in alcuni paesi, era ora.
In molti paesi, il testo incoraggia una più ampia copertura dei contratti collettivi (80%). Sottolinea il ruolo fondamentale dei sindacati. Sostiene l’indicizzazione automatica del salario minimo, possibilmente in base ad un paniere di beni.
Ma mentre il testo potrebbe aiutare nella lotta per aumentare i salari minimi, la lotta in ogni paese rimane fondamentale. Perché si tratta soprattutto di raccomandazioni, non di misure vincolanti. Siamo ben lontani da un vero salario minimo europeo”.

Un salario minimo è una buona cosa. Non deve essere però il plafond verso il basso che accompagna la svalorizzazione del lavoro ma servire a recuperare ciò che è andato perso. Cioè è necessaria una crescita complessiva della ricchezza che torna ai salari. Deve essere orario ma anche complessivo. Non può essere lontano né da quello orario tedesco né da quello mensile francese. Quindi serve che la direttiva sia cogente e che in Italia venga recepita con l’intento di fare fronte allo scandalo di essere l’unico Paese d’Europa dove l’attuale media salariale è inferiore a quella del 1990.
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