La “Carta di Roma” costituisce la sintesi propositiva finale del convegno “Il collasso della biosfera e i compiti della politica”, tenutosi a Roma il 20 settembre 2023 –
Premessa
Quella che oggi incombe davanti a noi non è una semplice crisi climatica, ma l’avvio di un collasso della biosfera, dipendente dall’esaurimento delle sue risorse e dagli squilibri ecosistemici inflitti al pianeta dallo sfruttamento selvaggio e illimitato del sistema capitalistico. L’organizzazione della società per Stati in reciproca competizione, tutti impegnati nel saccheggio della natura, è incompatibile con la sopravvivenza del genere umano sulla Terra. Non si tratta dunque semplicemente di rinnovare le fonti di energia per continuare a far correre la macchina della crescita illimitata. Ma di avviare un nuovo modo di produrre e consumare, improntato alla cura e alla rigenerazione delle risorse. Senza possedere questo orizzonte strategico generale, si rimane prigionieri di soluzioni parziali, incoerenti, fallimentari. È invece necessario perseguire un assetto cooperativo tra gli Stati, rendere equo il rapporto fra Paesi poveri e Paesi ricchi, così come il rapporto fra lavoratori e possessori di capitali, fondare una nuova Costituzione della Terra. E a questo fine occorre elaborare e diffondere una nuova visione del rapporto uomo-natura, che metta fine all’antropocentrismo violento secondo cui, come vuole la Genesi, l’uomo è il padrone del creato, e questo è al suo servizio. Noi siamo ospiti sulla Terra come tutte le altre creature e dobbiamo guardare ad essa non come a una preda, ma come a un bene comune da utilizzare con equità e misura insieme a tutti i viventi.
Rivendicazioni e proposte
Le città vanno ripensate urbanisticamente come ecosistemi, sia pure fortemente modificati dall’uomo. Devono essere comprese e governate nelle dinamiche del più vasto territorio che le circonda.
Pertanto:
- i territori periurbani vanno forniti di invasi che raccolgano l’acqua piovana destinata agli usi civili durante l’estate, così da limitare anche gli effetti distruttivi sulle infrastrutture urbane nel corso delle piogge intense. Proponiamo, come già avviene in altre parti d’Europa e del mondo, che nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni siano previsti invasi per la raccolta d’acqua piovana sugli edifici così che non si disperda per strada e nelle fogne e venga variamente utilizzata.Al tempo stesso sistemi di depurazione delle acque reflue dovrebbero fornire acqua utile per irrigare gli orti e per altri usi civili;
- occorre demolire le costruzioni abbandonate e recuperarle alla coltivazione di orti, secondo il loro uso antico. Un tempo le città erano circondate da terre coltivate per fornire alimenti quotidiani ora invece da suoli impermeabilizzati. Un’area verde serve ad assorbire l’acqua piovana, a produrre ossigeno, ad assorbire CO2, a trattenere il particolato disperso nell’aria, a calmierare la temperatura;
- al fine di ripristinare un rapporto di cooperazione circolare tra città è campagna occorre fornire i comuni delle risorse per recuperare i rifiuti organici presso i mercati rionali, le botteghe di frutta e verdura, gli scarti delle industrie alimentari, così da istituire luoghi per l’accumulo e la produzione di compost destinato alla fertilizzazione dei terreni agricoli. Già oggi in tante città i rifiuti organici vengono utilizzati per produrre gas metano mentre i fanghi della loro“digestione” diventano materia per nuovo compost. Si raggiunge così l’obiettivo generale di trasformare tutti i rifiuti organici urbani in energia e materia fertilizzante come è accaduto per millenni in tutte le città del pianeta;
- i movimenti ambientalisti potrebbero rivendicare la costituzione in ogni città di un Parco della biodiversità agricola. Si tratterebbe di impiantare in un luogo già verde o in un’area dismessa e trasformata, un campo di coltivazione delle varietà frutticole e orticole presenti nel nostro Paese e in gran parte abbandonate a causa delle monoculture industriali che privilegiano poche varietà. Questi parchi, che stanno nascendo in alcune regioni, dovrebbero fornirsi di un vivaio in cui le varie piante, spesso esemplari antichi e rari, vengono riprodotte in modo da poterle fornire ai coltivatori che ne fanno richiesta e così diffonderle nelle campagne;
- la cementificazione del suolo va classificata come delitto ambientale ricadente sotto il diritto penale, sottrazione di un bene comune scarso e irriproducibile, che contribuisce all’aumento del rischio per i cittadini durante le piogge intense, quando le strade diventano fiumi; innalza la temperatura locale; mantiene il particolato disperso nell’aria. Rivendichiamo una legge che attribuisca la piena responsabilità individuale a chi autorizza la cementificazione per edifici non necessari e non concordati con le popolazioni locali, le istituzioni e le organizzazioni ambientaliste;
- le imprese agricole devono possedere un piccolo allevamento, anche di animali da cortile, come prescrivono le pratiche dell’agrorecologia, per fornire letame destinato a fertilizzare il suolo. In questo modo lo smercio di carne, uova, latte, oltre che di beni agricoli, a km zero, avvicina produttori e consumatori, arricchisce la cultura dei cittadini, ricrea delle vere comunità del cibo, contribuendo a ripopolare le aree di collina e di montagna;
- chiediamo all’Unione Europea il bando definitivo dei pesticidi dalle campagne, che stanno sterminando le api, e l’uso dei diserbanti sintetici.Rivendichiamo la fine del sostegno finanziario della Politica Agricola Comunitaria alle imprese agricole industriali e un Reddito di presidio ambientale ai piccoli coltivatori europei di collina e di montagna. E’ la presenza umana sulla terra che garantisce la tutela del suolo,la prevenzione degli incendi, il controllo delle acque, la limitazione delle frane. E’ con la ripresa della piccola agricoltura, il piccolo allevamento, la silvicoltura, che si ridà vita ai territori interni e si ripopolano i paesi abbandonati. Oggi la più grave questione territoriale dell’Italia è lo squilibrio tra l’abbandono e lo spopolamento delle aree della dorsale appenninica e preappenninica e l’intasamento delle pianure litoranee e delle valli. Senza un presidio ambientale delle alture, la loro costante manutenzione, le aree del piano, dove si concentrano le infrastrutture, le imprese, la popolazione, la ricchezza del Paese, i disastri ambientali saranno sempre più distruttivi;
- esortiamo la UE e tutti i Paesi a smettere di finanziare le energie fossili e ad investire negli impianti di produzione di energia elettrica tramite le fonti rinnovabili, una parte dei quali dovrebbero essere di proprietà dello Stato, per non lasciare il processo di transizione alle rinnovabili completamente nelle mani delle possibili speculazioni private.Ci mobilitiamo inoltre in ogni comune perché le amministrazioni favoriscano la riduzione del trasporto privato per potenziare quello pubblico elettrificato. Esortiamo anche i cittadini a mobilitarsi per costituire Comunità Energetiche rinnovabili sul modello delle tante già attive sul territorio. Tale nuovo modo di decentramento delle fonti di energia realizza tre diversi scopi di grande rilievo. Contribuisce a produrre energia sostenibile, rende gruppi di popolazione meno dipendenti dalle grandi reti, crea comunità, attivando meccanismi di cooperazione e solidarietà sociale.
Tutti gli interventi al convegno e i materiali prodotti sono disponibili nella pagina dedicata Il collasso della biosfera