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Pandora Papers: il Parlamento Europeo chiede indagini, misure restrittive e nuove leggi

Il 21 ottobre il Parlamento Europeo ha chiesto l’avvio di un’indagine approfondita sulle attività illecite rivelate dai Pandora Papers avvenute nelle giurisdizioni dell’UE. I deputati hanno approvato una Risoluzione (P9_TA(2021)0438) con 578 voti favorevoli, 28 contrari e 79 astensioni, in cui identificano i provvedimenti più urgenti da adottare a livello UE per colmare le lacune che attualmente consentono elusione ed evasione fiscale e riciclaggio di denaro su vasta scala.

Il Parlamento Europeo accusa la Commissione Europea di non aver fatto abbastanza per combattere il riciclaggio di denaro, l’evasione e l’elusione fiscali negli Stati membri e nel mondo. Pertanto, alla Commissione chiede di intraprendere azioni legali nei confronti dei Paesi UE che non applicano correttamente le leggi vigenti. In particolare, segnala alcuni attuali ed ex primi ministri e ministri di Stati membri, le cui attività sono emerse dall’inchiesta sui Pandora Papers.

Questa risoluzione fa seguito all’indignazione espressa dal Parlamento a ottobre, in occasione di una discussione in Aula tenutasi due giorni dopo la pubblicazione delle prime rivelazioni dei Pandora Papers.

Nella Risoluzione approvata si esortano le autorità nazionali dell’UE ad avviare indagini approfondite sulle attività illecite rivelate dai Pandora Papers che hanno coinvolto le loro giurisdizioni e ad attuare controlli su tutte le persone menzionate da quest’inchiesta. I deputati chiedono alla Commissione di esaminare le rivelazioni per valutare l’opportunità di ulteriori proposte legislative e stabilire se sia giustificata un’azione legale nei confronti di alcuni Stati membri. Inoltre, ritengono che la nuova Procura europea dovrebbe valutare se le rivelazioni meritino indagini specifiche.

Il Parlamento ha condannato in particolare il coinvolgimento di politici ed ex politici dell’UE, tra cui Andrej Babiš, primo ministro ceco, Nicos Anastasiades, presidente di Cipro, Wopke Hoekstra, ministro olandese delle Finanze, Tony Blair, ex primo ministro britannico, e John Dalli, ex ministro maltese e commissario europeo – tutti menzionati nei Pandora Papers. Anche Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaigian, e Milo Đukanović, presidente del Montenegro, sono criticati nella risoluzione.

Il Parlamento esorta gli Stati membri e la Commissione a fare di più per identificare i titolari effettivi, che in ultima analisi beneficiano delle società di comodo e dei prestanome, e condividere le informazioni ottenute. I deputati sottolineano inoltre che numerosi Paesi UE sono in ritardo nell’attuazione delle attuali norme contro il riciclaggio di denaro e l’elusione fiscale. Gli Stati ritardatari dovrebbero essere perseguiti dalla Commissione. Alla Commissione si chiede anche di presentare proposte per regolamentare i programmi di “passaporto d’oro” e di residenza.

Ad un anno dal termine di attuazione di una direttiva antiriciclaggio, nove Stati membri non sono riusciti a istituire registri pubblici, utilizzabili per identificare i titolari effettivi finali, soprattutto nelle situazioni in cui si utilizza una rete di società di comodo; mentre altri hanno imposto restrizioni all’accesso geografico, in violazione delle norme dell’UE.

Pertanto, nella Risoluzione si afferma che nuove norme più severe saranno inutili se non si applicano correttamente le misure già in vigore e senza una migliore cooperazione tra le autorità nazionali dell’UE. Si chiedono inoltre maggiori risorse per questo settore strategico, nonché una dimostrazione di buona volontà. La Commissione dovrebbe anche valutare se le unità di informazione finanziaria nazionali dispongano di sufficienti risorse.

Nel testo si definisce l’attuale lista nera UE dei paradisi fiscali “uno strumento poco incisivo“, incapace di richiamare alle proprie responsabilità alcuni dei Paesi maggiormente colpevoli. Ad esempio, le Isole Vergini britanniche contano due terzi delle società di comodo menzionate nei Pandora Papers, eppure non sono incluse nella lista nera dell’UE. Preso insieme ai suoi territori parzialmente controllati all’estero, il Regno Unito è strumentale nell’occultamento mondiale di denaro e beni. La rete di paradisi fiscali esteri del Regno Unito rende facile per gli individui e le organizzazioni nascondere la loro ricchezza. Pertanto, la risoluzione chiede che la concessione dell’accesso al settore finanziario del Regno Unito al mercato unico dei servizi finanziari sia subordinata al rispetto da parte del Regno Unito di norme fiscali e antiriciclaggio comuni.

Il Parlamento chiede alla Commissione di collegare l’accesso del settore finanziario britannico al mercato unico dell’UE con l’allineamento del Regno Unito agli standard comuni in materia di trasparenza fiscale e antiriciclaggio. La Commissione non può continuare a consentire al Regno Unito e ai suoi paradisi fiscali di essere una calamita per il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale alle porte dell’Unione Europea.

Per la prima volta, il Parlamento ha anche condannato il ruolo degli Stati Uniti come hub per il segreto finanziario e aziendale. Alcuni stati degli Stati Uniti, come il South Dakota, l’Alaska, il Wyoming, il Delaware e il Nevada, sono diventati centri di segretezza finanziaria e aziendale, come rivelato dai Pandora Papers.

Il Parlamento ha anche deplorato il fatto che, in seguito alle rivelazioni dei Pandora Papers, il Consiglio dei ministri delle finanze dell’UE abbia deciso di accorciare l’elenco UE dei paradisi fiscali, rimuovendo le isole caraibiche di Anguilla e Dominica, nonché le Seychelles, presenti nei Papers.

I deputati presentano varie ipotesi per una migliore compilazione di questa lista, tra cui l’ampliamento della portata delle pratiche considerate come tipici indicatori di un paradiso fiscale e la riforma del processo decisionale che identifica quali giurisdizioni sono incluse. All’inizio di ottobre 2021, i deputati hanno approvato una Risoluzione più dettagliata su questo particolare argomento.

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