Gli scienziati, hanno individuato, ormai da anni, le cause della diffusione di nuovi patogeni pericolosi, che si sviluppano a causa del cambiamento climatico, l’urbanizzazione, l’invadenza di ambienti naturali e l’avvicinamento delle popolazioni agli animali selvatici, gli allevamenti intensivi, gli scambi internazionali sempre più intensi.
Il premio Nobel Joshua Lederberg, rettore della Rockefeller University ha dichiarato: “L’unica più grande minaccia al continuo predominio dell’uomo sul pianeta è il virus”.
Che questi avvertimenti non siano stati ascoltati fino alla diffusione del coronavirus, è un fatto grave, ma lo è ancora di più che la pandemia venga affrontata, non solo in Italia, come fosse un evento eccezionale, quando ormai innumerevoli studi prevedono altre diffusioni di virus sconosciuti. Siamo di fronte a una colpevole rimozione di eventi previdibili e soprattutto delle cause che sono alla base di questi fenomeni. La ricerca del profitto, si sa, non si mette in discussione di fronte a niente e non guarda al futuro, l’accumulazione si fa qui e ora.
I guardiani del profitto infatti, di centrodestra e di centrosinistra, stanno mettendo in campo provvedimenti parziali ed estemporanei, pur di non mettere in discussione un modello di società che fa acqua da tutte le parti, come dimostra anche la vicenda dei brevetti sui vaccini. Da qui la necessità e la possibilità che si sviluppino movimenti, che partendo magari da aspetti specifici mettano in discussione questo modello e ne contrastino l’andamento disastroso. Vi sono alcuni segnali in questa direzione, in particolare rispetto alla sanità e alla scuola, dove le contraddizioni e la confusione della gestione nazionale e regionale appaiono più evidenti e lesive di diritti percepiti ancora come universali.
Da un anno a questa parte vi sono stati provvedimenti improntati alla provvisorietà, che non solo non fanno i conti con gli scenari futuri, ma non soddisfano, per quanto riguarda le scuole in particolare, neanche la sicurezza di chi le frequenta, dagli alunni e studenti al personale docente e ATA, stante l’assenza di provvedimenti strutturali. Il composito movimento che si è sviluppato sulla scuola ha rischiato e rischia di dividersi su bisogni apparentemente contrapposti, quello della sicurezza e quello della didattica in presenza, elementi da tenere saldamente insieme, valorizzando le comuni rivendicazioni, sulle risorse, la riduzione del numero degli alunni per classe, l’edilizia, i trasporti e quant’altro.
Dallo scorso anno circolano piattaforme che hanno in comune questi punti fondamentali, sui quali è veramente possibile costruire un fronte molto largo, che potrebbe comprendere i sindacati confederali e quelli di base, anche se il credito concesso a Draghi, da parte dei primi, sembra un ostacolo di non poco conto al momento. Prezioso è il lavoro di tutti i soggetti associativi che non si sono lasciati narcotizzare dall’esponente del capitale alla guida del governo e dal ministro di fede confindustriale. Questa terribile pandemia ci sta mostrando che se chi detiene il potere economico e politico continua ad agire ancora indisturbato, è perché è riuscito a dividere chi avrebbe interessi comuni, ad addormentare le coscienze, a diffondere un senso d’impotenza. E’ con l’unità e con la lotta che si può invertire la devastante tendenza in atto. Dovremmo riflettere a fondo su questo e non cadere nella trappola del tutti a scuola nessuno a scuola, mettendo oggettivamente in subordine le misure indispensabili per una scuola davvero sicura e il rilancio della sua efficacia per garantire il diritto allo studio per tutte e tutti.
*Responsabili Scuola Università Ricerca PRC/SE