di Paola Boffo – Il Financial Times del 13 gennaio pubblica un articolo nel quale si legge che “Roma è emersa come il più grande ostacolo alle due grandi riforme finanziarie dell’euro: potenziamento del fondo di salvataggio del meccanismo europeo di stabilità per i governi in difficoltà e completamento dell’unione bancaria.”
L’articolo attribuisce all’agitazione di Salvini il fatto che ci sia stato uno stop nel processo di approvazione della riforma del MES. Tutta la vicenda l’abbiamo già ricostruita qui, qui e qui, in tre articoli dove si da anche conto delle relazioni istituzionali e si riporta e commenta tutta la documentazione utile al riguardo.
Ma se la questione è arrivata alla ribalta dei media mainstream grazie all’alzare dei toni della destra, va tenuto conto che critiche alla riforma erano già venute da altre fonti, anche istituzionali e super partes, come il Governatore della Banca d’Italia e il presidente dell’ABI.
Per limitarci in questa sede al tema dell’Unione bancaria, richiamata nell’articolo del FT, ricordiamo che pure Giovanni Tria (ministro dell’Economia del governo Lega-M5S) ha affermato “se le mine presenti nel MES sono state disinnescate a giugno 2919, bisogna fare molta attenzione alle mine presenti negli altri strumenti che stanno sul tavolo, come per l’unione bancaria”. E Tremonti (già ministro dell’Economia del governo Berlusconi) invita a non firmare la riforma, ma invece a: “Sospendere il tutto, discutere sul futuro dell’Europa, rinviare la discussione sul futuro delle banche. L’Europa è una casa comune, non una banca comune”. Secondo lui l’Italia ha pagato più degli altri e parla del MES come “galleria di orrori fabbricata da élite di tecnici e da gente interessata”.
L’ipotesi del “safe portfolio”, alternativa, o in aggiunta, a quella del safe asset che l’Italia propone (un titolo obbligazionario europeo sicuro) avanzata nell’articolo, potrebbe essere messa sul tavolo della discussione.
D’altra parte, all’Ecofin del 5 dicembre (Consiglio dei Ministri dell’economia e finanza dell’UE) è stata presentata la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori per il Rafforzamento dell’Unione bancaria, predisposta dal Gruppo ad hoc “Rafforzamento dell’unione bancaria” del Consiglio, e si è verificato che il percorso verso L’Unione bancaria al momento non è andato molto più avanti del definire, per quanto riguarda l’EDIS, il sistema di assicurazione comune dei depositi, un progetto di modello per la raccolta di dati al fine di sostenere la metodologia di calcolo dei contributi basati sul rischio e uno studio su 22 opzioni e discrezionalità nazionali (NOD), che ha la finalità di supportare il negoziato fornendo una panoramica dell’attuale uso dei NOD negli Stati membri e contribuire alla discussione sul loro trattamento nell’ambito dell’EDIS, formulando raccomandazioni politiche, anche alla luce dell’impatto sull’EDIS in termini di esposizione finanziaria e oneri amministrativi.
Come è noto il progetto dell’Unione bancaria ha preso le mosse nel 2012, con una Comunicazione della Commissione Europea denominata “Un piano per un’Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Avvio del dibattito europeo”. L’Eurogruppo continuerà a svolgere il proprio ruolo nella preparazione delle riunioni del vertice euro (cioè del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei paesi appartenenti all’eurozona), contribuendo ai lavori sull’approfondimento dell’Unione Economica e Monetaria, in seguito ai risultati raggiunti a giugno 2019 su tutto il “pacchetto” tra cui: il trattato sul MES, lo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza (BICC), l’EDIS (un Sistema comune di garanzia dei depositi che ha l’obiettivo di creare un sistema più europeo, scollegato dalle risorse finanziarie dei singoli paesi) e l’Unione bancaria (tutte le banche dell’Unione europea sono soggette a vigilanza secondo le medesime norme e le banche più importanti della zona euro sono sottoposte centralmente alla vigilanza della Banca centrale europea (BCE), che agisce nella veste di autorità di vigilanza nel quadro del meccanismo di vigilanza unico (SSM). In caso di dissesto le banche possono essere risolte centralmente, secondo le medesime norme, nel quadro del meccanismo di risoluzione unico (SRM) sostenuto da un Fondo di risoluzione unico (SRF) ).
Il mandato del Parlamento italiano al Presidente Conte per la continuazione del negoziato, dopo aver discusso nella seduta di mercoledì 11 dicembre scorso delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, è contenuto nella risoluzione (n. 6-00091 Del Rio e altri), che ha impegnato il governo, tra l’altro:
“6) a mantenere la logica di pacchetto (MES, BICC, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici; in particolare, a escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale, ed escludendo le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari all’EDIS in base al rischio di portafoglio dei titoli di Stato; inoltre, a proporre nelle prossime tappe del negoziato sull’Unione bancaria l’introduzione (a) dello schema di assicurazione comune dei depositi (EDIS), (b) di un titolo obbligazionario europeo sicuro (cosiddetto common safe asset – ad esempio eurobond) e (c) di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito; a escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico;”.
I prossimi appuntamenti rilevanti per il negoziato su Mes e Unione bancaria sono le riunioni dell’Eurogruppo del 20 gennaio, che nella riunione pomeridiana dei ministri delle finanze dell’UE discuterà sui seguiti dell’Eurosummit di dicembre in relazione all’approfondimento dell’Unione Economica e Monetaria, e poi le riunioni del 17 febbraio e 16 marzo; il Consiglio europeo del 26-27 marzo 2020.