di Franco Ferrari –
La settimana si è aperta in Francia con il dibattito parlamentare che vede la maggioranza macroniana insistere nella linea di smantellamento del sistema pensionistico con l’obbiettivo di portare all’approvazione la loro legge e chiudere un lungo e aspro conflitto sociale. A questa iniziativa della maggioranza presidenziale le sinistre si presentano con una linea comune di opposizione ma con qualche differenza tattica nel modo di gestirla. France Insoumise voleva presentare una mozione di sfiducia ma il gruppo socialista, senza il quale non ci sono numeri sufficienti, l’ha ritenuta in questo momento inefficace. Il Partito Comunista punta molto, invece, sulla richiesta di referendum sulla riforma pensionistica, forte del fatto che i sondaggi danno una netta prevalenza ai contrari.
Il Presidente della Repubblica ha tentato i questi giorni quello che Melenchon ha battezzato come “un diversivo” con un discorso sul “separatismo” e “comunitarismo” di cui sarebbero responsabili alcune comunità musulmane in Francia. L’apertura di questo fronte polemico sembra confermare la volontà di Macron di prendere voti soprattutto a destra, nel campo dei Republicaines (eredi del gollismo storico), più che a sinistra, dove le politiche socio-economiche liberiste e punitive dei ceti popolari gli lasciano meno margine di manovra.
La Republique En Marche (LREM), il partito macroniano, sperava qualche mese fa di poter mettere le basi nel sistema municipale che in Francia è molto polverizzato (ci sono 35.000 comuni), ma è anche una fonte importante di costruzione di una rete di notabilato che porta, a volte, consensi e alimenta un ceto politico diffuso che ancora alla maggioranza parlamentare manca. Macron sperava soprattutto in un afflusso di sindaci uscenti provenienti sia dalle fila socialiste che da quelle centriste e di destra moderata. Alla fine questo smottamento dei vecchi equilibri politici non c’è stato. L’adesione alle politiche del Presidente non è affatto garanzia di successo elettorale. Sta avvenendo quindi il contrario, è LREM che cerca dove può di andare a sostenere candidati sindaci considerati affini.
L’esito delle elezioni comunali di Parigi sarà simbolicamente e politicamente importante per capire quanto rimane del consenso al Presidente della Repubblica. Il candidato scelto da En Marche, Benjamin Griveaux, si è ritirato per la diffusione di un video privato a sfondo sessuale. Al di là dei contorni non chiarissimi della vicenda, va rilevato che si trattava di una figura importante nel cerchio politico macroniano, proveniente dalla destra socialista di Rocard e Strauss-Kahn e per ora messo fuori gioco. E’ stato sostituito dalla Ministra della Sanità, presentata subito dopo che aveva dichiarato che il suo lavoro di Ministro era troppo importante in questo momento per dedicarsi ad altro. La situazione parigina di LREM era già resa difficile dalla presentazione di un candidato dissidente che non aveva accettato la scelta di Griveaux.
A Parigi l’attuale amministrazione è guidata dalla socialista Anne Hidalgo con la partecipazione del PCF. France Insoumise ha presentato una propria candidatura alternativa. La presenza del doppio turno consente di stipulare accordi anche in una fase successiva e questo potrebbe comunque consentire di recuperare situazione di divisione a sinistra che si presentano anche in altre città. Al momento, sulla base dei sondaggi, l’esito più favorevole sembra la conferma della Hidalgo alla guida del più importante municipio di Francia.
Fra i comuni chiamati al voto, 42 hanno più di 100.000 abitanti. Fra questi vi sono 12 sindaci uscenti socialisti, 1 Verde (Grenoble, eletto con una coalizione di sinistra alternativa ai socialisti), 2 “divers gauche” e due comunisti. Questi ultimi si trovano in due comuni della cintura parigina un tempo molto più rossa di quanto non sia oggi. Con i comuni di Montreuil e Saint Denis, il PCF cerca di difendere le ultime due esperienze importanti di “comunismo municipale” che gli sono rimaste, ma spera anche di riconquistare Le Havre, in Normandia, il cui sindaco di destra Edouard Philippe è stato chiamato a guidare il governo da Macron, e il suo successore si è ritirato per vicende analoghe a quelle di Griveaux. Philippe si ripresenta alle municipali alla guida di LREM ma ha già annunciato che se eletto lascerà la carica ad un altro esponente del suo partito. Il candidato comunista ha il sostegno di France Insoumise, ma non di Verdi e socialisti che presentano una propria candidatura. La gara al primo turno deciderà chi al secondo dovrà cercare di unire la sinistra.
La situazione più interessante è probabilmente quella che si è creata a Marsiglia. In questa importante città meridionale, il sindaco uscente, il gollista Gaudin si è ritirato dalla corsa dopo una lunga e contestata gestione. A sinistra si è creata un’ampia coalizione che vede insieme i comunisti, France Insoumise (che a Marsiglia è riuscita a far eleggere deputato Jean-Luc Melenchon), i socialisti ufficiali e i verdi dissidenti e che ha assunto il nome di “Primavera Marsigliese”. La coalizione può contare su un significativo sostegno di realtà associative di base ed anche dell’appoggio ufficiale della CGT.
Avviata già qualche mese fa, la coalizione è riuscita a superare lo scoglio della scelta del candidato sindaco. La convergenza si è trovata alla fine su Michéle Rubirola che proviene dai Verdi. Ciò nonostante i Verdi ufficiali presentano un proprio candidato in contrapposizione. Nelle scelte compiute dal partito ecologista, che ha avuto un buon successo nelle elezioni europee ottenendo il 13,5%, pesa molto la trasparente volontà del suo esponente di punta Yannick Jadot, di guardare alle prossime elezioni presidenziali con l’ambizione di diventare l’alternativa di centro-sinistra al presidente uscente Macron e alla destra di Marine Le Pen.
I Verdi francesi hanno avuto spesso delle fiammate di consenso, soprattutto alle elezioni europee, che i politici definiscono ancora di “second’ordine”, in quanto il voto non è direttamente collegato alla scelta di governo, che poi non si è tradotto in effettivo aumento del loro peso politico. In generale nelle elezioni municipali tendono a presentarsi con la componente più moderata delle forze di sinistra.
A Marsiglia si presenta anche una candidata dissidente dei socialisti che non ha accettato l’alleanza a sinistra.
L’esperienza della Primavera Marsigliese sarà comunque una delle più interessanti per delineare il futuro della sinistra francese, in un quadro che è ancora caratterizzato da una certa polverizzazione e dalla mancanza di una prospettiva chiara. Pesano sia il disastroso quinquennato di Hollande, che le virate austeritarie delle ultime esperienze di unione della sinistra. Il tentativo di Melenchon di capitalizzare le difficoltà dei socialisti e dei comunisti per diventare il riferimento incontrastato della sinistra, dopo le elezioni presidenziali, non è riuscito per una serie di errori e anche qualche rigidità settaria.
Il conflitto sociale sulle pensioni ha sicuramente modificato anche il quadro politico ma, per ora, non emerge una proposta alternativa chiara e credibile. Questo lascia effettivamente un certo margine di manovra alla scommessa dei Verdi di Yadot che, in nome della lotta al cambiamento climatico, potrebbero effettivamente presentarsi come una risposta rinnovata rispetto alle vecchie esperienze di governo a guida socialista, benché anch’essi ne siano stati parte.