Il 31 dicembre u.s. a partire dalle 20.30, a reti unificate, si è menzionata «la novità di grande significato sociale e culturale» di avere un governo guidato per la prima volta da una donna. Quindi si è constatato che «nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento», ma, qualunque siano state le loro intenzioni iniziali, tutte hanno dovuto fare i conti con la «concretezza della realtà», che ha «convocato ciascuno alla responsabilità» e dimostrato così ancora una volta che la nostra è una democrazia «matura». Si è successivamente passati alla Costituzione, entrata in vigore settantacinque anni fa, e che «resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere».
Il pensiero è andato subito dopo alla guerra in Ucraina. Sì, occorre adoperarsi perché il 2023 segni la fine delle ostilità, ricordando gli appelli di Papa Francesco, e la «parte fondativa dell’identità europea», che resta appunto la pace. Ma c’è un aggredito e un aggressore, ed è su quest’ultimo che ricadono tutte le responsabilità, «non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi. Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili». Ma non ci si deve rassegnare, e la speranza di pace si basa «soprattutto sulla forza della libertà» e sulla «volontà di affermare la civiltà dei diritti», che sono vive soprattutto tra le giovani generazioni, come mostrano le proteste in Iran, in Afghanistan, in Russia.
Si è passati quindi alle condizioni del nostro paese dopo anni particolarmente duri, che hanno «provocato o aggravato tensioni sociali, fratture, povertà»: dal Covid all’inflazione, dalla disoccupazione alla deprivazione, specie minorile, e agli squilibri territoriali. Tuttavia occorre reagire nello spirito della Costituzione, e il Paese reagisce comunque bene, come dimostrano la crescita economica, quella delle esportazioni, e quella dei turisti stranieri. Occorre avere orizzonti; le nuove tecnologie assieme alla ricerca scientifica aiutano ad aprirli e a far fronte alle sfide del tempo: «Sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale. […] Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani. Pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa. La sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio».
Tra le sfide sono stati menzionati l’ambiente e l’energia, le nuove tecnologie, e la scuola, l’università e la ricerca scientifica, dove «prepariamo i protagonisti del mondo di domani». Ed è una fortuna che ci sia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a spingere «l’Italia verso questi traguardi». È giunto quindi il monito. Troppi ragazzi muoiono sulle strade per incidenti causati dalla velocità, dalla leggerezza, dal consumo di alcol o di stupefacenti. «Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza». Infine, gli auguri.
Il testo integrale del discorso è disponibile qui.
Sia chiaro, non è che un discorso presidenziale di fine anno debba essere per forza scoppiettante come i fuochi d’artificio della mezzanotte, con tanto di danni politici o diplomatici la mattina dopo. Tantomeno ci si aspetta che il Capo dello Stato eserciti un contropotere nei confronti della maggioranza di governo. In questa occasione, anzi, il Presidente ha apprezzabilmente esercitato le sue prerogative in difesa della Costituzione mettendo doverosi argini al progetto di autonomia differenziata. Ciò che si intende piuttosto rilevare del discorso presidenziale è che esso riassume ed esemplifica metaforicamente la condizione di debolezza, di limitazione, di impossibilità di guardare lontano e di assenza di alternative che caratterizza la vita politica nazionale e globale di questi tempi (e a cui, lo si ripete ancora una volta, non tocca al Presidente della Repubblica italiana porre o suggerire rimedio). Una condizione che ha ovviamente cause strutturali, ma che in Italia è stata almeno in parte costruita dal discorso mediatico dominante, in sinergia con chi ha potere e con il mondo politico stesso.
È questo discorso mediatico che abbiamo sentito riecheggiare anche a fine anno. Le donne sono particolarmente colpite dalla disoccupazione, dalla precarietà, dalla povertà, e i provvedimenti del governo in materia di lavoro e di welfare non faranno che aggravare la loro situazione? Ma per la prima volta abbiamo un Presidente del Consiglio donna!! Una guerra di aggressione è tornata a insanguinare il continente, gli europei si dimostrano incapaci di formulare alternative di pace, le spese militari vanno ad aumentare come mai prima d’ora, al ritmo dell’inflazione, stornando risorse che servirebbero come l’aria altrove? Ma non si può darla vinta all’aggressore, che poi non si ferma più!! Siamo l’unico paese OCSE dove i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni? Ma sono aumentati i turisti stranieri e le esportazioni del Made in Italy!! La globalizzazione neoliberista non riesce a trovare soluzioni ai problemi che ha creato? Ma lo avete visto che tutti quelli che sono andati al governo hanno dovuto poi fare i conti con la realtà, menomalechec’èl’Europaec’èilPNRR, e i problemi sono sempre globali!! E via continuando. Queste cose non le abbiamo sentite solo il 31 dicembre. Sono anni che le sentiamo.
Un fattore di potenziale tensione è costituito tuttavia dai giovani, in questo paese. Lodati per la coscienza ecologica. Ammirati quando protestano in Iran, in Afghanistan, in Russia. Ignorati, silenziati, criminalizzati, soggetti a una repressione poliziesca e mediatica prima ancora che giudiziaria quando protestano in prima persona in Italia (non vale ribattere che non c’è paragone tra qui e quei paesi, è l’atto di silenziare e criminalizzare che conta), quasi a voler impedire il loro giudizio sul presente e la possibilità di pensare un futuro diverso. È questa in fondo la realtà che viene a malapena celata dalla raccomandazione: “Fate attenzione quando guidate”.
Francesca Lacaita
2 Commenti. Nuovo commento
Grazie Francesca, bel commento al discorso di Matty, io invece son o rimasta stralunata per la completa dimenticanza dell’incubo dei femminicidi, che quest’anno ha raggiunto livelli inaccettabili. Giuliana
Verissimo, hai ragione, un abbraccio