editoriali

L’oggetto A e la Dote. Note per una fenomenologia dell’accordo Letta-Fratoianni

di Paola
Guazzo

A volte l’oggetto A, anche senza essere lacanian*, può come si suol dire “prendere la mano”. E il collassare della triade reale-simbolico-immaginario in un inconsapevolissimo black hole schizoide può palesarsi agli occhi attoniti di un popolo già traumatizzato da decenni di finta sinistra. A di Agenda, ovviamente, ed è l’Agenda per antonomasia, obliata ormai quella Rossa di Borsellino: l’Agenda Draghi. Un nome che fa tremare il mondo.

La follia ha anche i suoi aspetti dolci. Per esempio il tweet di Enrico Letta sul PD che vuol mettere nel suo programma una DOTE per i diciottenni. Intende probabilmente l’ennesimo, scarso bonus, la briciola della brioche di Maria Antonietta, ma è la Parola che colpisce. La dote era infatti, più o meno fino agli anni Venti del Novecento, lo scriviamo come bonus per i giovani che potrebbero ignorarne il significato, una sorta di “tesoretto” che il pater familias consegnava al futuro marito della figlia femmina, liquidandola di fatto con una somma variabile e non autogestibile come viatico per una vita asservita, che presupponiamo piena di gioie e libertà. Fra queste, ahimè, non era ancora contemplata la lacaniana jouissance di divenire la prima “premier” donna devota alla memoria di Donna Assunta Almirante. Ora sì.

L’Agenda Draghi è forse un prezioso in folio dei secoli scorsi? Un lacerto inedito di Nostradamus che Marcello dell’Utri bramò? Non lo sapremo mai. Essa è il fantasmatico Oggetto A. È fluida, anche se non esattamente gender fluid, con buona pace della paladina del ddl Zan Simona Malpezzi. Ed è metamorfica, anfotera. Può virare in pochi giorni dal caliente patto bellicista con Calenda a quello con il polleggiato non bellicista Fratoianni.

Commuove. Può persino riparlare di Costituzione. O financo, pur pavidamente, accennare ai problemi del lavoro. Magari anche stupirci, dimenticando, oplà, come per caso, i diritti civili, che talune minus habens come la sottoscritta pensavano fosse uno dei pochi punti in comune tra PD e SI.

L’Agenda Draghi è qui, è altrove, è dentro, è fuori, è senza estensione, è iperestesa, è priva di movimento, è ipercinetica, è dote, è Pnrr, è l’akasha di Madame Blavatsky, i Veda di Calasso, le Upanishad di Pio Filippani Ronconi (in vista magari di un accordo con la Meloni). È Verbo che si fa carne governista, fino all’Eternità o fino alla Fine dei Giorni.

Fine politica di Letta e Fratoianni, di tutti gli attori di un’action painting oscena e degli scarabocchi programmatici atti solo a prolungare il servaggio delle finte sinistre al capitalismo e alla guerra.

Paola Guazzo

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