notizie dal Parlamento Europeo

Lo Stato dell’Unione 2021

Il 15 settembre 2021, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha pronunciato, davanti al Parlamento Europeo, l’annuale discorso sullo “Stato dell’Unione”.

Ecco, in estrema sintesi, ciò che ha detto.

Grande soddisfazione per i risultati ottenuti dall’UE nell’ultimo anno, enfatizzazione dello spirito unitario che li ha permessi (“L’Europa ha agito unitaPossiamo esserne fieri”), esaltazione dell’empatia, solidarietà, senso di responsabilità dimostrate dai giovani. Questo l’incipit del suo, discorso. La soddisfazione è, innanzi tutto, per la vaccinazione e la lotta alla pandemia, rispetto alla quale indica tre priorità per l’azione futura: accelerare la vaccinazione a livello mondiale, proseguirla in Europa, prepararsi meglio alle pandemie (per questo l’avvio dell’Autorità HERA). In secondo luogo, per i Passaporti vaccinali. Poi, soddisfazione per la ripresa della crescita e l’avvio di NextGeneratioEU.

Dopo l’autocompiacimento, la parte propositiva. In primo luogo, la conquista dell’”autonomia europea” nel campo del digitale e della ricerca e produzione per i semiconduttori. Poi, il Pilastro sociale dei diritti sociali e “una nuova strategia europea per la cura”. A questo proposito, un originale modo di declinare la responsabilità dell’impresa: “Nella nostra economia sociale di mercato è giusto che le imprese realizzino profitti. Ma ‘per realizzare profitti’ hanno bisogno della qualità delle nostre infrastrutture, della nostra sicurezza sociale e dei nostri sistemi di istruzione.” E ancora, nuove risorse proprie per NextGeneratioEU, il nuovo programma ALMA per i Neet (né studio né lavoro né formazione). Quindi un cenno al Green Deal Europeo, i meriti dell’UE, la COP26 e le responsabilità comuni a livello globale.

Il passaggio alla politica internazionale è introdotto da una frase che si presta a diverse interpretazioni: “Stiamo entrando in una nuova era caratterizzata dall’ipercompetitività, un’epoca in cui c’è chi non si ferma davanti a nulla pur di aumentare la propria influenza, dalle promesse sui vaccini ai prestiti a tasso elevato fino ai missili e alla disinformazione. È un’epoca di rivalità regionali in cui le grandi potenze stanno concentrando di nuovo l’attenzione l’una sull’altra.” D’obbligo il cenno all’Afghanistan, con relative promesse umanitarie. Da qui il passo all’autonomia strategica è breve. Un’autonomia militare dell’UE, condotta su due versanti: quello del rapporto con la NATO e quello dell’Unione Europea della Difesa. Per questo, abbiamo bisogno, innanzi tutto, di maggiore cooperazione tra i nostri sistemi di difesa: “conoscenza situazionale” comune, migliore interoperabilità, politica europea della ciberdifesa. Per questo, il Vertice della Difesa Europea, durante la Presidenza francese.

Ma non solo difesa e sicurezza, anche un ruolo proattivo dell’UE; naturalmente, “approfondendo il partenariato con i nostri più stretti alleati”, a cominciare dagli Stati Uniti, per “la nuova agenda per il cambiamento globale (dal nuovo ‘Consiglio per il commercio e la tecnologia’ alla sicurezza sanitaria, alla sostenibilità). Dopo questo riferimento d’obbligo al grande alleato, l’elenco delle azioni in proprio: allargamento ai Balcani Occidentali, nuova strategia UE-Indopacifico. Su quest’ultimo punto, i riferimenti alla Cina sono del tutto espliciti: “la regione riveste un’importanza crescente per la nostra prosperità e sicurezza, ma è anche usata da regimi autocratici che cercano di espandere la loro influenza.” “Siamo abbastanza bravi a finanziare la costruzione di strade. Ma non ha alcun senso per l’Europa se costruiamo una strada perfetta tra una miniera di rame cinese, di proprietà cinese, e un porto di proprietà cinese”. Per questo, la nuova strategia in materia di connettività (Global Gateway).

Accanto al business internazionale, non poteva mancare un passaggio sui diritti umani nel mondo, a cominciare dal lavoro forzato. Il discorso sui diritti umani è l’aggancio per parlare della “strumentalizzazione” dei migranti e richiedenti asilo da parte della Bielorussia: “un attacco ibrido per destabilizzare l’Europa. Non lo tollereremo mai.” “Ma finché noi non troviamo un terreno comune su come gestire la migrazione, i nostri avversari continueranno ad approfittarne.” Quindi, il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo. Da qui, un’esortazione rivolta al Parlamento Europeo per accelerare l’avvento di “una politica ‘europea’ di gestione della migrazione”.

Dopo una tirata sui valori, si passa allo stato di diritto e alla situazione preoccupante, a questo proposito, in alcuni Paesi membri, nonché al richiamo alla condizionalità nei finanziamenti europei. Dal diritto ai diritti e alle libertà: delle donne e dei media. Il discorso si è concluso con la chiamata alla ribalta della medaglia d’oro ai Giochi Paraolimpici, l’italiana Bebe Vio.

Nel dibattito successivo, gli interventi della maggioranza parlamentare, hanno, in generale, ricalcatoi temi e le proposte del discorso della Presidente. Con alcuni spunti aggiuntivi. Il Presidente del Gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), il tedesco Manfred Weber, propone la semplificazione della normativa europea, un Jobs Deal (in previsione dei problemi occupativi indotti dalla transizione ecologica) e, in parallelo, un accordo commerciale con gli USA sulla mobilità e il digitale. Iratxe Garcia Pérez, Presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), ha insistito sulle dimensioni sociale e di genere della resilienza e della transizione ecologica. Il suo collega di Gruppo, il portoghese Pedro Marques, ha chiesto un’immediata  legge europea contro la povertà. Così, un altro socialista, lo spagnolo Javier Moreno Sánchez:  “…sostengo la proposta del ministro spagnolo Calviño affinché gli investimenti verdi e digitali non vengano conteggiati nel deficit o nel debito degli Stati membri e che il Recovery Fund sia permanente.” A proposito del nuovo Patto su Migrazione e Asilo, il Presidente della Commissione Libertà Civili, Juan Fernando López Aguilar, anch’egli socialista spagnolo, ha detto: ”Sarà un ‘patto’ solo quando il Parlamento europeo lo farà proprio, e ciò avverrà solo quando sarà garantita una solidarietà vincolante ed effettiva con migranti e richiedenti asilo, che non possono essere tenuti in un limbo senza diritti a tempo indeterminato negli Stati che hanno frontiere esterne dell’Unione, siano esse orientali, atlantiche o mediterranee. E questo Parlamento ha sempre fatto il suo lavoro: è il Consiglio che ha bloccato il sistema di asilo, proposto dalla Commissione nel 2016!”.

Il rumeno Dacian Cioloş, intervenuto a nome del Gruppo Renew, ha attaccato la Presidente della Commissione per la subalternità al Consiglio, l’inerzia su dossier fondamentali quali lo stato di diritto, il non andare oltre le proposte nei campi del clima, digitale, migrazione, dello stesso ruolo geopolitico dell’UE, della vaccinazione della parte più povera del pianeta. Da segnalare un altro intervento dello stesso Gruppo politico, quello dell’olandese Sophia in ‘t Veld,  focalizzato sul nodo dell’intergovernatività quale causa principale dell’impotenza politica dell’UE: anche i migliori propositi della Commissione l’Europa non possono essere realizzati perché “l’Europa intergovernativa è sclerotica e paralizzata, e il Consiglio Europeo è diventato il cimitero di molte iniziative cruciali. Patto migratorio: bloccato. Geopolitica: l’Europa è un nano. Stato di diritto: chiacchiere, chiacchiere, nessuna azione, e l’Europa sta lentamente ma costantemente perdendo terreno nell’economia globale. Il Green Deal è un grande piano, ma i Governi nazionali hanno già iniziato a disfarlo.” “La mancanza di volontà politica è dei Governi nazionali”. “…solo un’unione politica forte può portare avanti l’Europa.”

Philippe Lamberts (Belgio), intervenuto a nome del Gruppo Verdi/ALE, riferendosi al cambiamento climatico, ha attaccato la Commissione per i ritardi, l’eccessiva dilazione delle scadenze, gli atti contraddittori come la riforma della PAC. Ha poi sollevato un punto cruciale, la necessità di eliminare – da parte di Consiglio e Commissione – della concorrenza sociale e fiscale tra gli Stati membri; senza questa eliminazione la transizione ecologica sarà tutt’altro che solidale.  Si dice, inoltre, “scandalizzato” del fatto che, appena una settimana prima della caduta di Kabul, sei Stati membri, compreso il suo, “abbiano avuto l’indecenza abietta d’insistere nel perseguimento delle espulsioni verso l’Afghanistan. Scandalizzato che ancora oggi, signora Presidente, anziché stare al fianco degli afghani, l’unica preoccupazione dei 27 Stati membri sia quella di garantire che nessun richiedente asilo afghano ponga anche solo un dito del piede nel territorio dell’Unione. Gli Stati membri non solo calpestano i nostri valori fondamentali, ma mettono l’Unione alla mercé di autocrati come Erdoğan. Vi dico, mai, mai un’Europa fortezza sarà un rispettato attore geopolitico”.

Di tutt’altro tenore, di un sovranismo violento, gli attacchi alla Presidente della Commissione nell’intervento di Jörg Meuthen, a nome del Gruppo Identità e Democrazia (ID). Più moderati nella forma, quelli di Raffaele Fitto, copresidente del Gruppo Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che le ha rimproverato di non aver parlato del destino del Patto di stabilità.

Le critiche di Martin Schirdewan, Copresidente del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL, si sono appuntate principalmente sulla latitanza della Commissione nella questione della sospensione dei brevetti per i vaccini, nelle diseguaglianze sociali aumentate nell’UE durante la pandemia, nella giustizia fiscale (tassazione delle multinazionali e tassa globale sulle transazioni finanziarie) che non diventa mai una priorità della Commissione. Poi accomuna in una forte critica von der Leyen, Borrell e Weber, per la loro richiesta di un’unione militare. Conclude con un esplicito invito ai socialdemocratici diS&D, ai Verdi e ai liberali di Renew, a cambiare le “relazioni maggioritarie” all’interno del Parlamento Europeo. Ancora più incisive le critiche contenute nell’intervento scritto del suo collega di Gruppo, il belga Marc Botenga: “i lavoratori sono in gran parte dimenticati in questo discorso.”  “Per lei il salario è un dettaglio, le pensioni un problema economico.” Dopo 30 anni di mercato interno, “servizi pubblici distrutti e privatizzati”. “…lei sostiene che l’UE ha ‘fornito’ vaccini al mondo. In verità, l’Unione li ha soprattutto ‘venduti’, spesso ai Paesi più ricchi mentre si impedisce ad altri Paesi di produrli.” “Parlare di “Fit for -55%” quando il consesso scientifico richiede una riduzione delle emissioni del -65%, … è criminale.”

Gli altri 71 interventi, successivi al discorso della Presidente von der Leyen – compresi quelli inessenziali di Anže Logar, Ministro degli Esteri sloveno (intervenuto a nome della Presidenza di turno del Consiglio UE) e di Simona Bonafè (S&D) – non hanno sostanzialmente aggiunto granché.

Nemmeno la replica della Presidente della Commissione europea ha aggiunto molto a quanto detto nel discorso iniziale, salvo una puntigliosa sottolineatura della condizionalità delle riforme (“raccomandate”) che debbono accompagnare i Piani nazionali di NextGenerationEU.

Dopo la replica di Ursula von der Leyen, sono nuovamente intervenuti, in ordine inverso, i rappresentanti dei diversi gruppi politici. Martin Schirdewan (Sinistra) propone di trasformare l’UE in un “rifugio sociale” fondato su tre basi: lavoro e servizi sociali, ristrutturazione socio-digitale, protezione socio-ecologica. “Questa è la mia idea, la mia proposta per un’Unione europea della protezione sociale.” Due affermazioni illuminanti, da parte dell’olandese Robert Roos (ECR): “L’UE deve smettere di dare soldi gratis, perché questo rende pigri.” “Usiamo energia nucleare pulita senza inquinamento atmosferico ed emissioni di CO2”. Jörg Meuthen (ID) è contrario all’aumento delle risorse proprie. Anche da Philippe Lamberts (Verdi/ALE) arriva un appello per un diverso ruolo istituzionale della Commissione Europea: per realizzarne i propositi “bisognerà contarsi e trovare delle maggioranze”, bisognerà “accettare che non tutti ne faranno parte” “Bisognerà farsi carico di questa conflittualità per costruire delle maggioranze.” Alludendo a una delle invettive delle destre, cioè che il rincaro dell’energia elettrica dipende dalla politica climatica dell’UE, Iratxe Garcia Pérez (S&D): “Il problema con l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica è che c’è chi triplica i profitti a scapito delle tasche dei cittadini e degli utenti”. Niente da segnalare per quanto riguarda PPE e Renew.

Riferendosi al proprio discorso sullo Stato dell’Unione, la Presidente della Commissione ha inviato, lo stesso giorno, una “Lettera d’intenti” (firmata insieme al Vicepresidente Maroš Šefčovič), indirizzata al Presidente del Parlamento Europeo e al Presidente del Consiglio UE, il cui contenuto principale è, ancora una volta, l’autocelebrazione per i risultati raggiunti, ma che ha il merito di avere un allegato con l’elenco delle iniziative chiave che la Commissione Europea intende proporre per il 2022.

Un commento critico al discorso di Ursula von der Leyen, è stato fatto dalla deputata della Sinistra, Manon Aubry, in un video in diretta da Strasburgo. La stessa Aubry, ha poi commentato il discorso sullo Stato dell’Unione, insieme all’altro Vicepresidente, Martin Schirdewan, in un video pubblicato sul sito del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL. Due giorni prima del discorso, il Gruppo aveva pubblicato un elenco argomentato delle “7 cose che abbiamo bisogno di sentire da von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione”.

Una posizione decisamente critica nei confronti del discorso della Presidente della Commissione sullo Stato dell’Unione è stata espressa anche dal Partito della Sinistra Europea.

Per una nostra lettura critica del discorso della Presidente della Commissione, si rimanda all’articolo di Roberto Musacchio Lo Stato dell’Unione Reale.

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