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L’Italia senza casa e i tradimenti di classe

di Leonardo
Ragozzino

Tra i possibili “tradimenti di classe” di gran parte del mondo progressista che possiamo oggi constatare, se il tema cruciale di politica estera guerra-pace, relativo ai due scenari bellici a noi più vicini, ucraino e israelo-palestinese, mostra ogni giorno di più lo scollamento tra il dire e il fare dei politici italiani, la loro mancanza di coraggio come rappresentanti eletti, che pur godendo di immunità parlamentare ben si guardano da inscenare proteste eclatanti (ad esempio incatenarsi davanti l’Ambasciata israeliana?) che potrebbero incidere sulla eventuale risoluzione dei conflitti – possiamo a buon diritto annoverare anche il tema welfare del diritto all’abitare, presente in ogni campagna elettorale.  Alla prova dei fatti si rivela anch’esso disatteso e rappresenta un altro elemento di tradimento alla radice su cui meditare quando facciamo analisi sull’astensionismo e la disaffezione politica, la perdita di egemonia culturale di una sinistra che è diventata così compatibile col mercato e le sue leggi, da non essere più distinguibile dalla sua controparte.
Avere un’idea democratica di futuro e di città, interrogarsi sulle strategie di un nuovo protagonismo del Pubblico per pensare a urbanizzazioni davvero inclusive e rispettose dell’ambiente, concretizzando davvero il “no al consumo di suolo”, di fatto solo evocato ma non praticato, dovrebbe essere uno dei mantra per un ventunesimo secolo responsabile e sostenibile.
E proprio per dissodare la radice, comprendere i temi e attrezzarsi con un armamentario critico per l’appunto radicale, che diventa fondamentale la lettura di L’Italia senza casa. Politiche abitative per non morire di rendita di Sarah Gainsforth, edito da Tempi nuovi nell’aprile 2025, che  è una socio-analisi sull’evoluzione urbanistica del bel paese, laddove è stata la città stessa a diventare merce, il suolo e il patrimonio pubblico moneta di scambio, con amministrazioni di qualsiasi colore, con i casi paradigmatici di Milano e Roma. Una lettura necessaria, con una prospettiva critica e delle soluzioni, per tutti coloro che, in questi anni,  hanno dovuto misurarsi con gli effetti dei cambi di destinazione d’uso dei terreni, le procedure accelerate dell’edilizia, la gentrificazione di interi quartieri con il conseguente spostamento e talvolta ghettizzazione dei meno abbienti.
Di insulti urbanistici su scala territoriale ho già parlato qui su transform!Italia, analizzando un caso di alienazione di suolo pubblico su aree dunali pregiate di Ostia, tra l’altro a rischio idrogeologico con la spinta e avallo dell’Assessorato all‘Urbanistica del Comune di Roma  1 e successive due interviste con l’urbanista Paolo Berdini che allarga la prospettiva a tutta Roma 2

Questo testo si muove su due direttrici critiche, una diacronica che inizia dall’ ‘800, con i primi interventi pubblici legati al paternalismo aziendale e al mutualismo, e segue  l’evoluzione storica delle politiche abitative sino ad oggi, ed un’altra sincronica che fotografa la situazione attuale e propone anche degli scenari di superamento delle contraddizioni e criticità prendendo spunto da alcuni case studies europei nelle municipalità di Barcellona e Berlino, dove il ruolo del pubblico è stato decisivo per evitare i guasti nostrani.
Sarà con il secondo dopoguerra del novecento che il tema della povertà, che era stato rimosso nell’epoca fascista, inizierà ad essere contemplato in un sistema di riforme assistenziali. Con il piano Ina-Casa si inaugurano politiche di incentivo alla proprietà, favorendo comunque chi poteva accedervi più facilmente (i ceti medi), anziché investire su un’offerta d’affitto differenziata anche per categorie sociali più fragili. 
Con gli anni ’60 inizierà a manifestarsi la tolleranza verso la diffusione dell’abusivismo edilizio che assieme alla speculazione immobiliare inizieranno un percorso indisturbato, cadenzato dai vari condoni avvenuti nel corso dei decenni sino ad oggi. E, parimenti, in quegli anni le proteste per il diritto alla casa si associarono a quelle per il lavoro come rivendicazioni di classe. Tutto l’impianto keynesiano legato all’intervento pubblico per sostenere lo stato sociale venne gradualmente  dismesso nelle politiche abitative che mutarono: “da strumento di redistribuzione per molti (l’abitazione come diritto) un dispositivo di accumulazione per pochi (l’abitazione come merce e patrimonio)”.
Tutto il testo, assai scorrevole e coinvolgente, offre informazioni preziose e approfondimenti continui alternando considerazioni storiche e focus sulle declinazioni che il fenomeno assume oggi, come nel caso della “semplificazione urbanistica” che ha creato l’ipertrofia dell’interesse privato a scapito di quello pubblico, laddove regna sovrana la richiesta degli investitori privati per incrementare la rendita e la facilitazione del cambio di destinazione d’uso, il principale strumento di pianificazione e di governo del territorio […] creando un sistema in cui […] non ci sono più decisioni sull’assetto del territorio a tutela degli interessi della collettività ma per la pressione diretta o con il determinante condizionamento di chi detiene il possesso di consistenti beni immobiliari.
Particolarmente efficace è l’analisi dei danni causati dalle politiche che hanno deliberatamente favorito la finanziarizzazione dell’abitare e ridotto ai minimi termini le disponibilità di affitti accessibili ai redditi delle fasce di popolazione più disagiate così come anche agli stessi lavoratori dei ceti medi. Questo vortice innescato da scelte neoliberiste e amplificatosi con l’over tourism – con Airbnb che gestisce l’offerta di affitti di breve e medio periodo e la gentrificazione sempre più spinta – ha desertificato la disponibilità di locazioni tradizionali con conseguenze devastanti sulle vite dei cittadini.Questo e molto altro viene raccontato in questo libro imperdibile della ricercatrice e saggista Sarah Gainsforth, che ci dota di questo manuale contro-informativo,  per provare anche ad attrezzarci al meglio per denunciare abusi e disastri urbanistici  e proporre nuovi scenari de-mercificati che interrompano il processo di alienazione del patrimonio pubblico a favore della rendita privata e dei potentati in genere.

Leonardo Ragozzino

  1. https://transform-italia.it/sguardi-glocal-insulti-urbanistici-sul-mare-di-roma/9.[]
  2. https://transform-italia.it/emergenze-urbanistiche-a-roma-ostia-intervista-a-paolo-berdini/ e https://transform-italia.it/navigare-a-vista-senza-una-visione-di-futuro/.[]
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