di Franco Ferrari
Il prossimo 8 febbraio gli irlandesi sono chiamati a rinnovare il Dail Eireann, il Parlamento nazionale, composto da 160 rappresentanti. Per la prima volta si voterà al sabato e non alla domenica. Una scelta motivata dal primo ministro uscente, Leo Varadkar, con la necessità di evitare la chiusura delle scuole (dato che lo scrutinio potrà concludersi di domenica) e favorire l’esercizio del diritto di voto per coloro che, per ragioni di studio o di lavoro, si trovano lontano dalla loro residenza.
Il sistema di voto
Il sistema elettorale irlandese si basa sul meccanismo del voto singolo trasferibile. Il meccanismo di base è proporzionale nell’ambito della circoscrizione ma con due peculiarità importanti. La candidature sono personali anche se espresse da partiti e non su liste e l’elettore può mettere in ordine di preferenza i candidati. Questo sistema consente l’elezione di candidati indipendenti, fenomeno in crescita nelle ultime tornate elettorali, e da molta importanza alla percezione da parte dell’elettore di una certa affinità tra partiti diversi, in modo da poter beneficiare della seconda o terza scelta. Inoltre i candidati dei vari partiti entrano in competizione tra loro. Questo vale per i partiti maggiori che presentano più di un candidato per circoscrizione. Il rischio di dividere i voti di un partito è attenuato dal fatto che presumibilmente l’elettore indicherà come seconda preferenza l’altro candidato dello stesso partito.
I risultati del 2016
Le elezioni del 2016 hanno dato i seguenti risultati:
Partito | Voti (prima preferenza) | Percentuale | Seggi | Diff. percentuale | Diff. Seggi |
Fine Gael | 544.140 | 25,5 | 49 | -10,6 | -27 |
Fianna Fail | 519.356 | 24,3 | 44 | +6,9 | +25 |
Sinn Fein | 295.319 | 13,8 | 23 | +3,9 | +9 |
Labour Party | 140.898 | 6,6 | 7 | -12,8 | -30 |
AAA-PBP | 84.168 | 3,9 | 6 | +1,7 | +2 |
Independents 4 Change | 31.365 | 1,5 | 4 | +1,5 | +4 |
Social Democrats | 64.094 | 3,0 | 3 | +3,0 | +3 |
Green Party | 57.999 | 2,7 | 2 | +0,9 | +2 |
Renua | 46.552 | 2,2 | +2,2 | ||
Direct Democracy | 6.481 | 0,3 | +0,3 | ||
Workers Party | 3,242 | 0,2 | = | ||
Catholic Democrats | 2.013 | 0,1 | +0,1 | ||
Fis Nua | 1,224 | 0,1 | = | ||
Irish Democrats | 971 | 0,0 | = | ||
Partito Comunista | 185 | 0,0 | = | ||
Identity Ireland | 183 | 0,0 | = | ||
Indipendent Alliance | 88.930 | 4,2 | 6 | +4,2 | +6 |
Indipendent | 249.285 | 11,7 | 13 | +1,3 | -1 |
Ceann Comhairle (Speaker) | 1 | = | |||
Voti nulli | 18,398 | – | |||
Totale | 2.151.293 | 100 | 160 |
L’indicazione dei sondaggi
L’ultimo sondaggio disponibile pubblicato dall’Irish Times il 18 gennaio fornisce questa distribuzione percentuale:
Fine Gael | 23 |
Fianna Fail | 25 |
Sinn Fein | 21 |
Labour | 5 |
Green | 8 |
Altri-Indipendenti | 18 |
Per quanto riguarda la composizione dei diversi elettorati, il Sinn Fein risulta il primo partito nelle fasce demografiche 18-24 col 27% e nella fascia 25-34 col 32%. Nella fascia 35-49 prevale il Fine Gael col 29%, in quella 50-64 il Fianna Fail col 26%. Quest’ultimo è largamente in testa anche tra gli ultra sessantacinquenni col 40%.
Per quanto riguarda la composizione sociale, il Fine Gael è il partito delle classi medio-alte col 34% (AB secondo la classificazione in uso in Gran Bretagna come in Irlanda). Il Fianna Fail è il primo partito delle classi medie (C1) col 27% e di quelle basse con scarsa qualificazione (DE) col 28%. Il Sinn Fein è nettamente il primo partito nelle classi sociali medio-basse (C2) col 34% ma con un’ottima presenza anche nella fascia sociale più bassa col 26%. Da notare che il consenso del Partito Verde cresce in relazione con la condizione sociale, dal 3% nella fascia più bassa al 18% in quella più alta.
Il sistema politico
Il Governo uscente guidato da Leo Varadkar del Fine Gael è un governo di minoranza con la partecipazione della parte più moderata degli indipendenti e sulla base di un accordo di “non sfiducia” sottoscritto col Fianna Fail.
Il sistema politico irlandese è stato per lungo tempo caratterizzato dal prevalere di due partiti di centro-destra, che derivano da forze che si erano schierate diversamente sul trattato con il Regno Unito che diede vita al Free State irlandese. Nel Fine Gael confluirono, nel 1933, coloro che avevano approvato il Trattato. Il Fianna Fail venne formato nel 1927 dalla maggioranza del Sinn Fein guidata da Eamon De Valera, che invece aveva respinto il Trattato perché aveva tenuto separate le sei contee del nord e continuava a prevedere il giuramento di fedeltà alla monarchia inglese. De Valera decise di rompere con la politica del Sinn Fein che rifiutava di partecipare alle istituzioni del Free State.
Il Fianna Fail (che al Parlamento Europeo aderisce al gruppo Renew Europe assieme ai liberali e al partito di Macron) è così diventato per molti anni il “partito della Nazione”, ovvero la forza politica egemone del sistema politico irlandese. Avendo gestito in prima persona le politiche di austerità seguite alla crisi del 2008, che in Irlanda era stata causata dall’enorme indebitamento delle banche i cui effetti vennero scaricati sul bilancio statale, subì un vero tracollo.
Della crisi e del malcontento popolare beneficiarono soprattutto il Fine Gael, partito che aderisce al Parlamento europeo al gruppo dei Popolari, e i Laburisti. Una volta costituita una coalizione di governo che metteva sia il Fianna Fail che il Sinn Fein all’opposizione il nuovo governo di Fine Gael e Labour proseguì la gran parte delle precedenti politiche di austerità.
Furono soprattutto i laburisti (che in Irlanda sono stati tradizionalmente un partito moderato, strettamente legato agli apparati sindacali dominanti), a pagarne il prezzo con un perdita secca di 30 parlamentari. Solo per poco riuscirono a conservare il settimo seggio necessario a garantire l’esistenza come gruppo autonomo in Parlamento. I sondaggi li danno in ulteriore calo. Per questo condividono la crisi generale della socialdemocrazia in Europa.
Anche per i Verdi l’esperienza di governo si rivelò elettoralmente controproducente. Entrati in Parlamento nel 1989, accettarono di diventare partner minori del governo guidato dal Fianna Fail dal 2007 al 2011, negli anni in cui l’Irlanda fu investita dalla bufera della crisi. Alle successive elezioni persero tutti i loro seggi. Solo nel 2016 sono riusciti a riaffacciarsi nel Dail Eireann con due parlamentari. Ora potrebbero beneficiare nella maggiore attenzione al tema del cambiamento climatico, ma come visto sopra restano un partito dei ceti benestanti e pertanto con una politica molto moderata sul piano sociale.
La sinistra irlandese
La sinistra irlandese presenta caratteristiche molto peculiari legate alla storia del Paese e alla rilevanza della questione nazionale ma ha acquisito un peso politico significativo.
La forza di gran lunga prevalente è il Sinn Fein, uno dei più antichi partiti politici europei (venne fondato nel 1905da Arthur Griffith), che nel corso della sua storia ha subito molte variazioni. Fondato come partito nazionalista moderato, divenne il punto di confluenza di tutte le forze che volevano la separazione dal Regno Unito. Sconfitto nella guerra civile, subì una decisiva scissione nel 1927 con la fuoriuscita di De Valera e la formazione del Fianna Fail. Il partito, presente anche nelle sei contee del nord rimaste legate a londra, era progressivamente diventato il braccio politico dell’IRA, l’organizzazione armata che continuava la linea della lotta insurrezionale contro la Gran Bretagna, con un ruolo abbastanza marginale. Predicava e praticava l’astensione dalla partecipazione alle istituzioni nate dal Free State.
Negli anni ’60 all’interno dell’IRA emerse una divisione tra l’ala official, influenzata dal marxismo, e quella provisional, più radicale sul piano dell’azione armata ma con un’ideologia nazionalista pura e dai tratti fortemente anticomunisti. L’ala official, organizzata nell’IRA e nel Sinn Fein, abbandonò progressivamente la lotta armata e concentrò la sua attività come partito politico nella Repubblica irlandese. Dopo vari passaggi rinunciò al riferimento al partito nazionalista storico e assunse la denominazione di Workers’ Party. Negli anni ’80 ottenne un certo successo elettorale e riuscì ad entrare in Parlamento. Nel suo gruppo dirigente prevalse l’adesione al marxismo-leninismo e una linea di politica internazionale decisamente filosovietica. Si trovò così a rivaleggiare con i comunisti ufficiali del Partito Comunista Irlandese, che non era mai riuscito ad emergere dalla marginalità politica anche per il rigido anticomunismo che ha permeato per decenni la vita politica e sociale irlandese.
Workers’ Party e Partito Comunista Irlandese (CPI) restavano divisi dall’analisi della realtà nazionale. I primi ritenevano che per favorire lo sviluppo del capitalismo, condizione necessaria per l’estensione della classe operaia, base necessaria alla prospettiva del socialismo) fosse utile l’adesione irlandese alla Comunità Europea, mentre i secondi continuavano a vedervi solo uno strumento delle multinazionali. Inoltre il WP era arrivato ad una posizione di radicale opposizione al movimento nazionalista, mentre il CPI aveva una posizione critica, soprattutto all’uso del terrorismo, ma continuava a ritenere necessario unire questione sociale e questione nazionale.
Con il crollo del blocco socialista il Workers’ Party ebbe una evoluzione verso destra, con una maggioranza del partito e soprattutto del gruppo parlamentare, orientata ad una linea neo-socialdemocratica. Nacque così la Democratic Left che si trovò rapidamente a non avere più un’identità precisa e finì quindi per confluire nel Partito Laburista.
Solo un piccolo nucleo di militanti decise di tenere in vita il Workers’ Party. Tutt’ora esistente ma con una scarsa influenza, partecipa alle attività internazionali dei partiti comunisti e sostiene l’Iniziativa Europea egemonizzata dal Partito Comunista Greco.
Il Sinn Fein attuale, erede della corrente provisional, ha anch’esso subito una notevole evoluzione. Al nord ha contribuito a realizzare gli accordi di pace del Good Friday Agreement e partecipa tra periodiche tensioni al governo delle sei contee assieme al principale partito protestante, il Democratic Unionist Party. Nella Repubblica irlandese è cresciuto come principale partito di sinistra togliendo consensi sia ai laburisti che al Fianna Fail, che ha sempre avuto una base importante nell’elettorato popolare di sentimento nazionalista.
Nel parlamento europeo ha aderito al GUE/NGL trovandosi quindi al fianco con alcuni eletti di partiti comunisti. La sua ideologia si è spostata sul terreno del repubblicanesimo sociale che era stata assunta negli anni ’60 dalla contrapposta corrente degli Official. A differenza di questa però il Sinn Fein attuale non ha rinunciato al principio dell’unità dell’Irlanda. Nella parte nord si è schierato per il Remain nel referendum sulla Brexit. Viene a volte considerato come un partito “populista”, definizione che ormai sembra buona per tutti gli usi. Alcuni analisti e commentatori politici hanno cercato di contestarne la caratterizzazione come partito di sinistra radicale, nei casi più estremi classificandolo come partito di estrema destra. Per altri l’elemento nazionalista resterebbe preponderante sulle tematiche sociali. Giudizi che risultano liquidatori o superficiali.
Critiche vengono avanzate da sinistra per le politiche perseguite al governo delle sei contee del nord e anche per alcune posizioni considerate troppo prudenti nell’opposizione alle politiche di austerità della Repubblica. Si considera con sospetto anche l’ipotesi che possa scegliere di formare una coalizione con il Fianna Fail con il quale può condividere una comune storia e sensibilità nazionalista ma da cui resta lontano per le politiche economiche e sociali.
Nelle precedenti campagne elettorali, al fine di indebolire il Sinn Fein, venivano riportate alla luce vecchie storie della lotta armata, soprattutto se queste potevano indebolire il leader del partito, Gerry Adams, ma con il passaggio della guida a Mary Lou Mc Donalds e in genere a dirigenti che hanno aderito al Sinn Fein in quanto forza politica, senza alcuna partecipazione alle attività dell’IRA, quest’arma sembra ormai spuntata.
La critica di sinistra al Sinn Fein viene rivolta soprattutto dalle formazioni che si collocano all’interno della tradizione trotskista e che in Irlanda hanno avuto un discreto successo. Il Partito Socialista era il corrispondente irlandese della Tendenza Militant che per più di due decenni ha praticato l’entrismo nel Laburismo inglese. Quando la maggioranza di quest’ultima decise di dar vita ad un partito autonomo, anche l’organizzazione sorella irlandese ha seguito lo stesso percorso. Diventata popolare in alcuni quartieri di Dublino grazie all’attività militante del suo leader Joe Higgins, ha prima dato vita all’Alliance Against Austerity e poi all’attuale raggruppamento Solidarity. L’altra organizzazione troskista significativa, il Socialist Workers’ Party (allineato all’omonimo partito britannico che si era contraddistinto per aver considerato l’URSS come capitalismo di stato e non come uno stato operaio degenerato a differenza delle altre correnti ispirate a Trotsky), ha creato anch’essa un movimento frontista: People Before Profit. I due raggruppamenti, presentatisi insieme hanno conquistato 6 parlamentari. Sono forti soprattutto nei quartieri popolari di Dublino.
Da rilevare anche la presenza di Indipendents 4 change che raccoglie alcuni eletti come indipendenti ma con una netta caratterizzazione di sinistra In parte si tratta di fuoriusciti dal Partito Socialista sopra citato. Sono riusciti a strappare due eletti al Sinn Fein nelle ultime elezioni europee. Al Parlamento di Bruxelles hanno aderito al GUE/NGL.
I sondaggi indicano per ora un netto rafforzamento del Sinn Fein che otterrebbe il miglior risultato della sua storia. Un dato particolarmente interessante perché sembrava che, con l’attenuarsi degli effetti della crisi finanziaria, le possibilità di successo di un partito della sinistra radicale (per quanto “sui generis”) dovesse scemare per riportare il sistema politico irlandese alla “normalità”.