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Italia alla Ken Loach

di Roberto
Musacchio

di Roberto Musacchio

Ci vorrebbe un Ken Loach italiano per raccontare cosa è diventato il “bel Paese”.

Nella patria del neorealismo ci sono tanti registi che raccontano precarietà, povertà e sofferenze.

Ma ciò che dicono le “statistiche” uscite in questi giorni richiederebbe la capacità di leggere il “sistema” che ha il grande regista inglese.

Il combinato tra i dati Istat sulle pensioni e quelli sulle disuguaglianze pubblicati da Oxfam è agghiacciante.

I dati prodotti da Oxfam sull’ingiustizia sociale nel Mondo ed in Italia sono impressionanti.

Quelli italiani sono i peggiori tra i grandi Paesi europei. La differenza tra il 20% più ricco e il 20% più povero è di più di 6 volte. Peggiore della Gran Bretagna di cui vediamo i film di Loach. Un punto in più della Germania e quasi due della Francia, che sta in piazza a oltranza. Poi c’è l’1% che ha il 70% della ricchezza. Il 34% dei giovani che prende meno di 800 euro lordi.

L’Istat ci ha dato il quadro delle pensioni che è drammatico e paradossalmente vede la miseria data agli anziani fondamentale per il 37% di famiglie in povertà.

Ma il futuro consegna una prospettiva di lavoro e di pensioni sempre più poveri per effetto delle “riforme” approvate.

Un pensionato su tre riceve ogni mese meno di mille euro lordi al mese e il 12,2% non supera i 500 euro.

Se si aggiungono le cifre sulle morti sul lavoro, agghiaccianti non solo per quantità ma per incidenza dell’età, del tipo di lavoro e di sua organizzazione veramente si resta senza fiato per la rabbia.

Questi dati non sono contingenti ma strutturali. Dipendono dalle leggi sul lavoro, sulle pensioni e di smantellamento del welfare che sono state fatte. In Italia da governi di centrosinistra e centrodestra.

Se si considerano il numero degli anni di governo che sono di più per il centrosinistra e il tipo di governi in atto durante il varo dei “provvedimenti” che segnano il trentennio è certo che le sue responsabilità sono pesantissime. Anche considerando il peso di “governi tecnici” alla Monti.

Se non si tolgono queste leggi non se ne esce. Poi ci sono quelle per cui la finanza fa come gli pare mentre si privatizza tutto, compreso il welfare, che anche esse vanno cancellate. E serve una massiccia redistribuzione delle risorse che solo una vera patrimoniale può fare.

Questa verità elementare è però clamorosamente oscurata. Tra i “primati”, tristi, che ha questo Paese vi è l’ottundimento del senso sociale. Che riguarda il suo sistema politico ma che è tracimata nel corpo sociale che è stato indotto a non credere più in una possibilità di cambiamento collettiva e progressiva.

Le responsabilità di ciò che si è detto sinistra in questo sono enormi. Il suo cambio genetico ha indotto una mutazione antropologica regressiva.

Il percorso che va dal craxismo all’attuale governo può essere ormai visto con il necessario sguardo largo.

Dall’attacco alla scala mobile, a Maastricht e al Fiscal Compact, agli accordi concertativi, allo smantellamento del sistema previdenziale solidale, all’instaurazione della precarietà lavorativa come norma, alle privatizzazioni come adattamento dei sistemi produttivi e di welfare al capitalismo finanziario globalizzato, il percorso è ormai leggibile.

Quello politico passa dalla rottura a sinistra del craxismo alla rottura della idea di sinistra seguita allo scioglimento del Pci.

Per qualche anno ci fu il “compromesso guerreggiato” tra la sinistra resistente e il prodismo. Poi prevalse la liquidazione ed ora il tentativo di inglobare una parte del populismo nato sulle ceneri della coscienza politica connotata socialmente.

Ma il “Sistema” è tale perché non riguarda solo la politica ma tutte le sue componenti. A partire dall’informazione che il giorno dopo aver pubblicato i dati dell’Oxfam riparte alla carica contro i “costi” delle richieste pensionistiche della Cgil e continua a censurare le lotte in Francia.

Per questo il recupero di una coscienza sociale è ciò che è prioritario in assoluto per la democrazia. E la sua riconnessione con la politica secondo il criterio elementare che non si può votare per chi ti farà del male perché ciò è patologico.

Certo questo significa battersi su due fronti, contro il liberismo predatorio e il populismo reazionario. Ma una nuova coscienza sociale nasce così e può farcela.

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