Amato (già Psi) eletto presidente della Corte Costituzionale. Mattarella (già DC) fa il bis al Quirinale (14 anni).
Seppelliti coalizioni e nuovi leader farlocchi. E (almeno per ora) le ambizioni presidenzialistiche del banchiere, che ha mal giocato la sua partita
Gli uomini (maschi) della Prima Repubblica tornano al futuro… Purtroppo manca il PCI. E si vede. Finisce così?
Mi immagino che visto che Draghi ha chiesto a Mattarella di restare altrettanto farà Mattarella con Draghi dopo le prossime elezioni. Lo dico da ora: risparmiateci le ammuine bipolari. Intanto i “suoi” uomini interni ai partiti si agitano e chiedono conto. Draghi non è Macron, e si è visto, e non pratica politiche trasversali a cielo aperto. Ma agitare i consigli di amministrazione lo sa fare
Le “esaltazioni” del Parlamento da parte di chi lo ha mortificato con leggi elettorali indecenti, criminalizzazione dei “cambia casacca”, taglio secco e decretazione continua anche ce le dovreste risparmiare.
Che siamo ad una nuovo girone dell’interregno, per citare Gramsci, di questa lunghissima transizione dall’Italia costituzionale alla UE senza Costituzione, lo dice subito Renzi che chiede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Niente di meglio che una nuova bella stagione costituente per accompagnare tra un anno, insieme ai conti da pagare, il nuovo tutti con Draghi. Intendendo per tutti quella maggioranza di governance che può estendersi a destra senza troppi limiti come si è visto anche con la nuova presidente del Parlamento Europeo che di destra lo è e molto. In Italia PD e Lega ormai si sovrappongono negli interessi rappresentati. Al Nord è evidentissimo. E il Nord è il perno della nuova ristrutturazione agita in chiave UE pandemica. Sono gli unici due partiti minimamente strutturati. La governance ha bisogno di entrambi.
Il centrodestra va ripensato, dice Meloni che non segue Salvini nel voto mentre il leader leghista dice che non seguirà lei nella nostalgia. Ma tra Letta e i Cinquestelle certo niente sarà come prima visto che Letta non si è mosso attendendo che Draghi e Mattarella facessero loro. D’altronde è un giovane “Ueista” e quindi sa che il suo ruolo è l’intendenza. E che i Cinquestelle sono ormai stelle cadenti forse in universi diversi tra loro. Non che Renzi abbia determinato lui. Semplicemente la governance, detta pilota automatico, ha trovato l’assetto per scavalcare le turbolenze. D’altronde erano proprio turbolenze e non rotte diverse. Niente in termini di visioni politiche e democratiche nuove e progressive. La questione di genere fatta a pezzi da un maschilismo per altro impotente. Ma non agita neanche dal genere. Quella generazionale con mediocri cinquantenni fatti anch’essi a pezzi. Se uno pensa al Cile o alla Spagna di giovani e donne e nuove idee al governo non resta che piangere.
Angosciante lo spettacolo dei massmedia, praticamente tutti. Dagli osanna al duo Mattarella Draghi cui affidare pieni poteri nello sbancamento del sistema, roba che manco i velinari di Orban fanno: a Letta scambiato per Togliatti che nemmeno suo zio pensa.
In continuità, ma al peggio, col passato l’Atlantismo brandito come criterio e contro la candidatura di Frattini. Il peggio sta che a farlo è in primis il PD e senza neanche quel po’ di senso nazionale che pure aveva la DC.
Diceva appunto Gramsci che quando il Mondo vecchio non è ancora morto e quello nuovo non è ancora nato c’è l’interregno e lì possono celarsi i mostri.
Questa realtà postmoderna che è l’Italia di oggi fa pensare addirittura più al film di Dino Risi, “I mostri”. Senza né passato né futuro. Solo un presente di ordinaria mostruosità. Quella per cui i giovani che vanno in piazza per i loro compagni ammazzati da quel mondo del lavoro che per altro li respinge in massa vengono manganellati.
Quel film era del 1963. Dopo 5 anni fu il ’68. Speriamo che la Storia possa ripetersi.
di Roberto Musacchio