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L’Europa digitale nell’epoca dell’incertezza

di Roberto
Rosso

La Commissione Europea ha presentato “la visione, gli obiettivi e le modalità per conseguire la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030, che sarà fondamentale anche ai fini della transizione verso un’economia a impatto climatico zero, circolare e resiliente”1.  Il progetto ambisce a disegnare la trasformazione sociale ed economica dell’Unione Europea, il suo riposizionamento nella competizione globale. La trasformazione, la transizione digitale, si desume da quelle poche righe, coincide con la trasformazione complessiva della formazione sociale, affrontando il vincolo sempre più stringente del cambiamento climatico. L’attributo della resilienza rimanda al contesto turbolento, al futuro imprevedibile in cui si tesse la trama di quella trasformazione. Il sistema digitale globale costituisce il sistema nervoso, il dispositivo a cui si affida il governo della riproduzione di ogni formazione sociale, di cui dovrebbe garantire la continuità, la possibilità di mantenere il proprio equilibrio. I modelli predittivi del riscaldamento globale  annunciano la perdita definitiva dell’equilibrio entro un orizzonte sempre più prossimo; la crisi degli equilibri ecologici ha generato, attraverso l’ennesimo fenomeno di zoonosi,  una pandemia  che ha scombussolato gli equilibri presunti su cui si basavano le predizioni del futuro prossimo. Lo sviluppo della pandemia e le diverse strategie di risposta hanno  prodotto andamenti divergenti tra le diverse economie  e regioni del mondo e tra i diversi settori economici. Il trasferimento di parte dei legami sociali sul piano virtuale ha generato un accumulo di ricchezza negli oligopoli del digitale le cosiddette GAFAM.

Un investimento tecnologico e finanziario (pubblico) senza precedenti è stato realizzato per la produzione dei vaccinida parte di Big Pharma, i cui profitti e quotazioni in borsa hanno conosciuto una crescita verticale;  le strategie vaccinali  nazionali sono fortemente diversificate, se c’è un abisso tra i risultati raggiunti dagli Stati Uniti e quelli di gran parte dei paesi europei, è quella parte di umanità che non ha ancora goduto del beneficio di una sola vaccinazione, a costituire l’incognita più grande per il futuro: non solo per sé stessa, ma per il resto del mondo come incubatore di nuove varianti del virus. Lo scenario cambia rapidamente, sembra ieri quando Trump e Bolsonaro negavano la realtà della pandemia, oggi gli Stati Uniti ha vaccinato circa 150 milioni di abitanti, mentre il Brasile ha fatto partire la sua campagna di vaccinazione, dopo la strage di Manaus. Il prodotto di questo gigantesco investimento tecnologico e finanziario è ben lontano dal realizzare una condizione di equilibrio, semmai il suo contrario nell’immediato e nel futuro prevedibile. I modelli predittivi2 hanno la capacità di creare condizioni di controllo dei fenomeni collettivi e dei comportamenti individuali a livello locale, sono inutili o ancora peggio inascoltati sul piano globale, vedi le previsioni sul riscaldamento globale.

Come dice Miguel Benasayag in una sua intervista3 sono i micro comportamenti quelli su cui è massima la produzione di modelli predittivi “E parlo appunto di micro-comportamenti, non del fatto che qualcuno abbia guardato su internet come fabbricare una bomba! La cosa è molto più sottile: la macchina analizza dei micro-interessi – acquisti online, siti consultati ecc. – e, dalla loro correlazione, ‘decide’ della pericolosità o meno della persona”. Una conseguenza possibile e temuta, oltre all’uso ‘poliziesco’ di questi algoritmi è la implementazione di una ‘giustizia algoritmica’4.

La nostra società, che si è connotata sempre di più come società del rischio e dell’incertezza, alla quale è stata applicata la metafora della ‘società liquida’, sembra volersi assicurare contro i pericoli di un futuro sempre più incerto con la microfisica del controllo, garantito dalla capacità di ‘osservare e sentire’ sempre più penetrante e istantanea. Una vera e propria ossessione, che cresce in maniera inversamente proporzionale alla capacità di definire strategie efficaci di riproduzione contro le catastrofi prodotte dalla rottura di ogni vincolo ambientale e dall’acutizzarsi delle diseguaglianze. Sembra affermarsi la delega di una mole crescente di responsabilità  alla macchina algoritmica, una tendenza in atto che incide nel profondo delle relazioni sociali ed interpersonali, nell’evoluzione della società e del suo governo e sul grado effettivo di partecipazione. Hans Jonas, aveva già sollevato i dilemmi legati alla necessità di una macroetica per la civiltà tecnologica, di una bioetica a fronte dell’avanzamento delle tecniche di controllo della natura, nel suo testo ‘Il principio di responsabilità. Un’etica del per la civiltà tecnologica’ del lontano 1979, di cui è significativo l’esordio della sua prefazione5.

Con il decennio di sviluppo digitale l’Unione Europea ambisce ad inserirsi nel contesto appena descritto, riproducendone il modello dominante, realizzando una sorta di transizione ecologica e digitale quale condizione per navigare in quella instabilità.

Gli obiettivi del decennio, la cosiddetta bussola,  sono persino banali.

  • cittadini dotati di competenze digitali e professionisti altamente qualificati nel settore digitale
  • infrastrutture digitali sostenibili, sicure e performanti
  • trasformazione digitale delle imprese
  • digitalizzazione dei servizi pubblici.

La Commissione aveva già consegnato al Parlamento Europea la proposta del ‘Digital Services Act’ e del ‘Digital Market Act’ che abbiamo già analizzato in un precedente articolo, che fanno parte di un pacchetto che comprende Data Governance Act, the Digital Services Act, the Digital Markets Act e la Cybersecurity Strategy.  Nel ‘2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade6 si sintetizzano i contenuti dei precedenti documenti e si delineano le strategie per il prossimo decennio. Emerge come punto fondamentale la sovranità digitale7.  Sul piano finanziario queste strategie sono sostenute  da una serie di strumenti di budget dell’Unione che includono i Programmi di Coesione, Technical Support Instrument ed il Digital Europe Program. Il digital Compass è parte di un corpo di documenti che descrivono interventi necessari a stabilire ed accrescere l’autonomia e la resilienza (parola magica) dell’Europa8.

Assieme alla sovranità digitale l’altro punto nodale è il’digital divide’ in tutte le sue dimensioni quanto alla qualità delle connessioni e l’accesso ai servizi che definiscono una sorta di ‘spazio digitale’ per ogni soggetto. L’esperienza accumulata nel contesto della pandemia da Covid-19 ha permesso di rilevare lo stato dell’arte, ricavandone una mappa della ‘povertà digitale’. Un’analisi condotta dai ‘Commission services for the recovery’  ha stimato in 125 miliardi di euro gli investimenti necessari per colmare il gap che divide l’Europa dagli Usa e dalla Cina, mentre la Banca Europea degli Investimenti ha sottolineato il rischio che invece di incrementare i propri investimenti, il 45% delle aziende li riducano in conseguenza della pandemia.

Si sottolinea poi come le tecnologie digitali possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi del ‘Green Deal’ , in particolare si fa riferimento ad una sorta di passaporto digitale che si costruisce lungo tutto il ciclo di vita del prodotto9.

I punti cardinali della strategia sono i quattro sopra indicati. Il primo, relativo agli skills, alle competenze è collegato alla European Skills Agenda ed allo European Pillar of Social Rights Action Plan10, quest’ultimo prevede che nel 2030 l’80% a sia fornito delle competenze digitali di base, la cosiddetta digital literacy. I professionisti del digitale (ICT), censiti nell’Unione nel 2019 in 7,8 milioni, crescono ad un ritmo attuale che non permetterà di arrivare ai 20 milioni richiesti a fine periodo.

Il secondo punto riguarda innanzitutto la realizzazione di una infrastruttura capillare a cui tutte le dimore siano collegati con una Gigabit network, assieme alla dotazione  tutte le aree più popolate della connessione 5G. Cruciale è pero anche l’accesso alle reti globali e la connessione con tutte le regioni del mondo, qui si entra in un ambito di competizione strategica, dove si prolunga la guerra tecnologica tra  Usa e Cina (vedi la connessione che dovrebbe collegare l’Europa con l’Estremo Oriente, passando per il Medio Oriente ed il Pakistan a cui si oppongono gli USA per le cointeressenze cinesi) e dove giocano un ruolo diretto le società dei network digitali che costruiscono una propria rete di cavi sottomarini e trans-continentali.

Altro punto strategico è quello dei microprocessori in scarsa è la capacità di innovazione nella progettare e produzione dei dispositivi, rispetto a cui viene definito un obiettivo per il 203011.

Nel campo della potenza di elaborazione particolarmente significativo è il ritardo dell’Europa nel Cloud Computing, la cosiddetta nuvola che mette a disposizione capacità di elaborazione centralizzate, per questo viene definito un altro obiettivo per il 203012.

Al confine dello sviluppo tecnologico è posto il Quantum Computing per il quale ci si propone di realizzare il primo effettivo computer quantistico per il 2025,  da cui partire per lo  sviluppo effettivo della filiera.

Il terzo punto, relativo alla trasformazione digitale delle aziende di ogni infrastruttura economico-finanziaria è scontato, ma di non facile raggiungimento e dipende dalla divisione del lavoro all’interno dell’Unione. Si rileva una arretratezza nei confronti dei livelli raggiunti da Usa e Cina nella creazione di imprese innovative, ovviamente il problema è la creazione di eco-sistemi territoriali e settoriali che veicolino l’innovazione tecnologica ed i servizi digitali, Nel rapporto vengono enumerati i settori a cui innovazione e digitalizzazione si devono applicare, ma questi sono scontati; una sintesi degli obiettivi in nota13.

Il terzo punto relativo alla pubblica amministrazione, ai servizi pubblici ed alla  giustizia è quello meno sviluppato, in nota gli obiettivi14. Il lettore può leggersi utilmente il nostro articolo sulla PA digitale in Italia  dello scorso numero15.

Il quarto punto sulla cittadinanza digitale è ovviamente indirizzato verso la possibilità di  un eguale e diffuso accesso ai servizi digitali in ogni campo, reso possibile dall’infrastruttura e dalle competenze personali, entro un quadro definito dalle norme europee e dal rispetto dei diritti fondamentali sanciti nell’Unione.

C’è un paragrafo, che meriterebbe ben altro sviluppo, relativo alle forme di democrazia partecipativa e politica inclusiva, di iniziative locali e di base che si conclude indicando la necessità di  potenziare fattori che migliorano l’accettazione sociale e la pubblica adesione alle decisioni democratiche, formula carica di una certa ambiguità. Questo punto non viene sviluppato, in assenza di una analisi delle contraddizioni del processo di digitalizzazione, del modello che viene implementato nelle società attuali, di cui abbiamo trattato sinteticamente  nell’analisi iniziale. Viene  invece ridotto al rango di un auspicio, senza nessuna considerazione della crisi della democrazia che stiamo vivendo della sua forma reale, d’altra parte ciò avrebbe portato necessariamente all’analisi dello stato dell’Europa Reale (nel senso della forma reale in cui si manifesta il processo di unificazione europea) in cui stiamo vivendo e patendo.

La conclusione del documento delinea la metodologia di sviluppo, gli strumenti di controllo, gli indici relativi allo stato di avanzamento del progetto.

Si sottolinea la necessità di Multy-Country-Projects che  prevedono iniziative condivise tra diversi paesi dell’Unione, in particolare nel contesto  del Next Generation EU16 Il programma ha poi un rilievo per i rapporti tra le istituzioni europee che sono chiamate a collaborare per la sua realizzazione attraverso la condivisione di obiettivi, una struttura di governance, il monitoraggio di ‘principi digitali’ implicati in decisioni condivise ed infine la facilitazione della collaborazione tra paesi in aree critiche. Osserviamo che a fronte di questa prospettiva stanno la gerarchia dei settori e delle economie nazionali all’interno dell’Unione, la configurazione delle alleanze, la divisione del lavoro e lo sviluppo delle filiere produttive, nonché la mancanza di un regime fiscale unitario.

L’attenzione va poi al contesto internazionale alle alleanze da costruire: il terreno più complesso dove si misurano le debolezze dell’Unione e dove sempre più aspra si fa la competizione tra  i soggetti dominanti sia statuali che privati e dove peraltro i i diversi paesi dell’Unione  portano avanti una propria strategia. L’ideale affermato è quella di un multilateralismo inclusivo,”dove governi, società civile, settore privto accademia ed altre parti interessate possano collaborare’.

Un ruolo particolare viene assegnato alla collaborazione attraverso l’Atlantico, nell’era di Biden, con la proposta della creazione di un ‘EU-US Trade and Technology Council’: stante il quadro dei rapporti di forza le prospettive non appaiono promettenti ovvero anche questo rapporto si gioca nellla competizione tra Usa e Cina dove l’Europa tischia di giocare un ruolo subordinato.

Per supportare lo sviluppo delle collaborazioni e alleanze internazionali multi e bi-laterali, l’Unione intende realizzare una sorta di cassetta degli attrezzi mirata a regolare le forme di cooperazione, accrescendo la capacità e le competenze e gli investimenti nella cooperazione internazionale e nella ricerca delle alleanze. Ovviamente particolarmente critici sono i temi delle norme che regolano, la proprietà intellettuale, la privacy, l’uso etico dell’Intelligenza Artificiale, la Cyberscurity, la governance di Internet e l’infrastruttura digitale per la finanza. Tutti terreni su cui sembra prevalere la competizione globale che subordina la contrattazione sulle forme di collaborazione.

L’Unione Europea cerca di costruire una propria forza continentale, di valorizzare il rapporto tra pubblico e privato, partendo però da un quadro definito dal ruolo e dall’autonomia dei singoli stati che, come si si sa, si riflette nella architettura istituzionale e nei suoi processi decisionali; a  qeusto si aggiunge la mancanza di attori privati con le dimensioni e le risorse necessarie a competere sul mercato mondiale.

Il programma del Digital Compass va comunque analizzato nei particolari e collegato agli altri documenti citati, ciò che ne emerge è il tentativo della Commissione di proporre all’Unione un percorso per uscire dallo stato di inferiorità in cui si trova sul piano delle tecnologie e delle infrastrutture digitali, dell’innovazione tecnologica in generale, nonostante l’esistenza di alcuni suoi punti di forza,

L’altro aspetto che abbiamo sottolineato all’inizio della nostra analisi è l’adesione al modello dominante di trasformazione sociale guidato dall’innovazione tecnologica e digitale, dalla finanziarizzazione dell’economia. Se in passato l’Europa nei ‘trenta gloriosi’ aveva sviluppato un suo originale modello sociale oggi è assente qualsiasi tratto originale, anche se echi di quel passato glorioso si percepiscono nelle dichiarazioni di principio. Per inciso la capacità di governo mostrata dalla nascita della pandemia sino alla erogazioni dei vaccini è sconsolante.

Il contesto dalla pandemia esalta il quadro di incertezza e di rischi incombenti in cui agisce ogni strategia che ambisce a guidare le forme dello sviluppo e della trasformazione sociale. Quel contesto  accresce l’ossessione per il controllo capillare, in assenza di strumenti adeguati ad affrontare i rischi globali connessi alle crisi ambientali ed ecologiche che  interagiscono in maniera catastrofica con le crescenti disuguaglianze sociali e d economiche. In questo quadro di incertezza la realizzazione dei programmi enunciati sarà subordinata ai rapporti di forza interni ed esterni, confermando la realtà dell’ ‘Europa reale’, salvo un deviazione dalla traiettoria che deve trovare un impulso per realizzarsi, i soggetti capaci di produrlo e disegnarne gli obiettivi.

  1. https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_21_983[]
  2. https://ilmanifesto.it/la-profezia-dellalgoritmo-in-cerca-dei-modelli-predittivi/.[]
  3. https://comune-info.net/teoria-dellagire/.[]
  4. “Ad esempio, molti magistrati in Francia si preoccupano per la possibilità che ci si diriga verso l’istituzione di tribunali algoritmici, poiché desiderano continuare a prendere decisioni secondo il foro interno della loro anima o coscienza -Benasayag.[]
  5. Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante, esige un’etica che mediante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di diventare una sventura per l’uomo.[]
  6. https://ec.europa.eu/info/files/communication-2030-digital-compass-european-way-digital-decade_it.[]
  7. That is the way for Europe to be digitally sovereign in an interconnected world by building and deploying technological capabilities in a way that empowers people and businesses to seize the potential of the digital transformation, and helps build a healthier and greener society.[]
  8. This Communication is part of a set of actions to strengthen the EU’s open strategic autonomy and resilience. These include inter alia the Communication on fostering openness, strength and resilience of the European economic and financial system, the Trade Policy Review, and the upcoming updated industrial strategy for Europe and the 2021 Strategic Foresight Report.[]
  9. Transition to a sustainable economy requires smarter management of product-related data across the product lifecycle. Most of this information exists, but is not available to those that could use it best.
    Digital technologies provide the possibility to tag, trace, localise and share product related data along value chains, down to the level of the individual components and materials. Starting with batteries for electric vehicles and industrial applications, the European digital product passport (as part of the Sustainable Products Initiative) will improve information available to business, boost resource efficiency and empower consumers to make sustain able choices.[]
  10. European Pillar of Social Rights Action Plan COM (2021) 102. Adopted on 3 March 2021.[]
  11. It is our proposed level of ambition that by 2030 The production of cutting-edge and sustainable semiconductors in Europe including processors is at least 20% of world production in value (meaning manufacturing capacities below 5nm nodes aiming at 2nm and 10 times more energy efficient than today.[]
  12. 10,000 climate neutral highly secure edge nodes22 are deployed in the EU, distributed in a way that will guarantee access to data services with low latency (few milliseconds) wherever businesses are located.[]
  13. 75% of European enterprises have taken up cloud computing services, big data and Artificial Intelligence
    – More than 90% of European SMEs reach at least a basic level of digital intensity
    – Europe will grow the pipeline of its innovative scale ups and improve their access to finance, leading to doubling the number of unicorns in Europe.[]
  14. - 100% online provision of key public services available for European citizens and businesses
    – 100% of European citizens have access to medical records (e-records)
    – 80% of citizens will use a digital ID solution[]
  15. https://transform-italia.it/quando-i-cittadini-incontrano-la-pubblica-amministrazione-digitale/.[]
  16. The Recovery and Resilience Facility (RRF) Regulation and the Technical Support Instrument recognise the opportunity of developing Multi-Country Projects combining investments from several national recovery and resilience plans. []
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