La repressione del governo e gli attacchi da parte dei sostenitori del partito al potere hanno innescato una delle più grandi proteste contro la prima ministra Sheikh Hasina Wazed. Così le proteste pacifiche contro un controverso sistema di quote per i candidati a posti di lavoro governativi si sono trasformate in disordini a livello nazionale, con la richiesta di ritenere il governo responsabile della morte di almeno 150 persone, di migliaia di feriti e di centinaia di incarcerati. Gli scontri hanno fatto seguito a proteste violente simili prima delle elezioni nazionali di gennaio da parte degli oppositori di Hasina in risposta a quello che hanno definito il suo governo autoritario, e da parte dei lavoratori dell’industria tessile che chiedevano una retribuzione migliore in un contesto di elevata inflazione.
Domenica 21 luglio, dopo settimane (dal 5 giugno) di proteste pacifiche degenerate in violenza nella scorsa settimana, la Corte Suprema ha abolito la maggior parte delle quote (le ha ridotte, ma non le abolite), affermando che il 93% dei posti di lavoro pubblici saranno ora basati sul merito. Per diverse settimane studenti e persone comuni hanno protestato contro un sistema che prevedeva che più del 50% dei posti di lavoro pubblici fossero riservati a determinate categorie (figli e nipoti dei combattenti per l’indipendenza, 30%; donne, 10%; persone residenti nei distretti poveri, 10%; minoranze etniche, 5%; persone disabili, 1%), lasciando circa 3mila posti per i quali concorrono all’esame di servizio civile 400mila laureati, in questo paese dell’Asia meridionale di 170 milioni di abitanti dove la crescita dell’occupazione è stagnante (circa un quinto degli abitanti è senza lavoro o istruzione) e il costo della vita è aumentato vertiginosamente dopo la pandemia di CoVid-19. Gli impieghi nel settore pubblico sono ambiti perché sicuri e ben remunerati, in un paese dove la disoccupazione è dilagante, con il 40% dei giovani che non lavora né frequenta l’università. Il Bangladesh è una delle economie in più rapida crescita al mondo (con una media del 6% dal 2009), ma tale crescita non si è tradotta in posti di lavoro per i giovani laureati (800mila sono i neolaureati senza lavoro, mentre l’industria principale del paese è quella dell’abbigliamento per l’export1). Le stime suggeriscono che circa 18 milioni di giovani bengalesi sono in cerca di lavoro. I laureati si trovano ad affrontare tassi di disoccupazione più elevati rispetto ai loro coetanei meno istruiti. Inoltre, l’inflazione è intorno al 9,7 per cento, le riserve estere sono diminuite e il debito del paese è molto cresciuto: il Bangladesh si è indebitato soprattutto con la Cina per la costruzione di infrastrutture nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI) e nel gennaio dello scorso anno si è assicurato un piano di salvataggio di 4,7 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale dopo aver faticato a pagare le importazioni di energia, che hanno tagliato le sue riserve di dollari e alimentato l’inflazione. Un paese fragile, in gran parte sotto il livello del mare che molto spesso deve affrontare enormi disastri naturali2.
In particolare, le proteste sono scoppiate dopo il 5 giugno, quando l’Alta Corte aveva ordinato il ripristino della quota del 30% per i discendenti dei veterani che parteciparono alla guerra d’indipendenza dal Pakistan nel 1971. I manifestanti avevano chiesto l’abolizione di questa quota del 30%, sostenendo che favoriva gli alleati del partito al governo Awami League, che ha guidato il movimento indipendentista contro il Pakistan3. La Corte Suprema ha ordinato che la quota per i discendenti dei veterani sia ridotta al 5%, con il 93% dei posti di lavoro da assegnare in base al merito. Il restante 2% sarà riservato ai membri delle minoranze etniche, ai transgender e ai disabili4.
I leader studenteschi responsabili dell’organizzazione delle proteste hanno accolto con favore la decisione della Corte Suprema e lunedì le strade di Dhaka sono sembrate calme, ma hanno deciso di proseguire con le manifestazioni fino a quando le loro richieste chiave non saranno soddisfatte, compreso il rilascio delle persone incarcerate e le dimissioni dei funzionari responsabili delle violenze, tra cui il ministro degli Interni Asaduzzaman Khan, che secondo loro sono responsabili della violenza che ha causato la morte di almeno 150 persone5, mentre le autorità hanno detto che circa 300 agenti di polizia sono rimasti feriti.
Più del 70% dei decessi sono stati segnalati nella capitale Dhaka (megalopoli di 20 milioni di abitanti), dove le strade sono state disseminate per giorni dei resti di migliaia di colpi di gas lacrimogeni, granate assordanti, pallini di fucile, proiettili di gomma e pezzi di mattoni. A parte due poliziotti e due sostenitori del partito al potere (Awami League), tutti i deceduti sono studenti o persone comuni. I manifestanti hanno combattuto per giorni contro proiettili di gomma e veri con sassi, canne di bambù e pezzi di mattoni. Non c’erano solo poliziotti, ma dal lunedì 15 luglio anche persone legate al partito al potere e attivisti della Bangladesh Chhatra League, l’ala studentesca del partito Awami League del primo ministro Sheikh Hasina, che indossavano elmetti, avevano spranghe di ferro e sparavano proiettili veri contro di loro. Anche alcuni leader dell’opposizione si sono uniti alle proteste e hanno commesso atti di “vandalismo“, ma la caratterizzazione politica dei manifestanti da parte del governo è stata fuorviante: questa è stata una protesta della gente comune che è via via diventato un “movimento popolare molto più ampio” in un contesto di accuse di corruzione, mancanza di responsabilità, disuguaglianze crescenti e aumento del costo della vita.
È stato giovedì 18 luglio che la tensione è esplosa in una violenza mortale e gli attivisti hanno accusato la polizia di usare “forza illegale”. Migliaia di studenti si sono scontrati con la polizia armata a Dhaka. Durante gli scontri sono rimaste uccise 11 persone, tra cui un autista di autobus e uno studente, hanno riferito fonti della polizia. Ma l’agenzia di stampa AFP ha riferito che 39 persone sono state uccise nella scorsa settimana, 32 solo giovedì. I media locali hanno riferito che almeno 28 persone sono state uccise giovedì. Venerdì la violenza è continuata sotto il blocco totale di Internet e sono state uccise almeno 50 persone.
Con l’escalation della violenza, il governo ha imposto un coprifuoco e ordini di sparare a vista a partire da venerdì 19 luglio a mezzanotte per un periodo indefinito (rendendo di fatto illegale qualsiasi raduno di manifestanti), con intervalli intermittenti di due ore in modo che le persone potessero fare scorta di beni di prima necessità. Il giorno precedente aveva anche completamente bloccato Internet, portando a un blackout delle informazioni e all’interruzione della vita normale. Anche le attività economiche sono state completamente bloccate. La dogana del porto di Chattogram – che gestisce oltre l’80% delle esportazioni e importazioni del paese – non è stata in grado di sdoganare alcun container per cinque giorni. Dalla scorsa settimana le università sono rimaste chiuse (seppure occupate dagli studenti) e il Bangladesh è stato tagliato fuori dal mondo esterno a causa del blocco delle comunicazioni. La violenza ha continuato ad aumentare mentre la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni, sparato proiettili di gomma e lanciato granate fumogene per disperdere i manifestanti che lanciavano pietre. Il governo ha anche schierato l’esercito per evitare che la violenza si diffondesse tra le accuse di uso eccessivo della forza da parte della polizia contro i manifestanti. Sabato i soldati sono stati visti pattugliare diversi punti centrali della città e altri quartieri. La dura repressione ha alimentato ancora più rabbia nei confronti del governo, spingendo i manifestanti ad andare oltre la richiesta di riforma delle quote per chiedere le dimissioni del governo. E hanno lanciato la Bangla blocade, un’iniziativa per paralizzare il paese bloccando autostrade, reti ferroviarie e quartieri all’interno delle città.
Sfidando il coprifuoco, migliaia di manifestanti, studenti e non, sono scesi in piazza sabato con cortei, bloccando strade e autostrade e dando fuoco a pneumatici e assi di legno in tutto il paese (in almeno 47 dei 64 distretti) e in diverse parti della capitale. A questo punto, la protesta non era più confinata tra gli studenti poiché la gente comune si è unita a loro spontaneamente da Mirpur a Dhaka. Poiché c’è rabbia repressa tra la gente comune sotto il regime autocratico di Sheikh Hasina, le persone hanno preso queste proteste guidate dagli studenti come una piattaforma per esprimere la loro insoddisfazione.
Molte strutture in tutto il paese, tra cui importanti edifici governativi, il quartier generale di Dhaka dell’emittente statale Bangladesh Television, la metropolitana di Dhaka e persino una prigione nel distretto centrale di Narsingdi, sono state attaccate dai manifestanti. Più di 800 carcerati sono fuggiti da una prigione vicino a Dhaka con 85 armi e 10mila munizioni (la polizia afferma di aver finora ripreso 58 prigionieri). Sono stati presi di mira anche diversi uffici e case del partito al potere appartenenti ad alcuni dei suoi leader. Veicoli bruciati si sono visti nella maggior parte dei quartieri di Dhaka. Il Ministro statale per l’Informazione Mohammad Al Arafat ha detto ad Al Jazeera che la protesta è stata “dirottata” da interessi acquisiti, anche se gli studenti stavano lottando per “richieste legittime” di riforma delle quote.
Il movimento di protesta ha investito anche la diaspora bangladese negli USA, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e altrove6 e si è trasformato in una minaccia esistenziale per il governo, che ha invitato i manifestanti ad attendere l’esito del verdetto della Corte Suprema. Il Bangladesh è a un bivio: probabilmente il governo sopravviverà politicamente, ma d’altra parte, se i manifestanti riuscissero a perseverare, potrebbero effettivamente spingere il governo a dimettersi. Il governo di Hasina ha dichiarato festivi la domenica il lunedì e il martedì, consentendo il funzionamento solo dei servizi di emergenza.
Il governo ha usato una enorme dose di violenza per reprimere le proteste dei giovani manifestanti che ora vogliono giustizia per caduti, feriti e arrestati7, che il coprifuoco venga revocato e le università riaperte. Lunedì i leader studenteschi hanno concesso al governo del Bangladesh 48 ore per soddisfare una serie di nuove richieste, tra cui le scuse pubbliche del primo ministro Sheikh Hasina per le violenze e il ripristino delle connessioni Internet e telefoniche interrotte durante i disordini.
I manifestanti hanno definito Hasina, 76enne al potere dal 2009 (rieletta per il quarto mandato consecutivo quest’anno) un “autocrate”. Le ultime due elezioni (2019 e 2024) sono state definite “false elezioni”, segnate da brogli elettorali, diffuse irregolarità e boicottaggi dell’opposizione8. Ha votato solo il 40% degli aventi diritto e il partito di Hasina ha avuto il 75% dei voti. Proprio le ultime elezioni, secondo gli analisti, hanno segnalato un avvicinamento a Pechino e Mosca9. Per l’Occidente, i crescenti legami di Hasina con Cina e Russia, oltre al rifiuto da parte del Bangladesh delle sue preoccupazioni sulle elezioni, potrebbero avvelenare i legami con Dhaka. Ma questo a sua volta potrebbe finire per spingere Dhaka ancora più vicino a Pechino e Mosca.
Ci sono molte persone comuni che sostengono gli studenti. C’è un alto grado di frustrazione nel Paese in questo momento e molte persone non accettano questo governo e si sentono come se il primo ministro fosse salito al potere con la forza. Nel frattempo, molti leader dei partiti di opposizione – che avevano espresso sostegno agli studenti manifestanti – sono stati arrestati, insieme ad attivisti e organizzatori della protesta.
La questione delle quote è stata solo la scintilla che ha fatto scoppiare un malcontento che covava da tempo e la protesta è ormai contro il governo Hasina. A gennaio la premier si era aggiudicata un quarto mandato consecutivo in un’elezione boicottata dai partiti dell’opposizione: protestavano perché Hasina si era rifiutata di lasciare la guida del paese a un governo ad interim in vista del voto, come di prassi nel paese. L’affluenza era stata particolarmente bassa, intorno al 40%, e la Awami League e i suoi alleati hanno ottenuto la maggior parte dei seggi in parlamento. Quest’elezione, che fa parlare ormai di governo monopartitico, ha alzato la tensione. Prima del voto l’opposizione aveva organizzato delle manifestazioni degenerate in violenza in cui 16 persone sono morte e migliaia sono rimaste ferite. Secondo Human Rights Watch allora più di diecimila attivisti sono stati arrestati e il governo sta “riempiendo le carceri di oppositori politici”.
Questa settimana, il primo ministro Sheikh Hasina, ha cercato di attribuire la colpa dei disordini al partito d’opposizione Bangladesh National Party (BNP), che ha dovuto affrontare una repressione sotto il suo governo. In un incontro trasmesso lunedì, Hasina ha affermato di aver schierato forze di polizia e paramilitari per “proteggere” gli studenti e ha definito le violenze “gli attacchi dei militanti”. Finora sono state arrestate circa 2.000 persone, per lo più membri e alti dirigenti del BNP insieme a diversi organizzatori studenteschi, poiché il governo di Hasina è accusato di cercare di scaricare la colpa delle violenze e delle vittime lontano dalle agenzie statali. Un portavoce del BNP ha detto che sono stati arrestati circa 1.500 membri del partito.
Parlando martedì pomeriggio, Hasib al-Islam, un organizzatore studentesco, ha detto che gli studenti avrebbero esteso il loro ultimatum al governo per altre 48 ore, durante le quali avrebbero interrotto ogni ulteriore protesta. Al-Islam ha dichiarato: “In questo momento chiediamo alle autorità di ripristinare Internet nel paese, revocare il coprifuoco, riaprire le università e garantire la sicurezza degli studenti e dei manifestanti, compreso il ritorno sani e salvi dei quattro coordinatori della protesta che presumibilmente sono stati fatti sparire“.
Alessandro Scassellati
- L’industria dell’abbigliamento, che impiega quattro milioni di lavoratori, ha registrato esportazioni per un valore di 47 miliardi di dollari nel 2023, ovvero l’84% delle esportazioni totali del paese. Gli Stati Uniti sono la principale destinazione di esportazione di indumenti del Bangladesh. Tuttavia, di recente, otto membri del Congresso degli Stati Uniti hanno scritto all’American Apparel and Footwear Association per fare pressione su Dhaka per salari equi e diritti dei lavoratori in Bangladesh. Diversi lavoratori sono stati uccisi negli scontri con le forze di sicurezza durante le proteste di piazza che chiedevano un aumento del salario minimo nell’ottobre 2023. L’ambasciata del Bangladesh a Washington ha avvertito il governo a Dhaka che il settore dell’abbigliamento confezionato del paese potrebbe diventare un bersaglio di misure sanzionatorie occidentali.[↩]
- Ad inizio di luglio, le forti piogge hanno causato lo straripamento dei principali fiumi. Le inondazioni hanno causato 8 morti e colpito oltre due milioni di persone. Il paese è attraversato da centinaia di fiumi e ha subito inondazioni più frequenti negli ultimi decenni. La crisi climatica ha causato precipitazioni più irregolari e lo scioglimento dei ghiacciai a monte delle montagne dell’Himalaya. Il Bangladesh è nel pieno del monsone estivo annuale, che porta all’Asia meridionale il 70-80% delle precipitazioni annuali, oltre a morti e distruzioni regolari dovute a inondazioni e smottamenti. Gli scienziati affermano che il cambiamento climatico sta rendendo il monsone più forte e più irregolare. Negli ultimi anni, questi cambiamenti hanno anche provocato la peggiore epidemia di dengue mai registrata in Bangladesh che mette a dura prova gli ospedali. La malattia trasmessa dalle zanzare, una volta limitata in gran parte a Dhaka, si sta diffondendo in tutto il paese.[↩]
- Il Bangladesh conquistò l’indipendenza sotto la guida del padre di Hasina, Sheikh Mujibur Raman, fondatore della Awami League, il partito che governa il Bangladesh dal 1996. Il sistema delle quote non era altro che il partito di governo Awami League che premiava i propri sostenitori e uno stratagemma per rafforzare l’influenza del partito nelle future amministrazioni.[↩]
- Il sistema delle quote è entrato in vigore nel 1972. Il precedente governo del primo ministro Sheikh Hasina Wazed aveva abolito il sistema delle quote nel 2018 a seguito delle proteste studentesche, ma l’Alta Corte lo aveva ripristinato il mese scorso, innescando una nuova ondata di proteste e una conseguente repressione da parte del governo. Domenica la Corte Suprema ha definito “illegale” il verdetto dell’Alta Corte del mese scorso e ha fissato il 7 agosto come data in cui ascolterà l’impugnazione del governo alla sentenza dell’Alta Corte. Ora, il governo di Hasina afferma di essere d’accordo con gli studenti sull’eliminazione della quota, posizione che dovrebbe ribadire davanti alla Corte Suprema. Tuttavia, Hasina aveva difeso il sistema delle quote, affermando che i veterani meritano il massimo rispetto per il loro contributo nella guerra contro il Pakistan, indipendentemente dalla loro affiliazione politica. Il tentativo da parte dei funzionari del partito al governo e dei ministri di dipingere i manifestanti come “antinazionali” ha ulteriormente irritato i manifestanti. Il primo ministro ha annunciato un’indagine giudiziaria per indagare sugli omicidi avvenuti, ma durante una conferenza stampa il 14 luglio, aveva anche lasciato intendere che i manifestanti fossero “razakar”, un termine offensivo per coloro che collaborarono con il Pakistan durante la guerra del 1971. Questo confronto aveva suscitato ulteriore ira da parte dei manifestanti che quella notte sono tornati per le strade gridando “Noi siamo razakar!”[↩]
- Finora le autorità non hanno rilasciato dati sulle vittime. Prothom Alo e The Daily Star, i due più grandi quotidiani in lingua bengalese e inglese, hanno riportato rispettivamente 146 e 127 morti.[↩]
- Le tensioni in Bangladesh hanno visto manifestazioni anche fuori dal Paese. Negli Stati Uniti c’è stata una manifestazione davanti alla Casa Bianca, che ha coinvolto soprattutto studenti del Bangladesh che studiano nel Paese. A Times Square a New York i partecipanti hanno esposto striscioni chiedendo giustizia per gli studenti uccisi negli ultimi giorni. Giovedì sera ci sono stati disordini anche nella zona est di Londra, quando gruppi pro e antigovernativi si sono scontrati. La polizia ha detto di aver trovato due grandi gruppi di uomini che combattevano in una manifestazione più ampia di diverse centinaia di persone a Whitechapel, che ha una vasta popolazione di etnia bangladese. Sono stati poi lanciati oggetti contro la polizia, ferendone due, e le auto sono state danneggiate. Gli Emirati Arabi Uniti hanno incarcerato 57 bangladesi per le proteste contro il proprio governo, condannandoli a lunghe pene detentive. Tre degli imputati sono stati condannati all’ergastolo per “incitamento a rivolte in diverse strade degli Emirati Arabi Uniti venerdì“, mentre altri 53 sono stati incarcerati per 10 anni e uno per 11 anni. Amnesty International ha condannato quella che ha definito “la reazione estrema degli Emirati Arabi Uniti alla semplice esistenza di una protesta pubblica” sul loro territorio. Le proteste sono effettivamente illegali negli Emirati Arabi Uniti, dove gli stranieri costituiscono quasi il 90% della popolazione. I bangladesi sono il terzo gruppo di espatriati più numeroso, dopo pakistani e indiani, secondo il Ministero degli Affari Esteri degli Emirati Arabi Uniti. A Roma, gli studenti bangladesi che si stanno specializzando negli atenei romani si sono dati appuntamento davanti all’ambasciata del loro paese all’EUR per protestare contro la violenza usata dalle forze dell’ordine di Dhaka sui loro colleghi, amici, sorelle.[↩]
- Sabato, Nahid Islam, uno studente dell’Università di Dhaka e uno dei principali organizzatori del movimento studentesco per la riforma delle quote, sarebbe stato arrestato da agenti di polizia in borghese in una casa della capitale. La famiglia di Islam si è recata negli uffici della polizia investigativa, ma non ha saputo dove si trovasse. Islam ha affermato di essere stato sottoposto a torture fisiche e mentali. Dice di aver ripreso conoscenza per strada in una zona di Dhaka nelle prime ore di domenica mattina. “Ho ancora coaguli di sangue su entrambe le spalle e sulla gamba sinistra“, ha detto. Il 26enne laureato in sociologia guida Studenti contro la discriminazione, il principale gruppo che organizza le manifestazioni contro le quote di occupazione. Lunedì il gruppo ha sospeso le proteste per 48 ore, con Nahid che ha affermato di non voler vedere “così tanto sangue, così tante uccisioni, così tanti danni a vite umane e proprietà”. Tra coloro che chiedono giustizia c’è la famiglia di Abu Sayeed, uno studente dell’ultimo anno di inglese ucciso giovedì durante le proteste, presumibilmente dalla polizia. Un video di Sayeed mentre veniva colpito dal fuoco della polizia durante una protesta in un’università della città di Rangpur era diventato virale sui social media prima che il governo chiudesse Internet il 18 luglio. Fonti ospedaliere hanno detto che Sayeed aveva ferite da proiettili di gomma sul corpo quando è stato portato qui morto. Il fratello di Sayeed, Abu Hossain, ha detto che Sayeed è stato l’unico della famiglia ad arrivare all’università. “L’intera famiglia era così orgogliosa di lui; avevamo grandi speranze per lui”, ha detto Hossain. “I miei genitori sono sotto shock; la nostra unica speranza è perduta”. Hossain ha detto che la sua famiglia stava dalla parte degli studenti che protestavano e voleva giustizia per il suo omicidio. “Mio fratello è morto per aver chiesto diritti equi per ogni studente“, ha detto. “È morto martire. Spero che verrà ricordato per questo e che la sua morte non sia stata vana”.[↩]
- Dalla metà di agosto dello scorso anno, secondo i dati del principale partito di opposizione, il Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), più di 27.200 membri del partito sono stati incarcerati e almeno 104mila sono stati denunciati con diverse accuse. Diverse decine sarebbero stati uccisi in episodi di violenza politica. A seguito di un’importante manifestazione svoltasi a Dhaka il 28 ottobre 2023 sfociata nella violenza, il governo ha arrestato la maggior parte degli alti funzionari dell’opposizione ed è sembrato intenzionato a schiacciare il BNP. Nonostante abbia sempre combattuto le dittature militari e si sia sempre impegnata a promuovere politiche a favore delle donne e delle fasce più povere della popolazione, secondo le opposizioni e anche secondo diverse organizzazioni internazionali, nei suoi quindici anni di governo Hasina si sarebbe piano piano trasformata da leader della lotta per la democrazia in una delle sue principali minacce.[↩]
- Mentre i rapporti con la Cina sono veicolati da investimenti che rientrano nel programma BRI e che suscitano maggiore interesse degli sforzi nella regione indo-pacifica sostenuti dagli Stati Uniti per contrastare Pechino, la Russia ha sostenuto il Bangladesh nell’apertura della prima centrale nucleare del paese. Dhaka ha ricevuto la prima fornitura di uranio da Mosca in ottobre. La Russia è anche un importante fornitore di tre beni essenziali – carburante, cereali e fertilizzanti – al Bangladesh a prezzi relativamente convenienti. A Washington e Londra, i governi del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno criticato le elezioni definendole illegittime. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, in una dichiarazione, ha affermato che Washington ritiene che il processo di voto “non sia stato libero ed equo, e ci rammarichiamo che non tutti i partiti abbiano partecipato“. Il Regno Unito ha criticato quelli che ha descritto come “atti di intimidazione e violenza” durante le elezioni. Motivo di preoccupazione a Nuova Delhi, Londra e Washington è l’apparente metamorfosi di Awami League da partito di massa formato da leader borghesi, laici e filo-indiani, legati allo spirito della lotta di liberazione del 1971, a partito guidato da oligarchi sostenuti da Cina e Russia. Su queste questioni si veda anche il rapporto dell’International Crisis Group.[↩]