Ho letto alcune dichiarazioni di elettrici e elettori della lista verdi e sinistra sconcertati per il fatto che il loro voto contro la guerra sia finito per sostenere la rielezione di Ursula von der Leyen, qualcuno ha risposto che ciò era prevedibile vista la reticenza durante la campagna elettorale a far conoscere la collocazione degli eventuali eletti nei diversi gruppi europei, soprattutto per il fatto che il Gruppo dei verdi sulla questione guerra e riarmo, da sempre, è stato compattamente propenso all’uso della forza come unica ed esclusiva risposta all’invasione della Russia dei territori ucraini.
Io stessa ho scelto di votare per la lista Pace, Terra, Dignità per questo motivo resistendo al richiamo delle candidature dal forte impatto, anche emotivo, che la lista verdi e sinistra è riuscita a presentare e che, a mio avviso, sono state determinanti per l’indubbio successo elettorale ottenuto.
Tra le motivazioni del voto le più disparate mi ha colpita quella del voto dato al PD per paura che l’indebolimento di Elly Schlein aprisse la strada alla segreteria Gentiloni, argomento che mi sono sforzata di comprendere, nel senso che a volte, con la fine di punti di riferimento di cultura politica, non avendo altri mezzi di comunicazione con la politica, le elettrici e gli elettori, con il loro voto,cercano di sopperire o tentano di orientare scelte e posizioni dei vari partiti e dei loro gruppi dirigenti.
Il mio voto è stato più libero dai sensi di colpa perché, fino all’ultimo momento ho cercato di convincere, con i piccoli mezzi di cui dispongo, i protagonisti a convergere in un’unica lista che avesse al centro la guerra.
Non posso certo dirmi soddisfatta dell’esito elettorale e trovo inutili quanto defatiganti recriminazioni che non fanno che aggiungere problemi a quelli enormi già esistenti.
L’unica nota positiva in questa vicenda delle europee, secondo me, è stata la decisione dei cinque stelle di aderire al Gruppo della Sinistra Europea, cosa che ripropone un protagonismo italiano in un Gruppo fondato dal PCI nel lontano 1989 e ricostituito nel 2004 per iniziativa di Rifondazione Comunista.
Spero che non prevalga nella sinistra, già così frammentata, un atteggiamento difensivo, settario e auto consolatorio anche perché la situazione europea richiede ben altro.
Non sfugge, infatti, a seguito del programma illustrato dalla von der Leyen, che il Parlamento, già dalla sua prima sessione, ha compiuto atti inequivocabili e perfino salti di qualità nel voler continuare sulla linea bellicista con un programma di riarmo europeo legato alla NATO , il che esclude qualsiasi progresso dell’Unione in campo ambientale e sociale, oltre che una autonoma soggettività europea nei cambiamenti mondiali in atto.
Questioni che vanno ben oltre i tatticismi o le furbizie legate alle singole scadenze elettorali e che richiederebbero da parte delle formazioni di sinistra analisi e proposte autonome e originali, obbligatoriamente su scala europea.
Tutto il contrario di quello che è avvenuto in questa brutta campagna elettorale in cui è apparso chiaro il tentativo di eludere completamente il dramma delle guerre per non discostarsi troppo dalla narrazione mainstream dominante e ciò, come si è visto, anche nel campo del socialismo europeo e di una parte della stessa sinistra.
Infine, abbandonare questo stucchevole e insulso manicheismo tra europeismo e antieuropeismo per affrontare il vero problema e cioè quello di una costruzione sovranazionale realmente democratica (federalismo)che possa sostituirsi al funzionalismo ed alla deriva intergovernativa attuale, anche perché, queste ultime si dimostrano perfettamente compatibili con il modo di intendere lo stare in Europa da parte delle destre che è appunto quello della Confederazione di Stati Nazione.
Pasqualina Napoletano