Le elezioni amministrative che si sono tenute lo scorso fine settimana hanno coinvolto anche città non particolarmente grandi ma significative e quattro milioni di elettori.
Credo che questo voto ci offra lo spunto per fare alcune riflessioni.
Questa volta non c’è stata una nuova impennata di astensionismo, anche se la partecipazione al voto non ha superato il 66,73% e ha toccato il suo minimo con il 56,21%.
Uno degli aspetti più evidenti dei risultati sembra essere quello di un ritorno al bipolarismo, frutto (avvelenato) del sistema maggioritario che è davvero, a mio avviso, il motivo di una regressione democratica che cancella ogni forma di partecipazione alla vita politica. Il rischio evidente è che questo voto porti acqua mulino del “sindaco d’Italia” e che si sia normalizzata la rottura che il Movimento 5 Stelle aveva prodotto nello scardinare questo sistema.
Il maggioritario, l’autonomia differenziata e il presidenzialismo stanno, aimè, pericolosamente insieme e aver assecondato questo sistema elettorale, anche da una parte della sinistra (o almeno autodefinitasi tale), è stato il primo passo per la sua sconfitta soprattutto sul piano della cultura politica.
Come sempre le elezioni locali hanno dinamiche molto legate ai territori al peso delle questioni e delle relazioni che nei comuni e nelle città le persone vivono in prima persona ed è difficile usare il richiamo alla difesa contro l’avanzata delle destre, quando poi le scelte amministrative convergono sulle stesse scelte politiche.
Per chi, come la direttrice de il manifesto, descrive la divisione della sinistra come “Tafazziana”, va ricordato che questa tesi non è comprovata dai fatti come dimostrano gli esempi di Brescia, dove il PD vince senza l’alleanza con i 5 stelle, mentre al contrario, a Latina pur correndo unitariamente perde sonoramente. Questa lettura è del tutto assoggettata al disegno politico di ricostruzione del campo largo, ma in realtà è scollegata dalla realtà dei fatti.
Non mi pare ci sia alcuna situazione dove la divisione influisce realmente. Neanche a Terni, dove vanno al ballottaggio due destre, con tutta probabilità una sola lista del centrosinistra avrebbe spinto analoga unità a destra. E comunque le due destre sommate stanno sopra il 50%. Come in Toscana dove a Pisa e Massa le destre stanno sopra la somma del centrosinistra più Cinquestelle più sinistra. Situazione simile ad Ancona. Dunque, bisogna guardare i voti veri e le politiche che li determinano e solo cambiando queste è possibile una inversione di rotta, il continuare a nascondere questo dato, questo si è da Tafazzi.
Io ho guardato un po’ tutti i risultati delle “liste e coalizioni alternative”, quelle che avrei votato, e credo vadano riletti nella capacità/possibilità di creare controtendenza a questi elementi. Comunque hanno una qualche dimensione significativa soprattutto dove ci sono esperienze consolidate e capaci di qualche alleanza.
Chi vincerà tra i due poli, che in larga parte purtroppo condividono guerra e liberismo, lo vedremo ai ballottaggi. Naturalmente le destre al governo sono un nemico, ma per trovare i voti che servono a sconfiggerle però serve convincere gli elettori che qualcosa di nuovo e di diverso si pensa di fare.
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Non riesco a commentare in maniera compiuta su tutt’Italia per la disaffezione che, ahimè, ha colpito anche il sottoscritto. Pur concordando con principi(elezione diretto del sindaco, maggioritario, insomma tutti gli errori del “furbo”PD), sento che dalle nostre parti sentiamo molto, anche se non ce lo vogliamo dire, la sindrome della sconfitta dei progetti anti guerra e anti liberismo. Ad Ancona, dove Altra Idea di città ha conquistato il 6,11% nonostante la polarizzazione fra destra e centrosinistra, non c’è un argine netto fra parti del centrosinistra e noi, mi ci metto anch’io, di AIC. Un PD sordo a problematiche sull’abitazione, sulla mobilità, e sulla collaborazione col corpo dell’Università, ha fra i suoi elettori ed anche nelle sue liste persone, compagni in alcuni casi, che producono cultura e comportamenti non dissimili da molti più a sinistra. Aver voluto sfidare il PD soprattutto sull’allungamento del molo arrivo navi turistiche e sull’area marina protetta, ed avere riportato nonostante questo un 6%, è una vittoria, perché quelli come me hanno votato chi non voleva guerra e liberismo, anche se non è stato detto perché si parlava d’altro. Qui potremmo dare un segnale di voto antifascista, perché l’arroganza di FDI è in crescita esponenziale, e non chiedere niente in cambio. Poi si vedrà se qualche pulce nell’orecchia l’avremo messa