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Le elezioni di medio termine e le prospettive della ‘democrazia’ americana

di Alessandro
Scassellati

L’8 novembre si sono tenute le elezioni di mezzo termine nel Paese leader dello schieramento occidentale, con l’elezione di 35 senatori (su 100) e dell’intera Camera dei Rappresentanti (435 deputati), oltre a 36 governatori di Stati e sindaci di numerose città1. Una combinazione di sfortuna (ondata inflazionistica), inettitudine (gestione catastrofica dell’uscita dall’Afghanistan nell’agosto 2021), divisioni interne al Partito Democratico, (mal)funzionamento delle strutture della politica statunitense (la soppressione degli elettori e il gerrymandering, ossia il ridisegno partigiano dei distretti che eleggono i membri della Camera2 da parte dei 30 parlamenti statali controllati dai Repubblicani – ma i restanti 20 controllati dai Democratici fanno altrettanto -, e il Senato che sovrarappresenta le parti conservatrici e rurali del Paese) e la spietatezza degli avversari politici hanno messo in pericolo non solo il futuro dell’amministrazione Biden ma, secondo tanti analisti, anche della stessa repubblica.

Il 47% degli aventi diritto ha votato (una percentuale alta per le elezioni di midterm) e non c’è stata l’”onda rossa” repubblicana prevista da tanti sondaggi e opinionisti. I Repubblicani hanno preso il controllo della Camera dei Rappresentanti seppure con un margine minimo (al momento in cui scrivo i Repubblicani sono ad un seggio dalla maggioranza, ma si stima che alla fine il risultato sia 221 R a 214 D), soprattutto grazie ad alcune vittorie in distretti tradizionalmente democratici negli Stati di New York, Arizona, Colorado e California. Invece, il Senato (50 D a 49 R) è rimasto sotto il controllo dei Democratici (preservando la capacità fondamentale del partito di continuare a nominare giudici federali e candidati governativi, compresa qualsiasi eventuale scelta per la Corte Suprema, oltre a poter bloccare qualsiasi tentativo di impeachment), grazie alle vittorie contro candidati trumpiani in Pennsylvania, Arizona e Nevada, mentre in Georgia si è dovuti andare al ballottaggio in 6 dicembre dal momento che il democratico Raphael Warnock, pur vincendo contro il trumpiano ex campione di football Herschel Walker, non ha superato la soglia del 50% dei voti3. I Democratici hanno vinto anche le elezioni per i governatorati in Stati contendibili come Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Maryland (oltre che in altri 14 Stati), campi di battaglia cruciali nelle recenti elezioni presidenziali che probabilmente saranno di nuovo cruciali nel 2024. I Repubblicani hanno vinto in Florida, Georgia, Texas, Nevada, Ohio e in altri 13 Stati. Complessivamente, ora i Democratici controllano 24 Stati, mentre i Repubblicani 26.

L’80enne presidente democratico Biden ha un basso indice di gradimento (intorno al 40%), nonostante il successo nell’amministrare la più rapida ripresa economica degli ultimi decenni, con la creazione di 10 milioni di nuovi posti di lavoro in meno di due anni4 (ma il problema chiave era l’elevato aumento del costo della vita, il 9,1% a giugno – il tasso più alto dal 1981 –, poi sceso all’8,2% a settembre, ma con salari reali che diminuiscono e l’economia in bilico sull’orlo della recessione), e avendo perso il controllo della Camera sarà debole fino alle prossime elezioni presidenziali del 2024 (anno in cui si terranno anche le elezioni per il Parlamento Europeo). Il che vuol dire che i repubblicani potranno utilizzare i negoziati sul tetto del debito per cercare di tagliare drasticamente la spesa federale (di fatto far accettare la loro agenda neoliberista) e paralizzare il governo (gridlock e shutdown), come hanno fatto nel secondo mandato di Barack Obama (con gli USA che sono andati vicini al default nel 2011), e Biden non riuscirà a far approvare alcuna nuova legge e dovrà governare attraverso degli ordini esecutivi – come ha fatto l’8 luglio e il 3 agosto 2022 sulla questione della salvaguardia all’accesso ai servizi di salute riproduttiva, compresi l’aborto e la contraccezione, dopo lo smantellamento della sentenza Roe vs Wade da parte della Corte Suprema il 24 giugno – che potrebbero essere tranquillamente aboliti dal presidente successivo. Un risultato che vanificherà le ambizioni politiche dei Democratici su aborto, controllo delle armi, diritto di voto e riforma sanitaria. E che si farà sentire in Ucraina, poiché i programmi di approvvigionamento di armi destinati a Kiev andranno in stallo.

Seppure risicata, la vittoria del Partito Repubblicano alla Camera, prevista dalla maggior parte degli analisti politici, ha comunque aumentato il livello di motivazione della base repubblicana e della conflittualità che alimenta la campagna elettorale permanente dei Repubblicani5. Ha dato forza ad una ricandidatura alla presidenza dell’ex presidente Donald J. Trump (76 anni), che attualmente deve fronteggiare diverse inchieste giudiziarie (sostenute attivamente dall’FBI)6 e soprattutto è il principale obiettivo della commissione di inchiesta del Congresso sul tentativo fallito di colpo di Stato del 6 gennaio 2021, pianificato da lui e dal suo staff di consiglieri per mesi e poi realizzato da gruppi organizzati del suprematismo bianco. In decine di comizi a sostegno di candidati repubblicani (sia trumpiani sia moderati), Trump è stato relativamente esplicito riguardo ai suoi progetti: “Questo è l’anno in cui riprenderemo la Camera, riprenderemo il Senato e riprenderemo l’America. E nel 2024, soprattutto, ci riprenderemo la nostra magnifica Casa Bianca“. Le elezioni di medio termine erano viste come una vera prova del suo potere, e i risultati avrebbero determinato la sua futura forza nel partito. In due anni Trump ha reclutato nel Partito Repubblicano finanziatori, attivisti e centinaia di candidati per cariche elettive federali e statali ispirati dalla sua convinzione che le vittorie elettorali del Partito Democratico siano intrinsecamente illegittime7. Diversi di questi candidati trumpiani sono stati sconfitti (hanno avuto i voti degli elettori repubblicani, ma non quelli degli indipendenti), creando dubbi sul futuro politico di Trump (che in sostanza ha perso tre elezioni di fila, 2018, 2020 e 2022) ed evidenziando la frattura tra lui e ciò che rimane dell’establishment moderato del Partito Repubblicano (che, insieme ai media mainstream, ha cercato di imporre la narrativa che le elezioni di midterm sono state perse a causa di Trump, trasformandolo in un capro espiatorio), anche perché le elezioni hanno sanzionato l’ascesa di un possibile sfidante per la candidatura repubblicana alle prossime elezioni presidenziali del 2024, il governatore della Florida Ron DeSantis (considerato un Trump 2.0 e un “guerriero culturale” conservatore), che è stato rieletto trionfalmente8. Comunque almeno 160 deputati repubblicani trumpiani che hanno messo in dubbio il risultato elettorale del 2020 (sostenuti dal movimento “Stop the Steal“, “Fermiamo il Furto”) sono stati rieletti, un’indicazione che gran parte del partito rimane ostaggio volontario di Trump e della sua “base”, il movimento Make America Great Again! (MAGA).

E il 15 novembre, dal suo resort di Mar-a-Lago in Florida, Trump ha annunciato la sua corsa per la candidatura repubblicana alle elezioni presidenziali del 20249, una mossa finalizzata sia a cercare di non finire in carcere sia a rafforzare il suo status di favorito per la nomination che però ha anche aperto ufficialmente la guerra di posizione all’interno del partito tra correnti e rivali con ambizioni presidenziali (Ron DeSantis, Mike Pence, Ted Cruz, Josh Hawley, Glenn Youngkin, Nikki Haley, Mike Pompeo). Ancora una volta Trump ha dipinto un cupo ritratto degli Stati Uniti, con “le strade intrise di sangue delle nostre grandi città” sotto il controllo della criminalità e una “invasione” al confine meridionale. Ha accusato Biden di infliggere “dolore, difficoltà, ansia e disperazione” con le sue politiche economiche e interne. Ha definito Biden “il volto del fallimento della sinistra e della corruzione del governo” e lo ha accusato di peggiorare l’inflazione e di “rinunciare” all’indipendenza energetica dell’America. Ha anche definito il ritiro dell’amministrazione dall’Afghanistan “il momento più imbarazzante nella storia del nostro Paese“. “Il nostro Paese viene distrutto davanti ai tuoi occhi“, ha detto, definendo i suoi quattro anni in carica un brillante successo (con una nazione che avrebbe avuto confini sicuri, un’economia forte e la pace globale), nonostante si sia lasciato alle spalle una nazione scossa dalla pandemia da CoVid-19 e da disordini politici che hanno portato al suo tentativo di colpo di Stato il 6 gennaio 2021. “Due anni fa eravamo una grande nazione e presto saremo di nuovo una grande nazione, ma ora siamo una nazione in declino. Siamo una nazione fallimentare“, ha detto Trump. “Per rendere l’America di nuovo grande e gloriosa, stasera annuncio la mia candidatura alla presidenza degli Stati Uniti“.

Trump si ricandida “per cercare di salvare il nostro Paese“, offrendo la sua visione alternativa, che ha chiamato “l’agenda della grandezza nazionale“, che comprende la pena di morte per gli spacciatori, la messa al bando della teoria critica della razza e della “follia di genere” dalle scuole, la protezione dei “diritti paterni“, l’indebolimento o l’abolizione dei diritti transgender – che ha ritratto come “uomini che praticano sport da donne“, l’imposizione di limiti di mandato per i membri del Congresso e la bandiera americana che sventola su Marte. “Questo non è un compito per un politico o un candidato convenzionale“, ha detto. “Questo è un compito per un grande movimento“, il movimento MAGA che riconosce lui come leader supremo. In un discorso durato più di un’ora, Trump ha speso meno di un minuto per promettere di riunire il Paese; il resto del tempo lo ha dedicato a ispirare una visione ancora più divisiva, una consapevolezza più acuta della differenza, del divario tra “noi” e “loro“. Trump ha martellato con insistenza sul “fatto” che l’America è stata quasi irreparabilmente distrutta dalla “sinistra radicale che cerca di distruggere il nostro Paese dall’interno“, per cui il Paese è uno “zimbello”, una nazione in “disordine” e in “rovina” – una catastrofe storica da cui solo lui è in grado di salvarlo.

Subito dopo le elezioni di midterm Biden ha nuovamente promesso di lavorare con i leader repubblicani per trovare un terreno comune, ma questi si sono dichiarati del tutto indisponibili a perseguire politiche bipartisan. In un sistema politico bipartitico come quello statunitense, se un partito non si impegna a rispettare le regole del gioco democratico è improbabile che la democrazia sopravviva a lungo. Nel suo complesso, il Partito Repubblicano si è rivelato essere antidemocratico senza doverne pagare alcuna conseguenza negativa (non sono stati puniti da elettori, attivisti o donatori). L’eventuale vittoria dei repubblicani nel 2024 farebbe tornare al potere un partito che negli ultimi due decenni ha sposato apertamente molte delle tesi politico-ideologiche sostenute dai teorici e terroristi del suprematismo bianco.

I quattro anni di presidenza di Trump, la sua ideologia nazionalista MAGA e America First!, i suoi metodi di governo autoritari e unilaterali a somma zero, la sua teoria del complotto sulle elezioni “rubate10 e il suo tentativo di colpo di Stato fanno presagire cosa potrebbe accadere alla democrazia americana e, di conseguenza, alla cosiddetta “alleanza occidentale delle democrazie” liberali promossa da Biden, se lui (o un suo clone meno sregolato come il senatore del Texas Ted Cruz o il governatore della Florida Ron DeSantis) dovesse prendere il potere nel 2024. Un ritorno al potere del Partito Repubblicano, ispirato dal trumpismo (anche senza Trump) e dalle sentenze antidemocratiche e divisive su aborto, armi, ambiente e religione della Corte Suprema, la cui maggioranza ultraconservatrice (6 a 3) Trump ha contribuito a creare attraverso la selezione di tre giudici, significherebbe l’implementazione di un’agenda politico-ideologica, coltivata per decenni, basata sulle idee anti-egalitarie, autoritarie, nazionaliste, misogine11e razziste della destra radicale e del suprematismo bianco (quasi sette repubblicani su 10 sono bianchi e cristiani in un Paese che è solo per il 44% bianco e cristiano).

Il presidente Biden, un centrista moderato che non ha alcun interesse a cambiare il modo in cui il Paese funziona e che ha passato inutilmente il primo anno in carica a farsi in quattro per dimostrare che il Partito Repubblicano poteva ancora essere un partner di governo ragionevole, firmando il primo ordine esecutivo sull’aborto aveva affermato: “Non possiamo permettere che una Corte Suprema fuori controllo, che lavora in collaborazione con elementi estremisti del Partito Repubblicano, ci tolga le libertà e la nostra autonomia personale. La scelta che dobbiamo affrontare come nazione è tra il mainstream e l’estremo“.

Mentre le elezioni di midterm sono generalmente considerate come un referendum sul presidente in carica e sul suo partito, Biden e altri leader democratici hanno invece cercato di riformulare queste elezioni come un test sulla stessa democrazia americana. I Democratici credevano che, se gli americani avessero visto queste elezioni come una scelta tra estremisti che minacciano i loro diritti fondamentali e candidati che cercano di proteggere quelle libertà vulnerabili, allora il partito sarebbe stato in grado di mantenere la maggioranza al Congresso. Pertanto, in un discorso televisivo in prima serata sulla battaglia per “l’anima della nazione“, pronunciato davanti all’Independence Hall di Philadelphia (dove sono state firmate la Dichiarazione di Indipendenza  nel 1776 e la Costituzione degli Stati Uniti nel 1787), Biden ha affermato che “uguaglianza e democrazia sono sotto attacco” perché il Partito Repubblicano è ormai “dominato, guidato e intimidito” da Trump, dagli estremisti MAGA e dai suprematisti bianchi che “rappresentano una minaccia per le fondamenta stesse della nostra Repubblica”, un “grave pericolo per la democrazia americana”, e “alimentano le fiamme della violenza politica12. Biden crede che nel Partito Repubblicano esista ancora una maggioranza mainstream e che siano i trumpiani (che in un precedente discorso aveva definito come sostenitori di una filosofia di “semi-fascismo”) che “abbracciano la rabbia”, “diffondono bugie per profitto e potere13, “prosperano nel caos”, “non rispettano la costituzione” o lo stato di diritto, “invocano violenze di massa e rivolte nelle strade” e credono “che ci siano solo due possibili esiti per un’elezione: o vincono o sono stati frodati”. Per il centrista moderato Biden, i “Repubblicani MAGA” non sono una minaccia per la democrazia liberale a causa delle loro convinzioni su tasse, spesa pubblica, welfare, immigrazione, ambiente, cambiamento climatico e politica energetica o persino aborto, ma perché il loro leader non accetta l’esito delle elezioni quando le perde; perché non crede che lo stato di diritto si applichi a lui; perché non aderisce alla cultura della moderazione e tolleranza; e perché sta cercando di aiutare a eleggere altri politici che la pensano allo stesso modo e che giustificano l’uso della violenza politica14.

Biden ha detto anche che “Le forze del MAGA sono determinate a riportare indietro questo Paese, a ritroso in un’America dove non c’è il diritto di scegliere, nessun diritto alla privacy, nessun diritto alla contraccezione, nessun diritto di sposare chi ami“. “Per molto tempo ci siamo rassicurati sul fatto che la democrazia americana è garantita. Ma, non lo è. Dobbiamo difenderla. Proteggerla. Attivarci per essa. Ognuno di noi. […] Credo che l’America sia a un punto di svolta, uno di quei momenti che determinano la forma di tutto ciò che verrà dopo. E ora, l’America deve scegliere di andare avanti o di tornare indietro, per costruire un futuro o essere ossessionata dal passato, per essere una nazione della speranza, unità e ottimismo o una nazione della paura, divisione e oscurità”.

Biden ha provato a combattere per “l’anima della nazione”, trasformando i “Repubblicani MAGA” in un’etichetta per tutto ciò che gli elettori mainstream trovano politicamente tossico sul Partito Repubblicano (“Questa è la strada per il caos in America. È senza precedenti. È illegale. Ed è non-americano.”) ed esortando gli americani a “votare, votare, votare” per i candidati democratici (ma anche per quelli che sono dei repubblicani mainstream). Biden e i Democratici hanno sperato che l’abolizione di Roe potesse galvanizzare la loro base elettorale, soprattutto le donne e i giovani, offuscando altre questioni problematiche come disuguaglianza, inflazione ed economia, dando nuova energia alla battaglia per il controllo del Congresso e delle Camere degli Stati l’8 novembre15. Inoltre, hanno sperato di avvantaggiarsi dall’approvazione dell’Inflation Reduction Act da 430 milioni di dollari in agosto e dalla successiva decisione di Biden di procedere con il tanto atteso piano di condono (non certo un cambiamento strutturale del sistema delle rette universitarie) dei prestiti studenteschi da 320-400 miliardi di dollari (10 mila dollari per i mutuatari che hanno guadagnato meno di 125 mila dollari durante la pandemia e 20 mila dollari per coloro che hanno ricevuto Pell Grants, sovvenzioni per studenti a basso reddito, mentre erano iscritti al college) che ha eliminato questo tipo di debito per circa 20 milioni di persone e ridotto i pagamenti mensili per i mutuatari con un saldo residuo, dando un respiro di sollievo ad una parte della classe media giovane finita nella “trappola del debito studentesco” e riducendo anche il divario della ricchezza fra afroamericani, ispanici e bianchi. Infine, Biden ha messo sul mercato parti rilevanti delle riserve strategiche di carburanti detenute dal governo federale, nel tentativo di tenere bassi i prezzi alla pompa.

Tutto questo non è bastato per vincere, ma ha evitato un devastante tonfo elettorale dei Democratici che, invece di puntare a costruire una grande coalizione delle classi lavoratrici di tutti i generi, razze e strati sociali con un programma di riforme democratiche radicali per affrontare i problemi strutturali dell’aumento della disuguaglianza di ricchezza e dell’emergente oligarchia, hanno continuato a dare la priorità ai voti di “centro” degli “elettori suburbani oscillanti” bianchi (ceto medio dei white collars) che presumibilmente determinano i risultati elettorali (in effetti, nelle elezioni 2022 hanno aumentato i consensi in questa fascia di elettori a Filadelfia, Chicago, Atlanta e altre città che sono state rosse fisse per decenni), e dipendono ancora dai soldi delle grandi corporations e dei super ricchi16. Questo anche se una dozzina di giovani candidati (vecchi e nuovi) della minoritaria ala progressista di sinistra del partito, appoggiati da Bernie Sanders (ma non dall’apparato), sono stati eletti alla Camera in modo convincente17, come anche John Fetterman, eletto senatore per la Pennsylvania.

Mentre i Democratici hanno basato la loro propaganda elettorale essenzialmente su due temi, l’aborto e il pericolo trumpista per la democrazia (e anche per i programmi di sicurezza sociale e assistenza sanitaria), da parte loro, i Repubblicani hanno accusato Biden di essere un presidente divisivo che ha demonizzato il loro partito e di parlare di “minaccia alla democrazia” per spostare l’attenzione dalle “questioni che contano di più per gli elettori”: l’inflazione (“È l’economia, stupido“, lo slogan usato nella campagna vincente di Bill Clinton nel 1992), i tassi di interesse, i prezzi dei carburanti, le tasse, la sicurezza delle frontiere, e soprattutto la criminalità. Hanno proposto un’agenda “legge ed ordine”, con un assalto di spot propagandistici che hanno etichettato i loro oppositori come anti-polizia18, sostenendo che i Democratici sono “il partito del crimine” (oltre che dell’immigrazione incontrollata). I Democratici erano vulnerabili sulla questione, dato l’aumento degli omicidi in molte grandi città a guida democratica, ma i Repubblicani hanno preferito dimenticarsi che il loro leader supremo, Donald J. Trump, come buona parte dei suoi più stretti collaboratori (Bannon, Cohen, Weisselberg, etc.), è oggetto di una miriade di indagini penali, civili e del Congresso.

È ormai evidente che negli Stati Uniti, come in tutti gli Stati nazionali, si sta vivendo una deriva verso una crescente polarizzazione politica lungo linee partigiane – verso una ”guerra civile politica19 tra il populismo nazionalista, autoritario ed estremista della destra reazionaria che cavalca e “normalizza” una furia anti-establishment contro un “sistema truccato” e il populismo progressista delle forze di centro-sinistra (mentre le forze autenticamente di sinistra – comuniste, socialiste e socialdemocratiche – sono in declino o in rovina) – dovuta ad un declino economico e sociale dei ceti medi, delle classi lavoratrici e una perdita di appeal, credibilità e consenso elettorale di politici e forze politiche di centro e socialdemocratiche. Un’evoluzione che si intreccia con una verticalizzazione sempre più spinta della leadership politica come conseguenza della crisi sempre più grave della capacità dei corpi sociali intermedi (di quelle che Wolfgang Streeck chiama le “istituzioni keynesiane”) e dei partiti politici di fare mediazione e sintesi sul piano politico-culturale. Per questo l’intreccio tra iper-polarizzazione, verticalizzazione e personalizzazione della politica va considerato con grande preoccupazione, foriero di “democrature”, ossia di regimi politici improntati alle regole formali della democrazia, ma orientati nei comportamenti a un sostanziale autoritarismo20.

Alexis de Tocqueville, un osservatore ottocentesco di orientamento conservatore che riteneva che in America ci fosse un eccesso di democrazia21, analizzando la società civile americana bianca del XIX secolo aveva sostenuto che laddove i cittadini si impegnano in reti sovrapposte della società civile – organizzazioni non governative, associazioni di volontari, gruppi di interesse – tendono a sviluppare identità collettive che attraversano le divisioni sociali, producendo tolleranza, senso civico, fiducia e prevenzione dei conflitti22. Oggi, con partiti politici di massa organizzati (con una base di classe o con una ideologia), sindacati, gruppi di opinione e altre organizzazioni di rappresentanza sociale fortemente indeboliti, spesso in decomposizione, se non pressoché inesistenti, un’ulteriore frustrazione delle aspettative di cambiamento o il verificarsi di una nuova crisi economico-finanziaria generale potrebbero avere conseguenze molto pesanti per il futuro dei sistemi democratici. Potrebbero aprire la strada a leader e movimenti portatori delle forme più radicali di populismo autoritario che mirano a sfidare le regole chiave e le norme del sistema democratico stesso. Le istituzioni da sole non bastano a frenare degli autocrati eletti se la democrazia viene ridotta al culto e al dominio della maggioranza e del governo (ottenuto con qualsiasi mezzo) senza che vi sia un adeguato riconoscimento della rappresentatività, dell’uguaglianza di trattamento e del ruolo delle minoranze.

In buona parte, la democrazia liberale funziona ed è stabile se i cittadini adottano una cultura di moderazione e rispetto dei diritti degli altri di pensare ciò che vogliono. Soprattutto, se tutti i principali attori politici di maggioranza e di minoranza sono disposti a rispettare in buona fede e con integrità le regole e i princìpi di base del gioco democratico, il sistema di pesi e contrappesi (dalla divisione dei poteri ai meccanismi formali e informali di checks and balances), lo stato di diritto, un’articolazione pluralistica dell’esercizio dell’autorità politica per la maggior parte del tempo, senza cercare di portare le istituzioni indipendenti (i tribunali, le forze armate, i media, la scuola, l’università, le rappresentanze degli interessi, le organizzazioni della società civile) sotto il loro diretto controllo e senza avere la pretesa di incarnare da soli la volontà del popolo. Le costituzioni democratiche sono difese da norme (scritte e non scritte), ma anche da istituzioni funzionanti, partiti politici e cittadini organizzati.

La storia dei secoli XX e XXI ha ampiamente dimostrato che la democrazia rappresentativa di stampo liberale, a differenza di quanto sostengono le élite liberali, non è intrinsecamente un baluardo contro l’estrema destra e il fascismo, anche perché, in molte occasioni, la stessa élite liberale ha ritenuto possibile e persino preferibile schierarsi con le forze eversive ed autoritarie in difesa dei propri interessi23. Senza la partecipazione democratica di cittadini e partiti, senza diritti esigibili, senza responsabilità chiare, e senza norme robuste, i controlli e gli equilibri costituzionali non servono da baluardi della democrazia che diventa una simulazione, mentre le istituzioni diventano armi politiche, impugnate con forza da coloro che le controllano contro coloro che sono all’opposizione, trasformando gli avversari politici in nemici e facendo degenerare la politica democratica in una guerra a tutto campo. Le vicende della storia contemporanea dimostrano che soltanto società costituite da solidi corpi sociali intermedi, vere autonomie locali e funzionali, cittadini e opinioni pubbliche che si esprimono coscientemente attraverso organizzazioni degli interessi, sindacati e partiti, possono dare vita ad efficaci forme di autogoverno e controllo democratico, con politiche economiche orientate da interessi comuni.

L’estrema destra, come è già successo con il fascismo un secolo fa, prospera grazie a tre principali fattori: la normalizzazione delle sue idee antidemocratiche alimentata dalle forze moderate conservatrici in rincorsa, dai grandi mezzi di informazione e dai loro padroni24; la disaffezione, lo scetticismo, la passivizzazione e l’apatia di un elettorato sempre più bombardato da fake news e che si sente escluso, isolato socialmente, represso, depresso e tradito perché ritiene che il sistema sia “truccato” e che le elezioni ogni 4-5 anni siano un rituale svuotato (e per questo in larga parte si astiene), con risultati manipolabili da successivi accordi politici; l’abbandono delle politiche redistributive e di giustizia sociale della socialdemocrazia, in favore di un’adesione ad un capitalismo sempre più cinico, vorace e spietato che precarizza condizioni di vita individuali e relazioni sociali.

Alessandro Scassellati

  1. Dal 1934, ci sono state solo due elezioni di medio termine – nel 1998 e nel 2002 – in cui il partito del presidente ha guadagnato seggi alla Camera dei Rappresentanti. I democratici hanno sperato che questo avvenisse per la terza volta. I Repubblicani dovevano solo vincere 5 seggi alla Camera in più rispetto a quelli che avevano avuto nel 2020 per riprendere la maggioranza, mentre vincere un seggio in più al Senato sarebbe stato sufficiente per riprendere il controllo della Camera alta.[]
  2. L’espressione gerrymandering, la pratica di disegnare i distretti elettorali in modo da premiare il proprio partito e svantaggiare quello avversario, nacque con uno dei “padri fondatori”, Elbridge Gerry del Massachusetts, che aveva disegnato un distretto che aveva la forma di una salamandra (salamander). Cfr. Seabrook N., One person, one vote: A surprising history of gerrymandering in America, Pantheon, New York, 2022.[]
  3. La vittoria di Warnock renderebbe i Democratici meno dipendenti dal senatore centrista-conservatore della West Virginia Joe Manchin (perderebbe il controllo sull’agenda democratica), spostando l’equilibrio del potere a sinistra di Manchin. Inoltre, le commissioni del Senato non sarebbero più divise equamente tra Democratici e Repubblicani. I Democratici sarebbero in maggioranza, con il risultato che i candidati di Biden e i progetti di legge dei Democratici non sarebbero bloccati in commissione per votazioni e trattative che richiedono tempo per essere risolte.[]
  4. Ad ottobre il tasso di disoccupazione tra i bianchi era del 3,1%, tra gli ispanici del 3,8% e tra gli afroamericani del 5,8%. Durante la prima fase della pandemia da CoVid-19, tra febbraio e aprile 2020, più di venti milioni di posti di lavoro furono persi e il tasso di disoccupazione salì a quasi il 15%. Gran parte della forte crescita dell’occupazione vista dal gennaio 2021 è stata una continuazione del rimbalzo – alimentato anche dai pacchetti economici governativi – da quello shock senza precedenti. In effetti, gli Stati Uniti hanno avuto la ripresa più rapida dalla pandemia di qualsiasi Paese del G7.[]
  5. Il controllo anche solo della Camera offre la possibilità di convocare commissioni di inchiesta. I Repubblicani MAGA hanno promesso inchieste parlamentari su Biden e la sua famiglia, sull’FBI, sui Ministeri dell’Educazione, Giustizia, Energia, Sanità per “abuso di potere”, fino ad arrivare ad un possibile impeachment dello stesso Biden.[]
  6. Trump è coinvolto in almeno 5 inchieste giudiziarie: l’indagine sui documenti riservati di Mar-a-Lago del Dipartimento di Giustizia; l’indagine del Dipartimento di Giustizia sul 6 gennaio; l’inchiesta elettorale in Georgia; una causa per diffamazione da parte di una scrittrice che dice di essere stata violentata; le indagini di New York sulla Trump Organization (sotto processo da ottobre 2022 per frode fiscale e altri reati finanziari). Allen Weisselberg, il direttore finanziario della Trump Organization fin dagli anni ’70, ha già patteggiato per frode fiscale e furto aggravato. Invece di cinque anni di carcere, sconterà cinque mesi, ma non dovrà collaborare con le inchieste sull’ex presidente e le sue “pratiche” fiscali”. Trump ha sempre presentato le indagini come una caccia alle streghe politica, un modo affidabile per rafforzare la sua base.[]
  7. Un’indagine del New York Times (https://www.nytimes.com/interactive/2022/10/13/us/politics/republican-candidates-2020-election-misinformation.html) ha rilevato che circa il 70% dei candidati repubblicani alle elezioni di medio termine in corsa per il Congresso hanno messo in dubbio o smentito del tutto i risultati delle elezioni del 2020.[]
  8. DeSantis ha vinto con un vantaggio del 20% in uno Stato “pendolo”, ottenendo il 57% dei voti ispanici e ha persino trionfato nella contea storicamente democratica di Miami-Dade. La sua performance potrebbe convincere molti repubblicani che sarebbe il loro candidato presidenziale più forte nel 2024. In un’anteprima di primarie potenzialmente molto aspre, Trump lo ha soprannominato “Ron DeSanctimonious” e ha detto a Fox News: “Penso che se corresse, potrebbe ferirsi gravemente. Direi cose su di lui che non saranno molto lusinghiere – so di lui più di chiunque altro – a parte, forse, sua moglie”. Però, DeSantis potrebbe avere l’appoggio di Rupert Murdoch, con i suoi giornali (New York Post e Wall Street Journal), e Fox News, che nel recente passato è stato un grande sostenitore di Trump. []
  9. Con una terza candidatura alla Casa Bianca, Trump spera di sfidare la storia politica. Solo un ex presidente, Grover Cleveland, ha scontato due mandati non consecutivi. Cleveland fu eletto nel 1884 e nel 1892, ma, a differenza di Trump, vinse il voto popolare nelle elezioni intermedie del 1888.[]
  10. Biden ha vinto il voto popolare con 6,9 milioni di voti in più di Trump nel 2020, ma la sua vittoria nel Collegio Elettorale nazionale è dipesa dai risultati in 4 stati chiave – Arizona, Georgia, Pennsylvania e Wisconsin – per un totale di circa 100 mila voti. Alle elezioni per il Congresso, i Democratici erano andati relativamente male. La loro maggioranza alla Camera era scesa da 35 a 9 seggi. Era stata solo la mobilitazione degli elettori in Georgia a fornire una maggioranza sottilissima al Senato (50-50, più il voto della vicepresidente Kamala Harris).[]
  11. La misoginia pervade il mondo social. Quasi mille riferimenti alla misoginia disumanizzante o all’azione violenta vengono registrati ogni giorno nella cosiddetta “incelosfera” – riferita al movimento incel o “involontariamente celibe“, una comunità online in cui una visione del mondo misogina è promossa da maschi che incolpano le donne per la loro mancanza di attività sessuale -, mentre la tossicità del contenuto della supremazia maschile continua ad intensificarsi. L’analisi del movimento incel ha rilevato che i riferimenti online dedicati ad infliggere violenza e al linguaggio estremamente degradante su forum incel dedicati sono otto volte superiori rispetto al 2016, quando i ricercatori hanno iniziato a monitorare i contenuti misogini su Internet. Gli accademici dell’Università di Exeter hanno anche notato una crescente sovrapposizione tra i seguaci di incel e l’estrema destra, con algoritmi online accusati di aver spinto i giovani verso ideologie di estrema destra. Townsend M., Experts fear rising global ‘incel’ culture could provoke terrorism, The Guardian, 30 October 2022, https://www.theguardian.com/society/2022/oct/30/global-incel-culture-terrorism-misogyny-violent-action-forums.[]
  12. Il testo completo del discorso del presidente Joe Biden a Philadelphia il 1° settembre 2022 è leggibile qui: https://www.nytimes.com/2022/09/01/us/politics/biden-speech-transcript.html.[]
  13. Qui il riferimento al profitto fa pensare alle inchieste sulle pratiche gestionali truffaldine della Trump Organization e all’inchiesta newyorkese su We Build the Wall, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha raccolto oltre 25 milioni di dollari per costruire un muro per impedire agli immigrati di attraversare il confine meridionale degli USA, che vede Steve Bannon, colui che ha costruito l’ideologia MAGA, imputato per frode e appropriazione indebita. Sebbene ai donatori fosse stato assicurato che il 100% del loro denaro sarebbe stato utilizzato per la costruzione del muro, ingenti somme sono state sottratte e sono finite nelle tasche di coloro che gestivano l’organizzazione, soprattutto di Bannon che era presidente del consiglio di amministrazione.[]
  14. A meno di due settimane dalle elezioni c’è stato l’attacco a Paul Pelosi, il marito della presidente della Camera Nancy Pelosi, nella loro casa di San Francisco, da parte di un noto sostenitore di teorie cospirative. L’aggressore armato di un martello, prima di colpire Pelosi, aveva chiesto “Dov’è Nancy? Dov’è Nancy?” – le stesse parole usate dai rivoltosi nell’attacco a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. I Democratici hanno interpretato questo evento scioccante come il risultato della propaganda tossica dei Repubblicani MAGA.[]
  15. In effetti, da quando la Corte Suprema ha emesso la decisione che ha cancellato Roe a giugno, i Democratici hanno ottenuto alcune importanti vittorie elettorali. In agosto, gli elettori del Kansas, Stato dove Trump aveva vinto a doppia cifra nel 2020, hanno clamorosamente respinto un emendamento anti-aborto alla loro costituzione statale. Settimane dopo, il democratico Pat Ryan ha vinto un’elezione speciale per il Congresso molto combattuta nello Stato di New York dopo aver dichiarato il suo sostegno al diritto all’aborto. La democratica Mary Peltola ha vinto la corsa speciale per il Congresso a settembre in Alaska, battendo Sarah Palin in un altro Stato dove Trump aveva vinto nel 2020. Peltola ha poi vinto anche il seggio alla Camera.[]
  16. Con la sentenza del 2010 Citizens United vs Federal Election Commission, la Corte Suprema ha aperto le porte a flussi finanziari privati virtualmente illimitati per le campagne elettorali. Chiunque abbia grandi risorse economiche può creare un super PAC (Political Action Committee) e versare milioni di dollari in qualsiasi competizione elettorale, dalla più oscura alla più di alto profilo. La conseguente valanga di pubblicità televisiva, radiofonica e sui social media, email e altre comunicazioni, è in grado di cambiare rapidamente l’orientamento dell’opinione pubblica. La spesa illimitata fa male alla democrazia. In un mondo in cui la maggior parte delle persone viene a conoscenza dei candidati dai media a pagamento, la capacità di sopraffare gli elettori in un determinato distretto con informazioni a favore di un determinato candidato corrompe il processo democratico. Con un basso indice di popolarità, Biden è stato quasi invisibile durante la campagna elettorale (i Democratici hanno preferito utilizzare Obama nelle manifestazioni pubbliche), ma si è rivelato un efficace raccoglitore di fondi per il Comitato Nazionale Democratico, portando più di 19,6 milioni di dollari alla campagna del partito per le elezioni midterms. al 1° ottobre. Alle lezioni del 2022 quattro sono stati i mega-donatori: Soros (128 milioni di dollari per i Democratici), il magnate della logistica Richard Uihlein (53 milioni per i Repubblicani), il gestore di hedge fund Kenneth Griffin (50 milioni per i Repubblicani) e l’imprenditore della Silicon Valley Peter Thiel (30 milioni per i Repubblicani). Dalla sentenza Citizens United, solo 12 mega-donatori, otto dei quali miliardari, hanno messo un dollaro ogni 13 spesi per le campagne elettorali federali.[]
  17. Oltre alla rielezione di tutte e quattro le deputate conosciute come “the Squad” – Ilhan Omar del Minnesota, Alexandria Ocasio-Cortez di New York, Rashida Tlaib del Michigan e Ayanna Pressley del Massachusetts – sono stati eletti: Summer Lee in Pennsylvania, Becca Balint in Vermont, Greg Casar e Jasmine Crockett in Texas, Jonathan Jackson e Delia Ramirez in Illinois, Val Hoyle in Oregon, Maxwell Frost in Florida. Il Congressional Progressive Caucus si è quindi rafforzato ed ora sarà composto da più di 100 membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti e da 2 senatori (Sanders e Fetterman).[]
  18. Gli attacchi dei Repubblicani hanno avuto l’obiettivo di collegare i Democratici allo slogan attivista “Defund the Police” diventato popolare nel 2020 in seguito all’omicidio di George Floyd, un uomo di colore, da parte di un agente di polizia bianco di Minneapolis. Inoltre, molti dei candidati Repubblicani hanno avallato le cospirazioni delle “elezioni rubate” che si stavano già diffondendo prima delle elezioni di midterm.[]
  19. Sebbene l’animosità razziale e religiosa sia stata presente in tutta la storia americana, solo di recente si è allineata perfettamente su traiettorie partigiane. In passato, Repubblicani e Democratici hanno attratto sostenitori con diverse identità razziali, religiose, ideologiche e regionali, ma gradualmente i Repubblicani sono diventati il partito degli elettori bianchi, evangelici, conservatori e rurali, mentre i Democratici sono associati ad elettori non bianchi, non evangelici, liberal e metropolitani. Questo schieramento identitario contrapposto ha cambiato drasticamente la posta in gioco elettorale: prima se il proprio partito perdeva, altre parti della propria identità non erano minacciate, ma oggi perdere è anche un colpo alla propria identità razziale, religiosa, regionale e ideologica. Una competizione a “somma-zero” e una polarizzazione che promuove la demonizzazione della parte avversa che viene vista come un nemico da abbattere e scatena valutazioni e reazioni emotive intense. Coloro che sono i più arrabbiati e hanno i sentimenti più negativi nei confronti del gruppo opposto, sono anche quelli più politicamente impegnati. Mason L., Uncivil agreement. How politics became our identity, University of Chicago Press, Chicago, 2018; Berman S., Why identity politics benefits the right more than the left, The Guardian, 14 July 2018, https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/jul/14/identity-politics-right-left-trump-racism; Mogelson L., The storm is here. An American crucible, Penguin Random House, New York, 2022. Si veda anche il romanzo dispotico di Kalfus K., Le due del mattino a Little America, Fandango, Roma, 2022.[]
  20. È stato Eduardo Galeano a coniare il termine “democratura”, crasi di democrazia e dittatura, per descrivere la convivenza nei Paesi latinoamericani di elementi democratici e autoritari all’interno di un modello che potrebbe essere definito come “democrazia ristretta” o in altri termini “dittatura costituzionale”.[]
  21. Dai due tomi De la démocratie en Amérique (1836, 1840) traspare la preoccupazione che una composizione sociale atomistica, principale frutto di quella che Tocqueville considera una eguaglianza di condizioni, favorisca irrimediabilmente, attraverso un conformismo di massa, il sorgere di un governo dispotico – la “tirannide della maggioranza” – e il progressivo svuotamento del concetto e della pratica della libertà politica. Tocqueville viene considerato l’inventore dell’“eccezionalismo americano”, ossia dell’idea che gli Stati Uniti siano intrinsecamente diversi dalle altre nazioni per valori, sistema politico e sviluppo storico.[]
  22. Gli studiosi hanno da tempo riconosciuto che affinché vi sia una sana democrazia sono necessarie divisioni trasversali. Nel suo classico studio sui requisiti sociali della democrazia, Seymour Martin Lipset ha osservato che “le prove disponibili suggeriscono che le possibilità di una democrazia stabile sono aumentate nella misura in cui gruppi e individui hanno una serie di trasversali, politicamente rilevanti affiliazioni”. Lipset S. M., Some social requisites of democracy: economic development and political legitimacy, The American Political Science Review, Vol. 53 (1), 1959:69-105, https://moodle.swarthmore.edu/pluginfile.php/100497/mod_resource/content/0/Democracy/Lipset_Social_Requisites.pdf.[]
  23. I fascisti di Mussolini e i nazionalsocialisti di Hitler hanno preso il potere in maniera “costituzionale”, tramite le elezioni e il supporto dei liberali e dei conservatori, rispettivamente, di Giovanni Giolitti e Antonio Salandra nel 1920-22 e di Franz von Papen e Paul von Hindenburg nel 1932-33 (insieme alla complicità di membri dell’establishment: magistrati, ufficiali della polizia e delle forze armate, imprenditori), che pensavano di poterli addomesticare ed utilizzare in funzione anti movimento operaio, antisocialista e anticomunista, e invece finirono presto per essere fagocitati e messi da parte.[]
  24. Per le elezioni di medio termine americane, si stima che Repubblicani e Democratici abbiano speso 16 miliardi di dollari in pubblicità televisiva, digitale e stampata. È una cifra sbalorditiva, che supera persino quanto speso per le elezioni presidenziali del 2020 ed è quasi il triplo della cifra spesa durante gli ultimi midterm. Buona parte di questa pubblicità è stata negativa, fatta di spot contenenti accuse (spesso infondate e false) nei confronti degli avversari.[]
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