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L’arte salverà il mondo. I gesti incompresi di Ultima Generazione

di Elena
Coniglio

Domenica 15 gennaio 2023. Vedendo le immagini dell’azione di Ultima Generazione a Piazza Affari a Milano, dove gli attivisti hanno compiuto un’azione di dissidenza imbrattando con vernice lavabile l’opera ‘L.O.V.E’ di Maurizio Cattelan e udendo gli affiliati del Fai che si trovavano in prossimità del grande monumento strillare giudizi, dando dei ‘barbari’ e dei ‘ridicoli’ agli attivisti, non ho potuto trattenermi dal pensare « E Cattelan? Che penserà? Non è il suo dito medio gesto della stessa natura in fondo? Perché l’attacco innocuo nei confronti dell’arte da parte degli attivisti genera uno shock così profondo? Non è forse un gesto di ‘amore’ anche quello di oggi?

L’opera di Cattelan, artista dissacrante e tra i più disturbanti del panorama artistico contemporaneo, riesce ad instillare nella realtà il potere del paradosso e del conflitto. Rompe l’anello confortevole dell’arte per l’arte per parlare al mondo. Perfino alla sua pancia. L’opera L.O.V.E., acronimo di ‘Libertà, Odio, Vendetta, Eternità’, ben nota per essere ‘il dito di Cattelan’, viene utilizzata dagli attivisti con un gesto performativo molto simile allo stesso gesto artistico.

L’arte è da sempre profonda necessità d’espressione dell’uomo. Ma dire questo è limitante. Essa è primaria necessità dell’uomo. E lo è anche e forse soprattutto in ragione della sua portata collettiva. L’opera artistica viene alla luce attraverso l’operato di alcuni individui ma risponde all’esigenza comune di tutti. E da essa ciascuno trae beneficio.

Non è forse questo che gli attivisti della Rete A221, di cui Ultima Generazione costituisce il fulcro italiano, chiaramente manifestano con le loro impattanti azioni nel mondo dell’arte?

Puntano oggi il dito in una piazza che definiscono ‘il luogo dell’indifferenza nei confronti della crisi climatica’. Lo fanno con un’azione shock, che provoca e dissesta proprio perché colpisce un valore di portata collettiva. E cosa può esserlo più della conservazione della specie in un pianeta alla deriva?

Definiti come barbari, quindi incivili e primitivi, gli attivisti sono invece incompresi anche sul fronte del linguaggio. Proprio chi li accusa rivela la sua incapacità e il suo analfabetismo civico, giungendo spesso sino ad insultare chi sciopera o manifesta in nome di diritti collettivi.

In Italia, paese con il maggior numero di opere d’arte al mondo, l’arte non può essere mero appannaggio di esteti, studiosi, turisti o annoiati della domenica. Da sempre è qualcosa di migliore. Gli attivisti forse involontariamente colgono, in un momento di reificazione e profondo assopimento, il suo valore più profondo. Essa non è materia immobile e prodotto del mercato dei servizi. La cultura e l’arte sono da sempre propulsori e mezzo di espressione del dissenso. Non spaventiamoci allora di fronte alla vernice lavabile di Ultima Generazione. Oppure proviamo un senso di disgusto anche guardando le tele di Pellizza da Volpedo o Eugène Delacroix, rappresentazioni di sconvolgimenti epocali, e soprattutto dei grandi movimenti popolari e trasformatori della storia. Anche gli impressionisti, con i loro innocenti paesaggi scandalizzarono perché portatori di una rivoluzione nel modo di fare pittura. Le loro ‘impressioni’ non erano quasi giudicate arte dagli accademici. Per nostra fortuna gli artisti sono di norma sprezzanti delle critiche dei tradizionalisti. Allo stesso modo, a chi protesta con questo tipo di azioni viene detto ‘che non è questo il modo di protestare’.

Chi parla acriticamente del metodo, definendo naïf gli attivisti, quando non arriva addirittura agli attacchi personali, è forse davvero come spesso sentiamo pronunciare da questi giovani cittadini impegnati, il bambino che guarda il dito che gli indica la luna.

Ciò che ancora non è chiaro è che siamo di fronte ad un’urgenza, e che forme tradizionali di protesta verrebbero inglobate dall’informazione passando in sordina quando non deliberatamente omesse. Chi continua ad attuare politiche economiche che vanno nella direzione dell’investimento nell’energia fossile è indifferente alla degradazione dell’ecosistema e all’allarmante situazione in cui ci troviamo e che ci minaccia tutti. Rendere gesto il dissenso con azioni che cercano di sollevare un problema universale non è certo vandalismo, e anzi fa di un’azione che mobilita profondamente antipatie viscerali di un vasto numero di persone diverse tra loro, un metodo nonviolento efficace.

Una forza non banale e creatrice di nuova realtà. Con i loro gesti, in fondo piccoli se paragonati ai disatri ambientali che già abbiamo conosciuto e presto potremo vedere, gli attivisti provocano, tentano di ridestare le coscienze sulla crisi climatica che dobbiamo necessariamente scongiurare e mitigare, s’infilano nel reale assordante della quotidianità e della ciclostilazione del pensiero. Tentano di metterci in allarme, criticano gli ingenti investimenti pubblici nell’estrazione delle fonti fossili, proponendo una ricerca di soluzioni per le politiche energetiche, chiedendo ascolto a chi di questo problema dovrebbe, ma pare non voglia, occuparsene sul serio.

Assistiamo infatti ad un preoccupante aumento di fenomeni climatici di vasta portata mentre i governi europei restano sordi e anzi scelgono di investire nel fossile. In Germania, proprio in queste ore la polizia ha represso con la violenza il presidio del borgo di Lützerath, dove almeno 15.000 persone stavano protestando pacificamente contro il progetto di espansione di una miniera di carbone del colosso di Rwe e dalla quale verrà estratta una quantità tale di carbone che con le relative successive immissioni non permetterà di mantenere il limite di 1.5°C gradi stabilito sin dal 2015 con gli Accordi di Parigi. Soglia alla quale comunque nessuno Stato si sta verosimilmente avvicinando come dichiarato dalle Nazioni Unite, che avvertono sulla necessità di un’azione urgente di radicale trasformazione. 2

Così come in Germania, anche in Inghilterra, dopo trent’anni, è stato recentemente approvato un progetto di costruzione di una grande miniera di carbone, in prossimità di Whitehaven, per la produzione di carbone metallurgico, e dove alla West cumbria mining Ltd,  società privata del Regno Unito, è stato concesso di estrarre carbon fossile fino al 2049. Un caso controverso e che ha diviso il paese sulla fonte fossile più inquinante, ma che non stupisce dopo il disatteso impegno di dismettere i finanziamenti ai combustibili fossili, eliminato dal Patto di Glasgow3 in occasione di Coop26 e preteso dai maggiori produttori e consumatori di carbone. In Italia si finanziano invece progetti estrattivi e nuove trivellazioni nei mari per estrarre gas naturale da riserve ritenute irrisorie ma che permetterebbero di avere una fonte energetica a basso costo sul breve termine, oltreché finanziare progetti estrattivi di petrolio e gas in paesi esteri tramite l’agenzia italiana di credito all’esportazione, la SACE (Servizi Assicurativi del Commercio Estero) che ci rendono in tal modo il sesto finaziatore mondiale di fonti fossili.4

La demagogia della crisi, acuita dall’escalation della guerra in Ucraina, ha fatto dell’utilizzo del fossile uno strumento palliativo. Durante il 2021 i sussidi pubblici al settore sono raddoppiati secondo un’analisi dell’Agenzia Internazionale dell’energia, e i governi hanno inniettato finanziamenti per calmierare i prezzi finali, ma come segnala sempre l’agenzia, con l’effetto di rendere convenienti le estrazioni di risorse fossili da parte delle compagnie di gas e petrolio sostenute dai governi, innescando un meccanismo perverso nel quale si continua ad investire nelle principali fonti inquinanti e ponendosi in netto contrasto con gli obiettivi climatici.

‘Utilizzare’ l’arte e l’impatto delle azioni per far scaturire energia di trasformazione della realtà è uno strumento possibile per uscire dall’amalgama dell’indifferenza e dell’inazione di fronte alle difficoltà che dobbiamo affrontare.

Utima Generazione lancia ancora una volta un appello, fa pressione ‘dal basso’ per spingere le realtà politiche a rispondere. Ai cittadini, di rendersi consci e di attivarsi. Riconoscere le responsabilità di chi, con la violenza che tutti ci avvolge nel suo trito meccanismo semplificatore, tenta di silenziare le voci di chi lotta e protesta per la giustizia climatica all’alba dei gravi cambiamenti che verranno.

Elena Coniglio

  1. https://a22network.org/it/[]
  2. https://www.unep.org/news-and-stories/press-release/inadequate-progress-climate-action-makes-rapid-transformation []
  3. https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cop26_auv_2f_cover_decision.pdf[]
  4. https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/litalia-e-il-sesto-piu-grande-finanziatore-di-combustibili-fossili-al-mondo/[]
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