editoriali

L’anno che sta arrivando

Con questo apriamo il primo numero dell’anno,

Ci lasciamo dietro un anno difficile e doloroso, il motto “andrà tutto bene” è stato ampiamente smentito e le immagini che ci arrivavano da Bergamo ci hanno fatto capire quanto fragili e indifesi siamo di fronte a questa pandemia. Per molti giorni abbiamo vissuto in casa con il fiato sospeso, in attesa che il distanziamento facesse il suo effetto.

Abbiamo visto negli occhi delle persone la stima e la riconoscenza verso gli angeli delle corsie di ospedale, la rivalutazione dei lavori essenziali, persino la ricerca dell’interesse collettivo e la domanda di un intervento del pubblico, per anni denigrato a favore del privato.

Ma ancora una volta, la corsa ai vaccini e le misure prese in questi giorni, dimostrano che l’insegnamento per una svolta, una presa d’atto del cambiamento necessario, non è stata assunta come punto di riferimento per le scelte politiche dei governi europei e nazionali.

L’anno che comincia si porta dietro problemi non risolti e soprattutto, per quello che ci riguarda, la mancanza di una forza politica capace a dare voce a quel grande “popolo”, che in forme articolate e scomposte, cerca di far emergere le alternative possibili ad un modello economico e sociale, che in fin dei conti è il maggior responsabile dello stato di cose in cui ci troviamo.

Noi dal canto nostro, continueremo in questo anno, a dare voce a tutte quelle intelligenze che con consapevolezza, competenza e passione esprimono quel patrimonio di saperi e di lotte che attraversano il nostro paese. Lo facciamo cercando di far crescere anche la coscienza che queste lotte e questi saperi non sono isolati ma fanno parte di una battaglia europea, che vede nello scenario globale, la capacità di ridefinire il ruolo della UE a favore dei diritti dell’ambiente e dei lavoratori e delle lavoratrici.

Oggi del resto festeggiamo la befana, un simbolo, tra le altre cose, di quella lotta alle streghe che ha attraversato l’Europa e ancora oggi sembra molto attuale, nella eterna “messa al rogo” della capacità di curare e di lotta al potere patriarcale, che spesso le donne portano nella loro esperienza.

A loro ci ispiriamo nel rimetterci all’opera con l’augurio che sia l’anno buono per cambiare “davvero” .

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