Sull’appello rossoverde di transform!italia interviene Riccardo Petrella – Agorà degli Abitanti della Terra-che saluta anche ManifestA. —
Riprendo l’ultima frase di Stefano Galieni ( Newletter transform-it ), che definisce “un bel giorno” la creazione di ManifestA da parte di quattro deputate italiane,ex M5S, che vuole “realizzare uno spazio, autenticamente di sinistra e ambientalista, che provi a disegnare un percorso unitario e che possa avvicinare la politica ai bisogni reali delle cittadine e dei cittadini“ e, a tal fine, si prefigge di “promuovere e costruire una proposta politica concreta, che metta finalmente al centro il benessere sociale, l’ambiente, il pubblico“.
L’appello Rossoverde di Transform Italia è un invito convinto a partecipare alla nascita dei “bei giorni”. Penso che abbia ragione a credere, a sostegno della proposta, nella grande forza creatrice di storia rappresentata dalla capacità libera degli esseri umani (spinti dall’utopia, o dalla distopia, e dalla necessità), di disegnare nuovi orizzonti ed aprire nuovi cammini. (come dimostra la storia dell’umanità nel bene e nel male).
Lascio da parte, in questa fase di riflessione, gli aspetti importanti della ingegneria delle nuove mobilitazioni politiche e sociali. Siamo, ad ogni modo, in un campo marcato da grandi instabiltà, variabiltà e provvisorietà. Chi mai aveva pensato ad una sedicenne isolata diventata una forza”popolare” dirompente mondiale? All’opposto, non si puo’ certo dire che lo spazio di alleanze quasi arcobaleno alla baae del nuovo governo federale tedesco post-Merkel sia quello spazio di apertura e di cooperazione plurale auspiscato rossoverde e ”ecosocialista” da Transform.
Le etichette prefabbricate non garantiscono la qualità del prodotto e possono giocare un ruolo negativo nel far nascere delle scatole alla Walt Disney ma povere di contenuti, riempite di mistificazioni..
Né tantomeno vale la pena di ricordare – ciascuno di noi avrebbe molte storie da raccontare in merito, che spesso sono proprio da quelli/quelle che gridono di più in favore dell’unità di intenti e di azione, della cooperazione e del lavorare insieme, che poivengono principi e comportamenti da padre-padroni, da monopolisti ottusi della mobilitazione socio-politica cittadina.
Quel che conta è il soffio, lo spirito, che anima la volotnà di cambiamento nell‘interese dei diritti e delle responsabilità di tutti . Quel che vale sono i contenuti concreti attesi dall’operare per il cambiamento.
A proposito dello spirito, mi sembra utile menzioare che la forza del movimento “Occupy Wall Street” fu la volontà di togliere agli operatori in Borsa il potere supremo di decidere del divenire del mondo e di (ri)portare tale potere nelle piazze, nelle strade, cioè a livello dei cittadini. Oggi, si direbbe, in mano alle istituzioni democratiche, parlamentari, e dirette, dal locale al mondiale..Lo stesso dicasi delle varie primavere arabe. Lo spirito fu quello, grande, della democrazia e della libertà nella dignità e nella gisutizia .
Per quanto riguarda i contenuti concreti, mi pare che l’accento messo da ManifestA sul pubblico, fra i tre obiettivi fondamentali della loro azione (insieme al benessere sociale e all’ambiente) , è di grande portata concreta. Una delle caratteristihe nefaste del potere dei dominanti attuali sta proprio nell’annichilimento / espulsione del “pubblico” (“la res publica”) dalla vita quotidiana della “polis”, della “citta”. In meno di 30 anni i dominanti attuali hanno tutto mercificato, monetizzato…. privatizzato. I diritti collettivi, per esmpio, sono stati ridotti a diritti individuali privati (accesso all’acqua, accesso alla salute, accesso alla casa, accesso all’informazione…..sui mercati!!)…) Esistono unicamente gli “stakeholders” soggetti di “io” in lotta per la sopravvivenza e per la potenza. I dominanti hanno sbriciolato la vita ed il divenire della vita della Teera in miliardi di “io” su cui gli”io” più potenti fanno da padroni assoluti grazie alla loro appropiazone privata sovrana della vita (si pensi ai brevetti sul vivente e sull’intelligenza artificiale) .
Credo che una via da seguire è quella della ridemocratizzazione del potere e della rigenerazione del pubblico.
Ultima osservazione al testo di transform. Consigilo di allargare le questioni alla grande questione del “mondiale” (al di là dell’inter-nazionale e del multi-laterale): come vivere in quanto umanità soggetto della “società” mondiale? Come pensare la “mobilitazione sociale e politica mondiale”? Nei termini dell’ambientalismo? Perché l’ineguaglianza e la mondializzazione dell’impoverimento non hanno dato finora la nascita a veri e propri movimenti di lotta organizzati a livello mondiale? Cosa significa e come promuovere la democrazia e la libertà mondiali? Cosa significa e come inventare/praticare il pubblico mondiale, i beni comuni mondiali pubblici?
Non dimentichiamo che in termini di mobilitazione sociale e politica il mondiale è e resta concretamente lontano ai e dai cittadini (perché, si dicono, cosa posso fare ora, io, nel mio “piccolo” a livello mondiale?). Ma non è detto che per questo il locale è e sarà vicino. Rischia di non esistere affatto, salvo nelle illusioni quotidiane del fare (considerato) accessibile e del controllo (considerato più efettivo) della sicurezza personale e famigliare.
Fontaine de Vaucluse, 17 febbrario 2022
Riccardo Petrella
Agorà degl Abitanti della Terra