La notizia delle truffe agli anziani da parte di un’organizzazione diramata in tutt’Italia, con centrale a Caivano, per un giro di un milione di euro, è uno dei termometri della solitudine e dello spaesamento della nostra vita e dei nuovi posti di lavoro che si costruiscono con la demolizione dei valori socialisti, di cui noi siamo spesso complici per paura di essere vecchi. Siamo lontani dal film Thelma di Josh Margolin, ispirato alla vera nonna del regista. Qui non c’è una 93enne ingenua che poi si scatena alla caccia dei suoi truffatori in carrozzina a motore, ma il metodo da manuale usato dai truffatori è lo stesso. Si tratta di telefonate aggressive, dopo uno studio sui timori delle vittime, in modo da toccare le corde giuste dei sentimenti degli anziani, impaurirli minacciando la soppressione o la denuncia della nipote, della figlia.
Si è arrivati a simulare telefonate di agenti da Commissariati della Polizia nelle quali il o la parente che avrebbe commesso un reato o un’irregolarità sarebbe stato rimesso in libertà dietro richiesta di denaro. Se poi il denaro immediatamente reperibile da parte dei malcapitati non veniva considerato sufficiente, si invitava l’anziano a vendere ori, catenine e fedi del matrimonio. L’entità della truffa della quale danno notizia i telegiornali del 3 dicembre 2024 è spaventosa, specialmente se raffrontata al numero di persone ingannate. Ma se la sete di denaro e di potere può essere un termometro di tempi nei quali non solo i giovani non hanno un futuro e di conseguenza non hanno le coordinate che avevano le generazioni precedenti, la solitudine e la mancanza di contatto con la realtà degli anziani ingannati apre uno squarcio sul mondo virtuale in cui rischiano di precipitare gli anziani.
Se ciò avviene possiamo anche immaginare famiglie o singole persone che sono vulnerabili dal punto di vista dei sentimenti: una telefonata che allunga la vita è uno dei pochi contatti col mondo esterno? Entrate nelle case di persone dai 70 anni in su, che si fanno portare a casa la spesa per paura o per infermità, che non portano fuori neanche il cane per gli stessi motivi e si servono di dog sitter nei confronti dei quali nutrono piena fiducia. Assisterete a televisori accesi per ore su sitcom, programmi religiosi, programmi di intrattenimento. Non c’è nessuna spocchia o senso di superiorità da parte di chi scrive. Anch’io mi presto ad aiutare i meno fortunati passeggeri della terza o quarta età, sia da solo sia con i portierati di quartiere che si sono rafforzati durante il periodo del Covid, ed imparo molto della vita, affino gli strumenti.
Quando parliamo, spesso limitandoci a questa funzione, della fragilità dei giovanissimi, degli adolescenti, travolti dalla disabitudine alla comunicazione, schiavi dei social e vessati dal nuovo bullismo, pensiamo che vivano nella stessa società degli anziani.
I nonni salvatori della patria perché badano ai nipoti, in mancanza o a completamento della scuola a tempo pieno, sono il rovescio della medaglia dei giovanissimi.
Ma non si salva dalla società della globalizzazione che traballa neanche chi fa parte del mondo della produzione. Infatti in mancanza di un progetto di vita ci si proietta sull’intelligenza artificiale, inaridendo ancora più l’intelletto.
Chi studia viene attratto dall’insegnamento digitale che è meno costoso, sicuramente non permette socializzazioni e si tutela da contestazioni. Molti atenei aprono a tali metodologie, poi magari se ne pentono.
Separare, isolare, ingannare e simulare uno schermo sul quale veniamo proiettati è la storia di Truman Show e di 1984.
La società del futuro sarà basata da popolazioni che avranno necessità di grandi fratelli, li cercheranno per togliersi il disturbo di pensare?
Conosco invece attività messe in essere dai sindacati dei pensionati che sono basate non solo sul confronto fra i partecipanti, ad esempio sulla longevità consapevole, sul co-housing per anziani, ma anche sulla trasmissione delle discussioni e loro riproposizione in ambiti universitari. Anche il sentiero tracciato da questi pionieri della risocializzazione può aggiungersi alla scollata e sconnessa cassetta degli attrezzi della sinistra.
Una compagna cilena, conosciuta durante la celebrazione di un eccidio di nazifascista di Cessapalombo in provincia di Macerata, quando la repubblica si era lasciata alle spalle il regime sanguinario di Pinochet, alla mia domanda su come facevano a mantenere vivo il ricordo di quella che per loro è stata la nostra Resistenza, mi rispose: “Per prima cosa cerchiamo di non stare a casa la sera. La sera è uno dei momenti più propizi per chi è malintenzionato, perché agisce sulla nostra stanchezza, sulla nostra paura. Al buio tutte le paure si ingigantiscono. Allora ci riuniamo nelle strade e nei circoli, e discutiamo, ricordiamo, confrontiamo quanto si è fatto con quanto si deve ancora fare. Più gente si coinvolge, meno ne può essere ingannata, traviata”.
Marcello Pesarini