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La Polonia tra guerra e autoritarismo

di Franco
Ferrari

Domenica 4 giugno diverse centinaia di migliaia di persone hanno manifestato nel centro di Varsavia “contro l’inflazione, il furto e la menzogna e per elezioni libere, la democrazia e una Polonia europea”. In prima fila si trovava Donald Tusk, ex primo ministro ed ex Presidente del Consiglio europeo e attuale leader del principale partito di opposizione polacco, la Piattaforma Civica (PO).

Il motivo principale della protesta è stato fornito dalla nuova legge approvata dal governo del partito “Diritto e Giustizia” con la quale viene creata una commissione di inchiesta sull’influenza russa nel paese. Questa commissione ha la possibilità di escludere da ruoli pubblici tutti coloro per i quali si possa sostenere che abbiano operato scelte destinate a favorire il Paese vicino. Una formulazione sufficientemente vaga da poter essere utilizzata con una notevole discrezione. La stessa commissione risulta essere di nomina politica quindi completamente subordinata agli interessi del partito di maggioranza.

La legge è stata battezzata “Legge Tusk”, in quanto l’opposizione ritiene che essa possa essere utilizzata contro il leader di Piattaforma Civica che, in qualità di capo del governo, aveva sottoscritto contratti per la fornitura di gas da parte della Russia di Putin. Le decisioni della commissione, che può escludere chiunque dallo svolgimento di funzioni pubbliche per un periodo di dieci anni, sono largamente sottratte alla verifica da parte della magistratura. Il sospetto nei confronti del comportamento della maggioranza di governo è reso più acuto dal fatto che nel prossimo autunno la Polonia sarà chiamata al voto.

La legge polacca è stata criticata dalla Commissione europea e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. D’altra parte, Tusk è un esponente del Partito Popolare e le sue buone relazioni con la Russia di Putin, perseguite quando era capo del governo erano ampiamente condivise in Europa, a partire dalla Germania di Angela Merkel.

Il governo polacco, che ha ancora un contenzioso aperto con l’Unione Europea per una legge che inasprisce il controllo politico sulla magistratura, ritiene evidentemente che la situazione aperta con la guerra in Ucraina, che vede Varsavia in prima fila nel sostegno a Zelensky, anche militare, e per questo “premiata” da Biden come alleato di rilievo nel suo viaggio in Europa, gli permetta un maggior margine di manovra nel proseguire nel suo giro di vite autoritario.

Il PiS considera la legge contro la – vera o supposta – influenza russa, come una prosecuzione nella strada della “decomunistizzazione” del Paese che a suo tempo non sarebbe stata portata fino in fondo, consentendo in tal modo agli ex comunisti, diventati socialdemocratici molto moderati, di tornare al governo. Mentre l’Unione Europea ha avallato le norme discriminatorie anticomuniste messe in atto nei paesi dell’Europa centro-orientale, si trova ora a dissentire quando, sulla base della stessa logica, l’ampliamento e l’estensione di quelle norme può andare a colpire elementi di primo piano dell’establishment euro-atlantico come Donald Tusk.

Alla manifestazione del 4 giugno ha partecipato tutta l’opposizione che resta però articolata in tre diversi campi. Piattaforma Civica è un partito di destra liberista con una posizione però più flessibile sui temi dei diritti civili. Negli ultimi tempi ha cercato di ricollocarsi un po’ più a sinistra avanzando qualche proposta di spesa sociale per strappare consensi alla maggioranza. Inoltre è più nettamente europeista e critico dell’euroscetticismo del PiS. Si presenta come il partito che può tenere insieme gli interessi delle classi dominanti con il consenso di settori del ceto medio e dell’opinione pubblica liberale. E contemporaneamente un ferreo atlantismo con l’adesione al progetto di integrazione europea. La popolarità di Tusk resta limitata dal ricordo di una politica che, secondo quanto ha dichiarato il politologo Antoni Dudek, intervistato da Le Monde, ha “trascurato le politiche sociali” lasciando spazio alle iniziative messe in campo dal PiS.

Nel campo dell’opposizione si trovano anche un blocco centrista, che si definisce come “terza via”, a cui partecipano “Polonia 2050” e il Partito contadino, e la sinistra di Lewica. Quest’ultima coalizione è formata dai socialdemocratici (che dopo varie evoluzioni e aggregazioni hanno preso il nome di Nuova Sinistra) e dalla sinistra “movimentista” di Lewica Razem che si sono presentati insieme alle elezioni.

Gli ultimi sondaggi, effettuati dopo la manifestazione di massa del 4 giugno, danno risultati contrastanti. In due casi il PiS è ancora il primo partito con circa il 34% dei voti con un vantaggio di 3-4 punti su Piattaforma Civica. Solo per una agenzia di sondaggi il partito di Tusk avrebbe scavalcato la formazione di governo. La sinistra è data generalmente in calo di diversi punti e sarebbe a rischio di perdere la rappresentanza parlamentare che, per le coalizioni, prevede una soglia di sbarramento dell’8%.

Il generale spostamento a destra dell’opinione pubblica polacca è confermato anche dalla crescita di un altro partito noto come “Confederazione” (il nome completo è “Confederazione Libertà e Indipendenza”) definito dal polishpoliticsblog come “un conglomerato politico comprendente principalmente libertari economici sostenitori del libero mercato e nazionalisti radicali del Movimento Nazionale (RN)”. I principali temi programmatici di questa coalizione sono i tagli delle tasse e la riduzione del welfare state. Il suo successo, sempre secondo lo stesso commentatore, indicano che esiste una base sociale per una politica che si rivolge ad elettori di destra che ritengono che “l’ampio sostegno statale e i programmi di welfare sociale che sono stati la chiave del successo elettorale della destra di Legge e Giustizia (PiS)” non rispondano alle loro preoccupazioni. La Confederazione ottiene soprattutto il sostegno di maschi giovani che abitano in piccole città e in zone rurali. Pur opponendosi all’invasione russa dell’Ucraina, la Confederazione “è stata l’unica importante formazione politica polacca a criticare il governo di Legge e Giustizia per un impegno troppo diretto nella guerra”.

E’ possibile che alle prossime elezioni la Confederazione si affermi come un indispensabile partner di governo per confermare la maggioranza di destra. Mentre l’opposizione, come già avvenuto in Ungheria, sembra ancora troppo eterogenea per costituire una reale alternativa alla maggioranza uscente.

L’evoluzione politica interna della Polonia avrà certamente un peso sugli equilibri complessivi dell’Unione Europea. Rappresenta, con l’Italia di Giorgia Meloni, il fronte dei conservatori etno-nazionalisti e atlantisti, e quindi l’interlocutore privilegiato per la formazione di una ipotetica nuova maggioranza di centro-destra a livello europeo. Costituisce un avamposto del fronte russofobo che alimenta la prospettiva di un’Europa militarizzata e, sul piano ideologico, di un permanente e rozzo anticomunismo attorno al quale si coagula un più ampio “revisionismo storico” che punta a rompere la legittimazione del fronte antifascista grazie al quale è stata vinta la seconda guerra mondiale contro il nazifascismo.

In questo contesto la sinistra polacca, che nella sua versione socialdemocratica paga le politiche di austerità condotte quando era al governo, sembra restare schiacciata nel conflitto tra una destra nazional-conservatrice e una destra euro-liberista con una posizione eccessivamente subalterna sulla questione della guerra.

Franco Ferrari

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