Il fermo immagine è quello di una tutina rosa che galleggia. Dentro quella tutina c’è quello che resta di una bambina di forse tre anni, nata dalla parte del mondo sbagliata. Lei in Italia non c’è arrivata, con lei altri 5 bambini e 35 adulti, solo l’ultimo, doppio naufragio che risale a un paio di giorni fa, al largo di Sfax, Tunisia. Si la Tunisia, il Paese privato per l’ennesima volta di democrazia da un presidente golpista, un Paese sull’orlo del collasso costretto ad accettare, in cambio del soccorso che strangola del Fondo Monetario Internazionale, riforme che distruggono quel poco di stato sociale che restava e un ruolo ancora più bieco di paese gendarme del Mediterraneo. La Tunisia, come la Libia farà in maniera ancora più determinata il “lavoro sporco”, fermare o lasciar affogare chi fugge, sia esso tunisino o proveniente da altro Paese, sia esso uomo, donna, bambino, non importa. La donna, mamma, cristiana, Giorgia Meloni, è stata a Tunisi per concludere questo splendido affare, mentre il corpo della bambina senza nome galleggiava. Ma è la norma ormai, accettata dai governi di tutt’Europa, praticata da italiani, maltesi, spagnoli, greci, francesi, sloveni, croati, turchi, ovunque ci siano insomma persone da respingere e da allontanare. Non è dai governi o dalla Commissione europea che attende di poter mettere in pratica il New pact of migration and asylum che ci si può aspettare qualcosa di buono, non dai progressisti a fasi alterne, figuriamoci dalla coerenza xenofoba e fascistoide, non è da questa Europa. Anche per questo va salutata con enorme piacere l’Iniziativa dei Cittadini Europei, (ICE), reg UE 2019/788, elaborata ormai nel 2021 e che partirà il 10 luglio prossimo. L’obiettivo è quello di raccogliere almeno un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’UE entro 12 mesi. La rete Stop Border Violence (Fermiamo le violenze ai confini) ha elaborato una proposta, l’ha presentata e ottenuto l’ok per far partire la raccolta facendo riferimento ai testi a cui l’UE è vincolata. Riprendiamo direttamente e per esteso quanto dicono i proponenti: “Nell’ambito delle competenze concorrenti dell’UE – definite all’interno del settore “Giustizia, Libertà, Sicurezza”, ove l’art. 78 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) richiama le competenze sulle politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione – si chiede l’adozione di strumenti normativi adeguati affinché sia applicato in via effettiva l’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali della UE e sia bandito l’uso della violenza, della tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel controllo delle frontiere dello spazio UE e all’interno dei paesi terzi con i quali le Istituzioni europee o uno o più stati membri hanno stretto accordi volti a contenere l’ingresso in Europa di migranti o richiedenti asilo, nonché all’interno degli stessi stati membri nella gestione dell’accoglienza, prevedendo sanzioni in caso di inottemperanza agli obblighi stabiliti”.
Gli Stati membri dell’UE hanno ratificato la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, questa, all’articolo 4 afferma che “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Transform da quando ha cominciato a pubblicare in Italia, denuncia quello che ormai è prassi da almeno 20 anni e che peggiora, giorno dopo giorno. L’escalation di violenza è stata più volte confermata dai rapporti dell’Unhcr, Amnesty International, Human Rights Watch, (per citare le più note), numerose sono state le inchieste giornalistiche nei diversi contesti. Quanto accade nei centri di detenzione formali e informali in Libia – torture, stupri, richieste di riscatto e minacce – è in esame alla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Va sempre ricordato come fra il paese nordafricano (per l’esattezza il governo della Tripolitania riconosciuto dall’Onu), e l’Italia sia tutt’ora in vigore in Memorandum Of Understanding, attraverso cui in 6 anni sono state respinte collettivamente, quindi in maniera illegale, oltre 90 mila persone. Ma è l’intero contesto delle frontiere europee a mostrare criticità. Le condizioni assurde nei campi in Grecia e Bosnia, in cui si evidenzia “sovraffollamento, assenza di servizi igienici e di assistenza che mettono a rischio la vita dei soggetti più vulnerabili”. Il quadro balcanico, meno noto rispetto a quello libico, è agghiacciante: uso spropositato della forza che sovente si traduce in tortura, messi in atto dalla polizia croata verso i richiedenti asilo alla frontiera con Serbia e Bosnia. L’ICE mira ad intervenire poi anche sulla detenzione illegale di migranti in vari paesi UE o che dall’Unione sono stati finanziati, sui respingimenti, spesso attuati in maniera violenta e in assenza di legalità, lungo tutte le frontiere europee in cui sovente si sospende lo stato di diritto, persino quello di poter accedere alla richiesta d’asilo. L’ICE chiede “un intervento della UE […] sulle politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione all’ingresso nello spazio comune europeo attraverso la regolamentazione dell’attività di controllo delle frontiere e previsione di sanzioni specifiche per i paesi che violino apertamente il divieto dell’uso della violenza; 2- all’interno di paesi terzi, fuori dalla UE, nell’ambito di operazioni volte alla cd. “esternalizzazione delle frontiere” europee attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi membri che concludano accordi che non prevedano il controllo del rispetto dell’art. 4; 3- nella definizione degli standard di accoglienza all’interno dello spazio dei paesi europei per tutto il periodo di permanenza sul territorio attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi che si rendano protagonisti con i propri organismi e/o le proprie forze dell’ordine di violazioni dei diritti delle persone migranti o richiedenti asilo. Ci sono richieste nette come l’istituzione di meccanismi di monitoraggio volti a rilevare e a fermare gli abusi dei diritti fondamentali e gli atti lesivi della dignità umana, tanto alle frontiere che nello spazio comune europeo; il recesso ovvero la NON stipulazione pro futuro di accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani; la definizione di standard minimi di accoglienza validi per tutti i Paesi membri e per l’interno periodo di permanenza sui loro territori; l’eventuale previsione di sanzioni specifiche in caso di violazione delle normative UE.
L’iniziativa è stata registrata dalla Commissione Europea il 12 gennaio scorso e dal 10 luglio, per un anno intero – che peraltro sarà attraversato dalla campagna elettorale per l’elezione del nuovo parlamento europeo – si raccoglieranno le firme. C’è ovviamente anche un criterio di proporzionalità, in base al numero di abitanti dei singoli paesi, del numero minimo di firme da raccogliere. Se l’ICE si dovesse sviluppare in tutti i 27 paesi – cosa molto difficile – all’Italia ne spetterebbero quasi 54 mila ma è certo che dovremo raccoglierne molte e molte di più per poter raggiungere l’obiettivo. I promotori partono dal concetto “riprendiamoci l’Europa”, ed intendono utilizzare questo strumento di democrazia fino in fondo. Si può già reputare un successo il fatto che la richiesta di far partire l’ICE sia stata accolta dalla Commissione. Ora le firme andranno raccolte su moduli specifici e trasferiti online sul sistema centrale di raccolta elettronica. I moduli saranno disponibili nelle lingue ufficiali dell’UE e a firmare potranno essere cittadine e cittadini degli Stati membri, maggiorenni (in alcuni paesi in cui si permette però di esercitare tale diritto anche a chi ha 16 anni), e le firme, una volta raccolte, andranno inviate alle autorità competenti per ciascun Stato che ne verificherà la validità. Se il numero di sostenitori all’iniziativa avrà soddisfatto i requisiti previsti i proponenti potranno incontrare entro un mese dalla presentazione, rappresentanti della Commissione Europea per spiegare meglio le finalità dell’ICE, entro tre mesi potranno avere un’audizione pubblica al Parlamento Europeo – non è escluso il dibattito in plenaria – e per finire, entro 6 mesi, la Commissione illustrerà l’eventuale azione che intende proporre in risposta all’iniziativa e i motivi della decisione di agire o no. Tale risposta assumerà la forma di una comunicazione formalmente adottata dai commissari e pubblicata in tutte le lingue ufficiali dell’UE. Certo è illusorio che possa giungere dalla Commissione un atto legislativo o altra richiesta che possa incidere su un sistema fondato sulla complicità criminale di tutti gli Stati membri ma il solo fatto che, durante la campagna elettorale, in cui la questione immigrazione sarà utilizzata, soprattutto dalle destre come spazio per aumentare consenso, attraverso una narrazione allarmistica e securitaria, una voce fuori dal coro che richiami l’Europa alle proprie responsabilità, può contribuire a rivedere l’agenda politica dei governi. Per troppo tempo, anche fra le forze della sinistra, davanti alle elezioni, si è evitato di toccare temi sensibili, come questo, per il timore di offrire il fianco alle destre e per l’incapacità o, più spesso, la non volontà, di avanzare proposte significative e strutturali. E non è un caso che ad oggi, mentre sono tantissime le associazioni antirazziste e solidali, le ong, le realtà afferenti al mondo della cooperazione dal basso, una parte del mondo cattolico, che hanno aderito all’ICE, non giungono risposte dal fronte della politica. I soli ad appoggiare ad oggi Stop Border Violence, sono stati Rifondazione Comunista e Unione Popolare, i promotori ringraziano ma continuano a chiedere anche ad altre forze politiche di pronunciarsi. Anche dalle risposte ottenute si vedrà l’idea di Europa che queste si propongono. Per chi vuole sapere di più dell’ICE, per chi vuole aderire, contribuire e organizzare nei propri territori iniziative di raccolta firme si consiglia di consultare il sito www.stopborderviolence.org disponibile in sei lingue.
Stefano Galieni
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No alle armi
Questa inixiativa deve andar avanti. L’orrore perpetrato su le persone che vogliono migrare in Europa deve cessare e loro diritti di asilo rispettati. La scelta di migrare o non migrare è un diritto umano fondamentale.
Importantissima iniziativa. Proporrei, oltre a quello che l’Europa non deve più fare, anche una lista programmatica di quella che dovrebbe essere la politica europea sull’immigrazione:
apertura dei visti nei paesi di provenienza, passaporti validi, Stop alle chiusure delle frontiere e all’esternalizzazione delle frontiere e regolarizzazione di flussi, lavoro, permessi di soggiorno, ricongiungimento familiari. Accoglienza diffusa e integrata nei paesi europei. Cambiamento dei Trattati di Dublino, stop alla vendita di armi in paesi terzi, stop ai campi di detenzione in Europa e nei paesi terzi, stop all’erogazione di miliardi europei a Turchia, Libia, Tunisia, riutilizzo di quei soldi per politiche sul lavoro, sanità, istruzione.
Ci vogliono per un’altra Europa forti proposte in positivo, di giustizia e civiltà.
Grazie per il vostro impegno, sottoscrivo e rilancio per una lotta che punti, uniti e con determinazione, a un radicale mutamento delle politiche sull’immigrazione, accoglienza e lavoro.
Non capisco perche’ non vengano processati quelli che violano cosi’ palesemente e gravemente I diritti umani (governanti compresi). Chi e’ preposto a questo?
Andiamo avanti!
Importante iniziativa. Restiamo UMANI!