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La pandemia, il breve ed il lungo termine della trasformazione sociale

di Roberto
Rosso

La pandemia da Sras-COv-2 si è manifestata come un processo globale che ha intersecato, illuminato le diverse dimensioni, tutti gli strati della riproduzione sociale: dal livello apparentemente più immateriale delle tecnologie digitali -applicate alla creazione dei modelli di riproduzione dei virus della diffusione del contagio- all’uso dei social media, delle conferenze e degli uffici virtuali, alle diverse formazioni sociali con le rispettive capacità di reazione, sino alle devastazioni dei sistemi ecologici da cui emergono i virus per zoonosi. I tempi delle crisi e delle trasformazioni sono stati straordinariamente rapidi e diversificati tra le regioni del mondo: nella diffusione del contagio, nella rottura del ciclo economico, delle filiere produttive, logistiche e riproduttive, nella capacità di governare la diffusione del contagio tramite le misure restrittive applicate alla mobilità ed alle relazioni sociali ed infine con l’applicazione delle terapie vaccinali. I cicli economici globali ne sono stati profondamenti influenzati, operando nella complessità della formazione sociale globale esaltandone squilibri e contraddizioni. Su questi andamenti e cambiamenti repentini ha giocato e gioca- si fa per dire- il sistema finanziario, con la sua crescente potenza algoritmica che opera con tempi infinitesimi inversamente proporzionali alla quantità di parametri presi in esame. A loro volta i sistemi politici ed i governi sono stati chiamati a prendere decisioni in tempi brevi cercando di di intervenire o meno sullo sviluppo della pandemia, in base a risorse e competenze disponili che la storia del proprio paese mette a loro disposizione ed anche alla ideologie che li guida ed ii metodi correlati di raccolta del consenso che li sostiene.

Le traiettorie del sistema cinese e quello indiano, comprabili nella loro dimensione demografica, sono quanto di più distante si possa immaginare. La Cina da cui tutto ebbe origine è oggi il cuore della ripresa del ciclo economico che mette sotto tensione i mercati delle materie prime, mentre l’India- la fabbrica dei medicinali del mondo- soccombe sotto la diffusione esplosiva del contagio, con una organizzazione sanitaria e produttiva incapace di fornire le cure e i dispositivi di base a partire dalle bombole di ossigeno.

L’organizzazione degli stati, del potere politico le ideologie che li sorreggono, la struttura delle classi dirigenti hanno influenzato direttamente le risposte alla pandemia a parità di condizione socio-economiche di partenza; basta pensare al Brasile di Bolsonaro, alla prima reazione del governo inglese, il cui premier Jonson si è rapidamente ricreduto, ed alla condotta dell’amministrazione Trump con il passaggio poi alla amministrazione Biden. Tutte le dimensioni delle formazioni sociali sono coinvolte.

La ripresa economica cinese e quella statunitense stanno determinano le condizioni dei mercati dai chip alle materie prime; la mancanza di forniture adeguate dei primi provoca blocchi produttivi in diversi settori a partire dall’automotive – le auto sono governate da una rete di chip sempre più complessa- mentre i prezzi delle materie prime decollano, dal legno1, al rame all’acciaio al petrolio; i mercati delle materie prime non sono semplicemente il luogo dove ‘si incontrano la domanda e l’offerta’ sono mercati finanziari dove le quantità trattate sono esorbitanti rispetto ai reali flussi materiali, determinando un andamento dei prezzi che ha anticipato la richiesta delle filiere produttive.

Mentre nei mesi scorsi si ragionava sulla profondità della crisi economica, sulla possibilità dell’innesco di una recessione oggi il confronto è sul possibile innesco di un processo inflazionistico provocato dall’enorme quantità di mezzi finanziari introdotte dalle politiche anticongiunturali degli stati e dall’aumento dei prezzi delle materie prime; anche se la questione è piuttosto controversa essa è piuttosto rilevante per il governo del credito e dell’offerta di moneta da parte delle banche centrali e per la reazione delle forze speculative che operano sui mercati finanziari quel pugno di soggetti che sono in grado di determinarne gli andamenti. La BCE in particolare dai tempi di Draghi interviene a sostenere il ciclo economico con l’obiettivo di far risalire l’inflazione verso la soglia del 2%, se il processo si alimenta non c’è più la giustificazione statutaria- per quanto liberamente interpretata- all’intervento massiccio della BCE. La logica della FED, analogamente al governo federale dove non a caso siede la Yellen, sembra temere meno lo spunto inflazionistico rispetto alla necessità di rafforzare la ripresa economica nel breve periodo e di migliorare nel medio lungo le condizioni di vita del quinto più povero della popolazione. Possiamo comunque immaginare che, mentre si approfondisce il confronto tra gli economisti e le istituzioni, si accentuerà l’influenza delle paure e delle previsioni sull’ andamento dei mercati borsistici, monetari e finanziari in un regime di incertezza crescente.

Per quanto riguarda le aziende del Big Tech, la crescita delle reti, dei fatturati, dei profitti e dei valori borsistici ha conosciuto uno straordinario cambio di passo, anche in questo caso il cambiamento, per quanto iscritto in un andamento in forte crescita- possiamo descriverlo come repentino, iscritto in tempi brevissimi. Le condizioni imposte dall’esigenza di tenere sotto controllo il contagio hanno indotto o accelerato mutazioni nell’organizzazione del lavoro e delle aree metropolitane, parte di questi cambiamenti non rientrano, introiettati dalle organizzazioni o acquisiti da quelle funzioni professionali che hanno la libertà, il privilegio di poter scegliere.

In generale processi di cambiamento di breve periodo si intrecciano con altri di media, lunga durata, cambiamenti temporanei con quelli permanenti, il tutto iscritto in un contesto che non torna alla propria forma originale – la resilienza è una finzione- come accade in generale al rapporto di capitale.

La situazione globale è quanto di più lontano si possa immaginare da una condizione di equilibrio, l’uso sempre più profondo e diffuso delle tecnologie digitali, in particolare di quelle che vanno sotto il nome di Intelligenza Artificiale, è lo strumento per ricreare il governo delle contraddizioni, delle trasformazioni di cui dovrebbero essere lo strumento di governo mentre ne sono contemporaneamente uno dei motori. Come abbiamo intitolato ‘La norma insegue l’algoritmo’, quando la legge pretende di regolarlo e vincolarlo in un nuovo sistema di norme -che costituisce al contempo un dispositivo di legittimazione della forma di governo del regime politico vigente in contesto di squilibrio e di contraddizione continua- il risultato è la fatica di Sisifo: accade nell’Unione Europea dove si pretende di mettere le briglie, di costruire il governo dell’innovazione tecnologica mantenendo il primato della logica di mercato. Negli USA, in un contesto più liberale, con l’amministrazione Biden si prospetta un rafforzamento dei poteri e delle norme che regolano le tecnologie e le applicazioni dell’I.A. dotando di maggiori risorse e competenze le agenzie di regolazione2, in Cina è lo stato che cerca di evitare la legittimazione delle corporations del digitale come un potere autonomo, mentre fa delle medesime tecnologie lo strumento fondamentale per il controllo sociale.

Sotto questo intreccio di poteri che si inseguono, ora confliggono ora cooperano vi sono tendenze, processi soggiacenti -di media e lunga durata- che sono il prodotto di lungo periodo del modo di produzione capitalistico sino alla forma assunta negli ultimi decenni; tra questi il più dibattuto è il riscaldamento globale, con i conseguenti cambiamenti climatici, le cui conseguenze si accentuano e si differenziano nelle diverse regioni del globo, con la devastazione dei sistemi ecologici, la frantumazione delle loro connessioni. Tutti i processi vitali sono coinvolti, il controllo dei processi biologici, della produzione delle forme di vita, da parte delle biotecnologie insegue la devastazione della vita stessa, nel tentativo di ricostituire le connessioni spezzate. Il rapporto sociale di capitale ha prodotto il concetto della natura come un oggetto separato da sé, da dominare, costituendosi come il soggetto che indaga, definisce e domina l’oggetto con le procedure dei saperi scientifici; saperi e tecniche di dominio che sono diventate sempre più complesse – attraverso un radicale cambio di paradigmi – man mano che si riconosceva la complessità dell’oggetto e la finitezza dell’ambito in cui questa complessità è racchiusa, evolve e si riproduce. Ogni anno si riduce l’arco temporale nella quale si consuma quanto il flusso annuale di energia che viene dal sole permette di riprodurre, mentre si degradano irreversibilmente le basi di questa riproduzione. Entro questo processo contraddittorio – nella rottura dei meccanismi di riproduzione naturale della vita e tentativi di produzione artificiale- ciò che sfugge ulteriormente al controllo è la riproduzione stessa del genere umano, il suo profilo demografico, siamo di fronte ad andamenti di lungo periodo che si sviluppano col succedersi delle generazioni. Ancora una volta sono i poli ello sviluppo gli Stati Uniti e la Cina che manifestano i, cui mutano gli andamenti e la composizione demografica della popolazione, particolarmente drammatico nel caso della Cina.

Negli Usa l’ultimo censimento del 2020, oltre ad una diversa dislocazione della popolazione nei diversi strati ed aree metropolitane del paese, mostra che gli Stati Uniti stanno conoscendo un invecchiamento della popolazione paragonabile a quello europeo3. “Nel decennio 2010-2020 la popolazione degli Usa è aumentata del 7,4%, a 331 milioni di abitanti. Può sembrare un valore alto, ma non lo è: per trovare un tasso d’incremento simile bisogna tornare indietro fino alla Grande Depressione degli anni Trenta (7,3%). Da allora, la crescita era rimasta sempre a livelli molto più alti, oscillando in media fra il 9, 7% e il 14,5%, senza contare il baby boom degli anni Cinquanta (+18,5%) (…) la classe di età più cresciuta fra 2010 e 2020 è quella degli over-65, che ha fatto segnare un balzo del 35%, passando da 40,3 a 54 milioni di persone.”4.

La situazione cinese è ben più drammatica come più imponente era la crescita demografica da governare. Lo scorso anno sono nati solo 12 milioni di bambini, il livello più basso dal 1961, accompagnato dall’invecchiamento della forza lavoro5. L’attuale situazione, a differenza degli altri paesi, è il prodotto di una precisa politica quella del ‘figlio unico’, è stato calcolato che abbia impedito la 400 milioni di nascite, con la conseguente riduzione del numero delle donne in età fertile. Nel 2020 la popolazione ammontava a 1.410 milioni di persone, con una crescita di 72 milioni rispetto a 10 anni prima, cifra che corrisponde a quella di una grande nazione europea, ma la più bassa in termini percentuali dal primo censimento del 1953.

L’invecchiamento della popolazione si accompagna alla riduzione della quota di forza lavoro giovane su cui la Cina ha fondato il proprio sviluppo e costituisce un ulteriore incentivo all’ introduzione di processi di automazione spinta della produzione; inoltre produce una crescente pressione sul sistema sanitario6 e pensionistico7 Le contraddizioni sono quelle che ben conosciamo e riguardano la liberazione di posti lavoro, per i giovani, soprattutto quelli più qualificati la mancanza di servizi per le famiglie e via così, su una scala che possiamo appena immaginare; nel frattempo, oltre al profilo demografico è profondamente cambiata la cultura materiale, il costume, i valori dominanti e condivisi.

Ciò che si muove sotto l’onda del grande cambiamento tecnologico  è un sommovimento profondo nella composizione sociale e demografica delle popolazioni. La pandemia ha operato tutt’altro che un livellamento, mentre la Cina cova su tempi medio-lunghi la contraddizione demografica sotto la riresa straordinaria della crescita, l’India conosce l’esplosione della pandemia, che in poche settimane mostra i drammatici limiti immediati del suo governo assieme alle contraddizioni, alle diseguaglianze profonde e radicate della formazione sociale.

Il governo dell’astronave Terra, la fase attuale del suo percorso detto l’Antropocene e ancor meglio il Capitalocene -in base agli assetti sociali della specie umana che pretende di averne preso la guida – mostra l’incapacità di tenere la rotta con il suo equipaggio è diviso in fazioni che lottano pe accaparrarsi le risorse necessarie alla propria sopravvivenza, in primo luogo la terra fertile diventata una merce così come l’acqua e qualsiasi specie vivente o forma di vita. Lo sviluppo di tecnologie sempre più raffinate, potenti e pervasive per governare i suoi cicli interni non sembra in grado di riprenderne il controllo e si avvicina l’orizzonte temporale, la soglia di un cambiamento sistemico catastrofico e irreversibile globale. Il governo della riproduzione dell’equipaggio umano si è dimostrato impossibile, avviene in modo diseguale come il consumo delle risorse disponibili; la conseguenza è assieme uno squilibrio globale ed una costellazione di squilibri locali, che è impossibile isolare gli uni dagli altri. Se prendiamo la variabile primaria della crescita demografica fortemente interrelata e correlata con le altre, di fronte alle società senescenti stanno quelle in crescita esplosiva, come l’africa sub-sahariana, dove il combinato disposto del processo di urbanizzazione, di sfondamento delle reti ecologiche, appropriazione da parte di attori globali di risorse necessarie energetiche, materie prime, terra fertile acqua e biodiversità, produce società instabili, dove solo i livelli di miseria costituiscono un vincolo alla corsa a migrare verso la senescente Europa.

Se nel giro di pochi mesi è salita la febbre dei mercati delle materie prime, alimentata da una massa crescente di capitali che vagano alla ricerca di iper- profitti in un regime di super-liquidità, i tempi del cambiamento sociale hanno il ritmo profondo delle generazioni, con oscillazioni di breve periodo nella mappa della miseria e delle crisi. Infine, a fronte dell’inerzia dei cambiamenti demografici che portano sulla scena nuovi protagonisti che entrano nella fase attiva della vita o ne scivolano fuori, sono in corso ed ancor più si prospettano cambiamenti straordinari nei profili professionali, nelle funzioni e nelle competenze lavorative (pensiamo a quanto avviene negli Stati Uniti dove si coniugano migrazioni interne, sviluppo demografico, innovazione tecnologica, mutamento del mercato del lavoro, qualità della vita nelle diverse aree del paese); ciò avviene con modalità sempre più pervasive in ogni comparto economico e sociale ad un rimo crescente, di conseguenza sono messe sotto tensione le modalità di integrazione e di coesione sociale. Indubbiamente sarà necessaria una capacità crescente di raccolta analisi ed elaborazione dell’informazione, umane e artificiali per provare a costruire modelli delle dinamiche trasformative intrecciate tra loro -dei loro ritmi e tempi- che abbiamo sommariamente elencato. Il governo politico della continua, grande trasformazione costituisce la grande incognita, dove i metodi di raccolta del consenso e di governo non sembrano essere fondati sul senso del limite, sulla consapevolezza della situazione che si ambisce a governare, sulla consapevolezza dei tempi diversi in cui e su cui l’azione di governo è chiamata ad operare, dove la necessità di agire contemporaneamente sull’immediatezza delle condizioni e su orizzonti di lungo periodo, di produrre un agire strategico ed assieme condiviso e decentrato, viene chiamata emergenza.

  1. https://www.lastampa.it/tuttosoldi/2021/05/10/news/il-legname-diventa-il-nuovo-oro-prezzi-alle-stelle-sull-onda-delle-nuove-case-negli-usa-1.40247377.[]
  2. https://www.brookings.edu/research/how-the-biden-administration-should-tackle-ai-oversight/ https://www.brookings.edu/blog/techtank/2020/12/08/new-white-house-guidance-downplays-important-ai-harms/.[]
  3. https://www.nytimes.com/2021/04/26/us/us-census-numbers.html.[]
  4. https://www.firstonline.info/demografia-gli-usa-tornano-alla-grande-depressione/.[]
  5. https://www.nytimes.com/2021/05/10/china-census-births-fall.html?action=click&module=Top%20Stories&pgtype=Homepage.[]
  6. https://www.nytimes.com/2018/09/30/business/china-health-care-doctors.html.[]
  7. https://www.nytimes.com/2021/04/27/world/asia/china-retirement-aging.html?action=click&module=RelatedLinks&pgtype=Article “China said last month that it would “gradually delay the legal retirement age” over the next five years, in an attempt to address one of the country’s most pressing issues. Its rapidly aging population means a shrinking labor force. State pension funds are at risk of running out. And China has some of the lowest retirement ages in the world: 50 for blue-collar female workers, 55 for white-collar female workers, and 60 for most men..[]
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