La Conferenza federale della Linke che si è svolta a Chemnitz (ex Karl Marx Stadt) lo scorso fine settimana ha rappresentato un momento importante per ridefinire il profilo politico e ideologico del partito dopo l’inaspettato successo nelle recenti elezioni. Una forza che sembrava destinata alla rapida scomparsa dalla scena è riuscita a rientrare al Bundestag con quasi il 9% dei voti ed una nutrita pattuglia parlamentare. Sull’onda di una risorgente attenzione e simpatia i sondaggi la collocano ormai tra il 10 e l’11% dei consensi.
È cambiato profondamente il clima interno che aveva visto gli ultimi congressi caratterizzarsi per il permanente scontro con la corrente guidata da Sahra Wagenknecht conclusosi con la decisione di quest’ultima di dar vita ad un nuovo partito. Capovolgendo le previsioni iniziali è stata la Linke ad intercettare un movimento d’opinione molto forte creato dall’ascesa dell’estrema destra dell’AfD. La BSW, che ha perseguito una linea comunitarista e di rincorsa delle tesi ostili all’emigrazione, pur raccogliendo un consenso non insignificante, soprattutto nelle regioni dell’est, non ha intaccato il patrimonio elettorale dell’AfD e ha mancato per un soffio l’ingresso al Bundestag.
Alcune vicende recenti che pure avevano sollevato qualche polemica all’interno del partito, come la decisione dei governi di Brema e Meclemburgo-Pomerania occidentale, con l’approvazione dei locali amministratori della Linke, di votare a favore del cambio della regola costituzionale che limitava la possibilità di indebitamento dello Stato tedesco, in contrasto con la richiesta degli organi nazionali del partito, non hanno particolarmente turbato il clima della conferenza di Chemnitz.
Il partito ha fatto registrare negli ultimi mesi un forte afflusso di nuovi iscritti che hanno raggiunto la cifra di 112.000 praticamente raddoppiando quelli di un anno fa. Tra questi molti giovani dei lander dell’ovest e questo rappresenta un cambiamento radicale della composizione sociologica del partito. È emerso anche un nuovo quadro dirigente tra cui la popolare Heidi Reichinnek che ha avuto un notevole successo nelle reti social soprattutto su TikTok particolarmente seguita dai giovani.
La Linke però non vuole essere un partito virtuale o digitale, al contrario ha scelto volutamente di radicare la propria presenza territoriale per poter costruire un contatto permanente con quei settori popolari che si propone di rappresentare. Il “porta a porta” non dovrebbe essere messo in atto solo durante le campagne elettorali ma diventare una modalità permanente di azione.
Come utilizzare al meglio la nuova base di iscritti è un tema che è stato oggetto di discussione alla Conferenza di Chemnitz. L’obbiettivo è di creare un partito militante che ha bisogno di iscritti che conoscano le posizioni fondamentali del partito (si è parlato di “ABC del marxismo”) e non solo i temi sociali attorno ai quali si sviluppa l’azione concreta della Linke come la casa, i trasporti, il costo della vita.
Il partito, soprattutto per impulso di Ines Schwerdtner che dirigeva l’edizione tedesca di Jacobin, si pone l’obbiettivo di essere il partito del socialismo per il 21° secolo, con una presenza organizzata di iscritti attivi e con una chiara identificazione in termini di classe.
A Chemnitz non si doveva procedere alla rielezione degli organismi ma è stata approvata una lunga mozione politica che ridefinisce i punti salienti della linea politica. Alcuni punti di riferimento sono chiari come l’antifascismo senza cedimenti al populismo dell’estrema destra, l’opposizione al nuovo governo formato da CDU e SPD, nonché il no alla politica di riarmo.
La mozione afferma le seguenti linee guida strategiche:
1) la Linke deve diventare un partito di classe organizzato che si rivolge alla maggioranza del popolo e si colloca a difesa dei suoi interessi;
2) la Linke deve rafforzare il proprio radicamento e la sua assertività e per farlo deve rinnovarsi strutturalmente;
3) la Linke deve riuscire a focalizzare delle priorità per vincere;
4) la Linke deve riuscire a conquistare una maggioranza sociale per le proprie idee e conquistare dei miglioramenti per il popolo nel parlamento;
5) la Linke deve essere capace di esprimere l’utopia per una società migliore e rafforzare la fiducia nella possibilità di costruirla.
Tutto questo viene definito come “essere il partito che organizza la speranza”.
Il partito si riafferma come il “partito della pace, specialmente in tempi di crescente militarizzazione”. La Linke, sostiene “incondizionatamente la legalità internazionale e la protezione di tutti coloro che soffrono per le guerre in corso nel mondo”. Il partito si è espresso contro il riarmo della Germania e la militarizzazione della società. Gli eletti della Linke su questo tema non possono distaccarsi dalla posizione del partito.
La Conferenza ha anche approvato, seppur con una maggioranza relativa (213 a favore, 181 contrari e 48 astensioni) la proposta di adottare la dichiarazione di Gerusalemme sull’antisemitismo, respingendo invece quella proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA). Quest’ultima è ritenuta non accettabile perché tende ad identificare come antisemitismo qualsiasi critica rivolta alla politica israeliana.
Il tema dell’antisemitismo è purtroppo spesso strumentalizzato (soprattutto in Germania) per impedire qualsiasi forma di sostegno e solidarietà verso il popolo palestinese sottoposto a politiche di apartheid e, nel caso di Gaza, ad un vero e proprio genocidio.
La decisione presa a maggioranza dalla Linke è stata salutata positivamente da Hadash, il fronte politico di cui fanno parte i comunisti israeliani. Hadash ha diffuso una dichiarazione sui social nella quale si afferma che “la lotta contro l’antisemitismo è essenziale, ma essa non deve essere utilizzata per far tacere le critiche necessarie della sinistra nei confronti di Israele e delle sue politiche violente”.
La Linke, nel panorama della sinistra radicale europea, si colloca tra quelle forze che, come il PT Belga, pongono l’accento sul riferimento al socialismo come prospettiva strategica e sul ruolo della classe lavoratrice quale soggetto maggioritario sul quale fondare il proprio progetto politico.
Franco Ferrari