Il prossimo 21 maggio, 9 milioni di greci sono chiamati a rieleggere i 300 membri del Parlamento monocamerale. L’attuale composizione, frutto del voto del 2019 che ha messo fine al governo di SYRIZA, consiste in 158 seggi per la destra conservatrice di Nuova Democrazia, 86 seggi per la formazione guidata da Alexis Tsipras, 22 seggi per i socialdemocratici del Pasok, 15 per i comunisti (KKE), 10 per l’estrema destra di Soluzione Greca e 9 per il MeRA25 di Varoufakis, per alcuni mesi ministro delle finanze con Tsipras.
L’attuale Parlamento è stato eletto con il cosiddetto “sistema proporzionale rafforzato” perché prevede un premio di 50 seggi per il partito primo arrivato. Nel caso di Nuova Democrazia, guidata da Kyriakos Mitsotakis, il 39, 9% ottenuto nel 2019 è stato sufficiente per ottenere la maggioranza assoluta.
Le prossime elezioni si terranno invece con un sistema elettorale puro, a parte una soglia minima di sbarramento del 3%, come voluto da una legge a suo tempo approvata da SYRIZA. Sarà quindi pressoché impossibile che un solo partito ottenga la maggioranza assoluta e possa governare da solo.
L’ultimo sondaggio disponibile di ProRata/Attica assegna il 35% a Nuova Democrazia, il 30,5% a SYRIZA, il 10,5% al Pasok, il 6,5% al KKE, il 4,0% al MeRA25, il 4,0% al Partito Nazionale, formazione erede dei neonazisti di Alba Dorata e il 3,5% a Soluzione Greca, altro partito di estrema destra. Complessivamente tutte le forze collocabili a sinistra del centro (dal PASOK al KKE) avrebbero un leggera prevalenza superando, seppur di poco, il 50%.
Questa sommatoria è, in realtà, puramente virtuale, perché risulta politicamente impossibile unire tutte queste forze. Avrebbe quindi come unico vantaggio quello di impedire quanto meno una eventuale alleanza tra destra tradizionale ed ultradestra. Nemmeno una convergenza tra i conservatori di Mitsotakis e il Pasok, che pure nessuno dei due partiti esclude in via di principio, avrebbe da sola la possibilità di costituire una maggioranza del Parlamento. Inoltre questa intesa è stata resa più difficile dallo scandalo delle intercettazioni illegali, messe in campo dai servizi segreti direttamente responsabili di fronte al Primo ministro, effettuate anche nei confronti del leader socialista Nikos Androulakis.
L’esito più probabile quindi del voto del 21 maggio è di portare a nuove elezioni che dovrebbero tenersi entro l’inizio di luglio. In quel caso, dato che nel frattempo Nuova Democrazia ha nuovamente modificato il sistema elettorale reintroducendo il premio per il primo partito, si potrebbe produrre una maggioranza assoluta per chi vincerà le elezioni. SYRIZA punta ovviamente a strappare la posizione di primo partito a Nuova Democrazia, ma fa esplicito riferimento alla possibilità di una coalizione tra il primo e il terzo partito, ovvero ad un’intesa con il Pasok con cui i rapporti sono stati però sempre piuttosto conflittuali. Al fine di migliorare la possibilità di avviare una prospettiva di collaborazione governativa ha incontrato in Germania, il primo ministro socialdemocratico Scholz e sostenuto la necessità di una “alleanza progressista”, comprendente sinistra radicale, socialdemocrazia e verdi, anche a livello europeo.
Il giudizio complessivo sul quadriennio di governo della destra è così sintetizzato da Danai Koltsida: “Nella sfera economica, il governo ha completato l’attacco neoliberista a tutti i rimanenti diritti sociali e beni pubblici – dopo un decennio di austerità – e ha cancellato praticamente tutte le misure a favore del lavoro ottenute in precedenza dal governo di Syriza grazie a dure negoziazioni con la troika dei paesi creditori. Nella sfera sociale e politica, l’attacco alle libertà civili è stato intenso. Dal quadro di nuove norme che rende praticamente illegale ogni protesta sociale alla istituzione di una forza di polizia speciale per le Università, la lista è lunga.” A tutto questo si aggiunge l’estesa corruzione. Gli scandali legati alla difesa di interessi economici particolari e alle attività dei parlamentari di Nuova Democrazia sono un fatto quotidiano. Ciò nonostante i sondaggi hanno sempre confermato un consenso per la destra che, seppure ridotto rispetto al 2019, la colloca in ogni caso quale primo partito.
Alcuni sviluppi recenti lo hanno reso però più precario e, almeno come possibilità, intaccabile dall’azione dell’opposizione. Il primo problema è sorto con l’esplosione dell’inflazione che ha colpito non solo i settori sociali più precari, ma anche gli strati intermedi e le piccole e medie imprese, settori quindi essenziali nel blocco di consenso elettorale di Nuova Democrazia. Famiglie e piccole imprese affrontano questa nuova fase di difficoltà con un punto di partenza già ridotto dalle politiche di austerità imposte dalle istituzioni neoliberiste.
Secondo elemento negativo per Mitsotakis, il già citato scandalo delle intercettazioni illegali che ha incrinato la facciata di governo liberale ed europeista. E, infine, il gravissimo incidente ferroviario avvenuto a fine febbraio a Tempi che ha causato la morte di 57 persone, tra cui molti studenti che stavano tornando dalle visite alle famiglie. La pessima gestione di tutta la vicenda, oltre ad avere ignorato i ripetuti allarmi sullo stato della manutenzione del sistema ferroviario, ha messo in dubbio anche l’efficienza manageriale di cui Mitsotakis in questi anni ha voluto vantarsi.
A fronte della caduta di credibilità del governo, il principale partito di opposizione non sembra finora essere riuscito a cambiare radicalmente il quadro politico. Scrive Danai Koltsida: “Mentre la popolarità e il sostegno a ND e Kyriakos Mitsotakis sono costantemente e significativamente scesi, una chiara alternativa elettorale non è ancora emersa. SYRIZA è elettoralmente stabile e cresce lentamente ma non ha approfittato pienamente delle perdite di ND, almeno finora. Il suo passato governativo e la sua strategia pigliatutti, insieme al fatto che la competizione nella sinistra dello spettro politico è più dura e diversi opzioni sono offerte agli elettori, sembra rendere più difficile per SYRIZA costruire una stabile base elettorale.” Il sistema elettorale greco, dopo il terremoto del 2012, rimane piuttosto instabile. La speranza per SYRIZA è affidata al fatto che quasi un quarto degli elettori decideranno come votare nell’ultimo mese di campagna elettorale.
Lo scontento è diffuso, rileva Koltsida, ma non è ancora chiaro come questo si concretizzerà al momento del voto. SYRIZA rappresenta l’unica alternativa di governo alla destra, ma i benefici potrebbero andare anche all’estrema destra e all’astensione. Il timore è che una conferma della destra di Mitsotakis possa accentuare quello che viene definito il “neoliberismo autoritario alla greca”. Per sventare questa prospettiva SYRIZA punta su un programma di misure sociali il cui costo è previsto in 5,5 miliardi all’anno per i prossimi quattro anni.
Il Partito Comunista Greco (KKE), il cui consenso secondo i sondaggi è in lieve crescita, ripropone le sue tradizionali argomentazioni. Come ha dichiarato il suo segretario generale Dimitris Kotsoumbas, sulle questioni fondamentali non ci sono differenze tra SYRIZA e Nuova Democrazia, pertanto i comunisti escludono di poter partecipare a qualsiasi “governo anti-popolare”. Il KKE, attivo soprattutto attraverso il proprio fronte sindacale PAME, può anche vantare la presentazione nelle proprie liste di personalità politiche provenienti da SYRIZA, come l’ex europarlamentare Kostantina Kouneva, o da DIMAR (scissione di destra del Synaspismos) come Asimina Xirotiri.
Entrato nel Parlamento nel 2019 avendo superato di poco la soglia del 3%, il movimento fondato da Varoufakis (MeRA25) sembra in grado di confermare la propria presenza sulla scena politica anche con le prossime elezioni. In questa occasione potrà contare sul sostegno di Unità Popolare, il partito fondato dagli scissionisti di sinistra di Syriza che se ne erano distaccati dopo la sottoscrizione del nuovo Memorandum con la troika da parte di Tsipras. Pur potendo contare su 26 parlamentari uscenti nelle elezioni del settembre 2015 Unità Popolare aveva mancato per poco il raggiungimento della soglia del 3%. La sconfitta aveva portato ad un rapido declino del partito che nel 2019 aveva raccolto solo 16.000 voti equivalente ad un modesto 0,3%.
Le ragioni dell’avvicinamento al partito di Varoufakis sono state illustrate in un intervento di Stathis Kouvelakis e Costas Lapavitsas su Jacobin. I due intellettuali, che avevano partecipato alla fondazione di Unione Popolare, così sintetizzano il loro giudizio: “MeRA25 è riuscito per poco ad ottenere una presenza parlamentare nel 2019, ma da allora si è gradualmente spostato in una direzione più radicale, chiarendo alcuni aspetti cruciali della sua prospettiva politica. Il suo leader riconosce ora che l’UE non può essere riformata e quindi è necessaria una rottura con la sua struttura istituzionale, inclusa l’unione economica e monetaria. Varoufakis sostiene il ritiro della Grecia dalla Nato e si oppone ad ogni coinvolgimento nella guerra in Ucraina. Inoltre ha proclamato come obbiettivo strategico il raggiungimento della liberazione dalle relazioni capitalistiche e da tutte le forme di oppressione.”
Per Kouvelakis e Lapavitsas il principale elemento di critica nei confronti di MeRA25 è rappresentato dalla tendenza “a ridurre la politica ad un esercizio di comunicazione focalizzata sull’attività del suo leader, integrato dall’energia del suo gruppo parlamentare. Ciò che distingue il partito di Varoufakis dalla sinistra radicale è “l’assenza di una presenza sociale organizzata e l’intervento politico sistematico in settori di importanza strategica per i lavoratori e gruppi oppressi”.
A differenza di Unità Popolare gran parte dell’estrema sinistra si mantiene distinta dalle altre forze e si presenta alle elezioni nuovamente con la coalizione di Antarsya (Fronte della Sinistra Greca Anticapitalista) che nelle elezioni del 2019 ottenne lo 0,41% dei voti pur avendo una discreta presenza militante.
L’esito delle elezioni greche potrà influire sul quadro complessivo europeo che vede rafforzarsi le tendenze di destra e di estrema destra con la tendenza alla normalizzazione di quest’ultima in diversi governi nazionali. Come scrive Danai Koltsida “la prosecuzione dello scivolamento della Grecia verso un autoritarismo sempre più profondo, se verrà rinnovato il mandato dell’attuale governo, non può essere ignorato dalle società europee e più specificamente ancora dalle forze progressiste e di sinistra. Soprattutto in un periodo nel quale i paesi europei svoltano sempre più a destra l’uno dopo l’altro.”
Franco Ferrari
Riferimenti bibliografici
CP of Greece, (2023) The KKE will not take part in anti-popular governments, Excerpts from the interview of D. Koutsoumbas, GS of the CC of the KKE, to the newspaper “Proto Thema” , Solidnet.
Deloy, C. (2023) New Democracy of Prime Minister Kyriakos Mitsotakis is expected to come ahead in the general elections but maybe without a majority, Fondation Robert Schuman.
Koltsida, D. (2023) A Crucial Battle for Greece and for Europe, Transform Europe
Koltsida, D. (2021) The Greek Left in Trubulent Times 2010-2020, in Bouma, A., Hildebrandt, C., Koltsida, D. Radical in Diversity. Europe’s Left 2010-2020, Merlin Press, pp. 301-321.
Kouvelakis, S. – Lapavitas, C. (2023) Greece’s Left Needs to Unite Behind an Alternative to Syriza, Jacobin.