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Il Pane e la Rosa

di Tommaso
Chiti

A poca distanza dalla Giornata Internazionale delle Donne – proposta dalla socialista Clara Zetkin alla seconda Conferenza Internazionale, per affermare rivendicazioni essenziali come la fine delle discriminazioni, il diritto di voto, pari opportunità lavorative e salariali, uguali diritti matrimoniali – un’altra ricorrenza coincide temporalmente e concettualmente con questo appuntamento.

Centocinquanta anni fa, il 5 marzo 1871 nasceva a Zamosc in Polonia, città tristemente nota per essere stata dichiarata di recente ‘LGBT-free’ dalla destra polacca, una delle figure più importanti di intellettuale militante, Rosa Luxemburg, filosofa, economista, politica rivoluzionaria, che troverà la morte a Berlino per mano dei Freikorps, nel tentativo di rovesciare l’autoritarismo della Repubblica di Weimar.

Dalla sua adesione alla rivista Proletariat, legata al socialismo rivoluzionario in chiave anti-zarista, fino alla fuga a Zurigo nel 1889, dove pochi anni più tardi consegue il dottorato, matura l’impegno politico nell’ambito del marxismo internazionalista, in aperta critica ai risvolti sovranisti, considerati dalla Luxemburg una pericolosa ed inutile concessione alla borghesia da parte dell’apparato repressivo.

Dopo altrettante peripezie la sua militanza approderà al Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), dilaniato durante la Seconda Internazionale dalla scelta fra riformismo o impegno rivoluzionario. Nella sua opera “Sozialreform oder Revolution?” Rosa Luxemburg insiste sulla necessità di sovvertire l’apparato statale monarchico e borghese, denunciandone soprattutto le derive militariste ed imperialiste ed anticipando molte teorie del comunismo novecentesco in fase di formazione.

E’ proprio ai primi del Novecento che le sollevazioni popolari in Russia destano l’interesse dell’intellettuale sull’attività rivoluzionaria delle masse e sulla genesi del socialismo, elaborata in “Massenstreik, Partei und Gewerkschaften” (1906, Lo sciopero, il partito e i sindacati), in cui lo sciopero diventa lo strumento principale per trasformare rivendicazioni oggettive dei bisogni essenziali nella radicalizzazione di lavoratrici e lavoratori.

Gli appelli che si susseguono in vista dell’8 marzo prossimo allo “sciopero essenziale” delle donne, fra i soggetti più colpiti da restrizioni e ricadute inique dell’attuale crisi sanitaria, riecheggiano in modo lampante quel riscatto tratteggiato dalla Luxemburg.

Altro pilastro essenziale del suo pensiero, carico di straordinaria attualità è poi quello sull’espansione del capitalismo in aree meno sviluppate del mondo ed il rischio di sfruttamento in senso imperialista, che la Luxemburg riassume nell’opera “Die Akkumulation des Kapitals” (L’accumulazione del capitale, 1913).

La svolta radicale, dopo lo schieramento della socialdemocrazia tedesca a fianco dell’intervento bellico nel primo conflitto mondiale, arrivò nel 1916 con l’abbandono del SPD e la fondazione della “Lega di Spartaco”, portando Rosa Luxemburg al tentativo di fondare soviet di operai e soldati anche in Germania, dove sarà perseguitata ed uccisa.

In occasione dei 150 anni dalla sua nascita l’omonima fondazione della LINKE tedesca dedica numerosi saggi ed elaborati anche di carattere divulgativo interrogandosi sui motivi per cui il suo impegno sia ancora importante per la politica attuale, riassunti in quello che è stato chiamato “Un incoraggiamento in tempi di pandemia e di altre catastrofi”.

Il regista Paul Manon ha prodotto una trilogia di filmati “R sta per Rosa”che approfondiscono con focus divulgativi alcune delle questioni principali nell’analisi della Luxemburg, come “Riforme o Rivoluzione”, “Imperialismo e guerra”e “l’Ordine domina Berlino”.

Approfondimenti:

https://www.rosalux.de/rosa150

https://www.infoaut.org/femminismo-genders/manifesto-per-lo-sciopero-essenziale-dell-8-marzo

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