Non è affatto vero che per ottenere la governabilità in Italia serve una riforma elettorale non proporzionale. Il sistema tedesco è un sistema elettorale proporzionale personalizzato con meccanismi di correzione e funziona benissimo. La determinazione della forza politica del Bundestag è determinata secondo il sistema proporzionale a livello nazionale. La possibilità del voto del candidato del collegio uninominale determina un rapporto diretto tra elettore ed eletto. La soglia di sbarramento regola la rappresentatività proporzionale pura, escludendo i piccoli partiti, che tuttavia possono trovare rappresentanza in Parlamento tramite eventuali candidati eletti nei collegi uninominali. Dopo l’arrivo di Mario Draghi, oltre ai vari problemi connessi alla pandemia, occorrerà, giocoforza, ripensare le regole per andare a votare nuovamente, puntando sul rapporto diretto elettore-eletto, diminuendo lo strapotere dei partiti piccoli, spesso, in grado di bloccare la vita politica del Paese, come abbiamo potuto costatare in questa legislatura. La riforma più urgente, dopo quelle concernenti la crisi pandemica, è quella della nuova legge elettorale. Una legge che rassereni il clima politico; favorisca alleanze di governo stabili che rispettino la centralità e l’autonomia del Parlamento; consenta coalizioni in cui le forze politiche si impegnino a realizzare il programma elettorale; impedisca coalizioni alternative basate su ideali e programmi diversi. Il proporzionale favorirebbe la rappresentatività e la preferenza tornerebbe a dare potere al cittadino a discapito delle segreterie di partito. Una buona legge elettorale di tipo proporzionale determinerebbe la composizione uniforme del Parlamento e influendo su quella del Governo, preparerà il terreno per le riforme, rappresentando le istanze dei tanti e non dei pochi. Le esperienze europee sul tema, inclusa quella dell’Assemblea Costituente, insegnano che una legge elettorale si predilige solo dopo aver chiarito i poteri costituzionali da affidare agli organi dello Stato. In questo scenario occorre una “nuova sinistra” che deve essere molto di più di una semplice area di sosta. Serve una sinistra frutto di un confronto democratico e pluralistico, che promani da un processo antropologico e sociale, si qualifichi dal socialismo delle riforme, dalla regolatezza dei linguaggi e dalla cultura della conciliazione, tesa a cercare punti di equilibrio validi per tutte le parti sociali in special modo per gli “ultimi” . Questa nuova sinistra deve avere il suo perno centrale nella reale riduzione delle disuguaglianze tra le classi sociali ed essere categoricamente punto di equilibrio per una società aperta e inclusiva in grado di assorbire le tensioni sociali proprie del proletariato e del sotto proletariato urbano. Il Governo Draghi (rectius, l’Italia) ha bisogno di “sinistra” politica e sociale per riuscire a governare il post pandemia pieno di tensioni sociali dovute all’enorme crisi economica e pronte a esplodere. La sinistra reale è vicina alle effettive esigenze e ai bisogni della gente. Di questo ci sarà necessità. La politica di sinistra non può ridursi a opportunismo o peggio a personalismo ma è valore e vicinanza reale ai bisogni della gente, altrimenti i temi come immigrazione, disoccupazione, mafie, corruzione, ambiente, evasione fiscale diventano bandiere da sventolare solo in apparenza ma in concreto resteranno solo materiale per campagne elettorali farlocche. Occorre un ritorno alla centralità della politica di sinistra che per molti aspetti ha consentito al nostro Paese di crescere nel rispetto pieno delle classi sociali più deboli e disagiate. Una nuova sinistra che persegua l’ideale di una giustizia giusta, il ritorno allo Statuto dei Lavoratori, il rispetto della dignità umana, l’accoglienza degli immigrati considerati una rinascita sociale e non una minaccia. Se si vuole far nascere una nuova stagione Costituente, con visione e prospettive nuove, con regole costituzionali, occorre ritrovarsi in un progetto sociale e culturale come fecero i nostri padri Costituenti per rinascere migliori di prima. Rinascita all’insegna del Parlamento, della sua legittimità e della sua credibilità e autorevolezza. Creiamo il manifesto di nuova sinistra che posizioni il Paese in un nuovo assetto democratico conforme alla parte sociale della nostra Carta Costituzionale.
Vincenzo Musacchio giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.
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Vorrei sentirmi parte di questo Paese a cominciare da come viene composto il Parlamento… i Partiti sono gestiti da persone che molto spesso fanno scelte non proprio come vorrebbe il cittadino…. e assistiamo a lunghi periodi di (vivi oggi e poi domani) senza nessun intervento che migliori la vita dell’uomo. votare con la legge proporzionale invece si sceglie l’uomo che secondo il numero dei voti, rappresenterà la volontà del maggior numero di cittadini. Cosa importante, il Programma sbandierato nella campagna elettorale “deve” essere applicato alla lettera, altrimenti si perde fiducia nella politica. Le riforme enunciate entro il periodo di governo devono essere realizzate. e che la sorte sia benigna con gli Italiani.