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Buon sciopero globale femminista a tutte e a tutti!

di Nicoletta
Pirotta

Forse mai come quest’anno in occasione dell’8 marzo lo sciopero globale femminista, lanciato dal movimento femminista internazionale e in Italia da NonUnaDiMeno, assume un valore dirimente.
In particolare per due aspetti.

Da una parte, drammaticamente, la pandemia continua a colpire duro sul piano sanitario, sociale, economico.
E colpisce duro soprattutto le donne. Alcuni dati, in particolare, lo confermano senza ombra di dubbi.
Nel mese di dicembre dello scorso anno su 101mila posti di lavoro perduti ben 99mila erano occupati da donne, mentre delle oltre 440 mila personche hanno perso il posto di lavor nel corso del 2020 ben il 70% sono donne.
Il virus ha messo in luce quanto sia strutturale la violenza maschile sulle donne : nel 2020 sono stati 73 i femminicidi, 13 dall’inizio del 2021, mentre secondo la rete Di.Re, le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza sono state il 74,5% in più rispetto alla media mensile registrata due anni fa.

Contemporaneamente, il diffondersi del Covid-19 ha messo in luce un particolare sempre nascosto o rimosso dal sistema capitalista: mi riferisco all’”economia della cura”, per dirla con Nancy Fraser, cioè il lavoro di riproduzione sociale e domestico, che, dentro la pandemia, ha garantito la vita a differenza dell’economia del profitto che invece ha permesso al virus di svilupparsi e circolare per il mondo.
Così come è apparso evidente che i più alti tassi di contagio avvengono in zone del mondo ad alto tasso di inquinamento, laddove cioè lo sfruttamento e la voracità estrattiva del sistema capitalismo ha devastato e distrutto l’ambiente.
E nel frattempo ci si è accorti che di fronte al diffondersi del contagio è solo il sistema sanitario pubblico ( benchè reso fragile dalle politiche neoliberiste fondate sulla privatizzazione dei sistemi di welfare pubblico e sull’ideologia del debito) a garantire le cure per tutte e per tutti.
A riprova di ciò basta pensare alla scandalosa situazione relativa ai vaccini che proprio in questi giorni sta mettendo in luce quanto la proprietà privata sulla produzione degli stessi, in mano a potentati farmaceutici a cui si è inchinata anche la Commissione europea, sia un’insopportabile affronto al diritto alla cura di ogni persona, in particolare se povera.
Ed ancora, nel nostro Paese, alla militarizzazione della distribuzione dei vaccini ( se arriveranno..) con la nomina di un generale dell’esercito a responsabile della Commissione emergenza Covid!
In questa situazione il diffondersi di iniziative che si fondano sulla solidarietà, l’eguaglianza, la redistribuzione e la partecipazione per immaginare un modo diverso di stare al mondo fondato sulla cura di sé, delle altre e degli altri e dell’ambiente, potrebbero avere maggior efficacia rispetto al passato. In particolare se si promuovessero percorsi e pratiche di convergenza che, nel riconoscere le differenti soggettività e le contraddizioni di cui sono portatrici, sappiano riunificare i conflitti, che pure esistono, condividendo una visione della realtà che riscopra un destino comune.

Da questo punto di vista ritengo lo sciopero globale femminista un’iniziativa importante perché si muove nel senso che ho detto sopra. Esso propone infatti l’astensione dai ruoli e dalle attività produttive e di riproduzione sociale e domestica in una prospettiva intersezionale che riconosce e tiene insieme la lotta ad ogni forma di sfruttamento e la lotta al sessismo, al razzismo, all’omofobia.
Per questo credo che lo sciopero globale femminista del prossimo 8 marzo vada sostenuto in tutti i modi possibili. E sopratutto partecipato.
Anche per dare una risposta concreta alla grave decisione della Commissione di garanzia che vieta lo sciopero nel comparto della scuola attaccando in questo modo un diritto costituzionale.
Buon sciopero globale femminista a tutte e a tutti!

Nicoletta Pirotta
IFE Italia

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