Femminicidio è una parola che è entrata solo recentemente nel nostro vocabolario mediatico e viene utilizzato per indicare l’uccisione di una Donna per opera del Partner o Ex Partner. Non è però ancora entrata a far parte del nostro ordinamento penale né come fattispecie autonoma né come aggravante.
Tale termine fu usato per la prima volta dalla Criminologa sudafricana Diana Russel nel suo Libro del 1992 “Femicide: The Politics of Woman Killing”.
L’anno successivo fu adottata, senza voto da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993, la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne. In essa era contenuto il riconoscimento della “necessità urgente per l’applicazione universale alle donne dei diritti e dei principi in materia di uguaglianza, la sicurezza, la libertà, l’integrità e la dignità di tutti gli esseri umani“.
Qualche anno più tardi fu istituita il 17 dicembre 1999, sempre dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Giornata internazionale contro la violenza sulle Donne coincidente con il 25 novembre. Tale Giornata, ancora valida tutt’oggi, avrebbe dovuto sollecitare i Governi, le Organizzazioni internazionali e le ONG a intraprendere attività per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno della violenza contro le Donne e nello stesso tempo cercare di ridurlo.
Negli stessi anni l’antropologa messicana María Marcela Lagarde, tra le maggiori rappresentanti del Femminismo, fu tra le prime a portare avanti una teorizzazione del concetto di Femminicidio, definito come una forma estrema di violenza di genere contro le Donne.
La crescente e sempre più estesa consapevolezza a livello europeo della necessità di creare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per i Pesi aderenti che creasse un quadro giuridico completo per proteggere le Donne contro qualsiasi forma di violenza, favorì l’emanazione il 7 aprile 2011 da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le Donne e la violenza domestica. Tale convenzione, nota anche come “Convenzione di Istanbul” è un trattato internazionale che ha come obiettivi quelli di prevenire la violenza verso le Donne, di facilitare la protezione delle vittime e di impedire l’impunità di chi si è reso colpevole di tale tipo di reato.
Anche l’Italia recentemente si è mossa in quest’ambito da un lato istituendo nel 2017 ad opera del Senato una prima Commissione d’inchiesta monocamerale sul fenomeno del Femminicidio dall’altro approvando la Legge 19 luglio del 2019 n. 69 (c.d. Codice rosso), avente il fine di tutelare maggiormente le Donne e i soggetti deboli vittime di violenze dovute ad atti persecutori e maltrattamenti con specifico riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica.
Il termine Femminicidio è, purtroppo, un termine che è entrato, come detto, sempre più nella nostra vita quotidiana ed è spesso al centro dell’attenzione mediatica. I principali mezzi di informazione danno sempre maggior risalto a tale fenomeno riportandone dati, articoli, commenti con l’obiettivo di farne crescere la percezione nella nostra società.
Data l’importanza socio-culturale del fenomeno, abbiamo voluto pertanto effettuare una Ricerca quantitativa sui reati legati al Femminicidio verificatisi nel corso degli ultimi anni sulla base dei dati statistici ufficiali disponibili.
Abbiamo, quindi, cercato di fornire quelle informazioni che fossero utili per studiare questo deprecabile fenomeno nella sua recente evoluzione temporale e per descrivere lo stato attuale delle cose.
Nella seconda parte l’ottica si allargherà al contesto europeo per verificare, dati alla mano, come il nostro Paese si pone in tale contesto. Infatti solo nel confronto dei dati italiani con gli altri Stati, si può pervenire ad una più corretta interpretazione degli stessi.
Resta fermo, ovviamente, il concetto che anche un solo caso di Femminicidio oltre ad essere un crimine odioso e mai giustificato e giustificabile, non muta di gravità a seconda che sia stato commesso in Paesi con diversi livelli di presenza di simili delitti.
Femminicidio in Italia
Ma cosa si intende esattamente per “Femminicidio”? Secondo la Treccani con questo termine si indicano tutte le forme di violenza contro la donna in quanto donna, praticate attraverso diverse condotte misogine (maltrattamenti, abusi sessuali, violenza fisica o psicologica), che possono culminare nell’omicidio.
È stato necessario riportare questa definizione per inquadrare il più esattamente possibile il fenomeno, perché non sempre i dati disponibili potrebbero rispondere e collimare con la definizione appena citata. Infatti, a volte i dati disponibili sulle vittime di omicidio volontario non sono distinti per genere dell’omicida.
I dati invece forniscono informazioni sull’ambito e sul contesto in cui tali omicidi sono avvenuti. È evidente però che quelli attinenti ai partner o ex partner, tranne rare eccezioni, sono ascrivibili per la quasi totalità al genere opposto, sia nel caso dei maschi che delle femmine. Quest’ultimo, quindi, è l’indicatore più prossimo a ciò che viene comunemente definito dai media “Femminicidio” e lo considereremo tale.
Un primo dato che balza agli occhi nella Tabella 1, che riporta l’andamento degli Omicidi volontari negli ultimi 10 anni distinti per genere, è quello nettamente sfavorevole per quanto riguarda gli Omicidi nei confronti delle donne. Nel 2012 annualmente gli uomini uccisi erano più del doppio delle donne (7 contro 3). Nel decennio il forte calo complessivo di Omicidi è stato determinato essenzialmente dal dato degli uomini uccisi che si sono più che dimezzati mentre le donne uccise sono diminuite solo di un quarto cosicché nel 2021 risultavano uccisi 6 uomini contro 4 donne. Questo andamento ovviamente si riscontra anche nei valori per genere riferiti agli Omicidi su 100.000 abitanti. Vediamo allora di scavare più a fondo in questi dati.
Analizzando le informazioni fornite dal Ministero dell’Interno e dall’Istat secondo la Relazione avuta dalla vittima con l’omicida nella Tabella 2 e successivi Grafici 1, 2, 3 e 4 emerge chiaramente che le differenze per genere sono considerevoli.
Infatti, Tabella 2, l’Ambito familiare/affettivo incide poco per quel che riguarda gli uomini (quasi i tre quarti degli Omicidi sono opera di sconosciuti o conoscenti), mentre per le donne l’Ambito citato risulta essere di gran lunga predominante (nel 2020 più di 8 Omicidi su 10).
Dieci anni prima, nel 2010, la situazione era differente soprattutto per le donne, infatti 6 su 10 circa erano gli Omicidi in Ambito affettivo/familiare. A fronte nel decennio, poi, di un forte incremento degli Omicidi dei partner o ex partner delle vittime femmine (+18,6 punti percentuali), si è riscontrata una diminuzione di quasi un punto percentuale nel caso aventi gli uomini come vittime.
Il Grafico 1 e il Grafico 2 sono essenziali per capire l’andamento in valore assoluto dei vari fenomeni. Infatti, la consistente diminuzione del complesso degli Omicidi volontari influenza non poco i valori percentuali che in taluni casi risultano in aumento a fronte anche di una diminuzione invece in termini assoluti.
Nel 2012 per esempio i 74 Omicidi da parte dei partner o ex partner costituivano il 46,3% del totale degli Omicidi di donne, mentre nel 2020 i corrispondenti 67 ne costituivano il 57,8%, con un incremento di oltre 10 punti percentuali pur essendo diminuiti di 7 unità. Ci sarebbe anche da considerare che il numero delle potenziali vittime nel 2020 potrebbe essere anche molto maggiore ma di fatto limitato da maggiori protezioni attivate dalle forze dell’ordine a protezione delle donne con interventi di repressione preventiva. I dati e i loro andamenti vanno quindi traguardati tenendo conto di quanto sopra evidenziato.
A supporto di quanto appena affermato, nel Grafico 2 sono stati riportati i trend di fondo dei dati riportati nel Grafico 1 utilizzando tre rette interpolatrici che evidenziano chiaramente la maggiore flessione della retta degli Omicidi in totale a fronte di una minor inclinazione delle rette degli Omicidi in ambito familiare o da parte dei partner o ex partner.
Tramite il Grafico 3 è stato evidenziato il solo dato percentuale riferito agli ultimi 9 anni, dal 2012 al 2020, delle Vittime donne riferito all’ambito familiare/affettivo sul totale delle vittime di stesso genere.
È subito evidente il trend complessivo crescente salvo una leggera flessione negli anni centrali della serie. Questo trend ha determinato nell’anno 2020, come detto, che la quasi totalità degli Omicidi avvenissero in tale contesto, mentre una decina di anni addietro erano “solo” i due terzi (rispettivamente 83,62% e 66,25%). L’Ambito familiare, quindi, col tempo, anche se per fortuna ancora parliamo di fenomeni marginali seppur di una gravità estrema, sta passando gradualmente da luogo di protezione e rifugio a luogo in cui si sviluppano e crescono dinamiche di violenza che possono sfociare in Femminicidi.
Il Grafico 4 fornisce informazioni sulle Vittime donne di omicidio da parte del partner o ex partner sul totale degli Omicidi di donne. Nel periodo preso in esame il trend risulta anche in questo caso essere crescente pur se non in modo costante con valori iniziali d poco sotto al 50% e finali di 10 punti percentuali in più. Questi dati sottolineano ancor più come, alla radice del fenomeno, probabilmente ci sia un perversa visione della relazione col proprio uomo, in cui, raccontano le cronache, i sentimenti di possesso e l’incapacità di affrontare una separazione in corso o avvenuta conducono ad un esito nefasto di tale relazione.
La corposa Tabella 3 allarga lo sguardo su una molteplicità di Azioni violente fino all’Omicidio nei confronti sia degli uomini che delle donne fornendo una disaggregazione regionale per l’anno 2018. Fra tutti questi dati è interessante cogliere i valori massimi e minimi dei diversi aspetti messi in evidenza.
Tralasciando quelli riferiti a ambiti territoriali piccoli in cui anche pochissimi casi possono determinare variazioni significative nelle percentuali trattandosi comunque di fenomeni di dimensione contenuta, la Regione che presenta dati spesso fra i più elevati è la Calabria specie per quel che riguarda il genere maschile (2,6/5,0//17,7/31,6/209,9 su 100.000 abitanti rispettivamente per Omicidi, Tentati omicidi, Atti persecutori, Percosse e Minacce).
In generale le Regioni meridionali hanno i valori più elevati un po’ ovunque tranne che per quel che riguarda la “Violenza sessuale” e le “Lesioni dolose”. Nel caso della “Violenza sessuale” sulle donne la Liguria, Emilia Romagna e Toscana hanno i dati più elevati (19,8 18,1 e 17,4 – 18,3 il dato di Bolzano). Tra l’altro l’Emilia Romagna ha dati elevatissimi per le “Lesioni dolose” e le “Percosse” per entrambi i generi. I territori più virtuosi, invece, in genere sono quelli di dimensioni più contenute in cui si riscontrano anche valori pari a 0 o comunque più bassi come nel caso di Trento, del Molise e della Valle d’Aosta.
Finora abbiamo analizzato i vari fenomeni dal punto di vista delle Vittime, ora invece esaminiamo nella Tabella 4 il lato Condannati con sentenza irrevocabile per alcuni reati violenti, ad esclusione degli Omicidi, fra il 2010 e il 2018.
A fronte di un calo dei valori assoluti e quindi anche percentuali (poco meno del 40%) dei Condannati per “Violenza sessuale di gruppo”, si è assistito ad un incremento contenuto per “Violenza sessuale individuale” (+9,7%), un incremento molto sensibile invece per “Maltrattamenti in famiglia… “ (+77,6%) e una e vera e propria esplosione del dato riferito ai reati di “Stalking” (+871,6%) probabilmente facilitato anche dalla diffusione sempre più massiccia dei “social” che facilitano questo tipo di atti persecutori.
Femminicidio nei Paesi dell’Unione Europea
La seconda parte della Ricerca prende in esame i dati dei Paesi dell’Unione europea, confrontandoli fra di loro per avere una visione complessiva di quanto avviene in tale contesto. Dai confronti fra le diverse situazioni sarà possibile capire come il nostro Paese si colloca nell’ambito europeo.
La Tabella 5 fornisce indicazioni complete sui Tassi di Omicidio volontario per genere negli anni 2015, 2017 e 2019 relativi a 23 Paesi sui 27 facenti parte dell’UE.
Le 3 Repubbliche baltiche hanno i dati peggiori fra tutti, con la Lituania e la Lettonia che si distaccano nettamente da tutti gli altri, seppur presentando fra di loro una diversa distribuzione fra i generi e un diverso andamento nei 3 anni riportati. Comunque la Lituania da valori elevatissimi nel 2015 (9,14 per gli uomini, 3,11 per le donne e 5,89 nel complesso) ha migliorato più di tutti gli altri la sua situazione nel giro di 4 anni (-3,51 per i maschi, -1,64 per le femmine e -2,49 nel complesso), cosa non riuscita alla Lettonia che, al contrario presenta peggioramenti sensibili per gli Omicidi verso le donne (+1,36) e anche nel complesso (+0,02).
L’Italia che nel 2015 era al quinto posto fra i Paesi più “virtuosi” (con 0,77 Omicidi volontari per 100.000 abitanti) grazie al basso valore riguardante il genere femminile (0,46) che attenua il corrispondente valore molto più elevato dei maschi (1,11), passa con un Tasso pari a 0,52 al secondo posto nel 2019, preceduta solo dalla Slovenia (con 0,48) avendo nei 4 anni migliorato entrambi i Tassi di genere (-0,41 per i maschi e -0,10 per le femmine).
I Paesi che nel quadriennio hanno peggiorato la loro situazione sono stati la Slovacchia per il dato degli uomini (+1,04) e nel complesso (+0,50), Cipro e la Lettonia per le donne (+1,77 e + 1,36).
Il Grafico 5 è funzionale a evidenziare le posizioni dei diversi Paesi europei per quel che concerne il solo Tasso di omicidio volontario di donne nel 2019 in questo caso calcolato su 100.000 donne. Si nota che l’Italia è tra i Paesi con i valori più bassi (0,36) ben distante da quelli che presentano situazioni davvero preoccupanti: Lettonia (4,06), Cipro (2,23) e Lituania (1,47) su tutti. Altri 3 Paesi comunque hanno valori superiori a 1: Malta (1,47) e Finlandia (1,07).
Il Grafico 6 analizza, invece, quanto gli Omicidi volontari di donne siano stati dovuti al partner calcolato su 100.000 donne. I dati disponibili riguardano 13 Paesi. La quasi totalità dei Paesi ha valori simili, con l’Italia che comunque si colloca tra quelli aventi Tassi più bassi. La Finlandia (0,5) e soprattutto la Lituania (0,6) presentano valori doppi se non tripli di tutti gli altri Paesi mostrando situazioni più compromesse.
Per il dato riguardante la Violenza sessuale per 100.000 abitanti riportati nella Tabella 6 e nel Grafico 7, sono disponibili solo le informazioni aggregate complessive (quindi non distinte per genere) riferite comunque a tutti e 27 i Paesi dell’UE. Anche se il dato non è riferito direttamente alle donne, non si può negare che tale tipo di reato riguardi essenzialmente quest’ultime.
Le situazioni differiscono molto sia fra Paese e Paese che negli andamenti temporali. Nell’anno più recente esaminato, il 2019, Cipro (1,94), Grecia (2,83) e Ungheria (3,94) hanno valori ridottissimi specie se paragonati alle situazioni più compromesse come quelle della Svezia (195,11), Danimarca (84,21) e Francia (82,21).
L’Italia che si pone “bene” in questa graduatoria essendo sesta con (9,03) nel 2019, era invece quarta con 7,42 nel 2015, con una crescita in soli 4 anni di +1,62. I Paesi che hanno visto deteriorarsi la loro situazione in modo molto marcato sono stati la Svezia (+38,79), la Danimarca (+38,18) e la Francia (+32,15). I Paesi più “virtuosi” sono stati nel quadriennio l’Ungheria (-13,17) e il Lussemburgo (-10,04).
Complessivamente sono solo 8 i Paesi (quasi tutti di piccole dimensioni) che hanno migliorato la loro situazione a fronte di 19 che viceversa hanno visto peggiorare i loro dati. Certo fanno impressione i dati della Svezia che in tutti e tre gli anni presi in esame ha i valori molto più alti di tutti gli altri e oltretutto sempre più crescenti.
Conclusioni
Ribadendo che anche un solo caso di Femminicidio o di Violenza sessuale è un crimine odioso e mai giustificato e giustificabile, non possiamo non rilevare che a livello europeo (nel resto del Mondo peraltro l’Europa è il Continente con livelli più contenuti di tali tipi di reati), l’Italia è fra i Paesi dove questa tipologia di crimine è meno frequente anche se con un andamento dei dati leggermente crescente in molti casi in termini percentuali ma non assoluti.
In questi ultimi anni, comunque, il rilievo dato dai mass media, l’evoluzione della normativa e una maggior presa di coscienza collettiva della popolazione, fanno sperare che tali efferati crimini rimangano circoscritti su livelli di marginalità se non azzerati e che di conseguenza si possano invertire i trend crescenti poc’anzi segnalati anche se tali processi, soprattutto di cambiamento culturale, purtroppo richiederanno ancora tempi non brevi.
Franco Vespignani, Mariano Ferrazzano