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Elezioni in Gran Bretagna: è tempo di cambiare davvero

di Andrea
Allamprese

Conversazione con John Hendy, membro della House of Lords, sui contenuti del programma elettorale del partito laburista britannico per le elezioni generali del 12 dicembre.

Con la Brexit la Gran Bretagna sta vivendo – per dirla con le parole dello storico Donald Sassoon – la più grave crisi politica e costituzionale dal 1945. In questo clima il 12 dicembre il popolo britannico sarà chiamato alle urne per le elezioni generali. Della campagna elettorale e dei contenuti del Manifesto laburista It’s time for real change, presentato alla Birmingham City University il 21 novembre scorso, parliamo con Lord John Hendy, storico avvocato del sindacato, direttore dell’Institut of Employment Right1 e da ottobre membro per il partito laburista della House of Lords (una sorta di senatore a vita). Lo incontriamo – per una breve conversazione – a Londra il giorno dopo la presentazione del Manifesto.

Il partito laburista sotto la direzione di Corbyn propone da alcuni anni non una timida e spesso inutile difesa dell’esistente, ma un superamento se non del capitalismo almeno della sua fase liberista. Come vedi questo cambiamento?

Si tratta di un ritorno al patto social-democratico raggiunto dal partito laburista nel 1945. Il cambiamento più importante consiste nel fatto che i militanti che avevano lasciato il Labour, perché disillusi dalla linea neoliberista di Kinnock, Blair e Gordon Brown stanno ritornando, assieme a centinaia di migliaia di giovani che hanno apprezzato i cambiamenti nella linea del partito.

Questa nuova strategia del partito laburista quali aree della società ha attratto?

I giovani in particolare, come detto, ma anche coloro che sono cresciuti con l’idea che il Labour Party fosse un passo sulla strada del socialismo.

Storicamente in Gran Bretagna i sindacati sono rappresentati direttamente in tutta la struttura del partito laburista. Quale è oggi il rapporto del partito con i sindacati?

C’è voluto un po’ di tempo prima che le Unions capissero il significato della nuova linea di sinistra del partito laburista. Nonostante qualche esitazione, stanno dando ora un buon sostegno.

I Conservatori puntano – come abbiamo visto anche nel primo dibattito televisivo Corbyn/Johnson del 19 novembre – a focalizzare la campagna elettorale sul tema dell’uscita dall’Ue. La strategia dei laburisti in questa campagna elettorale è invece quella di concentrarsi sul Manifesto presentato ieri a Birmingham. Quali i punti qualificanti del vostro Manifesto?

Il punto saliente è l’ampiezza dei temi affrontati. Ri-nazionalizzazione delle Poste, delle Ferrovie, di acqua ed energia; finanziamenti adeguati al Servizio Sanitario Nazionale (NHS) e alla Scuola Pubblica; e alcune proposte specifiche sul lavoro: ripristino della contrattazione collettiva di categoria, definizione di uno statuto giuridico unico per tutti i lavoratori, la creazione di un’Agenzia per la protezione dei lavoratori e di un Ministero per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ed altro ancora.

Gran parte dell’attenzione mediatica in questi giorni è focalizzata sulle proposte del partito laburista in tema di Brexit e di immigrazione..

Ciò accade perché i media sanno che il Labour vince se la classe lavoratrice è chiamata a votare sulle proposte politiche a favore del Sistema Sanitario Nazionale, della Scuola, del diritto alla casa, delle ri-nazionalizzazioni e dei diritti di chi lavora.

Come il Manifesto articola l’obiettivo cardine dell’attuale dirigenza laburista: giustizia sociale per tutte e tutti?

I punti chiave sono: lotta per ridurre le diseguaglianze sociali, accesso all’istruzione, democrazia nei luoghi di lavoro.

Tu sei stato direttamente coinvolto nella stesura del Manifesto, soprattutto per la parte relativa ai temi lavoristici. Qual è la vostra proposta sul ruolo dei contratti collettivi di categoria?

Il Manifesto propone di “registrare” i contratti collettivi di categoria onde dargli valore obbligatorio. Il Governo promulgherà come legge gli accordi raggiunti in sede di contrattazione, cosicché i contratti di categoria (e, per alcuni settori, le decisioni di arbitrati contrattuali) avranno valore normativo di legge per tutti i dipendenti appartenenti alla medesima categoria.

Il Manifesto affronta, tra l’altro, una questione che possiamo riassumere come la non neutralità della scienza. In questi ultimi anni diversi intellettuali di area – da Paul Mason a Aaron Bastani (co-fondatore di Novara Media2) – si sono esercitati nell’immaginare un futuro post-capitalista in cui la tecnologia sia al servizio della società…

I Laburisti credono che lo sviluppo di nuove tecnologie dovrebbe beneficiare tutti coloro che lavorano, soprattutto in termini di riduzione degli orari di lavoro.

Cosa pensi che succederà il 12 dicembre? Le elezioni possono condurre a un hang parliament, un parlamento senza maggioranza?

Il Labour vincerà le elezioni generali. E probabilmente, anche se con una ristretta maggioranza, non avremo bisogno di una coalizione con i nazionalisti scozzesi (Scottish Natonal Party). L’alternativa di una coalizione con i Liberals non è contemplata; i Liberals sono stati al governo con i Conservatori nel quinquennio 2010-2015 e sono stati responsabili dell’avvio delle prime politiche di austerità in Gran Bretagna.

 

  1. L’Institut for Employment Rights* – IER è un think tank della sinistra britannica a supporto del movimento dei lavoratori: https://www.ier.org.uk/ Fra le ultime pubblicazioni segnaliamo: Brexit and Workers’ Rights di Nicola Countouris & Keith Ewing, settembre 2019.[]
  2. A questo link un estratto dal libro Fully Automated Luxury Communism di Aaron Bastani: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=40144.[]
Corbyn, Elezioni Gran Bretagna, Labour Party, NJohn Hendy, UK
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