Si può osservare che le distopie, nella letteratura contemporanea, sono sempre più contigue alla realtà e spesso ne sono rapidamente superate. Il romanzo di Domenico Conoscenti Manomissione 1 tiene il passo con i recenti abissi e le voragini create dalla democratura meloniana, in particolare con il DL sicurezza, e con la dimensione di chiusura, spesso aggressiva, verso i mondi non del tutto asserviti alla biopolitica di regime, come quello queer.
Sicilia, isola infelice di un’Italia trasfigurata da autoritarismo clericale e controllo sociale: Leonardo Lascari, ex insegnante quarantenne demansionato perchè gay, si sveglia accanto al corpo sgozzato di Diego Pomara, un agente di polizia dai tratti tossicamente maschili. La scena del delitto—un letto inzuppato di sangue, i pantaloni di Diego abbassati alle caviglie—diventa il perno di un’indagine che svela relazioni incrinate e segreti omosessuali in un Paese governato da un regime nel quale non fatichiamo a riconoscere i tratti della malattia senile che affligge e martorizza il corpo del paese: il postfascismo governativo.
L’indagine sull’omicidio è condotta da due fazioni contrapposte: la commissaria Rosaria Petrotta, poliziotta “vecchio stile”, non certo una paladina dei diritti ma quantomeno dotata di una moralità non del tutto aberrante, e il questore, rappresentante del potere. I dialoghi e il repertorio del potere poliziesco vengono esplicitati in documenti che colmano i vuoti delle versioni ufficiali e ne svelano i retroscena. Spazio ha anche l’autonarrazione del protagonista Lascari, su cui aleggia l’accusa di omicidio. Un io di sensibilità e sofferenza, sempre più vicino alla tentazione della clandestinità della lotta, nella quale si è già eclissato il suo compagno di vita. Sullo sfondo, emerge il ricordo di una violenta manifestazione (trasfigurazione del G8 di Genova?), dove alcuni personaggi furono coinvolti in crimini di polizia. Ci si muove su uno scenario orwelliano capitalista e postfascista; un quartiere o meglio “mandamento” ha il nome di Giovinezza, l’altro Matrimonio, e ci sono anche Nazione e Patrimonio: un quadro esatto. Tuttavia le maglie del biopotere sono selettive: libertà limitate sono tollerate, messe sotto controllo, e represse, ma non del tutto negate. La dose di vita ed espressione è minima, quel che basta perché l’insurrezione non dilaghi se non in fuochi irrelati, a macchia di leopardo. È un’Italia dominata da Militia Dei (gruppo occulto di ispirazione clericale), l’omosessualità è stigmatizzata violentemente e si fanno spedizioni punitive nei locali lgbtia+. Si cercano ossessivamente capri espiatori. Non fa eccezione l’omicidio di Diego: la polizia strumentalizza il caso per rafforzare la narrativa del “degrado morale”. Il tutto avviene tra elementi distopici: televisori con sensori di movimento donati dal governo (“Dono del Cancelliere”), sorveglianza capillare e censura delle comunicazioni. Diego Pomara, l’ucciso, agente represso, esprime la “mascolinità tossica” di un intero corpo: “Uno di quelli che lasciano la scia di una mascolinità tossica, con almeno una mano sempre sull’inguine”2.
La Sicilia è territorio di un’Italia distopica, dove passato e presente si fondono: violenze di Stato degli anni ’70 e del G8 di Genova sono condensate in un unico arco temporale ucronico. Il titolo Manomissione allude sia all’azione eversiva di un gruppo clandestino, sia al tentativo di “liberare” la verità dalle manipolazioni del potere. Forse anche ad altro, a missioni di mani armate, nell’esplodere di deflagrazioni da guerra civile che agitano le acque del romanzo nella sua conclusione.
La tecnica narrativa di Conoscenti è netta: capitoli oggettivi (e-mail, trascrizioni d’interrogatori) si alternano a flussi di coscienza in prima persona, creando sia ritmo serrato e intime intensità queer. Preciso e spaventoso lo sguardo sociale, un Black Mirror italiano. La percezione soggettiva si snoda tra sangue (lacerti, schizzi e secreti organici) e immagini apocalittiche (una tempesta solare, o una bufera da fine del mondo) . I dialoghi sono magistralmente articolati e grondano della doppiezza dei personaggi, siano essi inquisitori o persone costrette a mentire per sopravvivere.
Le identità queer vivono sotto un regime autoritario, che toglie il respiro, ma progettano di far saltare tutto. Questo il desiderio che si capta nel libro. Un desiderio forte. Le soluzioni ambigue sono respinte al mittente. Resistenza è insorgere per risorgere.
Paola Guazzo